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Autore: berlinene    07/08/2011    7 recensioni
Una convocazione inaspettata, una fic leggera e senza pretese, che vuol essere soprattutto un tributo alla Nazionale Giapponese Femminile che la Coppa del Mondo l'ha vinta davvero! Una storia che avevo in mente da un po' e che una piccola "svista" di Sanae78 mi ha fatto venir voglia di buttar giù.
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Diario di Irene Price genera storie'
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Nella squadra nazionale...

“Il pacco è arrivato!” trillò Ken, entusiasta.
Si riferiva alle maglie per l’imminente nuova convocazione della nazionale: siccome dovevano presentarsi già in divisa, i completi erano stati inviati per posta a tutti i convocati.
Ken entrò nell’appartamento che divideva con Kojiro, Takeshi e Yasu e appoggiò il voluminoso involucro sul tavolo, dando appena il tempo ai suoi coinquilini di togliere i piatti dalla sua traiettoria.
“Ken, staremmo mangiando” ringhiò Yasu, ma era come parlare a un sordo: il ragazzo stava già aprendo il pacco e ravanandoci dentro con trasporto. Aveva una vera fissazione per le divise nuove: era sempre stracurioso di vederle e provarle.
Passò la lettera accompagnatoria, senza degnarla di uno sguardo, a Sawada che, invece, si mise diligentemente a leggerla. Il portiere lanciò le rispettive divise ai due compagni. Quindi l’espressione del viso da eccitata si fece torva. Gli occhi si ridussero a fessure e sibilò:
“Se è uno scherzo non fa ridere, se è un errore sono dei coglioni”.
Così dicendo, tirò fuori tenendola per un angolino come se gli facesse schifo una divisa diversa dalle due precedenti su cui campeggiavano il numero 1 e la scritta “Wakabayashi”.
“No, aspetta”, continuò senza dare il tempo agli altri di reagire. “C’è anche la mia, disse tirando fuori un quarto involto. “ma… sono diverse”.
Era vero: oltre che avere una colorazione leggermente diversa, il pacco di Ken era più voluminoso.
“Nessun errore” intervenne allora Sawada. “La divisa in più non è quella di Genzo inviata per errore… è per Yasu”.
“Beh, carina, al posto delle solite magliette dello staff…” osservò la ragazza, aprendo il cellofan che avvolgeva quella che, a quanto pareva, era la sua divisa.
“No, Yasu” continuò Sawada. “Qui dice che, oltre alla nostra amichevole, ci sarà una partita dimostrativa per la futura nazionale giovanile femminile e vogliono che tu ne faccia parte”.
“CHE COSA????” gridò la ragazza, sconvolta. “Ma non ho mai giocato in una squadra!”
“Ti prego, Yasu” si lamentò Kojiro. “Non ricominciare con la storia del non essere all’altezza. Se ti hanno chiamato vai, punto e basta”.
 


Il ritiro era cominciato tre giorni prima e, dopo la presentazione delle squadre (la famosa cerimonia a cui dovevano presentarsi in uniforme), Ken e Yasu, presi dai rispettivi allenamenti, pur alloggiando a poche centinaia di metri di distanza, non erano più riusciti a vedersi, se non da lontano. Finalmente, quel pomeriggio, ce l’avevano fatta a organizzare un incontro presso il piccolo chiosco appena fuori il J-Village.
Ken sedeva sotto il pergolato, il cappello calcato sugli occhi nel tentativo di non farsi riconoscere, i gomiti sul tavolino, le mani a sorreggere la testa, prendendo ogni tanto un sorso dalla cannuccia del frappé che gli stava davanti. Scrutava impaziente il sentiero da cui sarebbe sbucata Yasu.
“Ommioddio-ma-quello-è-Ken -Wakashimazu!” una vocetta stridula e fastidiosa arrivò da dietro le spalle. Il karate keeper sospirò, preparandosi a salutare l’ennesima fan squeante, a sorridere per l’ennesima fotografia e a chiedere con gentilezza l’ennesimo nome per scrivere la dedica. Sebbene, a causa della sua natura riservata queste persone lo infastidissero un po’, l’educazione gli impediva di trattarle male o anche solo con sufficienza. E poi, diciamoci la verità, quelle attenzioni un po’ lo lusingavano.
Eppure scorgere Yasu al posto della fan, che si aspettava, gli strappò un sospiro di sollievo e gli dipinse sul volto un bel sorriso. Si alzò di scatto e la strinse forte.
 “Shhhh” la rimproverò allegramente, abbassando la testa per sfiorarle le labbra con un bacio. “Non vorrai attirarne qualcuna davvero…”
“Bah, è inutile che ti metti cappello e occhiali da sole per restare anonimo e ti lasci i capelli sciolti in bella vista… è come se avessi il collarino col nome…” disse passandogli un dito fra le ciocche corvine.
“Parla quella che il nome ce l’ha scritto sul cappello”.
Yasu scrollò le spalle con sufficienza. “Un regalo di mio fratello… come se avere un cappello uguale al suo fosse la mia massima aspirazione…”
Ken la guardò divertito, dall’alto dei quindici centimetri che li separavano. “Forse non proprio la massima, diciamo… la seconda in ordine di importanza”.
Yasu si staccò e fece per dargli un pugno nel petto, che Ken bloccò facilmente.
“’fanculo” mormorò lei ridendo e baciandolo di nuovo.
“Allora” fece lui, tornando a sedersi. “Cosa si prova a essere il portiere titolare incontrastato della nazionale?”
“Che scemo! Mica è vero!” esclamò lei, sedendoglisi vicino. “Ho un secondo niente male e soprattutto c’è il terzo portiere che, se non si fosse infortunata durante il ritiro, sarebbe il primo. La signorina Matsumoto -”.
“C’è anche lei?”
“Sì, è lei il primo dirigente. Mi ha spiegato che quando Nozomi Fukumoto si è infortunata, solo pochi giorni fa, non sapevano che pesci pigliare e a lei sono venuta in mente io. Mi ha detto: ‘Te l’avevo promesso che prima o poi ti facevo giocare in una squadra? Altro che Toho Girls… hai la Nazionale!’”
“Già la famosa diatriba sulla squadra femminile del Toho…”
“Si beh, quella è partita persa… Non so se hai presente la media delle nostre compagne”.
“Già… sarebbe più proficuo far giocare Kumi o Sanae…”
“A proposito! Sai che Yukari non è niente male? E’ un difensore migliore del suo fidanzato… peccato non abbia la stazza del cugino”.
“Oddio, credo che così sia più carina…” commentò, fermando di nuovo a mezz’aria la manata di Yasu in arrivo.
“Maschilista sciovinista. Qui si parla del bene della squadra non del concorso di Miss Nazionale…”
“… e comunque quella saresti tu” concluse lui con voce suadente.
“Maschilista, sciovinista e ruffiano” rispose Yasu con un sorriso sghembo. “Fammi vedere cosa c’è da mangiare, che per venire qui ho saltato il pranzo”.
Come evocata, le apparve davanti una generosa porzione di onigiri. Yasu li guardò con uno sguardo fra il cupido e il sorpreso.
“Mi sono permesso di ordinare per te, immaginando le tue rimostranze per il salto del pasto…”
“Mi conosci troppo bene, amore, stai superando mio fratello…”
“Beh, almeno in questo” sibilò Ken volgendo lo sguardo altrove.
Yasu fermò a mezz’aria la mano che stava portando il primo onigiri verso la bocca aperta. Posò la polpettina di riso e alzò le mani.
“Perdonami, non volevo…”
“Tranquilla, il problema è mio…”
“Consolati pensando che stavolta mettere me e lui in porta è più una questione di… marketing che altro… Mi dispiace per te e per Ayumi, il mio secondo… credo che chiederò di farle giocare metà partita… io sono solo…” fece una smorfia. “Pubblicità”.
“Finiscila, ci sarai arrivata in modo poco ortodosso ma te lo meriti… e anche tuo fratello”.
“E anche tu”.
“Ma non parliamo di me” tagliò corto, con una scrollata di spalle. “Come è andato oggi l’allenamento?”
“Per essere i primi allenamenti vanno bene… se non fosse che abbiamo la partita fra pochi giorni… non sono male, le ragazze…”
“Lascia perdere le altre… Quanti ne hai presi?”
“Che stronzo, io non te la metto mai così…” mugugnò.
“Oh, sì che lo fai…”
“Vero” sorrise Yasu birichina. “E comunque nessuno…”
“Wow”
“…quasi.”
“Ah, ecco. E chi è la grande bomber capace di segnare alla Super Girl Goal Keeper?”.
“Hyuga. Naoko Hyuga”.
“Na-chan? Ommioddio, mi ricordo quando la tenevo sulle ginocchia…”
“Invece è lei il futuro della nazionale femminile, te lo dico io… è giovane ma ha molto talento e molto carisma… infatti l’avevo proposta come capitano… ma hanno deciso altrimenti…” concluse con un’alzata di spalle, mentre s’infilava in bocca un onigiri.
“Ah sì? E chi hanno scelto?” chiese Ken, il volto poggiato sulle mani e lo sguardo curioso mentre succhiava il frappé.
Continuando a masticare, Yasu si frugò in tasca e ne tirò fuori una fascia azzurra con una “C” rosa cucita sopra e la sventolò.
“Kamisama, sto insieme al portiere titolare e capitano della nazionale…”
“Già” commentò lei col solito sorriso sghembo. “Te l’ho detto, il mio cognome fa pubblicità… e poi sono la più vecchia. Ma che ti devo dire… comunque vada, questa partita sarà un bel sogno”.

Quel rigore non ci voleva proprio.
“E poi non c’era assolutamente” sentenziò Jun, sistemandosi in modo da avere una buona visuale. Se il portiere non parava, la partita era davvero chiusa.
Ken deglutì a vuoto, pallido in volto. Ora era tutto nelle sue mani. Non era la prima volta che doveva parare un rigore, eppure lui non era mai stato così male. Tanto che, quando vide l’attaccante sistemare la palla sul dischetto, per un attimo ebbe la tentazione di chiudere gli occhi. Ma ovviamente non poteva. Seguì quindi con attenzione ogni movimento: la rincorsa, il piede che colpiva la palla con forza, la traiettoria del tiro: potente ma non troppo angolato.
E la parata, bellissima, di Yasu.
Di colpo la tensione svanì e si sentì solo profondamente orgoglioso della sua ragazza. E del fatto che aveva seguito i suoi consigli sui rigori.
“Bah” protestò Genzo sprofondato nella poltroncina della tribuna d’onore. “Avrebbero dovuto mettere mia sorella fin dall’inizio”.
Il primo tempo era stato una discreta disfatta e le ragazze avevano incassato tre goal. Su richiesta di Yasu, fino al 45° aveva giocato Ayumi, mentre lei era entrata nella seconda parte della gara e per ora aveva salvato il risultato.
Il pallone respinto fu recuperato da Yukari, che dribblò due avversari e poi lanciò lungo verso l’area avversaria.
“Visto?” esclamò Ryo tronfio. “Quella è la mia ragazza!”
“Non si direbbe” insinuò Soda beffardo. “E’ bravissima”.
“Di più” rincarò la dose Urabe, passando un braccio attorno alle spalle di Ishizaki. “Sa giocare a calcio, lei”.
Ryo li guardò torvo ma, prima che potesse ribattere, fu Jito a intervenire.
“Che ci volete fare, la scuola calcio Hirado sforna solo grandi difensori” affermò, con una delle sue sonore e contagiose risate.
“Beh” sospirò quindi Yayoi. “Quantomeno quelli della nazionale femminile sono veri difensori”.
“Cosa vorresti insinuare?” ringhiarono all’unisono Matsuyama e Misugi.

Intanto il passaggio di Yukari era stato raccolto da una compagna che, non appena vide accorrere il loro numero nove, le servì un assist perfetto.
Naoko Hyuga segnò, in zona Cesarini, il goal della bandiera.
Uno splendido goal della bandiera.
Quando il tiro della giovane Hyuga si insaccò alle sue spalle, il portiere rimase immobile. E immobile rimase, per un attimo, tutta la tribuna, finché Sanae non scatto in piedi gridando a pieni polmoni: “Goal!”.
La Nakazawa, era tornata, per un breve attimo, la vecchia Anego e, da buona capo-tifosa trascinò col suo entusiasmo tutto lo stadio.
Tsubasa sorrise e dette uno sguardo al cronometro. In qualità capitano della squadra maschile, alla fine della partita doveva andare in campo a salutare tutte le giocatrici. Si avviò dunque verso l’uscita e, passando vicino a Hyuga, gli dette una pacca sulla spalla mormorando: “buon sangue non mente”. Kojiro rispose con un sorriso particolarmente aperto e uno sguardo pieno di orgoglio.
Tsubasa consegnò ad ognuna una piccola medaglia e salutò con particolare affetto Yukari e Naoko. Infine arrivò di fronte a Yasu, cui consegnò una targa, quindi i due capitani si misero in posa per le foto.
“Non ti crucciare del risultato, come prima prova è stata comunque positiva. E tu sei stata bravissima”.
“Grazie, Tsubasa, ma non ci crucciamo affatto, a dire il vero siamo soddisfatte. E’ un ottimo inizio e comunque è tutto da vedere” insinuò guardandolo di sottecchi.
“Che cosa?” chiese il centrocampista sbattendo le palpebre.
“Quale sarà la prima nazionale giapponese a vincere la Coppa del Mondo” concluse calzandosi il berretto e mettendosi in posa per la foto successiva.
____________________

* Riferimento a Una vacanza diversa

Note di chiusura:

Grazie a Sanae78 per l'inconsapevole ma preziosissimo spunto. Non tutte le sviste vengono per nuocere;)

Grazie a releuse per le scene in tribuna.

Grazie alle ragazze del Nadeshiko Japan per averci fatto gridare "Il Giappone è campione del mondo!!!"

E di nuovo buone vacanze!!

berlinene





   
 
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