Severus
Profumava
dell’ammorbidente usato da sua madre, di
amicizia e di vaniglia. Lo sentì per la prima volta quando
lei gli fece la
prima confidenza all’orecchio. ‹‹Sai,
ho sempre pensato di essere un po’
diversa.›› Era
difficile ascoltare le sue parole in mezzo al ruggito del suo
cuore. Era difficile capire cosa stesse dicendo quando la sua mente era
offuscata dalla sua fragranza.
Gli anni
non la cambiarono radicalmente. La pubertà fece
spuntare note agre nel bouquet, come una raschiata di scorza di limone.
Forse
perse un po’ in delicatezza, ma acquistò in
potenza. A volte si sentiva
intossicato. La sua era una pozione dai vapori troppo potenti. Si
sentiva
perseguitato, di giorno, di notte, nel suo letto, quand’era
con lei e ancora di
più quand’era lontano da lei.
Trasaliva
quando vedeva una patina di sudore sulla sua
fronte. Le giornate estive avevano questo meraviglioso effetto
collaterale. La
rendeva più vera, più animale. La miscela oleosa
che le imperlava la sua fronte
sembrava solo amplificare l’effetto della fragranza.
Con Potter
iniziò a indossare del profumo vero, di quello
comprato in boccetta. Banale: la bellezza non ha bisogno di ornamenti
fasulli.
Era diventata una donna, e lui era rimasto un ragazzino.
Partecipò
al suo funerale, nascosto dove nessuno potesse
vederlo. Era il suo assassino. Di cosa odorava in quel momento? Dei
gigli delle
corone funebri?
Continuò
a visitarla, la sua tomba, finché capì che non
c’erano più profumi da sentire. La bara era
chiusa, le corone erano state
disintegrate dall’umidità. Lily Potter stava
marcendo sotto ai suoi piedi. Il
suo profumo era diventato il lezzo di un cadavere. I vermi avevano
iniziato il
loro amorevole lavoro. Ammorbidente, amicizia, vaniglia, limone,
sudore,
profumo commerciale – era tutto svanito.
Non
ritornò più.