Chiedo scusa se posto
questo capitolo un po’ in ritardo… ma ho avuto alcuni problemi
abbastanza gravi di recente e purtroppo il periodo di crisi è appena
cominciato quindi non assicuro una data precisa di pubblicazione per le altre
fan fic che scrivo… per questa, visto che
è già stata terminata nella stesura, dopo questo capitolo ci sarà l’ultimo
e conclusivo penso di riuscire a postarlo entro il fine settimana… chiedo
scusa per l’inconveniente.
Nel frattempo ne approfitto per ringraziare delle persone (ma questo solo
a fine capitolo)
A voi la lettura!
Capitolo 6
-Hai vinto tu… -
Avevo sperato che
fosse una persona più intelligente.
Lasciai passare il
fine settimana ignorando tutti i messaggi del cellulare.
Facevo semplicemente finta
di non averli letti i suoi. Anche se sussultavo ad ogni segno
di vita dell’apparecchio.
Presto arrivò
il lunedì successivo Cercai di ignorarlo il più possibile
correndo via ogni volta che vedevo qualcuno che gli potesse somigliare.
Per un paio di settimane
non fu difficile evitarlo.
Ma non poteva durare in eterno.
Stavo scappando ne ero consapevole. Ma fino a che
ero ancora in tempo avrei cercato di non innamorarmi di lui.
Anche se non riuscivo a fare a meno di pensarlo.
Un mercoledì
pomeriggio dopo una lezione particolarmente noiosa uscii
dall’aula e mi prese un colpo quando lo vidi davanti a me con la borsa a
tracolla che penzolava ricolma di libri ai suoi piedi e lui, con la sua
imponente figura, con braccia incrociate e una felpa rossa che gli illuminava i
bei lineamenti.
Sentii il cuore
mancare un battito e la mia mente pensare “rinuncia hai perso, ha vinto
lui, ti sei innamorata” scossi la testa scacciando quel pensiero. Un
terrore improvviso salì lungo la mia schiena. Salutai le mie compagne di
corso che sorridevano maliziose.
Sospirai e feci finta
di non averlo visto.
Lo sentii fermarmi con
una mano, mentre un brivido di caldo saliva dal punto
in cui mi aveva sfiorato fino al collo.
-Vieni con me- il suo
sussurro leggero. Sentii il suo fiato che mi accarezzava il collo
mentre il mio corpo prendeva a vagare da solo, seguendolo, ignorando
totalmente la mia testa.
Non sapevo dove mi stesse portando. Semplicemente notai che mi portava fuori dall’edificio e in silenzio
attraversavamo le vie della città, con il caos dei presenti e i negozi
pieni di vita.
Lui silenzioso che
camminava davanti a me e che aveva trasformato la sua presa in una stretta di
mano salda che mi conduceva in un posto che temevo di vedere.
La mia voce prese a
funzionare, e la mia mente si risvegliò quando
vidi la stazione comparirmi davanti.
-cos… dove
stiamo andando? Me lo vuoi dire?- forse avrei dovuto
trovare prima la voce per chiederlo.
-Ti faccio il
biglietto… per che ora devi essere a casa?- lo guardai
sorpresa di quella risposta e della sua successiva domanda.
-Veramente dovrei essere a lezione… - forse avrei dovuto pensarci
prima di allontanarmi dall’edificio. Tuttavia mi sentivo come se la mia
mente fosse completamente in tilt.
-ti ho chiesto per che
ora devi essere a casa… non se hai lezione…- disse
lui accigliato.
-Per le sette e
mezza…- risposi senza capire lo scopo della sua domanda.
Lui non aggiunse altro
e riprese a trascinarmi.
Una volta
all’interno della stazione riprese a parlare.
-Aspetta qui, e non
muoverti- per chi mi aveva preso per una bambina?
Tuttavia il mio corpo
non si sarebbe mosso comunque. Sapevo cosa aveva in
mente. Forse lo temevo più che altro. Ma non
riuscivo a ribellarmi.
Tornò indietro
poco dopo con un biglietto che mi mise in mano e mi trascinò verso il
treno che prendevamo tutti i giorni.
Mi costrinse a sedermi
ignorando tutte le mie domande e non rispose mai a nessuna di esse. Si limitò a fissare fuori dal
finestrino.
Sospirai ancora,
troppe volte mi capitava di sospirare quando si
trattava di lui.
-Mi stai portando a
casa tua… ?- chiesi, anche se era più
un’affermazione.
-Forse…- rispose lui vago.
-Andiamo mi credi
così stupida da non averlo capito?- voleva che mantenessi la mia
parola… o forse più semplicemente era
solo una scusa per portarmi nel suo letto. La seconda ipotesi era la più
probabile.
Lui sospirò…
dovevo essere contagiosa. –Devi mantenere la tua
parola!- rispose lui con il suo solito sorriso tra il perfido e il
divertito.
-Non è che
è stata solo una scusa per portarmi nel tuo letto sin dall’inizio?-
chiesi acida.
-Ti preferivo
quando eri zitta- rispose lui.
Per tutto il resto del
tragitto non mi mossi. Ad ogni fermata mi ripromettevo
che me ne sarei scesa e tornata indietro ma non riuscivo a trovare la forza.
Forse perché
volevo che succedesse?
Dovevo essere
impazzita.
Vidi passare anche la
mia abituale fermata. Per un istante credetti quasi di averla la forza di scendere e feci per alzarmi.
La mano
di lui mi fermò posandosi sulla mia e prima ancora che me ne
accorgessi le sue labbra si erano posate sulle mie. All’inizio con
insistenza, più per trattenermi che per altro, poi, incapace di fermarle
mi abbandonai ad esse lasciandomi trasportare.
Sentii vagamente il
treno fermarsi e ripartire alla fermata successiva, ma mi accorsi realmente che
era successo solo qualche attimo dopo quando fui
più cosciente di quello che era successo.
Era stato solo uno
stratagemma per trattenermi sul treno! Eppure avevo come l’impressione
che ci fosse dell’altro.
Lo vidi tornare a sedersi mentre si portava una mano alle labbra.
Notai forse soltanto
in quel momento la bellezza del ragazzo che avevo davanti.
O meglio, non era una
bellezza classica però aveva quel qualcosa che
lo rendeva molto attraente. O forse era soltanto il
bacio di prima che me lo faceva notare…
Aveva un fisico quasi
scolpito con spalle larghe e le mani erano forti e davano una strana sicurezza.
Provai il desiderio di
essere stretta da quelle mani.
Raggiungemmo anche la
sua fermata e la stretta dell’inizio tornò
sul mio polso.
Lo seguii con una
leggera speranza che cambiasse idea all’ultimo e allo stesso tempo il
desiderio di continuare per quella via.
Mi condusse verso un
palazzo dall’aria un po’ consumata. Osservai involontariamente la
struttura dell’edificio analizzandolo. Quasi senza
rendermene conto stavamo salendo le scale fino al terzo pianerottolo.
Era silenzioso, questo mi metteva un po’ in agitazione
mentre un barlume di razionalità mi diceva “ma cosa diavolo
stai facendo?”.
L’entrata nel
suo appartamento durò quasi come un lampo e prima ancora che me ne accorgessi lo stavo baciando e mi stavo lasciando
accarezzare da quelle mani forti.
Chiuse la porta con un rumore secco mentre sentii il muro freddo
contro la mia schiena.
Lentamente mi lasciai
andare tra le sue braccia.
Non mi accorsi nemmeno
di essere sdraiata sul suo letto.
Semplicemente mi ero
abbandonata a lui senza più capire molto di
quello che successe poi.
Facemmo l’amore,
all’inizio provai dolore che fu ben presto sostituito dal piacere.
Non ricordo nemmeno quanto
tempo passai a lasciarmi cullare dalle sue braccia
anche dopo.
Mi accorsi però
che era diventato decisamente buio.
Lo vidi al mio fianco
addormentato. Pareva così dolce.
Quando
un pensante macigno mi cadde sul cuore.
Ero stata usata…
ne ero ben consapevole e non avevo fatto nulla per
impedire tutto quello che era successo.
Lentamente mi
rivestii. Mentre stavo per infilarmi le scarpe sentii
le braccia di lui avvolgermi.
-Non lasciarmi…
resta ancora un po’- mi sussurrò.
Guardai la sveglia sul
suo computer a fianco del letto. Erano le sei e dovevo sbrigarmi per tornare a
casa.
-Devo andare a
casa… -mormorai mentre sentivo le sue labbra
sfiorarmi di nuovo. –David non è il caso ti
prego…- lo scostai dolcemente trattenendomi dalla tentazione di
baciarlo e abbandonarmi alle sue carezze.
-Ti scongiuro…
solo un’altra volta…- le sue parole erano insistenti e
cariche di promesse.
Quella vocina che fino
a qualche ora prima era rimasta muta riprese a parlare.
“Vuole solo
divertirsi… per lui non conti nulla”
Lo sentii sfiorarmi
lungo la maglietta per andare a toccare quello che nascondeva.
-Hai avuto quello che
volevi… basta così… fa già abbastanza male…-
sentii che le lacrime stavano per cadere quando presi
e scappai fuori dall’appartamento mentre era lì. Immobile a
fissarmi ad occhi spalancati.
Uscii di corsa e non so come feci a trovare la giusta strada per
arrivare nella stazione che si rivelò deserta.
Piansi, non so quanto mentre aspettavo il treno.
Lui era rimasto
là nel suo appartamento.
Arrivò e salii
sulla carrozza. Mi abbandonai con gli occhi gonfi di pianto lungo il
finestrino.
Il treno era in pausa in attesa della coincidenza dell’altro binario.
Proprio mentre stava
per partire sentii qualcuno bussare sul vetro e lo vidi
lì a guardarmi e supplicarlo di aprire il finestrino.
Non ci riuscii volevo
solo nascondermi e mi voltai dall’altra parte.
Ero stata soltanto una
stupida. E tutto a causa di una scommessa.
..::*_*::..
Se ne
era andata sul treno.
Come avevo potuto
essere più idiota!
Perché ho dovuto fare per forza di testa mia!
Non avevo mai provato
sensazioni simili! Sentivo di stare male e quando la vidi uscire dal mio
appartamento qualcosa di superiore alla semplice paura mi colse alla
sprovvista.
Rimasi a fissare la
porta prima di capire che quella paura era il terrore di non vederla
più.
Mi rivestii ad una
velocità mai conosciuta. Corsi per la strada a perdi
fiato fino a raggiungere la stazione. Il treno non era ancora partito quando la vidi sulla carrozza illuminata con gli
occhi rossi di pianto. Andai verso di lei chiedendole di abbassare il
finestrino. Ma il treno partì.
Non persi la speranza.
Cercai di chiamarla ma dopo decine di squilli
l’unica voce che sentii fu quella dell’operatrice.
Non chiusi occhio
quella notte sperando di rivederla il giorno dopo in università.
Non riuscii a trovarla
da nessuna parte.
Trovai Ginny in compagnia di Daniel.
-Ginny! Ti prego! Dimmi dov’è
Morgana!- le chiesi disperato.
Mi rivolse soltanto
uno sguardo freddo.
-Non vuole avere a che
fare con te… dimenticala, è un consiglio- le sue parole suonarono distaccate e mi voltò le spalle.
-Ti prego! Dimmi
dov’è!- supplicai prendendola per le
mani.
La guardai negli occhi disperato.
-Perché la cerchi con tanta insistenza? Non hai
avuto quello che volevi?- era decisamente arrabbiata.
Doveva aver saputo.
-No che non l’ho
avuto! Cioè io non…- mi accasciai a terra
senza avere più forza nelle gambe per riuscire a reggermi.
Daniel al fianco della
ragazza mi guardò. Era forse un sorriso quello che vidi?
-Ti sei
innamorato… tu ascoltare mai?- disse
spazientito. Poi lo vidi rivolgere uno sguardo a Ginny
–credo che la situazione non sia così
grave…-
-Morgana è a pezzi…- disse la ragazza.
-Credo che se questo
deficiente gli dirà quello che prova la situazione possa
sistemarsi…- disse
Daniel.
Passavo lo sguardo da l’uno all’altra con la speranza di capire di
cosa stavano parlando.
Poi Ginny si voltò. Mi squadrò da capo a piedi.
–aula magna, muoviti la lezione termina tra
dieci minuti-
Non capii
nient’altro, anche perché mi fiondai su
per le scale di corsa per raggiungere l’aula magna. Ero dall’altra
parte dell’istituto e avrei impiegato parecchio
per raggiungerla.
Maledissi l’architetto di quella struttura non
so quante volte e raggiunsi l’aula appena in tempo per il suono della
campana.
Vidi
uscire una marea di gente e tra loro, con i capelli un po’ spettinati, la
gonna nera e il maglione in tinta, c’era lei.
Le vidi profondi
solchi sul viso, segno di una notte in bianco.
Le andai incontro e la
vidi sbiancare nuovamente mentre mi notò
alzando lo sguardo.
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Ringraziamenti:
Prima di tutto un
ringraziamento speciale alla mia sorellona che mi ha
aiutato a caratterizzare meglio il personaggio di Ginny
decisamente ispirato da lei :P
Poi voglio
ringraziare: Marochan, damned88, mysticmoon,
Valentina e _Kristel_
Mi fanno molto piacere
i vostri commenti e sono contenta che vi sia piaciuta la mia storia^^ spero di
non deludervi nel prossimo capitolo con la fine…
A presto
By Sayu^^