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Autore: Mea    07/08/2011    1 recensioni
"Aggirò la scrivania su cui era appoggiato il portaritratti d'argento e si accostò all'ampia finestra, da cui filtrava la luce chiara delle sei del pomeriggio. Il giardino del maniero sembrava trarre piacere e vigore dai raggi di luglio. All'improvviso, vide una figura avvicinarsi al cancello in ferro battuto, in lontananza. In quel momento, una pregiata radio degli anni 30', alle sue spalle, quasi prendendo vita e scuotendo l'altoparlante, proferì con voce pacata e decisa: - Visite, signor Malfoy.-"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Shot estate
Gosh, avevo giurato di non scrivere più nulla che avesse a che fare con Harry Potter. "Solo più storie originali e poesie, solo più quelle, Federica". Non che avessi perso il mio interesse verso i personaggi della cara Jo, anzi... Tentavo solo di produrre qualcosa di mio.
Che ci volete fare, Jo è davvero brava e non posso che spiluccare ancora una volta dai suoi romanzi. Buona lettura.



Lo sguardo dell'uomo indugiò sulla fotografia. Ritraeva una giovane donna, i capelli chiari raccolti fermamente dietro la nuca. Gli occhi non si abbassavano mai, solo per un istante si voltavano indietro, come a cercare qualcosa che non riuscissero più a vedere dietro di sè; ma lo sfondo della foto era grigio e vuoto, e gli occhi tornavano a guardare l'uomo pallido che si era soffermato sul portaritratti.
I pomeriggi erano immensamente lunghi per Lucius Malfoy, ma vi aveva quasi fatto l'abitudine, e il clima fresco del Wiltshire gli permetteva anche di sopportare le immobili giornate estive. Quattro anni prima, sì, quattro anni prima l'estate era stata insopportabilmente calda e solo previdenti incantesimi avevano impedito che l'erba del suo bellissimo giardino diventasse secca e gialla. Ma quel tempo era straordinariamente sbiadito, sapeva di lontano, di diverso, di irrecuperabile. Lucius ormai aveva quarantacinque anni, ricordi incerti e la quotidianità di un pensionato. Era privo di un lavoro e manteneva la propria famiglia solo grazie all'immensa eredità e ad accorte e mai troppo rischiose speculazioni alla Borsa Magica. Aveva perduto il posto al Ministero, ma non certo il proprio fiuto per gli affari.
Aggirò la scrivania su cui era appoggiato il portaritratti d'argento e si accostò all'ampia finestra, da cui filtrava la luce chiara delle sei del pomeriggio. Il giardino del maniero sembrava trarre piacere e vigore dai raggi di luglio. All'improvviso, vide una figura avvicinarsi al cancello in ferro battuto, in lontananza. In quel momento, una pregiata radio degli anni 30', alle sue spalle, quasi prendendo vita e scuotendo l'altoparlante, proferì con voce pacata e decisa: - Visite, signor Malfoy.-
Il padrone non si voltò, ma continuò a fissare il nuovo arrivato dietro le imponenti vetrate. - Chi è?-
- Hyperion Greengrass, signor Malfoy. Dice che avrebbe piacere di parlare privatamente con lei.-
- Apri il cancello. Non avvertire mia moglie.-
- Farò il possibile, signor Malfoy.-
Infide le radioline, pensò. Provavano un incomprensibile piacere nel far sapere a tutti di una nuova visita. Avessero potuto, avrebbero trasmesso la notizia anche a Londra. Ricordò, proprio allora, dell'attenzione che aveva dovuto prestarvi durante i suoi giorni da Mangiamorte.
Uscì velocemente dal suo studio, attraversò un ampio corridoio ignorando i saluti e le domande di numerosi ritratti, fino ad arrivare in un maestoso ingresso dalle pareti viola, damascate. Le pesanti porte in legno si aprirono al suo passaggio. Scese i gradini del porticato e andò incontro al suo ospite, lungo il viale d'ingresso.
- Hyperion!-
- Lucius!-
Dovette notare, suo malgrado, quanto la stretta di mano dell'uomo, ben più vecchio di lui, fosse forte. Pensò a quel mattino, quando, allo specchio, aveva notato novelle zampe di gallina ai propri occhi, non senza un certo qual fastidio.
- Vieni, Hyperion, è la giornata giusta per una passeggiata in giardino.- Posò la mano sulla spalla dell'ospite e lo condusse verso un vialetto laterale, dove le siepi formavano un delizioso architrave che si inchinò al loro passaggio. - Ti posso offrire qualcosa?- disse, facendo per estrarre la nuova bacchetta dal taschino del panciotto.
- Oh, no, grazie, davvero. Magari più tardi. Posso chiederti come stai, Lucius? Tua moglie?-
- Non c'è male, grazie.- Malfoy sfoderò uno smisurato sorriso. Non era difficile, per lui, mentire. - Narcissa deve essere nel giardino retrostante, a leggere. Mi piacerebbe chiamarla perchè venga a salutarti, ma da quanto ho capito desideri parlarmi in privato.-
L'uomo sembrò visibilmente in imbarazzo. Tirò le labbra, nascoste da una barba brizzolata, verso il lato sinistro del volto. - Se non ti dispiace, Lucius. Cose da uomini. Avrò piacere di salutare tua moglie un'altra volta.-
- Certo, comprendo.- Ora, il desiderio di sapere dove volesse arrivare, con quel fare misterioso, era impellente. Fin dal primo momento, l'annuncio di una visita così privata da parte di un uomo con cui aveva avuto poco da condividere, l'aveva incuriosito. Non capiva il motivo per cui non volesse vedere sua moglie. - Preferisci che ne parliamo da seduti?- domandò Lucius, indicando una panchina in pietra dai bracci a forma di drago.
- Sì, forse. -
Per la prima volta, Lucius notò un segno di stanchezza in quel volto forte. Sembrava che ad Hyperion Greengrass mancasse quasi il fiato. Di cosa doveva parlargli, quell'uomo, di così importante?
Lucius fece cenno al mago di sedersi, poi si mise al suo fianco. Dei cuscini grigi come la pietra, ma morbidi come se fossero stati di stoffa, si formarono magicamente dietro alle loro schiene. La ghiaia davanti a loro si animò e si raccolse a formare, verso l'alto, un tavolino con due bicchieri, fatti di piccole pietruzze, che si riempirono di bevande fresche. Lucius ne prese uno e lo porse all'ospite. - Sembra che dobbiamo proprio bere qualcosa. Pare succo di zucca. O preferisci qualcosa di più forte?- disse con la sua voce strascicata.
- No, no, grazie, è perfetto così.- Greengrass sembrava avere fretta. - Sai, Lucius, ti devo proprio parlare...-
- Dimmi.-
- Perdonami.- si interruppe. - Tuo figlio è in casa, Lucius?-
- No, doveva comprare qualcosa a Diagon Alley.- Malfoy si chiese, ora più che mai, per quale motivo suo figlio non dovesse essere in casa. Il comportamento di Greengrass era alquanto strano. Ma non era in contatto col nuovo Ministero, pensò Lucius, non c'era nulla da temere, nessuna nuova perquisizione, nessuna inchiesta, nessuna confisca. O, e qui le imperscrutabili sopracciglia del mago dovettero corrugarsi, che Draco avesse parlato troppo con quella ragazza, con la figlia di Hyperion?
- Bene, bene.- continuò l'ospite. - Non è più il caso che io indugi, allora.- Greengrass sembrò aver ritrovato quel vigore che aveva momentaneamente perso. - Immagino che tu sia a conoscenza, Lucius, del fatto che i nostri figli si frequentano da qualche tempo.-
- Certamente.- Quasi un anno, pensò Malfoy, a quanto ne sapeva. Allora era davvero quello l'argomento di cui Greengrass voleva discutere?
- Ti renderai conto, allora, di quanto Astoria sia...- Si fermò. - Giovane. Deve ancora finire l'ultimo anno di studi. Io e Theresa siamo preoccupati.-
Seguì un attimo di silenzio. Greengrass si decise finalmente a sorbire un po' di succo.  - Astoria, vedi, si sta lasciando coinvolgere, è una ragazza. Abbiamo paura per il suo futuro...-
Qui Lucius si sentì in dovere di interromperlo. - Per quale motivo, Hyperion, mio figlio dovrebbe essere, come dire, di ostacolo al futuro di tua figlia?- Il suo fastidio era percepibile. Cominciava ad intuire.
Greengrass non si sottrasse al suo sguardo, ma lo ricambiò con finta complicità. - Siamo stati giovani anche noi, Lucius. Conosciamo i rovelli dell'amore. Ma è il momento, per Astoria, di concentrarsi su se stessa, di capire quale sarà il suo posto, un giorno, nella società. E' una giovane donna, è un momento delicato per lei. Ora ha solo bisogno di curare i propri studi ad Hogwarts e i propri obiettivi. L'anno prossimo avrà i M.A.G.O, e poi chissà.-
Non fu difficile, per Malfoy, notare come il mago avesse escluso Draco dai possibili obiettivi di Astoria. Ora capiva benissimo la situazione, ma tentò ancora di sviare il discorso, di mantenere la conversazione su quei livelli fasulli, di far cadere Greengrass stesso sull'assurdità delle sue argomentazioni. - Perdonami, Hyperion, ma credo fermamente che Astoria, in quanto giovane donna, sia consapevole delle proprie scelte. E così Draco. Non penso che sia affare nostro...-
- Così non ci occupiamo più dei nostri figli, Lucius?- lo interruppe Greengrass. - Lasciamo correre tutte le loro frivolezze, distrazioni... Mi preoccupo per Astoria, tutto qui.-
- Frivolezze.- Lucius si prese una pausa. Non aveva toccato il succo, lui sì che avrebbe preferito qualcosa di forte, un buon whisky incendiario, perchè no. - Non so dove tu voglia arrivare, Hyperion, ma sono certo del fatto che Draco tenga ad Astoria e comprenda perfettamente...-
- Se tenesse davvero ad Astoria, la lascerebbe libera...-
- Perdonami?- Malfoy mostrò palesemente il proprio fastidio, con una nota di incredulità.
- Sono giovani, l'ho già detto, Lucius. Astoria ha appena compiuto diciassette anni. Tutto questo non può portare a nulla di buono, converrai con me. Si faranno solo del male.-
- E quindi, fammi capire, io dovrei...-
- Parlare a Draco, se sei un buon padre. Noi abbiamo tentato di far ragionare Astoria...-
- Già, Draco mi ha detto qualcosa.- Eppure, Lucius aveva creduto che l'ostilità dei genitori della ragazza non avrebbe portato mai a nulla di tanto patetico. - Sarò chiaro, Hyperion. Non chiederò a mio figlio di lasciare Astoria perchè pensi ai suoi studi. Sono convinto che una ragazza intelligente come lei sia perfettamente in grado di portare avanti entrambe le cose con serietà. Ora, non prendiamoci in giro. Draco non è... al suo livello?-
Greengrass si alzò e fece mezzo giro intorno al tavolo. Anche Malfoy abbandonò la panchina. Non avrebbe permesso a quel verme di stare al di sopra di lui.
- No, Lucius, sai bene che non voglio dire questo. Ma Draco non ha futuro. Mentre Astoria ha bisogno di un futuro.- Hyperion lo guardò intensamente. - Non ha un lavoro, una rendita sicura, un posto nella società.-
- Avrebbe un lavoro, Hyperion, se tu gliene procurassi uno. Avanti, sappiamo bene che puoi.- 
- No, la verità è che non posso. Devo garantire qualcosa alle mie figlie e compromettermi con Draco non sarebbe di alcun giovamento. Sono malato, Lucius. E' qualcosa che non ho detto nemmeno a mia moglie. Non sarò qui ancora a lungo e ho intenzione di provvedere al fatto che la mia famiglia possa cavarsela senza di me. Draco è la scelta sbagliata.-
- Ti prego di uscire da questa casa, Hyperion.-
- Davvero? Sei un padre anche tu, Lucius. Puoi capire. Quello che ti chiedo è di far ragionare...-
- Non dirò nulla di tutto questo a mio figlio! Non dirò che un vecchio rimbambito lo vuole fuori dai piedi perchè troppo compromesso per la sua adorabile bambina!- Malfoy aveva ceduto alla collera, iniziando ad urlare.
- Vecchio rimbambito...- Gli occhi di Greengrass erano colmi di tristezza. - Sto morendo, e tu mi dai del vecchio rimbambito. Poi ti chiedi perchè io non abbia alcuna stima del cognome Malfoy. Mai avuta. Un gruppo di opportunisti pronti a ritagliarsi la strada più facile. Mai hai sbagliato qualcosa ultimamente, non è vero, Lucius?-
Malfoy ignorò la domanda. - Un tempo avresti solo potuto ringraziare il cielo che un Malfoy corteggiasse tua figlia.-
- Quanto sei arrogante, Lucius.- Greengrass aveva mantenuto la sua pacatezza. Sembrava incredibile che un uomo così potesse ammalarsi. - Fa' quello che vuoi, ma ti prego di ricordare le mie parole. Se Draco davvero volesse bene ad Astoria, capirebbe quel che è giusto fare. Ma dubito che mia figlia sia il suo vero e unico interesse...-
Lucius si bloccò, come innaffiato da un'ondata di acqua fredda. Sembrava che i suoi occhi grigi potessero prendere fuoco da un momento all'altro. - Che cosa stai insinuando?-
- Te lo stai chiedendo davvero, Malfoy? Immagino che quando Draco ti abbia riferito di questa relazione, tu abbia esultato alla sola idea di quanti galeoni avrebbero rimpinguato...-
- Fuori di qui!- Malfoy aveva ricominciato a gridare.
- Certo. Non mi tratterrò nella casa di un ospite che non mi desidera. Arrivederci, Lucius. Mi spiace di essere dovuto arrivare a questo.-
Malfoy non rispose, lasciò che l'uomo si allontanasse per il viale. Pregò che Narcissa, lontana, non avesse sentito.
Un pavone bianco posò le zampe sulla ghiaia, facendola scricchiolare. Un suono che aveva accompagnato Lucius sin dall'infanzia. Ma, se suo padre aveva introdotto solo un esemplare nella casa, Lucius si era concesso il lusso di allevare quegli animali affascinanti.
Il cielo di luglio stava diventando pian piano più scuro, nonostante mancasse ancora molto alla notte. Draco era in ritardo, di lì a poco sarebbe stata ora di cena.
Non gli avrebbe riferito nulla della sgradevole visita. Era estate, la prima estate in cui avesse visto suo figlio sereno da molto, moltissimo tempo. Dopo tre anni d'inferno, Lucius avrebbe lasciato che il giovane potesse uscire da quelle mura, amare, baciare una ragazza. Ricordò il buio che circondava la casa, solo due anni prima, quand'era appena uscito di prigione, il gelo portato dai dissennatori che stringeva il maniero in una morsa di paura e nubi ostili. Ricordò l'estate successiva, quando, nonostante tutta la gratitudine e il sollievo di essere sani e salvi, la solitudine si era impadronita di loro, e soprattutto di suo figlio. Non avrebbe lasciato che qualcosa potesse di nuovo oscurare la sua estate. Quella se la meritava, era un regalo di cui non poteva e non voleva privarlo.
Alla malora Greengrass, pensò. E se da questo ci ricavo pure un bel po' di galeoni sottratti al vecchio pazzo, tanto tanto meglio.
  
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