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Autore: aliciamaria    07/08/2011    1 recensioni
In questa storia la protagonista è "una me" molto più coraggiosa e perfetta, sempre sicura di se, con i suoi lati deboli, ma che riesce a conquistare tutto e tutti. E' ambientata in quelli che sono i luoghi comuni dei mie coetanei. Tra scuola, primi amori, tra ragazzi "socialmente attivi", che lottano da soli in definitiva solo per sentirsi più grandi. --
In quella frazione di secondo li squadrai dalla testa ai piedi con una certa alterigia tipica del mio carattere.
Il primo alto nella media, una viso perfetto, occhi profondi e ammalianti (oserei dire seducenti), un'aria da ragazzo che si sente superiore e ciò lo rende antipatico.
L'altro alto, magrolino, capelli ricci chiari, occhi intelligenti e accesi, tutto il contrario del corpo di cui facevano parte. Risposi con un sorriso e con uno sguardo altrettanto profondo ad entrambe e tesi la mano, anche se già sapevo chi erano quei due.
I miei acerrimi nemici, i preferiti in assoluto, li conoscevo di fama. Il primo rispose all'occhiata e sostenni il suo sguardo per come si deve.
«Marco» e mi strinse la mano.
Guardai l'altro sempre con la mano tesa, sorridendo un po' spacciata.
«Claudio». --
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quarto Capitolo

«Servizio d'Ordine... Servizio d'Ordine... Si ne ho sentito parlare, ma sono cose che è meglio non dire in giro» fu la risposta di Alessandro.
Non insistetti neanche.
"Ne approfitto per passare dalla classe di mio fratello".
E si un fratello, alto, con i capelli rossi e di nome Roberto. Uno di quei tipi che non fumano e vivono fuori dal mondo. Che non si interessano di musica, di letteratura. Specie in via d'estinzione. Bravo ragazzo, un po' opportunista. Passava tutto il tempo 'in giro ' non ho mai capito dove e con chi. I suoi amici, erano tutta un'altra tipologia.
Avevamo un buon rapporto ed eravamo bravi a tenerci compagnia.
«Rob mi serve aiuto...» ero corsa in classe da lui alla ricreazione.
«Dimmi rappresentante dei miei stivali!»
«Non fare come il tuo amico Alessandro!» abbassai il tono della voce «cos'è con precisione il Servizio d'Ordine?»
«Rappresentante così mi deludi! È un gruppo i cui componenti sono segreti. Dove si può entrare solo per raccomandazione dai vertici, ovvero dai ragazzi più grandi. Influenza molto le scelte del consiglio. In pratica tiene in pugno la scuola.» a quest'ultime parole aggrottò la fronte «Gloria stanne alla larga.»
Trasalii «Stai tranquillo! Mi conosci non mi metto mai nei guai. Anche ora che sono rappresentante.»
In quel preciso istante entro Ruggiero.
Un colosso di ragazzo con un corpo altrettanto monumentale.
Mi era sempre piaciuto un po'. E per una come me sarebbe stato impossibile non essere attratta da lui.
Era una persone disponibile, un amico sempre presente, paziente, sorridente e capace di cambiare il mio umore. In volto non era il massimo, ma non mi importava.
Anche solo come amico andava bene.
Mi diede un bacio sulla fronte e uscimmo dalla classe.
«Avrei voluto esserci mentre dicevano il tuo nome, bravissima».
Mi fece arrossire. «Non è stato nulla di speciale...» gli raccontai un po' come mi ero sentita tralasciando alcuni dettaglio, come l'errore del preside. Gli chiesi anche se conosceva Davide.
«Si di vista. Va in 5F. È uno di quelli sempre in prima fila alle manifestazioni.»
Non mi chiese il perché, come al solito aspettava che fossi io a fare spiegazioni. Cercava a tutti i costi di non essere invadente.
«Mi accompagni in un posto?» lui annuì.

Il giorno delle elezioni si rimaneva a scuola fino alle undici anche se non si svolgevano regolarmente le lezioni.
Arrivai in orario nel bar davanti scuola.

Ogni volta passando avevo visto sempre seduti allo stesso tavolino vari ragazzi dall'aria seria e soprattutto macabra, e non fu una sorpresa trovare quella stessa comitiva riunita lì anche quel giorno.

Claudio si alzò per cedermi il suo posto.

«Signori, questa è la nostra brava nuova rappresentante. Gloria.»

Risposi con un cenno e salutai con un sorriso Ruggiero.

Sei persone, compresa me, erano sedute a quel tavolo.

Passai in rassegna i volti.

Davide e Marco si trovavano alla mia sinistra.

Dall'altro lato aveva preso posto Claudio accanto a Serena e ad un altro ragazzo, che ero quasi certa si chiamasse Francesco.

Ne approfittai per squadrare meglio quest'ultimi.

La ragazza era molto minuta e abbastanza graziosa in volto.

Da quelle poche parole che ci eravamo scambiate fino ad allora avevo capito che era una persone abituate a comandare e ad ottenere tutto quello che voleva.

Dell'altro non sapevo molto. La sua fama era quella di essere il rivoluzionario e il fatto che fosse l'unico in tutta la scuola ad essere iscritto ad un partito la diceva lunga sul suo conto.

Anche da seduto si riusciva ad identificare la sua statura tarchiata, le sue sopracciglia sembravano non aver mai riposo e costantemente rimanevano aggrottate.

«Direi che dobbiamo metterci subito al lavoro. Non possiamo deludere i nostri cari elettori.»

«Hai perfettamente ragione Marco. Tra due settimane ci sarà il comitato studentesco, dobbiamo essere pronti.»

"Credo che sia una buona idea rimanere zitti la prima volta." pensai limitandomi ad osservare i volti dei presenti.

«Direi di partire dell'attuazione dell'aula autogestita, vediamo cosa ne pensano gli altri rappresentanti di classe» disse Davide.

«Che altri argomenti pensiamo di esporre in comitato?» dissi prendendo parola per la prima volta.

«Tu che idee hai?»

«Pensavo di parlare della manifestazione a Roma » risposi non molto sicura di aver fatto la scelta giusta.

«Si, ci avevo pensato pure io » disse Serena bloccando con un braccio Francesco che era sul punto di commentare l'argomento «Ne riparliamo meglio prima dell'assemblea. Godiamoci la vittoria di oggi!»

Cercai di sorridere, ma ero troppo nervosa e mi limitai a fare in modo di non sembrare un'ebete.

«Questa sera c'è una riunione con gli universitari della rete studentesca. Ci vediamo davanti il padiglione della facoltà di letteratura?» disse Marco, quando già molti di noi si erano alzati.

Tutti facemmo cenno di si e mi congedai salutandoli.

 

Trovai mio fratello e Ruggiero che mi aspettavano dietro l'angolo.

"Guai in vista".

Lo sguardo inquisitore di Roberto mi bloccò.

«Io non mi caccio nei guai!» disse.

«Smettila di imitarmi! Ed è vero, per questo motivo verrete pure voi questa sera. Così nessuno si metterà nei guai.»

«CHE COSA?» risposero in tono entrambi abbastanza furiosi.

«Su! Fatelo per me!»

«Okay. Mi arrendo, vai a casa in motore?»

«Sisi Rob.» "Un bel sorriso ed è fatta. Confesso che ero preoccupata per questa sera. Mi sarei trovata in difficoltà ad andarci da sola."

«Perfetto, allora ti passiamo a prendere alle sette a casa e ci darai tutti i dettagli di quest'allegra serata» disse mio fratello salutandomi.

«Okay, siete i migliori! A più tardi!»

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