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Autore: _Any    07/08/2011    7 recensioni
Quando mi trovavo alla The Wammy's House giravano strane leggende e tutte quante avevano come protagonista uno di noi, un assassino per l'appunto. Uno di noi che gli altri temevano, uno di quelli che nessuno avrebbe mai voluto incontrare sul proprio cammino. Persino il suo aspetto era spaventoso. Occhi rosso sangue, capaci di infondere il terrore con un solo sguardo. Malvagio, malvagio tanto da uccidere anche una ragazzina.
Devo ammettere che anche io, che mi reputo una persona alquanto razionale e non troppo timorosa, ho creduto a quelle leggende e mi sono permesso di giudicare quella persona in maniera perfida e meschina. Nessuno conosceva il suo nome, per noi era solo una lettera: B.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, L, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Theme 69. Mello's Theme

Questa storia è stata ispirata al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi non mi appartiene.


Inizialmente ero confuso. Bravo a mentire? Sapeva già che non ero andato solo a recuperare un giocattolo?

Certo, potresti davvero andare a prendere un giocattolo, ma non ci sarebbe bisogno di farlo ogni mattina, no?” mi disse con aria di sfida. “Beh, non che mi interessi sapere cosa fai, figurarsi, che me ne può importare? Ma in questo periodo è meglio che ti tenga d'occhio nanerottolo.” disse ancora. Per fortuna non sapeva nulla del quadernetto, non sapeva nulla di Beyond Birthday e al momento era tutto ciò che mi interessava, ma improvvisamente in fin dei conti aveva parlato di controllarmi. Avrei tanto voluto chiedergli il perché, ma non volevo peggiorare la situazione e farlo innervosire davvero, così continuai a rimanere in silenzio.

Ti diverte tanto rimanere sempre in silenzio, eh?” disse poi con un tono di superiorità. “Sì, furbo il nanerottolo, così pensa che io non possa capire che pensa, che io non possa davvero attaccarlo, eh?”.

Sì.

Per me il non parlare era una sorta di difesa verso il mondo esterno, il non mostrare chiaramente i miei sentimenti era un modo per non essere attaccato da persone come Mello.

E di' qualcosa, cazzo!” urlò all'improvviso. “La vuoi smettere con questo tuo modo di fare?! E poi tutti dicono che sei inumano, per forza!” si stava decisamente scaldando.

L'essere chiamato “inumano” però non era dovuto solo a quello. Ero chiamato inumano da quando incontrai per la prima volta Mello, da quando quel bambino biondo mi disse con orgoglio di essere il secondo della classifica, la lettera M. Lui era sicuro di quel che diceva perché quante probabilità ci potevano essere che stesse parlando proprio al primo? Lo 0,(3)% di possibilità, eppure proprio quella piccolissima percentuale lo aveva fregato.

Gli dissi di essere la lettera N, il primo in classifica. In pochi secondi vidi il suo volto cambiare per l'ira. Nella sua mente aveva dichiarato al nemico di aver perso la partita.

Da quel momento cominciò a odiarmi, mi vedeva fin troppo diverso per poter essere il numero uno, diceva a tutti che non potevo essere una persona per la mia eccessiva freddezza.

A volte mi incontrava e non perdeva occasione per rinfacciarmi qualcosa, mi diceva che non potevo capire perché il primo posto lo avevo già e che il giorno che lo avrei perso sarei stato anche io come lui.

Ma a cosa serviva quel primo posto tanto desiderato da Mello?

A nulla, se non a farsi odiare.

E così andammo avanti per anni con una rivalità a senso unico da parte del biondo.

Per me non era così, per me collaborare con Mello non era una cosa così impossibile, ma era lui a impedirlo.

All'inizio di quell'anno ci comunicarono che saremmo stati nella stessa stanza in tre, Mello era furibondo, il suo volto stravolto, sembrava mi potesse congelare con uno sguardo, ma alla fine si calmò, solo pensando che essendomi vicino avrebbe potuto essere ancora più pericoloso per me.

In effetti in quell'anno la percentuale di “incidenti” che mi capitarono (come la sparizione dei miei giochi) aumentò, date le continue trovate del mio compagno di stanza per farmi pentire di essere stato scelto proprio io, proprio il primo in classifica, anche se non era nemmeno colpa mia.

E anche quel giorno sembrava volermi uccidere solo con lo sguardo e la violenza con cui mordeva la sua tavoletta di cioccolato trasmetteva ancora meglio il messaggio.

Se ti stai chiedendo perché ti devo tenere sotto controllo sappi che non te lo dirò. Almeno su questo sono il primo.” concluse trionfante facendo svegliare Matt per il tono troppo alto della voce.

Dopo poco tutti andammo a lezione normalmente e ci comunicarono che a breve ci sarebbe stato un'altra di quelle prove che dovevamo sostenere per aggiornare nuovamente la classifica.

Che fosse quello a cui si riferiva Mello?

No, impossibile. Come avrebbe potuto saperlo prima di tutti gli altri? E poi non aveva mai tentato di controllarmi nonostante avessimo già sostenuto molti di quei test.

La giornata scolastica passò normalmente, nessuna novità rilevante. Continuavo a chiedermi che cosa c'era di così importante da far scomodare il mio compagno di stanza.

La risposta arrivò nel pomeriggio.

Ero nella nostra stanza, componendo un puzzle totalmente bianco. Mello continuava a comportarsi da totale indifferente nei miei confronti, mentre discuteva con Matt di un nuovo videogioco.

Stavo per appoggiare al suo posto l'ultimo pezzo della composizione bianca quando la porta della stanza fu aperta. Sollevai lo sguardo e osservai per qualche secondo Roger. Aveva un'aria stanca, come al solito, e davvero sembrava non reggere a tutta quella mole di lavoro che gli aveva lasciato Watari.

Mello, Near... dovete venire con me nel mio studio.”.

Io non capivo il motivo di un richiamo, non poteva essere per via di qualche problema, la voce del direttore era fin troppo calma.

Certo, per qualche secondo avevo pensato che avesse scoperto del diario di B, ma era impossibile dato che non era neanche stato spostato dal luogo in cui si trovava in origine.

Mi voltai e vidi Mello sorridere con l'aria di chi sa di essere l'unico a sapere che cosa ci avrebbero comunicato, probabilmente quello che avrebbe detto Roger era la risposta alla domanda che mi aveva tormentato tutto il giorno.

Senza dire nulla mi alzai e poi seguii gli altri due.

Una volta all'interno dello studio non potei fare a meno di notare che la descrizione data da B del posto era perfetta, un luogo freddo, ma caldo allo stesso tempo, che incute timore da un lato, ma che mette a proprio agio dall'altro. Non ero mai stato in quel posto prima di allora, di solito era Roger a venire da me se proprio mi voleva comunicare qualcosa.

Mi appoggiai seduto sul pavimento con una gamba tirata verso di me e l'altra abbandonata di lato.

Beh? Come mai ci hai chiamati?” chiese Mello. L'anziano aspettò qualche secondo prima di iniziare a parlare.

Bene... Vi volevo avvertire di una cosa.” disse porgendo al biondo un foglio di carta e lui lo afferrò senza esitazione, lo lesse velocemente e poi lo porse a me.

Era una lettera, anzi, una e-mail stampata, inviata dal fondatore della casa. Il contenuto era breve, si rivolgeva a Roger in tono amichevole avvertendo di una imminente visita di L all'orfanotrofio durante la quale avrebbe conosciuto di persona i due candidati alla sua successione.

Non avevo mai visto L in vita mia, il contatto più stretto che avevo avuto con lui era stato attraverso lo schermo di un computer e una web-cam. Lui vedeva me, ma io non vedevo lui e non potevo nemmeno udire la sua voce dato che persino quella era stata modificata elettronicamente.

Fu in quell'incontro che adocchiò me e Mello, forse perché eravamo stati gli unici a non porre domande. In quel momento, quando sentii il suo modo di ragionare avvertii che era simile a me, disse che il suo non era un vero senso di giustizia, disse che in realtà per lui catturare criminali era solo un hobby, che se si indagasse su di lui si potrebbe scoprire che persino il più grande detective del mondo aveva commesso svariati crimini.

Tutti i bambini continuavano a fare domande, accalcandosi per stare davanti a quella telecamera, ma io stavo dietro a tutti con uno dei miei puzzle da completare e anche Mello se ne stava in disparte, con una tavoletta di cioccolato in mano, appoggiato al muro con l'aria di chi non si degnava nemmeno di ascoltare anche se sapevo che in realtà stava prestando un'attenzione massima.

Ma come poteva lui sapere già di quella lettera?

Grazie mille, Roger.” disse restituendo il foglio, strappandomelo di mano. Dopo poco il ragazzo si avviò verso la porta, ma fu interrotto dalla voce del direttore della The Wammy's House: “Aspettate. Sappiate che tutto ciò è segreto, non potrete dirlo a nessuno, sapete, se lo venissero a sapere tutti si scatenerebbe un putiferio.”.

Il biondo si bloccò. “A nessuno?”. Quella domanda sembrava significare in realtà “Nemmeno a Matt?”, ma Roger scosse il capo in segno di dissenso: “Nessuno, nemmeno i tuoi amici, Mello.”. “Bene.” concluse allora spingendo la maniglia della porta, poi mi guardò: “Non credo che tu abbia altro da fare lì, muoviti ad uscire.”. Quasi senza rendermene conto obbedii alzandomi in piedi e seguendolo fuori dalla porta.

Nel corridoio camminavamo in perfetto silenzio, probabilmente Mello avrebbe parlato di più se la persona accanto a lui non fossi stato io, ma con me era sempre così duro, si doveva sempre mostrare forte e adulto, nonostante avesse solamente 13 anni e io 11.

Come facevi a saperlo?” chiesi.

Oh, ma guarda, hai parlato. Beh, diciamo che non sono estraneo a quell'ambiente e i numerosi richiami sono stati dalla mia parte dato che ho potuto sbirciare quella lettera prima di te.” disse trionfante. “In ogni caso se oserai solo tentare di rubarmi la scena giuro che non sarò molto clemente, nanerottolo albino.”.

Annuii senza nemmeno guardarlo.

Quando finalmente tornammo nella nostra stanza trovammo Matt steso sul letto alle prese con il suo Game Boy Advance. L'oggetto emetteva una musichetta allegra, ma il suo proprietario aveva un'espressione decisamente annoiata sul volto. Al suono della porta che si apriva, voltò la testa verso di noi, poi sorrise e si alzò in fretta per venirci incontro pieno di curiosità. In effetti capitava raramente che Roger ci chiamasse insieme, anzi, era molto raro che Roger chiamasse me e comunque mai mi aveva portato nel suo studio, mentre Mello finiva molto spesso lì per via di tutti i suoi scatti di aggressività nei miei confronti, ma anche nei confronti di altri, persino di Roger stesso a volte.

Allora? Che cosa è successo?”.

Mello mi guardò, non poteva dire della visita del nostro idolo nemmeno al suo migliore amico.

L'unica cosa che poteva fare in quel momento era mentire: “Niente, ci ha detto in anteprima i risultati della classifica.”.

Davvero?” replicò il rosso con un filo di delusione nella voce, probabilmente sperava che fosse successo qualcosa di importante. “E come sono andati?”.

Mello sembrava tentato di classificare sé stesso come primo, ma probabilmente aveva pensato che sarebbe stato meglio essere realistico.

Pensiero triste per lui.

Come al solito, questo qui primo, io secondo e tu terzo.” “E allora perché vi ha chiamati?” “Beh... perché stavolta ero solo un punto sotto l'essere bianco, quindi... beh, la prossima volta lo supererò davvero, vedrai Matt!” replicò il biondo con entusiasmo.

Io nel frattempo mi ero sistemato di nuovo sul pavimento con il mio puzzle e i miei giochi intorno, ma avevo ascoltato con attenzione lo scambio di parole tra le due M della The Wammy's House.

Gli altri credevano sempre che io non ascoltassi, ma in realtà facevo sempre molta attenzione a ciò che mi accadeva intorno e così intervenivo all'improvviso lasciando gli altri sorpresi.

Improvvisamente mi venne in mente il diario di B e quella macchia di inchiostro che era stata lasciata su una delle pagine. Mi ricordai della descrizione di L da bambino e poi da ragazzino. Come un lampo, come se solo in quel momento avessi davvero realizzato cosa stava per accadere di lì a pochi giorni: stavo per incontrare L, e non quello bambino, ma quello adulto, proprio quello che sia io che Mello ammiravamo con tutte le nostre forze.

L era un tipo strano, aveva risolto decine di casi, ma lavorava solo a quelli che trovava interessanti.

E non solo lo avrei visto.

Avrei finalmente capito chi era veramente.

_________________

Authoress' words

Bene, bene! Ho trovato un bar col Wi-Fi gratis e quindi posso pubblicare anche dalla Grecia! Al momento mi trovo a Vassiliki in un piccolo campeggio che non ha niente, neanche il bar... ma il paese è davvero carino e il cibo Greco è delizioso, soprattutto i dolci! Mi sento piena di voglia di vivere, sarà perché sta andando tutto a meraviglia (beh, non proprio, una macchinetta si è mangiata la carta di credito di mia madre, si è rotto l'impianto elettrico del camper...)!

In effetti credo di aver ripreso l'abitudine a dire cose inutili dato che probabilmente non vi interessa nulla di quello che sto dicendo... Ok! Parliamo della storia (se riuscirò a ricordarmi che succede in questo capitolo...)!

Allora, finalmente ho fatto una cosa che volevo fare da molto tempo, ovvero scrivere qualcosa su Mello. A dire il vero questo non è il capitolo originale, ma il primo che  avevo scritto l'ho distrutto perché non funzionava, anche se lì avevo avuto modo di parlare ancora di più del nostro cioccolatodipendente. Rimango sempre dell'opinione che se Mello odia Near, a Near invece Mello piace e infatti lo si capisce dal modo che ha di parlare di lui, anche se prova un certo timore per gli attacchi d'ira del biondino (e in effetti anche io ne avrei paura).

Credo di non avere altro da dire ma vorrei averlo perché dovrò aspettare qualche ora prima di connettermi e so già che mi annoierò a morte, però così annoio voi, quindi la smetto.

Ah, sì! Martedì andrò a recuperare la carta di credito di mia madre e sapete dove? A via Mello!

A domenica 14!

Any

   
 
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