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Autore: Essemcgregor    07/08/2011    7 recensioni
Un diario per non dimenticare.
Blaine Anderson si riteneva diverso, considerava il suo orientamento sessuale un problema per gli altri. Aveva paura. Decide di riportare le sue esperienze in un diario, per non dimenticare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come posso ringraziare tutti voi recensori? 
Spero che questo capitolo vi piaccia. Non ho voluto aggiungere troppo allo scontro Blaine/Karofsky.
Ma se lo gradite posso sempre organizzare un incontro di boxe tra i due xD
Scherzi a parte, anche questo capitolo non mi soddisfa molto, e chiedo scusa a tutte coloro che amano Jamie. 
Quando ci vuole ci vuole! E finalmente Blaine sta prendendo in mano la situazione. 
Che l'abbia fatto nel modo sbagliato però è un altro dettaglio xD
A voi il giudizio e spero mi lasciate un commento che questo capitolo vi piaccia o meno !!

S
.




p.s. Il disegno in fondo alla pagina è il disegno relativo al capitolo di San Valentino, ed è stato fatto dalla mia Beta: Lilly ( JustAGuy su Efp :D)
Grazie Lilluzzi <3
Se non vi ricordate il capitolo, rileggetelo :D e provate ad indovinare a quale scena si riferisce ;)






You’re not Alone


Quel giorno le lezioni parevano non voler finire più. Una dopo l’altra si susseguirono ad un ritmo più che lento. Seguii poco e niente, il mio pensiero fisso andava a Kurt, e a come stava in quel momento. Nei pochi momenti in cui potevo usare il cellulare di nascosto, azzardai a mandare lui alcuni messaggi per accertarmi che stesse bene. Erano messaggi corti, era vero, e le risposte lo erano altrettanto, ma era l’unico modo che avevo per fargli sentire la mia vicinanza.
Jeff e Nick si accorsero delle mie manovre dalla seconda ora, quando avevo cominciato a trafficare con il cellulare durante il cambio dell’ora, andando a sbattere quasi contro ogni studente che veniva contro.
Scrivevo e cancellavo, scrivevo e cancellavo, fino a che Nick non decise di chiedermi cosa stessi facendo.
- Ah no nulla mando un messaggio a Kurt.-
I due drizzarono le orecchie bloccandomi nel bel mezzo del corridoio.
- Kurt? Kuuurt? Che dolci! Sto per vomitare arcobaleni!-
Jeff cominciava a fare la faccia da innamorato, sbattendo le ciglia strusciandosi contro di me. Nick invece mi diede una pacca sulla spalla complimentandosi per la conquista.
- Ma che avete capito?-
Entrambi mi guardarono perplessi.
- Non vi siete messi insieme dopo un intero anno di peripezie?-
Scossi la testa, e mi incamminai con loro due alla lezione successiva, entrambi parlottarono fitto mentre si sedevano ai banchi dietro il mio. Stavo aspettando che venisse Trent, o Andrew, di solito erano loro i miei compagni di banco per la lezione di Letteratura, ma quella mattina con mia grande sorpresa, Jamie si sedette accanto a me.
Nei giorni passati non ebbi modo di parlare con lui, nemmeno ci eravamo tanto guardati in faccia. E il motivo era ovvio. Perciò fui sorpreso quando si sedette al mio fianco, rivolgendomi tra l’altro la parola.
- Come va?-
Mi rivolse un grosso sorriso, ed in quel momento fissai disarmato i suoi occhi celesti, uno strano magone nello stomaco ed un senso di colpa che non accennava ad andare via. Pensavo che con lui tutto si fosse risolto, non mi parlava non mi guardava, nonostante facesse un po’ male, sapevo che fosse meglio così.
- Bene grazie.-
Mi voltai quando il professore entrò in aula, poggiò la sua borsa sulla cattedra, e senza molte cerimonie, cominciò suo resconto parlando di uno dei tanti scrittori americani di cui avrei imparato qualcosa quel giorno, e che avrei poi lasciato nel dimenticatoio, come le altre lezioni di letteratura.
Jamie prendeva appunti, mentre io ansioso martellavo il quaderno con la matita, guardando di tanto in tanto l’orologio, impaziente di andare via. Mi aspettava un’altra ora, un’altra ora ancora e poi sarei stato libero.
- Come mai sei agitato?-
Jamie mi lanciò un’occhiata, sussurrandole quasi quelle parole, che ovviamente nessuno sentì, tranne io.
- Non è niente tranquillo.-
Decisi di troncare la conversazione sorridendo, non mi andava di raccontargli di Kurt, anche se per come giravano le notizie tra i Warblers, sicuramente lui era venuto a conoscenza di tutto.
- So di Kurt, è carino il modo in cui ti prendi cura di lui… -
Lo disse quasi a farmi notare che io non mi ero preso cura di lui come stavo facendo con Kurt. Mi voltai stizzito verso di lui, cosa stava insinuando? Mi ero stufato del suo modo di fare, del suo continuo farmi sentire in colpa.
- Hai finito di torturarmi? O vuoi farmi pagare a vita il fatto che non abbia scelto te?-
Mi voltai poi di scatto giusto in tempo per assumere la mia faccia da “studente attento che segue la lezione”. Il professore mi guardò un attimo per poi riprendere il suo monologo.
Jamie rimase forse sconcertato da ciò che avevo detto, o forse era solo indignato, fatto sta che non parlò per tutto il resto dell’ora.
Immaginavo che Jeff e Nick abbiamo carpito parte della conversazione, o perlomeno abbiano intuito che le cose tra me e Jamie si erano di nuovo incrinate.
Quando la lezione finì, uscii dalla classe il più velocemente possibile, un’ultima ora e avrei raggiunto Kurt a scuola. Dovevo resistere all’impulso di non andare a quell’ultima ora di lezione.
- Blaine aspetta!-
Continuai a camminare mentre Jamie mi raggiunse senza sforzo. La sfiga di essere bassi consisteva anche nell’avere gambe più corte. E Jamie con una sua falcata copriva due dei miei passi.
Non rallentai l’andatura, Jamie intanto cercava di guardarmi negli occhi.
- Hai capito male, volevo solo dire che si vede che ci tieni a lui.-
- Jamie a cosa stai puntando? Prima non mi parli, poi mi parli, poi mi dedichi una canzone, e poi mi ignori per tipo un mese. Non so a che gioco stai giocando ma sappi che mi sono stufato.-
Mi fermai di scatto guardando Jamie negli occhi. Pareva scioccato. Lo guardavo dal basso verso l’alto, lui era uno dei ragazzi più alti tra i Warblers, e quando ero con lui mi sentivo davvero un nano.
- Non sto giocando a nessun gioco. Senti cosa faresti tu se il ragazzo che ti piace tutti guarda tranne che te?-
Sospirai, scossi la testa e alzai le braccia al cielo per poi farle ricadere a peso morto.
- Jamie cavolo vuoi cominciare a pensare con la testa invece che gli ormoni?-
Strinse la cinghia della borsa di scuola che portava su una spalla. Spostò il peso da un piede all’altro guardandomi, sembrava quasi offeso e arrabbiato per ciò che avevo detto.
Aprì bocca, poi la richiuse, con le mani fece un gesto di stizza, andò avanti per poi tornare indietro. Era paonazzo dalla rabbia.
- Cosa ne sai tu dei miei sentimenti? Ti diverti a giocarci come meglio credi?-
Lo guardai arrabbiato.
- Sei un’idiota ecco cosa sei. Continui a venirmi dietro cercando di farmi pena con i tuoi modi di fare. Smettila! Non posso amarti non ce la faccio, non sei il mio tipo!-
- Hai appena detto che al cuore non si comanda, perché io dovrei comandare al mio?-
Ecco, lui sì che sapeva come rigirare la frittata.
- Perché se avessi un minimo di cervello ti guarderesti intorno e ameresti una persona che davvero può ricambiare il tuo sentimento. In cosa trovi soddisfazione amando me? Sai benissimo che non riuscirò mai ad amarti ma pare che tu ti crogioli bene in questa storia. Sembra di vivere in una telenovela con te, dannazione!-
Jamie mi guardò ferito, forse avevo sbagliato a sfogare la mai rabbia e la mia frustrazione su di lui, ma era da tempo che volevo dirgli quelle cose, da tempo volevo aprirgli gli occhi, e non avevo mai trovato il coraggio di farlo.
Non disse altro, semplicemente si voltò e andò via. Quante altre volte ancora avrei avuto questo tipo di scontri con lui? In quel momento si avvicinò a me Richard, che guardò prima me e poi Jamie.
- Qualcosa non va?-
Sospirai.
- Tutto non va.-
Non notai però lo sguardo che mi lanciò Cameron, il cugino di Richard. Da poco avevo scoperto il tipo di parentela che li legava, pensavo all’inizio che fossero omonimi, e invece mi sbagliavo di grosso.
I cugini James mi accompagnarono in classe, e quel giorno Richard si sedette accanto a me.
Ero teso, volevo che quell’ora passasse il prima possibile, e per uno scherzo del destino, pareva non voler passare mai. Per mia fortuna Richard aveva voglia di parlare, così nel modo meno rumoroso possibile, cominciammo a parlare del più e del meno.
Gli confidai quello che avevo intenzione di fare, ovvero di andare da Kurt e aiutarlo ad affrontare il bullo, Richard fu d’accordo, annuì sorridendo.
- È davvero un bel gesto. Quindi tu e Kurt…-
Lo guardai esasperato.
- Non è successo nulla tra di noi e poi… mi piace un altro.-
Il ragazzo mi guardò pensieroso, come se fosse indeciso se chiedermi o meno una cosa. Si voltò del tutto quando il professore cominciò a guardare nella nostra direzione. Per fortuna non si era accorto di nulla, e voltatosi di nuovo verso la lavagna, prese a scrivervi sopra.
- Senti appena hai tempo ho bisogno di parlarti di una cosa ok?-
 

 
Quando la campanella suonò, fui il primo ad alzarmi e schizzare fuori dalla classe. Uscii dalla porta di scuola evitando accuratamente di farmi vedere da Nick e Jeff, e pensai di esserci riuscito.
Raggiunsi la macchina che era parcheggiata all’interno del campus, posai la mia borsa sul sedile accanto quello del guidatore, e mi diressi fuori il campus, per raggiungere l’autostrada.  
Durante il viaggio cercai di immaginare come sarebbe andato il nostro incontro. Come avrei trovato Kurt, cosa avrei potuto fare per tirarlo su di morale, e soprattutto, cosa fare se i giocatori di football dell’ultima volta mi avessero riconosciuto.
Il viaggio durò un’oretta, schiacciai a tavoletta l’acceleratore, troppa era la fretta di raggiungere il McKinley, e quando meno me l’aspettavo, mi ritrovai di fronte la scuola, in cerca di un parcheggio.

“Sono qui… dove ti posso trovare?”
 
La risposta non tardò ad arrivare, per mia fortuna. Cominciavo a sentirmi osservato, troppo osservato.
 
“Aula canto al primo piano. Ti aspetto lì.”
 
- Scusatemi sapete dirmi dove si trova l’aula del Glee Club della scuola?-
Un gruppo di ragazzi guardò prima me, poi la mia auto. Probabilmente la mia divisa e l’auto avevano permesso una rapida etichettatura.
- Primo piano.-
Il gruppo di ragazzi si avvicinò alla macchina per guardarla meglio, mi chiesi cosa c’era di così esaltante in un'Audi. Quando poi volsi il mio sguardo tutto intorno, capii che forse non era una macchina che si vedeva tutti i giorni in quella scuola.
Mi avviai velocemente al suo interno, facendomi strada, anche se a fatica, tra il gruppo di ragazzi che c’era in giro.
Non mi ero accorto di quanto fosse enorme quella scuola e di quanti ragazzi la frequentassero. Senza Jeff e Nick sembrava tutto diverso.
L’atrio era pieno di ragazzi, si sentivano risate, urla, chitarre che suonavano, e chi più ne ha più ne metta. Localizzai le scale che portavano ai piani superiori, e le imboccai velocemente, scansandomi più volte per non urtare altri studenti.
Quando riuscii a toccare con il piede il primo piano, mi scansai velocemente dalle scale, evitando di farmi travolgere da un gruppo di studenti che scendeva le scale correndo.
In quel momento dovetti riconoscere che amavo la Dalton e la sua tranquillità.
- Scusami sai dov’è l’Aula del Glee?-
Una ragazza bionda mi guardò perplessa, aveva bellissimi occhi azzurri, stile Bambi. Dalla sua divisa capii che era una ragazza Cheerleader. Inclinò la testa di lato, mentre una ragazza dai capelli scuri la affiancò subito.
- Cosa ti serve saperlo? Chi sei?-
Il tono della mora mi fece trasalire. Anche lei era una Cheerleader, e a quanto pare non gli piaceva il fatto che cercassi quell’aula.
- Ehm, sono un amico di Kurt, mi ha dato appuntamento in quell’aula.-
Le due ragazze mi guardarono a bocca aperta, a quanto pare conoscevano Kurt, e a quanto pare erano membri del Glee Club. Indicarono un’aula dietro di loro, intravidi la porta aperta, e mentre con lo sguardo cercavo di vedere al suo interno, ringraziai velocemente le due ragazze e corsi lì.
Non appena entrai mi colpì subito la presenza di un bellissimo pianoforte a coda e una serie di strumenti. Dal lato opposto invece c’erano delle sedie disposte su dei gradoni.
Quando spostai lo sguardo cercando Kurt, lo intravidi riemergere dal pianoforte, con un libro in mano.
- Hey.-
Quando mi vide arrossì leggermente.
- Ciao.-
Mi sedetti sulla panca del pianoforte accanto a lui, aveva lo sguardo basso e picchiettava i tasti sconsolato.
Vederlo in quel modo non mi piaceva per niente, volevo consolarlo, abbracciarlo magari, ma sapevo che se qualcuno ci avrebbe visto, sarebbe stato peggio.
Mi limitai a prendergli la mano e stringerla leggermente.
- Allora mi vuoi dire chi è il tipo che ti molesta?-
Lui senza alzare lo sguardo, mi rispose.
- Karofsky, Dave Karofsky. Ho fatto come hai detto tu, l’ho affrontato dopo che per l’ennesima volta mi aveva sbattuto contro gli armadietti e… alla fine mi ha baciato.-
Pareva che quel ricordo fosse per lui una sorta di veleno, parlarne lo faceva stare male. Sempre tenendolo per mano, lo feci alzare dallo sgabello conducendolo verso l’uscita dell’aula. Lui prese velocemente la sua borsa e il suo libro e mi seguii.
Lasciai la sua mano e lo guardai per bene. Adoravo il modo in cui si vestiva, era sempre attento ai particolari, per non parlare del fatto che usava sempre abiti ricercati.
Il cappotto blu che portava quel giorno non faceva altro che risaltare il colore dei suoi occhi, e la sciarpa grigia e nera, richiamavano il suo pantalone scuro e le sue scarpe.
Era incredibile come curasse alla perfezione il suo abbigliamento, era una dote che ammiravo di lui.
Mi condusse fuori, cominciammo a salire una sorta di scalinata di ferro, sembrava una scala antincendio. Salimmo le scale attenti a non urtare altri studenti.
 - Grazie di essere venuto.-
Mi guardò con un leggero sorriso.
-Sta tranquillo lascia parlare me.-
- Eccolo è lui.-
Kurt mi indicò un ragazzone con il giubbotto della squadra di Football, venire verso di noi.
Lo guardai, sarebbe stata una bella sfida, mi balenò per la testa la possibilità di finire a pezzi sotto i suoi pugni, ma era un rischio che per Kurt avrei voluto correre.
- Ci penso io… Scusa?-
Il ragazzo ci guardò spaesato, il suo sguardo andò prima da Kurt e poi a me.
- Ciao damigelle … è il tuo fidanzato Kurt?-
Lo disse con disprezzo simile a qualcosa che forse era… incredulità?
- Senti io e Kurt ti vorremmo parlare.-
Il ragazzo pareva essere divertito da quella cosa, il tono della sua voce era ironico.
- Devo andare in classe.-
Detto questo diede un spintone a Kurt, che accusò il colpo con un leggero “mmph”.
Ragazzi come lui erano solo confusi, sapevo che dopo aver dato quel bacio, si era esposto parecchio nei confronti di Kurt, e la paura si sa, cambia le persone.
E se prima Kurt era solo il ragazzo contro cui faceva i suoi atti di bullismo, adesso era il suo obiettivo. Doveva farlo stare zitto.
- So quello che hai fatto a Kurt.-
Il ragazzo si voltò con una finta espressione sul volto. Se voleva fare finta di non sapere nulla, allora gli avrei sbattuto la verità in faccia. 
- Ah si …e cioè?-
-Mi hai dato un bacio.-
La voce di Kurt era ferma, ma sentivo che dentro tremava di paura, aveva paura della reazione di quel ragazzo.
-Non so di cosa parli.-
Si guardava intorno, spaventato dal fatto che qualcuno potesse sentire ciò che aveva detto Kurt. Lessi la paura nei suoi occhi, e piano piano crebbe in me la preoccupazione di ciò che lui potesse fare a Kurt dopo quella chiacchierata.
-A quanto pare sei un po’ confuso e … è assolutamente normale, è una realtà molto difficile da accettare, però devi sapere che non sei da solo.-
Fu un attimo, corse verso di me prendendomi per la camicia e spingendomi contro la parete di metallo che delimitava le scale. Alzai le braccia in alto in segno di resa, mentre il mio cuore prese a battere veloce.
-Ti conviene lasciarmi in pace…-
Ringhiò quelle parole facendole suonare come una minaccia, ma nei suoi occhi leggevo una crescente paura.
-La devi smettere!-
Kurt spinse via Karofsky, che stupito da quel gesto, rimase fermo per alcuni secondi, per poi andare via stizzito da quella situazione.
Non era finita lì, lo sapevo bene.
-Non farà coming out per ora.-
Buttai la situazione sul ridere, nonostante l’attacco di quel bestione mi ricordasse tremendamente il giorno in cui alcuni bulli della scuola, decisero di usare la mia testa al posto dello scopettino del bagno.
-Che c’è?-
Kurt si era andato a sedere sugli scalini in metallo, lo sguardo basso e l’espressione triste, più di prima. Avevo ammirato tantissimo quel gesto di coraggio. Il fatto che mi abbia difeso quando Karofsky mi aveva messo le mani addosso, mi aveva fatto piacere.
-Perché quella faccia?-
Glielo chiesi dolcemente andando a sedermi al suo fianco, cercando di guardarlo negli occhi.
-Perché fino a ieri non avevo mai ricevuto un bacio, almeno non quel tipo di bacio.-
Il suo primo bacio, rubato da una persona orribile come lui. Non potevo crederci. Rimasi in silenzio alcuni secondi, in quel caso non c’era bisogno di parlare, nessun tipo di parole avrebbe potuto aiutare Kurt a dimenticare.
Voltai più volte la testa verso di lui, fino a quando non decisi di fare l’unica cosa che potevo fare in quel momento.
-Vieni con me ti offro il pranzo.-
 

 
La mensa del McKinley era molto più grande della nostra, era gremita di gente di ogni tipo, e al contrario della nostra saletta, era fatta di pannelli a vetro che lasciavano penetrare la luce per tutto lo stanzone.
In un mobiletto vicino il self service, c’erano vassoi e vettovaglie.
Kurt ed io facemmo al fila con il nostro vassoio, aspettando il nostro turno. Mentre facevamo la fila, azzardai ad intavolare un discorso qualsiasi con lui, e quasi grato forse, che avessi fatto la prima mossa, non si tirò indietro, anzi fece di tutto per parlare con me anche delle cavolate.
Scoprii così che anche lui piaceva Vogue, che odiava lavorare nell’officina del padre, e che aveva una passione smisurata per le sciarpe.
Quando ammisi con lui che mi piaceva molto il football, inclinò la testa di lato perplesso.
- Anche te piace per via delle sciarpe?-
La sua battuta mi fece ridere.
- No a me piace proprio come sport, ma non mi metterei mai a praticarlo.-
Lui sorrise, avevamo riempito i nostri vassoi con il piatto del giorno, un pasticcio di pasta. O meglio, un ammasso informe che somigliava molto ad un pasticcio di pasta.
Come secondo prendemmo entrambi un’insalata, Kurt perché era sua abitudine, io perché il secondo offerto dalla mensa, non mi attirava granché.
- Allora come si sta alla Dalton?-
La domanda di Kurt mi fece alzare lo sguardo dal piatto. Aveva interrotto la mia analisi approfondita del pasticcio. Volevo accertarmi che non ci fossero forme di vita estranee.
- Si sta bene. Io perlomeno non mi lamento, essendo gay una scuola maschile è tutto ciò che potrei desiderare, ma gli altri ragazzi si lamentano per l’assenza di ragazze.-
Kurt sorrise debolmente.
- Sarebbe un sogno per me poter frequentare una scuola del genere, non sobbalzare più per il rumore di un armadietto che si chiude, non avere il batticuore di continuo.-
Lo capivo, era stato lo stesso per me. Mi stavo chiedendo che cosa avesse passato Kurt fino a quel momento. Cominciai a provare curiosità per la sua storia.
- Ho sempre Mercedes e gli altri del Glee Club a sostenermi, ma non mi va di chiedere aiuto a loro. Non voglio che anche loro subiscano atti di bullismo proteggendomi.-
Inclinai la testa di lato, quando parlava del Glee i suoi occhi si illuminavano, o era solo una mia impressione?
Entrambi cominciammo a mangiare la pasta, e sebbene il suo aspetto non fosse proprio dei migliori, il sapore non era niente male.
- Siete molto affiati come gruppo.-
Capii solo un secondo dopo che stava parlando dei Warblers.
- Sì lo siamo, siamo come una grande famiglia. Abbiamo passato anche l’estate insieme e sai ti ho anche…-
Kurt mi guardò curioso.
- Ti ho anche?-
Gaffe, mega gaffe! Continuavo non volergli ancora dire tutta la verità. Il perché non lo sapevo dire, sapevo solo che non era il momento, non volevo che sapesse.
- Ho dicevo, lì ho anche conosciuto altri ragazzi e ragazze. C’erano anche le ragazze della nostra scuola gemella, la Crawford Country Day, una scuola femminile.-
Kurt parve interessato a quella notizia, era buffo per lui sapere che in una città sola ci fossero due scuole private, una maschile e una femminile.
Scrollai le spalle divertito, in effetti in molti facevano battute su Westerville per via di queste due scuole private, ma la preparazione era di gran lunga superiore ad una scuola pubblica.
Ci facevano sgobbare sui libri era vero, ma uscendo dalla Dalton si avevano più possibilità di poter rientrare in università importanti.
Per mia fortuna ero riuscito a sviare l’argomento, e Kurt non pensò più a quella piccola gaffe.
Quando finimmo di pranzare, mi accompagnò al parcheggio, mi assicurò che a quell’ora non ci sarebbe stato pericolo di incontrare Karofsky in giro perché era agli allenamenti di Football.
Prima però di andare via, ebbi una richiesta da fargli.
- Kurt senti… non lo sa nessuno di questa cosa.-
Ci pensai, non era proprio vero.
- Ok nessuno a parte i Warblers. Sto tenendo un diario, sai ci scrivo un po’ quello che è mi successo fin’ora. Un modo per non dimenticare.-
Kurt mi guardò come se fossi pazzo.
- Non mi guardare così, non ci sono solo cose brutte, ma anche cose belle. Dalle mie esperienze nella mia ex scuola, fino ad oggi. Anche alla Dalton non sono stato immune dai problemi. Non di questo tipo, ma abbastanza rilevanti.-
Pensai a Jamie.
- Se ti va… potresti fare una cosa del genere anche tu. Scrivi ciò che ti è successo fino ad’ora, magari parti dal nostro incontro, come vuoi. Ma fidati scrivere ti farà bene.-
Il ragazzo fece una smorfia.
- In casa mia tenere le cose nascoste è un problema, e se mio padre venisse a sapere certe cose…-
- Allora manda tutto a me. Le metterò io al sicuro per te.-
Il suo sguardo era poco convinto, come se la mia idea non fosse delle migliori. Indugiò ancora un po’ accanto alla mia macchina pensieroso.
Alcuni ragazzi ritardatari, presero a correre verso la scuola, per le attività pomeridiane, Kurt li guardò andare via per poi tornare a guardarmi.
- Ci penserò su ok?-
Ricambiai il suo sorriso, misi una mano sulla sua spalla e la strinsi leggermente.
- Chiamami se hai bisogno ok? Kurt davvero mi arrabbio se non lo fai. Anzi stasera ti chiamo io ok?-
Il ragazzo annuì con un grosso sorriso, vederlo sorridere mi faceva stare bene.
Proprio mentre stavo per salutarlo, il mio telefono prese a squillare. Kurt fece per andarsene ma lo fermai con un gesto.
- Dove… Sei… Finito????-
La voce di Jeff esplose dal telefono. Lo allontanai dal mio orecchio mentre lui e Nick mi facevano una ramanzina stile mamma chioccia con il pulcino.
Frasi come “ci siamo preoccupati a morte” “Non ti abbiamo visto a pranzo” e “abbiamo minacciato di morte tutti i Warblers per sapere dove sei!”, furono ripetute all'infinito.
Kurt mi guardava ridendo, e a quanto pare la sua risata cristallina si era sentita nonostante le urla in sottofondo di Jeff.
- Blainuccio… chi c’è con te?-
Jeff prese il telefono al volo, sentii Nick imprecare.
- Sei per caso con… -
Risposi prima che potessero farlo loro.
- Sì sono con Kurt, no non è una fuga romantica, sì sarò a scuola per le prove. Va bene così?-
Jeff continuava a parlare agitato mentre Nick suggeriva cosa dirmi.
- Jeff ci vediamo dopo e non mi chiamate che sono in macchina! Fate i bravi!-
Chiusi la telefonata e guardai Kurt che non riusciva a smettere di ridere. Jeff e Nick mi facevano esasperare ma ammettevo anche io che stare con loro era come vivere in un cartone animato.
Kurt mi promise che avrebbe pensato seriamente alla mia proposta, prima di lasciarmi però mi prese la mano stringendola.
- Grazie ancora Blaine io… ti sono riconoscente per tutto.-
Sorrisi.
- Kurt hai dimostrato di avere coraggio molto più di me. Ti ammiro molto lo sai? La tua forza interiore è incredibile. Non hai bisogno di me, ma semmai dovessi averne bisogno sai sempre dove trovarmi. Per te ci sarò sempre.-
Un ultimo sguardo e poi entrai in macchina per andare via.
- Non sarai mai solo Kurt.-



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