Hermione alzo' la testa da sopra il libro che stava
leggendo non appena senti' il suono del campanello. Sorrise tra se. Sapeva
esattamente chi era. Ormai aveva imparato a memoria il ritmo di quella breve
sequenza di trilli. Si alzo' dalla sedia e ando' ad aprire la porta, la quale
le rivelo' un Harry alquanto scarmigliato e avvolto in un lungo mantello nero.
Aveva i capelli e la veste ricoperti di piccoli fiocchi di neve. Le sorrise,
supplicandola con lo sguardo di farlo entrare. Era tutto intirizzito. Hermione
si scosto' dall'imposta ridacchiando - Sei in anticipo!Non credevo sarestia
arrivato prima delle sette! - gli disse mentre lo aiutava a liberarsi del
mantello. -Be'... la riunione al ministero e' durata un'ora meno, e non sapevo
cosa fare... ho pensato che non ti sarebbe dispiaciuto se fossi venuto un po'
prima... - le rispose lui, incerto, mentre si scompigliava i capelli per
liberarli dei residui di neve. Hermione sorrise, mentre lui abbassava lo
sguardo. Ne era certa, si vergognava. Lo faceva sempre... Abbassava sempre lo
sguardo davanti a lei quando si rendeva conto di essere arrossito in modo
inequivocabile. Ma a lei piaceva quando lo faceva. La trovava una cosa
stupendamente dolce, e la faceva sentire molto speciale. -Hai fatto benissimo
infatti!Sei arrivato giusto in tempo per il te'!Vieni - gli disse mentre si
voltava - Andiamo in cucina. Li' c'e' molto piu' caldo... -.
Erano passati tre anni dalla fine della scuola e della
guerra. Ron era morto, proprio durante l'ultimo anno di scuola, e proprio sotto
i loro occhi, per mano dello stesso Signore Oscuro. La sua perdita era stata
incredibilmente dolorosa, per entrambi, lasciando dentro di loro un gran vuoto
che ancora adesso non riuscivano a colmare fino in fondo, nonostante fossero
cosi' vicini come non lo erano mai stati. Harry non riusciva a scacciare il
senso di colpa, quella continua e interminabile vocina che gli diceva che
avrebbe potuto fare di piu', che avrebbe dovuto fare di piu', per
salvare il loro migliore amico. Non riusciva a fare a meno di pensare che
avrebbe dovuto essere lui a morire, perche' era lui che stava cercando, era lui
che voleva morto. E invece, come al solito, era stata una delle persone a lui
piu' care ad andarsene per colpa sua. Certo, adesso non stava piu' attraversando
l'oblio dei primi mesi successivi alla perdita dell'amico, ma c'era comunque e
sempre questa sensazione di inquietudine e di incompiutezza che lo accompagnava
costantemente. Hermione, da canto suo, aveva sofferto come e forse piu' di lui,
ma non attribuiva a Harry la colpa della morte di Ron, perche' non avrebbe
comunque potuto fare nulla per salvarlo, tanto era stato veloce e improvvisa la
disgrazia. Non avevano quasi fatto in tempo a capire che cosa stava succedendo,
che Ron era gia' crollato a terra, esanime. Da allora Hermione aveva iniziato a
soffrire di attacchi di panico. Improvvisamente e dal nulla iniziava a mancarle
l'aria, iniziava a tremare, e aveva delle fitte dolorose allo stomaco. Harry
cercava di lasciarla sola il meno possibile, ma spesso si sentiva male durante
la notte, quando lui non c'era, e si svegliava improvvisamente, ansante e in
lacrime. Si erano riscoperti incredibilmente fragili in quei tre anni, e
avevano cercato l'uno il sostegno dell'altro, trovandolo e accrescendo il loro legame
piu' che in qualsiasi altro momento della loro vita. Ormai trascorrevano
insieme praticamente ogni momento libero che avevano. Harry era entrato a far
parte dell'Ordine della Fenice, e collaborava con il Ministero per la
protezione degli oggetti magici pericolosi. Hermione aveva proseguito gli studi
e la specializzazione in Trasfigurazione, su consiglio del loro vecchio
preside, per poter un giorno diventare insegnante.
Harry si sedette al tavolo della cucina, osservando
Hermione che posava sulla superfice lignea un vassoio con tue tazze di te' e
dei biscotti. - Come stai oggi?- le chiese, pacato, guardandola da sopra la
tazza mentre sorseggiava il suo te’. Hermione bevve un sorso a sua volta, poi
poso' la tazza sul tavolo e gli sorrise - Molto meglio ora che sei qui... -.
Harry abbasso' lo sguardo, di nuovo. Hermione si riprese immediatamente,
notandolo e sapendo di averlo messo in imbarazzo - Voglio dire... Sai che non
voglio stare sola... -. Sapeva benissimo cosa provava Harry per lei, perche'
era la stessa cosa che anche lei provava per lui. La adorava, sotto tutti i
punti di vista, e a volte era quasi convinta di non meritarsi tutta quella
devozione da parte sua. Per qualche strana ragione pero', pur essendo entrambi
perfettamente consapevoli di quello che c'era tra loro, non avevano ancora
condiviso il loro amore, almeno non fisicamente. Se fosse stato per lei,
Hermione sarebbe stata disposta a concedergli se stessa e tutto l'amore che
aveva, piu' di quanto gia' non facesse, in qualsiasi momento, senza riserve, ma
percepiva che Harry non era pronto, non ancora almeno. Hermione sapeva che Ron
era innamorato di lei, e che se le cose non si fossero messe per il peggio, una
volta finita la scuola le avrebbe chiesto si sposarlo. Questo era quello che Harry
le aveva raccontato dopo che Ron era morto, quello che Ron gli aveva confidato
durante il loro ultimo anno di scuola. Ma Harry non sapeva che, se anche Ron
avesse avuto la possibilita' di farle quella proposta, lei avrebbe rifiutato lo
stesso, perche' non era lui che amava. Riusciva comunque a capire come potesse
sentirsi Harry. Era indubbiamente il senso di colpa a bloccarlo. Sicuramente
non si sentiva in diritto di prendere il suo amore. Se Ron non aveva avuto il
privilegio di viverlo perche' era morto, e per giunta a causa sua, che diritto
aveva lui di farlo?Avrebbe voluto dire tradirlo, e lui non avrebbe avuto la
possibilita' di lottare, di arrabbiarsi con lui, di controbattere. Non era
giusto, non agli occhi di Harry. Ma a lei non importava. Viveva per lui, da
sempre, e avrebbe aspettato tutto il tempo necessario, fosse stata costretta a
passare il resto della sua vita al suo fianco anche solo come amica.
Naturalmente sperava con tutta se stessa che presto lui si rendesse conto che
non ci sarebbe stato niente di male nel vivere il loro amore, che era giusto ed
inevitabile, perche' prima o poi quei sentimenti li avrebbero travolti.
Allungo' timidamente una mano verso la frangia di Harry e
la scosse leggermente per eliminare un ultimo fiocco di neve, mentre un Harry
color porpora si irrigidiva immediatamente nel percepire le dita affusolate di
Hermione che gli sfioravano la fronte. -Gra-grazie...- riusci' a balbettare a
stento, sfuggendo il suo sguardo dolce e intenso. - Allora... ehm... di cosa
avete discusso nella riunione di oggi?- gli chiese Hermione, cercando di
spazzare via l'imbarazzo. Harry raddrizzo' la schiena e si mise seduto piu'
composto, addentando un biscotto - Oh, be'... da quello che ho capito pare che
verranno importati dal Ministero Bulgaro un paio di oggetti particolarmente
pericolosi, che verranno chiusi in due stanze diverse dell'Ufficio Misteri e
che dovranno essere sorvegliati notte e giorno...-. Hermione assunse
un'espressione perplessa - E non vi hanno detto di cosa si tratta?-, -No...-
rispose Harry, sospirando - Lo sapremo solo al momento della ronda. Io saro' in
coppia con il Professor Silente pare...-, - Una ronda doppia?!Deve essere
qualcosa di molto pericoloso allora... - si preoccupo' immediatamente Hermione.
- Si, be'... hanno rafforzato la sorveglianza perche' vogliono essere sicuri
che se qualcuno tentera' di rubarli non ci saranno rischi... - disse Harry,
raccogliendo le tazze vuote e depositandole nel lavello - Comunque stai
tranquilla, davvero... - le sorrise, voltandosi - Saro' con il Professor
Silente, quindi non mi succedera' nulla!-. L'espressione di Hermione che si
rilassava di nuovo lo tranquillizzo'. Non voleva che si preoccupasse troppo per
lui, quindi cercava sempre di rassicurarla. Agitarsi troppo non faceva per
niente bene al suo stato psicologico. - Allora... - esordi' nuovamente Harry -
Che cosa vuoi fare ora? -. Hermione osservo' l'orologio al suo polso - Mancano
ancora un paio di ore alla cena... non so... ti va di leggere un libro? -.
Harry sorrise, entusiasta - Si, certo! -.
Circa dieci minuti piu' tardi erano entrambi seduti sul
divano del salotto dell'appartamento di Hermione. Lei era appoggiata allo
schienale imbottito, e teneva il libro tra le mani, mentre leggeva ad alta
voce. Harry invece era sdraiato, le gambe penzolanti da uno dei braccioli e la
testa appoggiata sulle ginocchia di Hermione, gli occhi chiusi. Gli piaceva
moltissimo ascoltarla mentre leggeva. La sua voce calma e leggera lo rilassava
piu' di qualsiasi altra cosa. Dopo circa un'ora, Hermione interruppe la sua
lettura, avvertendo un sonoro brontolio proveniente dallo stomaco. Guardo' di
nuovo l'orologio e vide che mancava ancora un'ora alla cena, ma doveva prima
preparare qualcosa. - Harry, io ho fame... vado a cucinare qualcosa! - disse,
posando il libro sul bracciolo del divano, ma Harry non rispose. Lo osservo'
meglio. Si era addormentato, e aveva i capelli tutti spettinati che gli
schermavano gli occhi. Il cuore di Hermione rimbombo' sonoramente a quella
vista stupendamente dolce e conturbante allo stesso tempo. Non voleva
svegliarlo, pero' doveva alzarsi, e aveva anche un certa fretta di andare al
bagno. Cerco' di muoversi lentamente, finche' la testa di Harry non ricadde
quasi impercettibilmente sul cuscino del divano. Lo osservo' ancora un paio di
minuti, perso in un sonno profondo, poi si allontano' silenziosamente.
- Hei... ti sembra questo il modo?Lasciarmi di la' tutto
solo e completamente addormantato? - esordi' Harry in tono scherzoso, mentre
entrava in cucina stropicciandosi energicamente gli occhi con le mani chiuse a
pugno. Hermione si volse a guardarlo, posando sulla tavola due piatti fumanti
di minestra di cereali - Giusto in tempo signor Potter!Stavo per venire a
svegliarti io!Mi dispiaceva farlo prima... dormivi come un bambino... - gli
disse, senza riuscire a nascondere quanto questo la intenerisse. Harry fece
vagare lo sguardo assonnato sul pavimento. Non sapeva mai come comportarsi
quando lei gli faceva un complimento o si mostrava cosi' stupendamente tenera e
affettuosa. Da un lato adorava quando si mostrava cosi' con lui, perche' lo
faceva sentire coccolato e importante, dall'altro pero' aveva una paura
tremenda che un giorno questo avrebbe fatto crollare le difese che tanto
faticosamente aveva eretto davanti a se. Era un'impresa incredibilmente dura
riuscire a resistere a una persona tanto splendida, e non era per niente sicuro
che sarebbe riuscito a andare avanti in quel modo, facendo finta di non
desiderarla, di non avere voglia di dirle quanto la amava e di ricoprirla di
baci. Inoltre a complicare la situazione c'era il fatto che passavano insieme
ogni momento libero che avevano, e Harry non aveva la benche' minima intenzione
di allontanarsi dall'unica persona al mondo che riusciva ancora a farlo
sorridere.
Si sedette dal lato del tavolo opposto a quello di
Hermione, e cenarono in silenzio, scambiandosi soltanto qualche occhiata e
qualche sorriso tra un boccone e l'altro. Fu Hermione e rompere il silenzio
quando i piatti furono vuoti - Guardiamo la tv dopo cena?C'e' un bel film sul
canale uno... -, - Ehm... si, per me va bene, pero' dovrei tornare a casa
presto perche' domani mattina mi devo alzare per andare al Ministero... -.
Hermione non riusci' a nascondere la delusione. Di solito la sera Harry
rimaneva sempre con lei finche' non si addormentava, il che a volte succedeva
molto tardi. Gli sorrise comunque - Va bene, tanto sono un po' stanca, quindi
credo che andro' a dormire presto...-.
Un'ora dopo Hermione inorridiva davanti a una scena
abbastanza agghiacciante di un film dell'orrore, rannicchiata sul divano, la
testa nascosta sulla spalla di Harry, il quale a differenza sua rideva di
gusto, divertito dal fatto che lei si ostinasse a voler vedere ogni volta quel
genere di film pur sapendo che la terrorizzavano. A circa meta' del film Harry
si ritrovo' a osservare le scene cruente da solo, perche' Hermione era
letteralmente crollata addormentata sul bracciolo del divano, con una mano
penzolante nel vuoto. Spense la tv e, cercando di essere il piu' silenzioso
possibile, la prese lentamente in collo e la porto' in camera, senza riuscire
ad impedirsi di tremare, e non per il freddo. La stese sul letto e la copri'
con il piumone, come faceva quasi tutte le sere, poi si chiuse la porta della
camera alle spalle e ando' verso l'ingresso. Puntualmente, non appena mise la
mano sulla maniglia della porta per uscire, gli arrivo' all'orecchio l'urlo di
Hermione. Butto' la giacca in un angolo e torno' indietro di corsa. Lei era
seduta sul letto, le ginocchia strette al petto, dondolava avanti e indietro,
visibilmente scossa, singhiozzante e con il viso rigato da mille lacrime. Harry
le si precipito' accanto e la strinse forte, subito ricambiato, aspettando che
si calmasse. -Ti-ti prego Harry- affannava tra un singhiozzo e l'altro - Non te
ne andare, non lasciarmi sola, ti prego...-, -Shhh...- le mormoro' lui,
accarezzandole i capelli - Calmati, ti prego... Non me ne andro', restero' qui
con te. Posso dormire sul divano se ti senti piu' tranquilla...-.
Harry chiuse di nuovo la porta della camera quando si
rese conto che Hermione si era di nuovo addormentata. C'erano voluti parecchi
minuti prima che si calmasse, ma ormai lui c'era abituato. La stessa cosa era
successa moltissime altre volte, e lui ogni singola volta le era rimasto accanto,
fedele, e la cosa non gli pesava minimamente, anzi, sentiva un disperato
bisogno di farlo, di occuparsi di lei, starle accanto e far di tutto perche'
stesse bene. Si stese infine sul divano e si copri' con una coperta di lana,
conscio che non avrebbe comunque chiuso occhio, troppo preoccupato di alzarsi
ogni ora per controllare che Hermione dormisse tranquilla.