Serie TV > Gossip Girl
Segui la storia  |       
Autore: Cheshire Kitten    08/08/2011    10 recensioni
*Cosa sarebbe successo se la sera del matrimonio Shepherd Serena non fosse andata da Georgina? E quando l'estate di Manhattan diventa troppo calda per Nate e Serena, cosa succederà tra la nostra Queen B ed un certo "bad boy billionaire" con i due biondi migliori amici fuori dai giochi?*
Curioso come a volte si ci ritrovi a consegnare la propria anima al diavolo per avere in cambio un angolo di paradiso; e se il tuo paradiso si trovasse proprio tra le braccia del suddetto diavolo?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                                                                                                              Just Blair



I lose my way
And it's not too long before you point it out
I cannot cry
Because I know that's weakness in your eyes
I'm forced to fake, a smile, a laugh
Every day of my life
My heart can't possibly break
When it wasn't even whole to start with.
Kelly Clarkson - Because Of You




Blair uscì di casa come un a furia, senza neanche tornare in camera a cambiarsi, semplicemente prese la borsa e l'impermeabile, che abbottonò fino al collo.
Fuori faceva caldo, non certo temperatura da impermeabile, ma a Blair non importava, l'unica cosa che le importava, al momento, era andare il più lontano possibile; lontano da sua madre; lontano da casa; lontano da tutte quelle menzogne, perchè erano solo menzogne, nient'altro che menzogne, la sua intera esistenza non era altro che una menzogna.
I pensieri si formavano alla velocità della luce, si accalcavano l'uno sull'altro senza farle capire niente.
Forse era meglio così, per una volta Blair si ritrovava ad essere confusa, e sperava di rimanerlo, perchè era sicura che nel momento in cui avesse fatto chiarezza si sarebbe resa conto che la sua vita era distrutta, ed in quel momento sarebbe crollata.
Beata ignoranza, è così che si dice, no?

Uscita in strada, fermò il primo taxi disponibile e ci entrò dentro. Mille domande le si affollarono in testa.
Blair era cresciuta osservando i suoi genitori e, che le venisse un colpo, l'unica cosa che aveva visto durante tutti quegli anni era stata una coppia felice.
Suo padre e sua madre, seppur con le loro differenze, avevano saputo trovare il loro equilibrio. Harold, con la sua dolcezza e pazienza, era sempre stato capace di abbattere la corazza di Eleonor.
Sua madre era sempre stata una donna algida e determinata, e gli unici momenti in cui potovi vederla abbassare la guardia erano quelli di intimità con il marito.
Come tutte le coppie avevano i loro alti e bassi; a volte Eleonor era più acida ed insopportabile del solito, ed in quei momenti Blair si era sempre chiesta come facesse suo padre ad amarla ugualmente; quindi ora le veniva da pensare che magari non l'aveva amata affatto; che il loro matrimonio era una farsa; che la sua nascita era una farsa.
Di certo non poteva biasimare suo padre: chi mai avrebbe potuto amare Eleonor Waldorf?
Era snob, era altezzosa, aveva sempre la frecciatina pronta, era fredda, era calcolatrice, era... , era... , era esattamente come lei.
Blair deglutì, e la fredda realizzazione le gelò lo stomaco.
Era esattamente come sua madre, una Eleonor Waldorf in miniatura.
Quindi questo faceva anche di lei una persona impossibile da amare?
Era per questo che Nate l'aveva tradita? Era per questo che preferiva Serena? Dannazione, era per questo che tutti preferivano Serena?
Perchè lei era solare? sempre allegra? per niente complicata? Era per questo che lei era più facile da amare?
Era per questo che suo padre l'aveva abbandonata?

"Allora, signorina, dove la porto?"
In quel momento l'intrusione del tassista fu una grata distrazione, i suoi pensieri stavano decisamente prendendo una brutta piega.
Ma adesso il problema era: dove andare?
Blair non sapeva nè aveva dove andare.
Dove sarebbe andata normalmente in una situazione del genere? Da Serena; fuori discussione. Nate? Altrettanto, e poi lui era fuori città, il che le faceva pensare che anche le ragazze della Costance erano fuori città. Kati e Iz erano chissà su quale yatch...
Non aveva dove andare. Non aveva nessuno. Nessuno.

"Signorina?"
Blair prese un respiro profondo.
"Al Palace Hotel."

_____________________________________________________________________________________________________________________________________________


Chuck sentì bussare alla porta e si incamminò per andare ad aprirla.
Lui e Paulina, la modella svedese, si sarebbero dovuti vedere tra circa un' ora, tuttavia non poteva biasimarla se era talmente ansiosa di vederlo che aveva anticipato i tempi.
Guardando attraverso lo spincino, comunque, non fu sorpreso di vedere Blair.
"Se sei venuta per farmi una delle tue solite ramanzine, di dico subito che-" Ma le parole gli morirono in bocca appena il suo sguardo si posò su di lei. Aveva lo sguardo rivolto verso il basso ed era visibilmente scossa.

Blair Waldorf era ufficialmente una codarda; una codarda perchè guardava in basso, una codarda perchè non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, una codarda perchè era scappata. Anche lei. Degna figlia di suo padre tanto quanto lo era di sua madre.
Era più facile in questo modo, tenere lo sguardo basso, in questo modo era più facile controllarsi, in questo modo era più facile non piangere, perchè non poteva piangere; non davanti a Chuck, non di nuovo, non davanti a nessuno.
Blair Waldorf non piangeva.
Blair Waldorf non era una codarda.
Alzò la testa, incrociò il suo sguardo e strinse i pugni per evitare di piangere.
I pugni tremavano.
Lei tremava.

"Blair..."

E poi lui sussurrò il suo nome, così piano che quasi non lo sentì, così piano che quasi fece male, così piano che quasi la spezzò, così piano che la fece crollare.
Una lacrima, perfetta, trasparente, salata, le rigò il viso; e fu una liberazione.
Blair Waldorf non piangeva, già, ma in quel sussurro lei non era 'Blair Waldor', no, in quel sussurro lei era solo Blair. Solo Blair, e l'ultima cosa che Blair voleva in quel momento era essere una Waldorf.
E così una lacrima seguì un'altra, i pugni erano schiusi ma tremavano ancora, lei tremava ancora, come tremulo fu il resiro che prese e tremula la sua voce quando parlò.
Solo Blair.

"Io, io..." Ancora un altro tremulo respiro. "Io non sapevo dove altro andare, io..."
Vide Chuck aggrottare le sopracciglia ed assottigliare gli occhi cercando di capire.... e lei aprì la bocca, per parlare, per spiegare, per... ma le parole non uscirono.
Poi un rumore proveniente da dantro la suite, e Blair si sentì stupida, stupida per aver pensato di trovarlo da solo, stupida per non aver pensato affatto.

"Io... non sarei dovuta venire qui, vai pure ad intrattenere la tua ospite, ci vediamo."
Si girò e si incamminò verso l'ascensore, i suoi occhi non più dentro quelli di Chuck, e ne fu incredibilmente sollevata, perchè sostenere il suo sguardo era sempre stata una sfida, una sfida che lei in quel momento era troppo debole per poter vincere.
Ma poi sentì i suoi passi, lo sentì dietro di lei, lo sentì afferrarle il braccio.

"Blair, Blair ferma... quella che hai sentito era la cameriera che rassettava la suite, sono solo."

Blair si voltò e Chuck la stava guardando; i suoi occhi erano talmente pieni di dolcezza, talmente pieni di preoccupazione, che Blair ebbe voglia di piangere più forte.
Poi una silenziosa domanda alla quale lei semplicemente annuì; lui le prese la mano e senza parole la guidò ancora una volta verso la 1812.

"Greta?" Disse Chuck rivolgendosi alla cameriera. "Per oggi ha finito, adesso può andare."
"Come vuole signor Bass, a domani; signorina Waldorf." Rispose la cameriera con un sorriso, prima di andarsene. Greta era una cara donna, Chuck la conosceva da quando era piccolo, e poteva dire senza esagera che vedeva lei più frequentemente di quando vedesse suo padre. Chuck chiuse la porta dietro di lei per poi voltarsi verso Blair.

A quel punto Blair era agitata, molto agitata, così agitata che cominciò a parlare a sproposito.
Blair Waldorf non parla a sproposito.
Solo Blair.

"Io non sapevo dove andare e, e... tutti sono fuori città e io..."
"Blair-"

E ora aveva le mani ai capelli, e balbettava, e tremava.

"E io , io dovevo uscire, io, io dovevo andarmene da lì, io-"
"Blair, calmati-"
"Io non potevo rimanere, non potevo, io-"

Chuck le si avvicinò, le afferrò il mento e la costrinse a guardarlo negli occhi.

"Blair, dimmi che è successo."

Interminabili momenti passarono, momenti nei quali Blair sostenne il suo sguardo.
Una tacita comunicazione, un silenzioso messaggio, una silenziosa promessa.
Le scostò i capelli umidi di lacrime via dagli occhi e prese il volto di lei tra le sue mani, i polpastrelli dei pollici che cacciavano via perfette, trasparenti gocce salate.

"Blair..."

Di nuovo quel sussurro. Blair crollò una seconda volta.
Nuove lacrime, le mani di Chuck erano bagnate da nuove perfette gocce; gocce che le appannavano gli occhi, gocce che ricadevano sul tremante labbro inferiore; gocce perfette, gocce trasparenti, gocce salate.

"Se n'è andato, mi ha lasciata... mi ha lasciato da sola."

Chuck potè a malapena sentire le parole, erano un sibilo sconfitto, e lei tremava come una foglia.
Chi se ne era andato? Nate? No, no poteva trattarsi di Nate... e allora chi? Chuck non capiva.

"Blair, di chi stai parlando?"

Blair cercò di respirare, ma non poteva. Respirare faceva male. Tutto faceva male.

"Mio padre, se n'è andato..."

Se Blair era convinta di essere già crollata si doveva ricredere perchè fu lì, in quell'istante, nell'ammettere la dura verità ad alta voce, che crollò.
Cercò di respirare, ma le si bloccò in gola, ed uno strozzato singhiozzo le scivolò dalle labbra.
Tremava, tremava completamente; le tremavano le gambe, ed era certa che, se non fosse stato per Chuck che le reggeva il viso, si sarebbe lasciata cadere sul pavimento.

"E' finita, è tutto finito." E ancora una volta quell'ammissione la rese debole, così debole che dovette allontanarsi da lui, abbassare di nuovo lo sguardo.

Chuck però non era daccordo, le si avvicinò ancora una volta e le prese le mani. "No che non è finita. Tu sei forte, ce la farai."

Blair scosse la testa, non gli credeva; sguardo basso e le lacrime che continuavano ad affiorare.

"Blair, guardami." E lei lo fece; e c'era ancora preoccupazione, c'era ancora dolcezza, ma c'era anche comprensione.
"Blair..."
E bastava quel sussurro e lei crollava per l'ennesima volta.
Solo Blair.
Si lasciò andare contro il petto di Chuck, il viso affondato nella sua spalla, le mani che si aggrappavano a lui, i pugni che stringevano il soffice maglione in cashmere.

Prima si allontanava e poi si lanciava tra le sue braccia? Chuck fu preso alla sprovvista dal repentino cambio di scenario e gli servì qualche secondo per abituarsi.
Blair continuava a singhiozzare, e vederla piangere in quel modo, vederla così a pezzi, spezzò qualcosa anche dentro di lui.
Le sue braccia, a quanto pare di loro iniziativa, la strinsero a lui, una mano sulla schiena che la spingeva contro il suo petto mentre l'altra andò ad accarezzarle i capelli.

Rimasero in quel modo per circa mezz'ora, finchè i singhiozzi di Blair non si calmarono. Chuck non disse niente, ma le accarezzò i capelli per tutto il tempo.
Alla fine Blair si staccò da lui e cominciò ad asciugarsi le lacrime.

"Mi dispiace."
Chuck le sorrise e ,portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio, le chiese "E per cosa?"
"Ti ho imbrattato il maglione di mascara."
"Questa mi sa proprio che non te la posso perdonare, Waldorf, questo era uno dei miei preferiti." Le rispose Chuck con il suo solito mezzo sorriso.
E quella che fino a qualche istante fa poteva considerarsi utopia divenne realtà, e Blair gli sorrise, non le raggiunse gli occhi, ma era comunque una piccola vittoria.
"Devi essere stanca, o almeno, io di certo lo sono. Vieni, andiamo a sederci sul divano."
"Veramente prima è meglio che vada a darmi una rinfrescata."
"Certo, vai pure." Chuck la guardò chiudersi in bagno ed andò ad aspettarla sul divano.

Doveva ammetterlo, era un pò a disagio, non era abituato a cose di questo genere. Tutte queste emozioni lo mettevano a disagio.
Chuck Bass conosceva solo un tipo di conforto, e quello di certo non era applicabile a Blair. Anche se... No!
Blair uscì dal bagno e si mise anche lei a sedere sul divano.

"Allora, ti senti meglio?"
Blair scrollò le spalle. "Più che sentirmi meglio ho esaurito il serbatoio di lacrime... mi sento alquanto disidratata."
"Ti prendo dell'acqua?"
"Scotch, grazie."
Chuck si lasciò scappare una risatina incredula. "Stai scherzando, vero?"
"Per niente, ho bisogno di qualcosa di forte."
"Sai, non mi sembra per niente una buona idea..."
"...perchè? Tu bevi litri di scotch al giorno."
"Questo è il punto, io sono abituato a berlo, mentre tu roba del genere non la reggi."
"La reggo benissimo invece-"
"Già, quindi non eri tu quella che ho dovuto prendere in braccio e trascinare su per le scale neanche 20 ore fà..."
Blair lo guardò in maniera indignata, l'umiliazione della sera prima che riaffiorava.
"Sai una cosa? E' stato uno sbaglio venire qui."
Chuck alzò gli occhi al cielo. "Dio, Waldorf, non ti stanchi mai di fare la Drama Queen?"
Blair sbuffò. "Ti prego, l'unica Drama Queen qui dentro sei tu."
"Se ti servo come bersaglio per sfogare la tua rabbia repressa fa pure..."
"Rabbia repressa un accidenti! Sei tu che sei insopportabile."
"Se lo dici tu..."
Blair sbuffò nuovamente ed incrociò le braccia sul petto, accavallò le gambe e, in perfetta modalità 'midaisuinervi',  si mise a fissare un punto imprecisato della stanza.
Chuck non disse niente, semplicemente la osservò per qualche minuto.
"Blair?"
"Cosa?"
"Perchè non ti togli l'impermeabile?"
"Perchè non mi và."
"Fa caldo-"
"Sto bene così, grazie."
"Ne sei sicura? Stai sudando..."
"Sono uscita talmente di fretta che non ho avuto il tempo di vestirmi; adesso sei soddisfatto? Smettila di insistere."
Chuck sgranò gli occhi. "Aspetta, mi stai forse dicendo che sotto l'impermeabile sei nuda? No perchè se è così insisto." Concluse ghignando.
Blair arricciò il naso e lo colpì con un cuscino. "Ugh, sei il solito pervertito."
"Quando si tratta di te Waldorf, non riesco proprio a censurarmi." Le sussurrò in quella che Blair supponeva essere la sua voce da seduzione.
"E quando mai ti censuri tu?" Gli rispose Blair non potendo fare a meno di ridere.
"Vero," Concesse Chuck. "Tanto più se serve a farti tornare il sorriso." Blair fu non poco stranita da quest'ultima frase, ma sorrise comunque.
L'espressione di Chuck si ammorbidì. "Dovresti sorridere sempre..." Le sussurrò in modo sincero; poi il suo sorriso beffardo riprese il sopravvento. "Così da dare a bere la farsa della dolce e coscenziosa ragazza modello."
Blair inarcò le sopracciglia. "Farsa, huh? Perchè, in realta cosa sono?"
Chuck aggrottò le sopracciglia , arricciò le labbra e si passò una mano sul mento con aria pensierosa. "Vediamo... una stronza manipolatrice? Ah, ma lo dico con affetto, si intende."
"Oh, ma come sei dolce." Replicò Blair, con un sorriso tanto tanto dolce quanto falso.
"Abbastanza dolce da mangiare?" Chiese lui, con un sorrisetto malizioso.
"Chuck-"
 "O da leccare?"
Blair lo colpì di nuovo con un cuscino.
"Che c'è? Stavo solo cercando di farti ridere..."
"Bene, missione compiuta, adesso dacci un taglio."
"Ok, ok... allora, cosa ti va di fare?"
"Non avevi qualcosa in programma prima che io irrompessi?"
"Oh, ehm, no... niente in particolare." Mentì Chuck.
"Beh, per me fa lo stesso, scegli tu, basta che non abbia a che fare nè con attività nè con sostanza illecite."
"Che ne dici di Audrey e qualcosa da mettere nello stomaco?"
Blair alzò un sopracciglio. "Audrey, tu vuoi vedere Audrey?"
"Perchè? Hai qualche problema con la Hepburn, per caso?" Le chiese Chuck con un sorrisetto.
"Se la metti così... Sabrina e Tiffany's."
"Ok, vado a chiamare il concierge." Disse Chuck alzandosi dal divano per raggiungere il telefono."
"Chuck?" Lo fermò Blair.
"Si?"
"Grazie." Gli rispose Blair con un sorriso.
Chuck le sorrise a sua volta, poi prese il cellulare e con un messaggio molto sbrigativo informò la modella svedese che del loro appuntamento non se ne faceva nulla.



°°°Salve a tutti :) Allora, questo capitolo in teoria sarebbe dovuto finire più avanti ed avrebbe dovuto contenere almeno altre due scene ma poi scrivendolo ho capito che sarebbe diventato troppo lungo, quindi ho deciso di fermarmi qui. E' stato molto difficile da scrivere quindi più che mai ho bisogno di sapere cosa ne pensate; allora vi è piaciuto?
Dimenticavo, il contenuto della discussione tra Blair ed Eleonor non è ancora venuto a galla completamente, il resto verrà discusso nel prossimo capitolo.
Un mega bacio a tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite o le preferite, vi auguro un romantico incontro con Ed Westwick su una spiaggia assolata (voi direte che è impossibile... io dico che basta prendersi una bella insolazione e lo vedrete come un miraggio lol).
E per voi fantastici esseri umani che recensite auguro altrettanto, no discriminations, una bella insolazione se la può prendere chiunque u_u.
XoXo, Elèna <3 °°°


  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gossip Girl / Vai alla pagina dell'autore: Cheshire Kitten