Nato dal genio unito di Panda_chan ed
Emmevi, ecco a voi One Hundred Times
Uchiha (Cento Volte Uchiha): una raccolta incentrata sui due
fratelli più
amati ed odiati di sempre appartenenti al fantastico mondo di Naruto.
In questa raccolta, il cui scopo è puramente
intrattenitivo, verranno presentati Sasuke e Itachi Uchiha nelle
più disparate
situazioni, si passerà quindi dal fluff più
riposante alla drammaticità più
nera, per poi sfiorare la pura e schietta comicità.
I capitoli di questa, speriamo gradevole,
fanfiction saranno molti, probabilmente 100, se la sorte
provvederà a fornire
le due autrici della giusta ispirazione .
Per quanto riguarda l'ambientazione dei
capitoli, ve ne saranno sia pre che post massacro e, ovviamente, i
protagonisti
indiscussi di ogni one shot saranno o uno dei due fratelli oppure
entrambi,
talvolta accompagnati anche da altri membri della famiglia Uchiha.
Per le persone interessate al motivo che ha
spinto Panda-chan ed Emmevi a dare vita a questa raccolta, tale motivo
è il
comune sentimento, sicuramente positivo, che le lega a questi due
fratelli, i
loro personaggi indubbiamente preferiti.
Dopo questa introduzione non possiamo quindi
che augurare a tutte le amanti di Sasuke ed Itachi Uchiha una buona
lettura!
=))
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Salve a tutti!
Sono Panda_chan e ho l’onore e l’onere di
aprire le danze con la prima shot. ^^
È ambientata, temporalmente, appena dopo la
nascita di Sasuke.
Spero vi piaccia! =D
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Aniki
e Otouto
Il
quartiere
degli Uchiha, nell’area periferica del villaggio di Konoha,
era un autentico
groviglio inestricabile di stradine e viottoli, così che
chiunque non fosse
pratico del luogo rischiava di finire invischiato in qualche vicolo
angusto di
cui non avrebbe saputo trovare l’uscita, circondato da case
molto simili che
riportavano tutte il medesimo stemma.
Chi ci era
cresciuto, però, non trovava eccessiva difficoltà
a riconoscere ogni casa da
un’altra e riusciva ad orientarsi per le innumerevoli viette
con una sicurezza tale
da fare invidia ad una qualunque cartina stradale.
Era questo
il caso del bimbetto dai capelli scuri che si aggirava con aria
navigata
infilandosi nei meandri dei passaggi tra le abitazioni che pareva
conoscere molto
bene.
Shisui Uchiha era in realtà poco più che un
moccioso, ma questo
dettaglio pareva essere irrilevante ai suoi occhi, almeno a giudicare
dal
piglio indiscutibilmente adulto che
ostentava nonostante l’età infantile.
Il bambino procedette spedito passando oltre un paio di vie che
parvero non interessargli, finché non ne raggiunse una
più grande, costeggiata
dalle villette dei membri più in vista del clan Uchiha
– anche casa sua era in
quella via principale, in
effetti, ma lui amava eclissarsi a giocare per pomeriggi interi negli
angoli
più impensati del quartiere.
Generalmente durante quelle lunghe ed intense ore di giochi era
accompagnato dal suo inseparabile amico – nonché cugino – Itachi, ma,
realizzò il bimbo assumendo un broncio
risentito senza nemmeno rendersene conto, ultimamente quella stupida
donnola
pareva avere qualcosa di più importante a cui pensare.
Quest’ultima considerazione fece vacillare il suo intento
iniziale di
tornarsene a casa propria, e dopo una breve riflessione, decise che al
caro
cuginetto avrebbe fatto bene una buona dose di senso di colpa e
virò verso la
casa dei suoi zii, non lontana da dove lui si trovava.
Quando bussò sommessamente alla porta, venne ad aprirgli la
zia
Mikoto: con un sorriso molto dolce tutto per lui gli
scompigliò i capelli e lo
condusse per mano in cucina.
“Cercavi qualcuno, Shisui-chan?” gli chiese con
un’impareggiabile
occhiata complice.
“Volevo parlare con Itachi.” borbottò
lui, ritroso.
“Mi sembri un po’ lo zio Fugaku con
quell’aria da orso, oggi” ridacchiò
lei, ilare. “Itachi-chan è di sopra, se vuoi
raggiungerlo. Vai pure.”
“In camera sua?”
“Credo di sì… Se non è
lì prova nella stanza di Sasuke.”
“Va… Va bene.”
Shisui sperava proprio di trovare il suo amico nella sua stanza,
perché proprio non aveva voglia di entrare nell’altra, davvero.
Nulla di personale, ma…
Una volta arrivato in cima alle scale si diresse automaticamente verso
la prima cameretta a destra, che era quella di Itachi da quando era
nato, ma
quando entrò lui non c’era, così con un
sospiro profondamente seccato si sforzò
di fare quattro passi per varcare la soglia della seconda
cameretta a destra, che era quella dell’altro, dell’usurpatore di
cugini e
migliori amici.
Nella cameretta tutto era a posto, il fasciatoio, la vaschetta per
lavare i neonati, peluche e giocattoli vari, ma non c’era
nessuno nemmeno lì e
per di più la culla era vuota.
Perplesso, Shisui ritornò in corridoio, e proprio mentre
stava
risolvendosi a tornare giù dalla zia Mikoto per chiederle se
quel giorno fosse
in vena di scherzi, sentì un sussurro dall’ultima
stanza in corridoio, quella
dove dormivano gli zii.
“…che lo tiene una settimana…”
Oh, perfetto. Quella era la voce di Itachi, l’avrebbe
riconosciuta tra
mille altre.
“Aaaw…”
Questo invece era sicuramente una sottospecie di verso della pulce, ed ebbe l’immediato
effetto di
smorzare l’entusiasmo di Shisui.
Tuttavia, essendo ancora fermamente deciso a vedere l’amico,
raggiunse
la grande stanza matrimoniale e dopo aver dato un paio di colpetti con
la nocca
sullo stipite della porta entrò.
Itachi era comodamente allungato sul letto, a pancia in giù,
e si
appoggiava sui gomiti.
Gli avambracci erano divaricati e distesi in avanti, e circondavano
come piccole sponde umane un neonato di pochi giorni accoccolato ed
avvolto in una
copertina azzurra.
Appena udì i passi di Shisui Itachi voltò la
testa, salutandolo con un
sorriso dei suoi, appena accennato ma amichevole e affettuoso.
“Ciao, Shisui.”
“Ciao.”
Calò un momento di silenzio tra i due cugini, che fu
interrotto dal
più grande.
“Tua madre mi aveva detto che ti avrei trovato in camera tua,
oppure…
oppure nella sua.”
“Oh, sì, ma ad un certo punto Sasuke si
è messo a piangere, e anche se
io ho chiamato subito la mamma lei non è venuta, credo che
stesse stendendo il
bucato e che non mi abbia sentito, quindi per calmarlo l’ho
preso in braccio e
l’ho portato qui.”
“Beh, comunque non avresti dovuto spostarlo.
Hai solo cinque anni.” commentò Shisui,
dall’alto dei suoi sei
anni di età.
“La mamma mi ha insegnato come devo fare e ha detto che se
faccio
molta attenzione non c’è motivo per cui io non
debba prenderlo in braccio,
anche se ho cinque anni.” rispose Itachi, placido.
“Oggi non sei venuto a giocare. Credevo che tuo padre ti
lasciasse
uscire al pomeriggio.”
“Infatti, ma la mamma era affaccendata e ha lasciato Sasuke
da solo
nella culla. Sono rimasto nei paraggi nel caso si svegliasse.”
“Non sei uscito a giocare con me per restare a controllare il
pidocchio, oltretutto quando nessuno ti aveva chiesto di
farlo?” proruppe
Shisui, tra l’incredulo e l’inorridito.
“Sasuke non è un pidocchio,
è un fratellino.”
ribatté Itachi,
piccato.
“Io è come se
fossi tuo
fratello, lui invece rimane un pidocchio
e da quando è nato, qualche giorno fa, tu non sei
più venuto a giocare con me.”
Itachi lo squadrò per un attimo con i suoi occhi neri, e a
Shisui
parve, come gli era parso già molte altre volte in
precedenza, di annegare in
due imperscrutabili pozze scure.
Era sempre così quando Itachi osservava qualcosa o qualcuno:
anche se
non era che un bambino, pareva trapassare
con lo sguardo l’oggetto della propria attenzione; a volte,
pensò Shisui, era
quasi inquietante.
Infine Itachi gli rispose, e quando aprì bocca per farlo
parve
soppesare le parole con molta attenzione.
“È vero che tu sei come un fratello,
Shisui” proferì con un’aria
estremamente seria che pareva strana in un bimbo. “Ma
Sasuke… Sasuke è il mio otouto.
Io sono il suo nii-san, il suo
aniki, il suo fratello maggiore.”
concluse, come se questo spiegasse tutto.
Shisui distolse lo sguardo da Itachi per posarlo su Sasuke, che
durante tutta la discussione era rimasto muto ma aveva tenuto gli
occhioni neri
spalancati in un’espressione sorprendentemente vigile per un
neonato.
Forse il pidocchio era effettivamente importante per Itachi.
E questo era male,
perché
avrebbe inevitabilmente distratto il suo migliore amico, ma
d’altronde Itachi
aveva anche detto che erano come fratelli.
Forse quel paragone valeva un tentativo di accettare la pulce.
Lentamente si avvicinò al grande talamo di Fugaku e Mikoto,
e si issò
sul materasso con cautela, per non dare luogo a scossoni che avrebbero
potuto
agitare Sasuke.
Si avvicinò ai due fratelli, praticamente rotolando sul
copriletto,
infine si arrestò di fianco ad Itachi e nella sua stessa
posizione prona.
Osservò il piccolo Sasuke per un attimo, con espressione
estremamente
critica, poi allungò una mano.
“Fai piano” irruppe automaticamente Itachi alla sua
destra.
Profondamente infastidito dal tale uscita, Shisui gli scoccò
un’occhiata stizzita in cambio della quale ricevette
un’espressione gentilmente
imperturbabile, infine, con aperto sprezzo del pericolo,
infilò delicatamente
un dito nella manina tonda e paffuta del neonato, preparandosi alla
catastrofe.
Ma non successe nulla di quanto aveva immaginato.
Semplicemente, cinque minuscole dita grassocce si richiusero con una
presa insospettabilmente salda sul suo indice, agitandolo appena.
Sasuke era troppo piccolo per poter vedere chiaramente qualcosa, ma a
Shisui parve che si sforzasse di cogliere qualcosa con i suoi occhi
scuri
ancora annebbiati.
“Visto che non è così male il mio
fratellino?”
“Mhf.”
“Magari tra un po’ potresti perfino imparare il suo
nome invece di
chiamarlo pidocchio.”
I cugini piccoli non avevano davvero più rispetto per i
cugini grandi,
pensò Shisui.
“Tsk. Vedremo come si comporterà.”
replicò, sostenuto. “E non credere
che non abbia capito che prima gli stavi cantando una ninnananna,
Itachi.”
aggiunse, mordace.
L’altro arrossì appena, tentando di occultare
l’imbarazzo e
bofonchiando un “cercavo di farlo dormire.”
“Beh, dai, potrei perfino provare ad aiutarti.”
concesse generosamente
Shisui.
“Va bene. Proviamo a buttarci vicino a lui, magari vedendoci
sdraiati
penserà che dormiamo e capirà che deve dormire
pure lui.”
“Io non ho sonno.”
“Ovviamente noi faremo finta
di addormentarci.”
“Ah, certo.”
Venti
minuti dopo, quando Mikoto Uchiha salì al piano di sopra per
chiamare il figlioletto maggiore e il suo nipotino per
un’abbondante merenda a
base di the alla vaniglia e biscotti al cioccolato, si sorprese di non
trovarli
né in camera di Itachi né in quella di Sasuke.
Poi, insospettita dalla lama di luce proiettata sul pavimento dalla
porta socchiusa della propria stanza, che ricordava perfettamente di
aver
chiuso bene la mattina stessa dopo aver rifatto il letto, vi
entrò con passo
felpato, sorridendo apertamente alla scena che le si
presentò davanti.
In silenzio aprì l’armadio e ne estrasse una
coperta leggera, adatta
al clima estivo, e la stese sui tre pargoli profondamente addormentati.
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Emmevi e Panda_chan saranno felici di
conoscere le vostre opinioni, e ringraziano tutti coloro che hanno
letto questa
prima shot. ^^
Ciao a tutti! ^^