II.
Hope
Tutto sommato non era stato poi così
difficile trovare i libri sull’argomento che stava cercando; il problema era
stato cercare di recuperarli dallo stesso scaffale a cui la Granger
sembrava interessata.
Quando era entrato in biblioteca, aveva
notato un tavolino con una fortezza di libri pericolante e aveva dedotto che
fossero della ragazza: non aveva visto nessun altro studente a Hogwarts leggere in contemporanea tutta quella roba se non
forse in periodo di esami.
Convinto che lei fosse abbarbicata là
dietro, veloce come il vento si era diretto verso il catalogo e aveva
cominciato a sfogliarlo con talmente tanta incuranza, che fu trafitto più volte
dagli sguardi omicidi della Pince.
E poi era cominciata la volata verso
gli scaffali e lì si era interrotto bruscamente, non appena l’ebbe
identificata, schizzando bruscamente in un passaggio che portava alla fila di
mobili successiva.
“Malfoy,
quanti anni hai? Giochi ancora a nascondino? Esci fuori di là, o hai paura di
trovarti faccia a faccia con una Mezzosangue?”
Sterco di unicorno! Non sapeva cosa
fosse questo “nascondino”, ma l’aveva colto in flagrante. Uscì allo scoperto e
le si parò di fronte.
Era buffa. Con una matita aveva
cercato di intrappolare la massa ingarbugliata di capelli che di solito le
cadeva sulle spalle e il risultato lasciava molto a desiderare: intere ciocche
cadevano alla rinfusa e altre sembravano schizzare in alto come se qualcuno
l’avesse fulminata con la bacchetta.
Avrebbe potuto soffermarsi ore e ore a
guardarla, ma la priorità al momento era un’altra: interpretare il ruolo di Draco Malfoy.
Inventati
qualcosa di acido da risponderle!
“Sai Granger,
mi sono nascosto perché potrei morire di paura se ti vedessi in faccia.
Medusa!”
“Non moriresti di paura ma per
pietrificazione!” sottolineò la ragazza, con fare petulante “E se ti si
paralizzasse la lingua, sarebbe un bene per l’umanità.”
“Allora per fortuna nessuno ti si può
avvicinare, così la probabilità che nascano altri sangue misto si abbasserà.”
Hermione lo stava
squadrando con odio. Con un minimo di consolazione, pensò che stava recitando
la sua parte con perfezione. Avrebbe potuto avere un futuro come attore.
“Se continuerai a riprodurti con i
tuoi amichetti Purosangue, alla fine si manifesteranno parecchie tare
genetiche. Già si può vedere il meraviglioso risultato che ho qui di fronte a
me. Furetto senza cervello.”
Male.
Faceva molto male, sentirla parlare
così.
Pur essendo cosciente che stava
prendendo parte a un copione di quotidiano a cui avrebbe voluto mettere la
parola fine, si preparò a controbattere; ma una volta tanto la fortuna fu dalla
sua.
“Mi sono rotta di sprecare il mio
prezioso tempo con te, sottosviluppato. Vado a studiare, che è meglio!”
“Fila, Mezzosangue! Dove passi tu, l’aria
è talmente viziata che chiunque potrebbe morire di asfissia!”
“Cambia bagnoschiuma!” furono le
ultime parole di Hermione, prima che questa si
dileguasse.
Accertato che la ragazza non tornasse,
si affrettò a prendere i libri che gli servivano e cercò un posto a sedere che
fosse lontano alla vista di altri frequentatori della biblioteca. Nessuno
doveva vedere cosa stava leggendo e tantomeno non voleva inventare spiegazioni
assurde: in nessuna materia si era trattato dell’argomento e nessuno gli
avrebbe creduto se avesse detto che era solo una lettura di cultura generale.
Doveva fare in fretta, prima che la
Pince lo sbattesse fuori. Era più sicuro non prendere nulla in prestito, già
immaginava la Grifondoro spulciare l’elenco prestiti
per vedere se qualcuno avesse cercato qualcosa a riguardo.
Prudenza, prima di tutto.
Già scrivendole si sarebbe
parzialmente esposto, perlomeno aveva il sacrosanto dovere di farlo come
Merlino comandava.
Si mise all’opera, annotando sulla
pergamena tutti gli incantesimi e le pozioni che gli servivano: la
dissimulazione calligrafica era sempre buona cosa e l’esecuzione della magia
non era così complicata.
Il pandemonium, poi, era senz’altro
geniale: chi avesse cercato di ricavare informazioni dall’uccello messaggero,
avrebbe ricavato solo informazioni del nome della nazione di spedizione e la
specie che l’aveva scritto. Già si immaginava un bel “Inghilterra, Umano”
tradotto dal gufo della scuola.
Addirittura era riuscito a scovare un
filtro utilissimo da spruzzare sulla pergamena, in modo da rendere anonimi sia
il tipo di materiale usato, sia il fabbricante; non solo, ma con un dosaggio di
betulla e polvere di petali di crisantemo, si poteva mascherare pure l’origine
dell’inchiostro.
L’indomani avrebbe cercato di soffiare
alcuni ingredienti dall’aula di pozioni, mentre alcune erbe le avrebbe
sottratte dalle serre di Erbologia.
Osservò soddisfatto le annotazioni
scritte e quando la Pince arrivò per cacciarlo dal suo posto, riuscì a farlo
senza lanciarle maledizioni mentali.
Lanciò un’occhiata fugace alla
postazione della Granger e vide che era già sparita,
insieme al suo cumulo di tomi.
Fece d’un soffio il percorso per
arrivare al dormitorio e si infilò sotto le coperte, sorridendo per la geniale
idea e pregando che l’indomani arrivasse presto.
***
Un tocco delicato e gentile gli stava
sfiorando la pelle del volto, come la carezza morbida di una piuma.
Aprì lentamente gli occhi e focalizzò Daphne Greengrass, che gli
sorrise dolcemente.
“Se non ti dai una mossa, la colazione
la salti!”
“Non si usa più dire ‘buongiorno’ per
salutare le persone?” bofonchiò lui di risposta, scostando le coperte e
mettendosi a sedere sul bordo del letto.
Daphne si sedette al suo fianco e
continuò a fissarlo, come se si stesse aspettando qualcosa.
“Per la Barba di Merlino, ma cosa ci
fai tu nella camerata dei maschi?” esclamò il Serpeverde,
che finalmente aveva fatto ritorno dal mondo dei sogni.
“Ho bisogno di parlarti” rispose lei,
senza staccare gli occhi dai suoi.
“E non potevi aspettare fino alla
pausa pranzo?” chiese un po’ scocciato.
“A dire il vero ho atteso fin troppo.
Ti devo parlare ora.”
Draco non proferì
parola, una parte di lui aveva capito quello che la ragazza voleva dirgli, ma
sperò profondamente di essere in errore.
Daphne distolse lo sguardo da lui e
arrossì lievemente, cominciando a dondolare le scarpe con fare nervoso.
“Ecco, non posso negare che, come
dire, hai un certo ascendente su di me.”
Malfoy deglutì; se
avesse potuto, se la sarebbe filata a gambe levate per correre a nascondersi
nello sgabuzzino delle scope.
Cercò invece di mantenere uno sguardo
impassibile e curioso per non mettere la ragazza a disagio più di quanto già
non lo fosse.
“Sì, insomma, mi piaci.”
Il volto di Daphne era paonazzo e lui
stesso stava cominciando a sentirsi male.
Calò un silenzio imbarazzato,
interrotto dal ticchettio delle scarpe della ragazza sul pavimento di pietra.
No, le avrebbe
voluto dire.
Ma nella sua natura codarda, la parola
gli morì in bocca sul nascere solo del pensiero.
“Lasciami il tempo di assimilare la
cosa. Non è un no definitivo, però mi prendi un po’ contropluffa.”
“Va bene” fu la laconica risposta
della ragazza “però promettimi che ci penserai su.”
“Certo!”
“Beh, ci vediamo dopo a Incantesimi!
Io raggiungo Pansy e le altre.”
Daphne si defilò in un battere di
ciglia e lasciò il Serperverde solo a se stesso.
In quel momento Malfoy
si fece proprio schifo.
No, che non voleva mettersi insieme a
lei! E invece, come al solito, non era riuscito a tirare fuori le palle e a
esprimere chiaramente quello che aveva in testa.
Sentiva di aver come insultato il
coraggio della ragazza, che gli si era dichiarata e si era esposta per lui.
Si alzò dal letto e si vestì in fretta
e furia, per non saltare la colazione.
***
L’occasione buona per reperire alcune
erbe per i suoi incantesimi gli si presentò solo nel tardo pomeriggio, dopo
l’ora di Trasfigurazione.
Voleva anche approfittarne delle
ultime ore di luce e godersi lo stupendo panorama che Hogwarts
offriva al tramonto.
Non vedeva poi l’ora di staccarsi dal
gruppo di Serpeverde per evitare Daphne,
che per tutto il giorno lo aveva contemplato sognante, tanto che la McGranitt l’aveva ripresa più volte.
Hermione invece
l’aveva intravista di sfuggita mentre correva da una lezione all’altra.
L’unica nota positiva della giornata
era stato il pensiero della lettera che le avrebbe scritto.
Cosa meno facile di quello che aveva
creduto, tanto che alla fine aveva pensato di ripiegare su una delle sue poesie
preferite, per sfidare un po’ la Grifondoro nelle sue
conoscenze del panorama letterario magico.
“Donna che legge” era il titolo del
poema che voleva inviarle; l’ispirazione gli era venuta, ricordandosi ogni
volta che l’aveva vista seduta sugli scalini, china a leggere l’ennesimo libro.
Sì, un gioco letterario era forse il
modo migliore per stuzzicare una mente acuta come quella della ragazza.
Uscì nel giardino, diretto verso le
serre.
Il tempo era magnifico: un ottobre non
ancora gelido, nonostante il vento che serpeggiava tra i fili d’erba, agitando
dolcemente il suo mantello e scompigliandoli i capelli.
Era quasi arrivato alla meta, quando
vide una ragazza correre nella sua direzione.
Si nascose dietro un albero, vedendo
la figura di Hermione che stava come scappando da
qualcuno; e quel qualcuno era Weasel.
“Fermati!” urlò il Grifondoro,
che più veloce della ragazza, le afferrò un polso.
“Lasciami!”
Lenticchia mollò la presa ed entrambi
ripresero fiato.
“Ma che ti succede? Perché ti comporti
così? In quest’ultimo periodo sei proprio strana!”
Hermione cominciò
quasi a singhiozzare.
“Hermione…”
“Vattene! Vattene via!”
“E invece no, fino a quando non parli
chiaro e tondo!”
Che
cosa stava succedendo?, si chiese Draco, che
impotente decise di assistere alla scena dal suo
nascondiglio.
(continua…)
Chiedo
scusa alla gentile utenza se ci ho messo un po’ a postare, ma quando avevo
deciso per una cosa, poi mi è balenata in testa un’altra idea. Sto già
preparando un nascondiglio per il prossimo capitolo, in cui sono certa che
molti mi uccideranno per il mio sadismo. :D
Spero
abbiate passato un buon week end e vi ringrazio per aver seguito la mia storia.
Mi fa veramente piacere.
E
speriamo che Draco finalmente si decida a tirare
fuori le palle, una volta tanto!
Spero
di non metterci troppo tempo a postare il prossimo capitolo, alla prossima! ^^
(Sempre
che non mi passi qualcos’altro di bislacco per la testa, il che non è
infrequente).