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Autore: reby    07/08/2011    8 recensioni
Improvvisamente, tutto il tempo che erano stati lontani sembrò piombare tra di loro come invisibili macigni, inducendolo quasi a credere di trovarsi un estraneo davanti agli occhi.
La colpa in verità non era affatto sua, e Yamato lo sapeva bene. La spirale che gli aveva portati a separarli era stata iniziata da lui.
Lo sapevano tutti.
Ma due mattine prima, quando Tai l’aveva cercato in ufficio aveva capito quanto fosse migliore di lui.[...]
Il destino aveva voluto farli rincontrare in quelle circostanze orribili, ponendogli di fronte la più grande e triste verità.
La realtà non aspetta mai.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mimi Tachikawa, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Mimi/Matt, Sora/Tai, TK/Kari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota: questo capitolo va a tutte voi che leggerete e che avete continuato a credere in questa storia nonostante i ritardi. Grazie di cuore!
 
 
 
 
 
 
 
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Mimi correva.
Sperava di trovarlo ancora in camera sua visto che solitamente era già in ospedale fin dall’inizio dell’orario di visita.
Non pensava.
Non pensava a niente in quel momento. Rivedeva il loro primo bacio, tanti anni prima.
Un bacio allo stesso tempo deciso ed impacciato. Rivedeva lui che le carezzava i capelli prima di impossessarsi delle sue labbra.
Quando l’aveva portata in quel bar ad ascoltare un suonatore d’armonica.
Rivedeva loro e rivoleva tutto indietro.
Ma una volta arrivata davanti alla sua porta tutta la sua sicurezza vacillò pericolosamente.
Alle immagini felici si sostituirono quelle tragiche di quando le confessava di desiderare la sua migliore amica, di come avesse rovinato tutto in un’unica serata.
Matt la trovò impalata e con lo sguardo vacuo quando aprì la porta con indosso cappotto e sciarpa pronto ad uscire.
Si fissarono.
Occhi dentro occhi.
Poi Mimi si riscosse da quell’effetto che le pozze di ghiaccio di lui le facevano e si voltò decisa ad andarsene.
Ma la ferrea presa di Yamato le bloccò il polso.
-Vai già via?- le mormorò, rimanendo immobile alle sue spalle.
-Non sarei dovuta venire…- sussurrò la ragazza quasi a se stessa.
Tentò di divincolarsi ma con scarsi risultati. La mano di Matt non intendeva lasciare la presa.
-Perché sei venuta qui stamattina?-
-Lasciami Ishida- rispose glaciale lei, tentando d’ignorare il battito del suo cuore e tutte le mille sensazioni che solo quel tocco le stava dando.
-Perché sei venuta qui, Mimi?- ripeté il ragazzo, tradendo un tono che non era più deciso.
Yamato stava sperando.
Aveva aperto la porta e l’aveva vista lì, indifesa, con lo sguardo perso identico a quando si erano visti per l’ultima volta.
E non l’avrebbe lasciata andare via senza una risposta.
-Ho detto lasciami!-
Urlò.
Meccanismo di difesa.
Lui allentò di poco la presa a quella reazione e la ragazza ne approfittò. Tuttavia non fece un passo. Rimase ferma, dandogli le spalle.
Una lacrima sfuggì ai suoi occhi ma subito la spazzò via con la mano.
Ora o mai più.
-Mi ami sul serio, Ishida?-
Involontariamente, Matt fece un passo verso lei per poi tornare al posto di prima.
Abbassò il capo, giocando con le chiavi che aveva in mano.
La sentì voltarsi per guardarlo.
-Allora?Eri sincero?-
Le trema la voce…pensò il biondo, alzando il capo.
Erano lì, l’uno davanti all’altro con i loro sentimenti in mano.
Bastava un passo in avanti e tutto sarebbe tornato come prima.
Bastava un passo falso e tutto sarebbe stato distrutto.
-Non sono mai stato così sincero in vita mia, Mimi- disse piantando gli occhi color ghiaccio nei suoi.
E Mimi tremò.
Tremò a quelle parole, a quello che comportavano. Tremò per la consapevolezza che il muro che aveva eretto si era sgretolato non appena l’aveva rivisto in quello spoglio corridoio d’ospedale.
E dall’effetto che le faceva il suo nome pronunciato da lui.
-E allora non lasciarmi più…- singhiozzò non riuscendo a bloccare due lacrime solitarie.
Un tonfo, le chiavi che Yamato aveva in mano caddero a terra mentre lui annullava completamente la distanza tra loro.
Le premette le mani sulle guance e con i pollici cercava di asciugare le lacrime che ora la ragazza non riusciva più a controllare.
Poi l’abbracciò stretta. Mimi si aggrappò con tutte le sue forze a lui, piantando le unghie nella sua schiena.
-Non farmi più passare l’inferno…m-mai più..- continuava a singhiozzare con il capo poggiato nell’incavo tra collo e spalla, con la fronte solleticata dai capelli biondi del ragazzo.
-Shh… non lo farò Mimi..non sarò più così stupido…- replicò lui, carezzandole i capelli.
Forse davvero tutto stava tornando come prima.
Forse alla fine è vero che i sentimenti non muoiono.
Forse, anche a distanza di anni, due persone possono accorgersi che nonostante tutto il dolore, vale la pena credere ancora nell’amore.
Forse in due è più facile raccogliere i cocci di un passato da ricostruire.
 
 
 
 
 
 
 
Le nuvole si stavano diradando poco a poco sospinte dal vento, lasciando al timido ma imponente Sole campo libero.
L’inverno tuttavia regnava ancora padrone. Le panchine del parco erano quasi tutte libere visto che la gente preferiva rintanarsi al caldo in qualche bar piuttosto che gelare a causa del vento spinoso.
Nonostante quest’ultimo però, due passanti camminavano mano nella mano e sembravano non curarsene affatto.
Il viale ciottoloso del parco che circondava il bar dal quale erano appena usciti si snodava attraverso gli alberi spogli e gelidi sui quali qualche uccellino avventuriero si posava per qualche istante.
A guardarli da lontano la somiglianza era abbagliante, nonostante i centimetri d’altezza fossero così diversi così come la differenza d’età.
Taichi senior camminava con passo cadenzato, stringendo forte nel suo grande palmo la mano piccola e paffuta, protetta dal guanto rosso fuoco, di Taichi junior.
Di suo figlio.
Due settimane prima si sarebbe fatto una grassa risata se qualcuno gli avesse raccontato tutta la situazione. E forse magari si sarebbe scolato anche una bottiglia di vodka per rimuovere la possibilità del tutto dalla sua mente.
Ma adesso era diverso. Adesso tutto quello che aveva da sempre e segretamente sperato era realtà.
Stava pensando e ripensando sul come cominciare il discorso con il piccolo Taichi ma la verità era che non lo sapeva nemmeno lui.
Quel bambino aveva vissuto per cinque anni senza un padre al suo fianco che gli insegnasse a tirare in porta, che lo accompagnasse agli allenamenti pronto a tifare per lui.
Ed adesso da un giorno all’altro, se lo sarebbe ritrovato nella sua vita.
Come avrebbe reagito?
Abbassò lo sguardo castano su di lui e lo vide intento a guardarsi intorno con gli occhi vispi identici a quelli di Sora.
I capelli ribelli che erano una fotocopia di quelli suoi.
Sorrise, una punta di malinconia sul suo volto.
Si sarebbe per sempre colpevolizzato del fatto di non essere presente alla sua nascita. Per Sora doveva essere stato terribile affrontare tutto da sola.
Strinse più forte la sua mano attorno a quella del bambino attirando la sua attenzione.
-Tai cosa c’è?Sei triste?- gli chiese innocentemente con lo sguardo crucciato.- Se sei triste possiamo tornare da mamma…-
Tai si fermò e si piegò sulle ginocchia per arrivare faccia a faccia con il piccolo.- Non sono triste piccola peste,- rispose scompigliando ancora di più i suoi capelli castano scuro- ma sai, devo parlarti di una cosa. Una cosa important…-
Il bimbo s’illuminò tutto.- Riguarda te e la mamma?Voi due vi volete bene?Verrai a Londra con noi?Quand…-
E fu vedere l’innocenza, la genuinità dipinta sul viso di Taichi che lo fece scoppiare a ridere. Lo sollevò da terra e lo prese in braccio non perdendo il sorriso.
Il bimbo lo guardava senza capire.
Ma Tai senior rivedeva in lui se stesso, era come un ritorno al passato in presa diretta.
Si accomodò sulla prima panchina libera con Taichi ancora sulle gambe che lo guardava attento.
Sapeva che le risposte stavano arrivando.
-Si, io e la mamma ci vogliamo molto bene. La vita degli adulti non è sempre facile Taichi. Molte volte anche se due persone si vogliono bene sono costrette a separarsi..-
-E perché?- intervenne il piccolo, con lo sguardo orripilato.- Non è giusto!-
Suo padre sospirò.- No, non lo è. Ma a volte succede. Sai però..nel caso di me e tua madre le cose si sono risolte infatti adesso siamo di nuovo insieme- concluse con un sorriso, vedendo che anche l’altro sorrideva.
-Adesso starai sempre con noi?- mormorò il bambino, guardandolo attraverso le ciglia folte e scure, timoroso.
Sempre con noi…
-Si Taichi-.
Il bambino cominciò ad agitare le braccia contento.- Così adesso la mamma forse non piangerà più da sola!- esclamò facendo venire inconsciamente un colpo al cuore a suo padre.
Chiuse gli occhi, abbracciandolo.
Avrebbe recuperato tutto il tempo perduto con Sora e quello che non aveva mai avuto con quel bambino, sangue del suo sangue, frutto del loro amore.
-Non è tutto..- continuò Tai, e Taichi junior lo guardò attento.- Vedi, io e la mamma ci vogliamo bene già da tanto tempo anche se in questi anni non siamo stati insieme.-
Il piccolo pendeva dalle sue labbra.
Era totalmente rapito da Tai.
Forse inconsciamente già conosceva la verità, perché si sa che i bambini capiscono molto più di quanto non facciano vedere.
Tai fece un grosso sospiro prima di continuare. Lo guardò fisso negli occhi, carezzandogli una guancia. - Taichi, io sono il tuo papà.-
Il bambino rimase immobile. Poi con entrambe le mani gli tirò entrambe le guance.
-Taichi!- esclamò Tai del tutto sorpreso da quella reazione.
-E’ vero?- domandò il piccolo, allentando la presa e guardandolo crucciato.- Mi prendi in giro signor Tai?-
Signor Tai..
-No Taichi, no..- rispose lui, guardandolo con dolcezza.
Una dolcezza che solo un padre può provare.
-Quindi tu mi vuoi bene?- chiese ancora, guardandolo.
L’innocenza dei bambini.
A volte non ci rendiamo conto ti quanto in realtà arrivino al punto della situazione senza sforzo alcuno.
-Si. E ne voglio un sacco anche alla mamma.-
-Ma voi non siete sposati!-
Tai senior ridacchiò.
Quel bambino era troppo sveglio. Decisamente quel tratto l’aveva ereditato da Sora.
-Hai altri problemi a parte questo?-
Tai junior sembrò pensarci su. Poi, inaspettatamente, sorrise, mostrando i denti da latte ed alcuni spazi vuoti.- No. Mi piaci come papà!- esclamò sicuro ma mentre il padre si sporgeva verso di lui per abbracciarlo, il piccolo lo fermò puntando il dito contro il suo volto.- Però se ci lasci soli a me e mamma ti prenderò a calci!-
E allora Tai si lasciò andare ad una fragorosa risata, rivedendo in suo figlio il tratto della sua personalità che più amava: il coraggio.
 
 
Poco più distante Sora, seminascosta dietro un albero li osservava con un sorriso stampato il volto e un enorme macigno in meno sullo stomaco.
Non si curava di tamponare le lacrime.
Tai alzò lo sguardo proprio in quel momento.
Si fissarono da lontano, mentre suo figlio gli si aggrappava al collo con forza.
Un futuro davanti a loro che aspettava solo di essere vissuto.
 
 
 
Qualche kilometro più distante.
-Hikari cosa vuoi dirmi?-
Takeru la fissava, seduto sulla sponda del suo letto. Lui era completamente guarito, non lo avevano ancora dimesso solo per concludere i soliti accertamenti.
Kari aveva le flebo attaccate e richiedeva maggior controllo.
Soprattutto per il miracolo che portava in grembo.
Il feto non aveva subito danni. I medici, come appunto le avevano detto, parlavano quasi di miracolo.
Hikari gli sorrise, con il suo modo dolce di sempre. Non disse niente, si limitò solo a prendergli una mano e a posarla sul suo ventre, ancora quasi piatto.
Tk aggrottò le sopracciglia, non capendo.- Kari..-
-Shh…- lo zittì lei, non riuscendo a nascondere una piccola risata nel vederlo così confuso.
Con la mano di Takeru sul suo ventre e la sua su quella di lui, lo guardò negli occhi.
Quegli occhi azzurri che aveva amato fin dai tempi della scuola elementare e che ora erano solo suoi.
-Qui dentro, Tk, batte il cuore di nostro figlio-.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ebbene,
credo che gli insulti si sprechino per questo ritardo. Sono passati circa 7 mesi dall’ultimo aggiornamento(imperdonabile davvero).
Ahimè, ogni volta che aprivo Word mi si bloccava il cervello e alla fine lo richiudevo sconsolata. Solo recentemente, complice la pausa estiva dall’Università, ho ripreso in mano questa storia.
Vi avviso che questonon è l’ultimo capitolo ma da un lato è come se lo fosse. Il prossimo infatti sarà l’epilogo, ambientato qualche tempo dopo questo che tirerà(finalmente direte voi) le fila conclusive di tutta la vicenda. E’ già in fase di scrittura, quindi vi avviso che prima del 20(spero molto prima ma su questo non posso assicurarvi nulla) sarà online.
Spero di non avervi deluso: ho cercato di descrivere al meglio le emozioni dei nostri protagonisti. Ci sono andata con i piedi di piombo sia sulla scena delicatissima dei “due Taichi” sia su quella Mimi/Yamato visto che era la prima volta che trattavo direttamente una scena del genere con questi due personaggi. Inutile dire che aspetto i vostri pareri ed io sarò felice di rispondervi!
Un grandissimo abbraccio a tutte/i voi,
Sabrina

 
 
 
 
 
   
 
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