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Autore: Dita d_Inchiostro    07/08/2011    4 recensioni
Il passato è un dettaglio importante nella vita di uomo. Ma si sa, per i Malfoy non è mai stato un problema nascondere antiche alleanze, loro cadono sempre in piedi. Ma se a Lucius Malfoy, dopo la caduta di Lord Voldemort, non andasse così? Storia partecipante al contest "Libero di pensarla come Oscar Wilde".
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Angolo autrice: questa storia ha partecipato un po' di tempo fa al contest "Libero di pensarla come Oscar Wilde" indetto da Baby, classificandosi seconda :D
Spero che la one shot vi possa piacere, è la prima fanfiction che scrivo su Lucius Malfoy. Buona lettura!
Ele



Obscure Past


Nessun uomo è abbastanza ricco da poter riscattare il proprio passato.


Lucius Malfoy si appuntò mentalmente di ricordarsi di invitare più spesso Goldenthail e Singh a prendere il the a casa sua. Erano due maghi simpatici, colti e non troppo ben disposti nei confronti dei Mezzosangue. Il fatto che poi fossero particolarmente vicini al Ministro della Magia, contribuiva ad aumentare la stima di Lucius nei loro confronti.

Il quieto ticchettio dei cucchiaini sulle tazze da the faceva da sottofondo alle chiacchiere fra i tre maghi.

“E avete sentito che Maximilian Begum ha lasciato il suo lavoro all’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche?” diceva Singh.

“E come mai?” domandò incuriosito Goldenthail.

“Era convinto che non lo pagassero abbastanza.”

“A mio parere,” commentò placidamente Malfoy. “La sua paga era più che equa, oltretutto non era nemmeno stato assunto da molto tempo.”

“Esattamente, Malfoy, esattamente,” disse di rimando Goldenthail. Gordon Goldenthail era un uomo pacifico, che dava sempre ragione a tutti. Lucius si chiese se si fosse mai opposto a qualcuno. “Mille galeoni al mese,” proseguiva intanto Gordon. “Sono fin troppo per un ragazzo giovane come Begum.”

Singh sospirò. “Ormai è così, caro collega. I giovani di oggi non si sanno più accontentare di nulla.”

I tre uomini sorrisero, mentre un elfo domestico portava mestamente nella stanza altri biscotti.

Quando Phim, o almeno così doveva chiamarsi l’ultimo elfo domestico acquistato da Malfoy, si fu allontanato, i tre uomini ripresero i loro discorsi.

“E come va, Goldenthail, all’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche? Ultimamente c’è stato qualche caso interessante?” domandò Singh.

“Probabilmente i soliti ragazzini sprovveduti che utilizzano la magia fuori dalla scuola, non è vero collega?” commentò Lucius, suscitando un lieve sorriso nei due maghi.

“In effetti si, la maggior parte dei problemi vede come protagonisti degli studenti… Ultimamente però è avvenuto un caso strano…” terminò vagamente Goldenthail.

“E allora ci racconti, Gordon. Io e Malfoy siamo molto curiosi di conoscerlo, la vita al Ministero della Magia è diventata così noiosa negli ultimi tempi.”

“Conoscerete naturalmente Thorfinn Rowle…”

A quel nome, Lucius Malfoy si sentì gelare il sangue nelle vene. Certo che conosceva Thorfinn Rowle: era un Mangiamorte, esattamente come era stato lui. Forse persino più fedele all’Oscuro Signore di quanto lo fosse stato lo stesso Lucius.

“Ma certo che lo con-" Singh si interruppe bruscamente. Parlare di Mangiamorte non era un bell’argomento e affermare di conoscerne uno corrispondeva in quegli anni ad un allontanamento marginale da quella che veniva definita la “buona società”.

“Voglio dire, sappiamo chi è,” si corresse Singh. Il suo imponente doppio mento parve sprofondare nel colletto della camicia per la vergogna.

Goldenthail annuì. “Bene, non saprete però che, dopo la caduta dell’Oscuro Signore lui fu catturato e, poiché non vi erano prove evidenti della sua fedeltà a Lord Voldemort, non fu mandato ad Azkaban. Gli fu però inflitta una pena inferiore: l’impossibilità di eseguire incantesimi.”

Singh rimase sbalordito: “E’ un brutta cosa per un mago non poter fare incantesimi.”

“Naturalmente,” convenne Goldenthail. “Infatti pochi giorni fa è riuscito a impossessarsi di una bacchetta, è ancora da chiarire come abbia fatto, e a praticare uno Schiantesimo su un Babbano.”

Singh non poté fare a meno di trattenere un sorriso. “E come mai?”

Goldenthail sollevò le spalle. “Come scusa ha affermato che il Babbano l’aveva infastidito.”

“Oh,” commentò Singh, che aspettava una storia ben più appassionante.

Per tutta la durata del discorso tra i due, Malfoy era rimasto in silenzio, a giocherellare nervosamente con il suo cucchiaino. Non gli accadeva spesso di ritrovarsi nel bel mezzo di una discussione su un Mangiamorte, e quando avveniva cercava di intervenire il meno possibile. Nascondere il proprio passato era un’operazione complicata e Lucius non voleva che dopo anni e anni il suo lavoro andasse in fumo per una sciocchezza.

“E sono ancora molti i Mangiamorte in circolazione?” domandò Singh, evidentemente molto interessato dall’argomento.

“Non credo, Magnus. La maggior parte degli ex servitori dell’Oscuro Signore si trova ad Azkaban, e i pochi rimasti in libertà non sono dei veri e propri Mangiamorte.”

“E come si fa a riconoscere un vero Mangiamorte?” chiese nuovamente incuriosito Singh.

Malfoy stava iniziando a spazientirsi. Invitare i due colleghi del Ministero della Magia forse non era stata una buona idea come immaginava all’inizio.

“Un tempo avevano un tatuaggio sul braccio sinistro, si dice che lo usassero per richiamare Lord Voldemort, mentre adesso pare che al suo posto ci sia solo una lunga cicatrice.”

A quelle parole, Lucius avvertì un fastidioso fremito sul proprio braccio. Era proprio come aveva detto Goldenthail: in contemporanea con la morte di Voldemort, il tatuaggio era scomparso in una lingua di fuoco, per essere sostituito da quella bianca cicatrice.

Goldenthail e Singh parvero avvertire il disagio di Lucius. Entrambi lo squadrarono duramente. Malfoy, per la prima volta da anni e anni, si sentiva in trappola. Ricordava i momenti appena successivi alla caduta dell’Oscuro Signore, quando uscire di casa, per lui e la sua famiglia, era un pericolo mortale. Londra, a quel tempo, brulicava di Auror, pronti a catturare i primi Mangiamorte che osavano farsi vedere in giro.
Fortunatamente Lucius era riuscito a salvare se stesso, la moglie e il figlio grazie a delle laute ricompense offerte agli Auror più facili da corrompere affinché dimenticassero il suo passato.

In quel momento però, sotto lo sguardo sospettoso di Singh e Goldenthail, si sentiva nuovamente un povero criminale che cerca di salvarsi da una condanna sicura all’ergastolo.

“E quindi è praticamente impossibile che un vero Mangiamorte possa ancora condurre una vita normale...” ragionò Singh, borbottando tra sé e sé.

La mani di Lucius tremarono violentemente, smuovendo il liquido scuro all'interno della sua tazza. Goldenthail lo osservò silenziosamente per qualche istante, in attesa di un suo qualsiasi movimento. Dopodichè, tornò a rivolgere la sua attenzione a Singh.

“Normale in che senso, Magnus?”

“Beh, con un lavoro... Magari presso un ente pubblico come il Ministero della Magia o comunque inserito in società.”

Non ci fu bisogno che Singh guardasse Lucius per comprendere i suoi chiari riferimenti al padrone di casa. Malfoy posò la tazza sul tavolo, evitando così che il tremolio delle sue mani attirasse l'attenzione dei due maghi, e cercò di salvarsi da quell'incresciosa situazione.

“Amici, che ne dite di fare una passeggiata nel parco? E' una splendida giornata, e poco fa Gordon, mi avevi detto di essere molto incuriosito dai miei pavoni.”

Goldenthail parve considerare appena l'idea di Malfoy, troppo preso dal rispondere a Singh.

“Si, è quasi impossibile... Ma mi è già capitato di sentire di Mangiamorte sfuggiti ai controlli degli Auror subito dopo la caduta dell'Oscuro Signore...”

“Si,” affermò Singh annuendo vigorosamente. “Ne ho sentito parlare anch'io. Persone molto ricche, senza ombra di dubbio. In quel periodo non era difficile corrompere gli Auror con false promesse e abbondanti ricompense.”

“Esattamente,” confermò il collega. “Si dice persino che i più scaltri, oltre a fuggire al processo e ad Azkaban, siano persino riusciti a tornare alle loro precedenti occupazioni...”

Solo in quell'istante parvero accorgersi dello sguardo ansioso di Lucius. Quest'ultimo si guardava disperatamente intorno, come per cercare una via di fuga nella sua stessa abitazione.

Una trappola, ecco cos'era, pensava preoccupato Malfoy. Loro, Singh e Goldenthail, sapevano che lui in passato era stato un Mangiamorte. Dovevano sicuramente esserne venuti a conoscenza da qualche Auror, o da qualche ex impiegato del Ministero della Magia, ragionava. Era solo per questo che avevano gentilmente accettato di andare a trovare il loro collega. Che sciocco, che sciocco che era stato! Lui, che anni prima si era vantato di essere uno dei servitori più astuti e abili dell'Oscuro Signore, ora era caduto stupidamente in una trappola tesagli da due mediocri maghi.

Lucius posò finalmente lo sguardo su Goldenthail e Singh. Entrambi lo stavano fissando duramente. Sul viso di Singh si poteva intravedere l'increspatura di un sorriso gelido e sinistro, mentre Goldenthail era più serio e continuava a mescolare il suo the come se volesse bucare la tazza.

“Cosa... Cosa volete?” si arrese Lucius.

Che importava ormai della dignità? Quella l'aveva persa anni e anni prima, quando aveva sminuito l'importanza della sua famiglia davanti agli obiettivi del suo Padrone.

Singh sorrise. “Mio caro Lucius, non essere così ansioso. Non abbiamo certo intenzione di denunciarti agli Auror.”

“Non potremmo mai farlo....” concordò Goldenthail con lo sguardo fisso nel vuoto.

Malfoy annuì, seppur poco convinto. Non c’era nessuno che potesse aiutarlo, nessuno dei suoi vecchi amici gli era restato accanto dopo la disfatta dell’Oscuro Signore. La maggior parte dei Mangiamorte erano stati rinchiusi ad Azkaban e i restanti non avevano esitato a rinnegare l’amicizia che li legava a Lucius Malfoy.

Non gli restava altro, se non voleva conseguire lo stesso destino dei suoi antichi compagni di battaglia, che acconsentire a qualunque richiesta i due maghi gli avrebbero posto.

“Le voci girano, caro Lucius,” procedeva tranquillo Singh. “Sono in molti ormai al Ministero a sospettare del vostro passato da… Mangiamorte.” Pronunciò l’ultima parola con un misto di timore e di vittoria, per essere riuscito a mettere con le spalle al muro uno dei terribili ex adepti dell’Oscuro Signore.

Lucius sentì un groppo in gola. Eppure lui pensava che, al Ministero della Magia, nessuno facesse più caso a cosa era stato il ricco Malfoy un tempo. E in più, negli ultimi anni, avevano iniziato a lavorare al Ministero ragazzi molto giovani, che non avevano mai sentito parlare di Lucius Malfoy e conoscevano appena la storia dei disgraziati Mangiamorte. In quell’istante il mago si pentì di aver preso in giro poco prima il giovane Maximilian Begum, che sicuramente non poteva avere nulla contro di lui.

Malfoy cercò però di conservare la sua antica arroganza. “E quindi?” domandò.

“E quindi,” continuò Goldenthail “dato che ci è stato chiesto dal Ministro della Magia in persona, lei ha l’obbligo di recarsi all’Ufficio Auror al Ministero e di compilare una scheda riguardo alle sue attività nel periodo della Seconda Guerra Magica…”
”Ovviamente,” intervenne Singh dopo aver notato lo sguardo angosciato di Malfoy. “Dato il suo comportamento impeccabile degli ultimi anni e la grande fedeltà dimostrata al nuovo governo, non verranno presi gravi provvedimenti contro di lei.”

“E’ solo una sorta di precauzione,” aggiunse Goldenthail con una sorriso tirato.

“Esattamente. Riguardo al suo lavoro e al suo stipendio non cambierà assolutamente nulla. Rimarrà tutto come prima,” concluse Singh.

Lucius annuì, abbassando il capo. Ma in realtà sapeva bene che non sarebbe stato tutto come prima.

Al Ministero avrebbero iniziato ad emarginarlo; prima lentamente, in maniera quasi impercettibile, poi sempre più impetuosamente, fino ad essere disprezzato del tutto.

Lucius le sapeva tutte queste cose. Le sapeva mentre, con una lentezza snervante, posava la tazza di the sul tavolino di vetro davanti a se e si sollevava la manica della veste. Le sapeva mentre mostrava la sua lunga cicatrice sul braccio sinistro agli sguardi meravigliati di Goldenthail e Singh. “Allora è vero…” aveva mormorato quest’ultimo.

E in fondo, l’aveva sempre saputo.


Lucius osservava dalla finestra del soggiorno i due maghi che si allontanavano lungo il vasto viale del giardino. Discuteva fittamente tra di loro, e a Malfoy non risultò difficile capire che l’argomento era costituito da ciò che era avvenuto poco prima in quella stessa stanza. Con movimenti lenti e silenziosi si sedette sul grosso divano di pelle nera, dove poco prima si era accomodato Goldenthail. Con un sospirò si portò le mani alle tempie, massaggiandole.

Il silenzio dell’abitazione lo irritava. Gli elfi domestici erano tutti in cucina come era sempre stato loro ordinato e le altre vaste stanza di Malfoy Manor erano deserte.

Lucius tremò, ripensando a come solo poco tempo prima quelle stanze erano allietate dalla fresca presenza di Narcissa. L’epidemia di vaiolo di drago di quattro anni prima non aveva risparmiato nessuno, né poveri né ricchi. Quasi tutte le famiglie di Londra e dintorni ne erano state toccate, chi in maniera più lieve, chi in maniera più grave. Narcissa Malfoy era stata una delle prime a morire a causa della malattia. Era sempre stata di salute cagionevole, come la ammoniva spesso il marito, e il virus non aveva atteso a lungo prima di attaccare il suo corpo.

Per Lucius era stato un brutto colpo, quello. Nonostante il suo carattere scostante, aveva sempre riposto in sua moglie tutta la sua fiducia, tutto l’amore che non esprimeva verso il figlio. Dopo la sua morte si era sentito perso, senza un punto di riferimento, nonostante le continue attenzioni di Draco e della sua giovane moglie.

E ora si ritrovava solo, in quella casa troppo grande per un solo uomo. Fino a pochi istanti prima credeva di avere delle amicizie, della conoscenze che avrebbero rianimato un poco quella triste dimora, ma tutte le sue speranze si erano infrante con il ricatto che Goldenthail e Singh gli avevano posto.

E in fondo Malfoy aveva sempre saputo che, nonostante tutti i suoi sforzi, ben presto il suo passato da Mangiamorte sarebbe venuto fuori. Ne era passato fin troppo, di tempo. Per ben dieci anni si era cullato nell’idea che tutti avessero dimenticato chi era stato in passato Lucius Malfoy. Ma erano bastate le poche parole dei due colleghi a distruggere ogni fantasia.
Lui era un Mangiamorte, e lo sarebbe sempre stato sebbene il tatuaggio fosse scomparso dal braccio sinistro e la sua fede nelle idee dell’Oscuro Signore fosse svanita. Lo sarebbe stato anche se era un uomo abbastanza ricco da comprarsi la fiducia degli Auror e un nuovo futuro. Perché in fondo nessun uomo è abbastanza ricco da poter riscattare il proprio passato.


  
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