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Autore: HaruHaru19    08/08/2011    7 recensioni
[2Min] "Giudica un libro dalla sua copertina, ma leggi anche quello che c'è scritto dentro se vuoi essere preso sul serio."
Sapevo che erano lì e che ci sarebbero stati finchè non fossero riusciti a tirarmi fuori da quella stanza. Per un attimo ebbi pure l'impressione che una parte di me provasse gratitudine, ma immediatamente ricordai che era impossibile che provassi qualcosa. Come può una persona senza più un cuore, provare qualcosa?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Taemin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Haru's Corner: Specificando sin dall'inizio che aver avuto l'ispirazione per questo capitolo non include il fatto di averla avuta anche per il resto della storia, mi sento in dovere di dirvi che non ho proprio idea di come si svolgerà la fic! XD Quindi per favore non fatemi domande del tipo "cosa accadrà? riuscirà a fare questo o quest'altro?" perchè non saprei proprio cosa rispondervi. LOL Mi affiderò totalmente alle mie doti di improvvisatrice, delle quali sono totalmente priva! xD
Comunque, un altro punto fermo è questo: dato che "Aspettando l'alba" era nata come una OS e tenendo soprattutto di conto il fatto che la amo smisuratamente, mi dispiacerebbe davvero molto se, continuandola, venisse fuori uno schifo totale e rovinasse il concetto della One Shot, per questo devo chiedervi un favore: se penserete che i prossimi capitoli non sono abbastanza buoni, per favore ditemelo e io smetterò di pubblicare la storia! >.< Detto questo, godetevi il capitolo! LOL


Secondo Capitolo: Almost one step above.

La mattina dopo aprii gli occhi e mi ritrovai a fissare intensamente il soffitto. Non mi ero accorto di essermi addormentato, ma probabilmente la stanchezza si era fatta sentire e io avevo ceduto ai continui richiami di Morfeo, perchè voltandomi verso la finestra vidi che il sole era già alto nel cielo e stranamente luminoso per quella giornata invernale.
Notai che avevo dormito con i vestiti indossati il giorno precedente. Mi svestii velocemente scagliando gli abiti in un angolo della stanza e mi gettai sotto la doccia. Ci misi pochi minuti, avevo solo voglia di togliermi di dosso quella sgradevole sensazione di apatia e volevo farlo il prima possibile. Uscito dalla doccia, con ancora i capelli umidi, mi diressi di nuovo nell'altra stanza, sentendomi incredibilmente leggero e notai il cibo sul tavolo. Mi ci avvicinai lentamente e scoprii esserci dentro del riso fritto. Senza neanche accorgermene mi ci avventai sopra famelico e, nonostante fosse freddo e un po' insapore, lo mangiai tutto. Con lo stomaco dolente perchè non più abituato a un lavoro simile e la testa piegata indietro, bevvi l'intera bottiglia come se non avessi toccato nemmeno una goccia d'acqua per giorni. Improvvisamente mi accorsi che era proprio così. Per quanti giorni non avevo mangiato, bevuto e dormito decentemente? Non lo sapevo. Non sapevo nemmeno che giorno fosse ad essere sincero.
Mi allungai verso il cellulare e guardai il display che mi informava del fatto che quel giorno era Venerdì 21 Gennaio 2011. In quel momento l'orologio digitale scattò dalle 11:07 alle 11:08 esatte e fu in quell'attimo preciso che realizzai il fatto che quella mattina mi ero alzato dal letto senza contare i miei dieci secondi. Cos'era cambiato dal giorno prima? Dove avevo trovato la forza per fare tutto quello che fino a quel momento non ero stato capace di fare? L'avevo effettivamente persa oppure mi ero semplicemente convinto di non averla più perchè schiavo di un'ossessione?
Balzai in piedi in un secondo. Dovevo scoprirlo. Ma come?
In due minuti ero completamente vestito, ma con una veloce occhiata allo specchio mi accorsi che ero in condizioni pessime. Come poteva una persona avere delle occhiaie così marcate? E quando il mio volto era diventato così scavato? In altre parole, come avevo potuto lasciarmi andare così? Non sapevo neanche quello, ma dovevo rimediare in qualche modo.
Afferrai un paio di occhiali scuri e il mio amato cappello di lana nera e dopo averli indossati uscii dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle. Non fu così tremendo come temevo, anzi era stato relativamente facile.
Superai a passo svelto la porta della camera di Jinki e mi fermai di fronte a quella successiva. Bussai e fissai per qualche secondo la porta finchè un JongHyung assonnato e in mutande non la spalancò lasciandomi di stucco.
<< Ma che problema hai? >> chiesi assicurandomi rapidamente che non ci fosse nessuno nei paraggi.
<< Taemin? >> mi chiese ignorando la mia domanda e fissandomi come se avesse appena visto un fantasma.
<< Sì, è il mio nome. >> sbuffai spintonandolo nella stanza << Ed entra dentro, prima che ti veda qualcuno! >>
Mi chiusi la porta alle spalle, mentre JongHyun sembrava essersi ripreso dal suo stato di sonnambulo e ancora mi osservava stralunato. Fortunatamente per lui, per me e per l'intera umanità, Kibum lo costrinse a riprendersi con uno schiaffo ben assestato alla base del collo.
<< Scimmio! Quante volte ti ho detto che bisogna vestirsi prima di uscire? >> gli urlò senza tanti complimenti.
<< Avevo sonno... >> rispose questo massaggiandosi la zona dove era stato colpito e allontanandosi in prossimità dei letti, con un'espressione a metà tra l'offeso e l'indifferente.
<< Saresti meno stanco se la smettessi di fare sempre le ore piccole con le modelle in giro per locali! >> Kibum lo rimproverò ancora una volta prima di dedicarsi a me << Taemin! Sarei venuto a chiamarti tra poco... C'è forse qualcosa che devi dirmi? >>
<< In effetti sì, devo dirti qualcosa, Hyung... >>
<< Cosa? >>
<< Sto morendo di fame! >> esclamai.
Notai i suoi occhi brillare per qualcosa che io scambiai per soddisfazione.
<< Cosa vuoi mangiare? >> mi domandò mentre le labbra si stendevano in un sorriso sornione.
<< Gelato! >> risposi sicuro.
<< Andiamo... >> mi disse mettendomi una mano sulla spalla mentre con l'altra afferrava la giacca.
Sì, era soddisfazione. La Diva era riuscita nel suo intento. Ormai ero fuori da quella stanza.

<< Che schifo! Ma di che sa chiedere un gelato al pistacchio e limone? >> mi domandò Kibum per la terza volta.
<< Ho detto che mi piacevano i colori messi insieme. >> risposi con un'alzata di spalle << E poi il gusto non è così pessimo come credi... >>
<< Fai come vuoi, la bocca è la tua! >> rispose lui di rimando << E comunque anche in fatto di colori, l'assortimento è pessimo! >>
<< Stai zitto, Hyung! >> lo presi in giro << Pensa piuttosto a mangiare il tuo stupido gelato rosa prima che si sciolga... >>

<< Taemin! Mangia il gelato prima che si sciolga! >> mi consigliò Minho allungandomi un pacchetto di fazzolettini.
<< Ah, Hyung! Ho fatto un casino! >> risi di me stesso, impegnato a dare battaglia a un cono gelato troppo grande e capendo di aver perso clamorosamente quando mi accorsi di averne più sulla faccia che nello stomaco.
<< Sei un disastro vivente, Minnie! >> scherzò lui, aiutandomi a pulire il viso togliendo i residui di gelato con le sue stesse mani.
Gli mostrai la lingua abbandonandomi a un gioco infantile quando mi accorsi che il suo sguardo era cambiato completamente. Mi stava osservando intensamente, il sorriso di poco prima era scomparso del tutto dal suo volto, come se non ci fosse mai stato, la sua mano immobile sulla mia guancia sinistra.
Mi persi per un attimo in quei suoi occhi così grandi e così aperti che da sempre suscitavano la mia curiosità e che in quel momento sembravano volermi chiedere qualcosa. Immaginai come dovesse apparire il mio volto in quel momento: probabilmente era un immenso punto interrogativo.
<< Taemin, perdonami... >> disse quelle parole che, se prima erano per me un mistero, ripensandoci adesso suonavano incredibilmente ironiche.
Ma in quel momento non capii e continuai a vagare in un ammasso di bugie per molto tempo. Ero ingenuo e solo, per questo gli credetti.
<< Di cosa parli, Hyung...? >> non riuscii neanche a finire quella frase, perchè le sue labbra andarono a sigillare le mie.
Se solo avessi saputo come sarebbe andata a finire lo avrei immediatamente allontanato. E invece, come uno stupido qualsiasi, ricambiai quel maledetto bacio.


<< Taemin-ah! >> la rumorosa risata di Kibum mi distolse da quel ricordo doloroso << Ti sei incantato? Guarda che hai fatto: ti è caduto tutto il gelato per terra! >>

<< E' caduto! E' caduto! >> le voci animate degli operatori del Dream Team attorno a me si facevano sembre più alte e preoccupate.
Ma mi ero già accorto di cosa era accaduto. Solo che non riuscivo a reagire.
Minho aveva perso la presa durante uno di quei stupidi giochi sportivi indetti dal Dream Team ed era caduto da un'altezza di almeno tre metri se non di più. La zona di atterraggio era ricoperta di imbottitura, ma lui si era spinto troppo ed era andato a finire contro l'unica cosa pericolosa del gioco: il cornicione di ferro. Non so dire di preciso se fu più forte il rumore dell'osso della gamba mentre si spezzava o l'urlo di dolore atroce che uscì dalla bocca di Minho un secondo dopo. So solo che entrambi i suoni scatenarono in me puro terrore, per questo non riuscivo a muovermi. Restavo immobile a fissare Minho, da lontano, mentre si contorceva a terra per il dolore. Urlava, si agitava, piangeva.
Sì, piangeva. E fu la prima ed ultima volta che lo vidi in quello stato.
Soffriva, era palese. Ma io non riuscivo a fare niente. Perfino i suoi compagni di squadra erano corsi attorno a lui, cercando di dargli il maggior sollievo possibile mentre aspettavano l'arrivo della dottoressa. E io? Cosa stavo facendo?
Niente.
Lo guardavo soffrire e basta.
Ovviamente avrei voluto fare di più. Sarei voluto correre da lui e rassicurarlo, mentre cacciavo via il dolore a pedate. Ma mi resi conto che non ne ero in grado. Se fossi stato al posto suo, lui sarebbe stato il primo a correre da me e a prendermi in braccio, portandomi al sicuro. Io invece ero negato, ero debole.
Lui soffriva ed io ero capace solo di farmi divorare dalla paura e dalla preoccupazione.
Come sarei mai potuto essergli d'aiuto?


Ci mancò poco che non scoppiassi a ridere in mezzo alla strada. Fino a neanche un anno prima, anzi fino al giorno precedente, ero così debole da non riuscire neanche a reagire alle situazioni d'emergenza, mentre ora ne ridevo come se non avessero mai avuto niente a che fare con me.
Ma ne valeva la pena? Ero davvero diventato così forte da poter sopportare di cancellare tutto ciò che era stato o anche questo Taemin, così coraggioso e impertinente, era soltanto l'ennesima maschera?
<< Taemin-ah... >> la voce ansiosa di Kibum mi richiamò ancora una volta << Sei troppo distratto, troppo pensieroso. Forse è ancora troppo presto per te, scusa se ti ho fatto pressione. >>
<< Non ti agitare troppo, Hyung... >> lo canzonai << Davvero, non ho niente! >>
Kibum si limitò a sospirare guardandomi con uno sguardo che non mi piacque per niente.
<< Forza, andiamo a casa! >> mi sorrise.

<< ...E dobbiamo andare a casa prima della partenza di Minho... >> il nostro manager concluse il discorso riguardo ai nostri impegni, per poi allontanarsi rispondendo al telefono.
Prima della partenza di Minho? Che andasse a trovare i suoi genitori?
Mi guardai attorno e notai che gli altri ragazzi si stavano scambiando occhiate fugaci che non mi convinsero per niente, mentre Minho teneva il proprio sguardo volontariamente puntato a terra.
Ingenuamente pensai che qualcosa lo turbasse, perciò lo presi da parte e decisi di chiarire i miei dubbi.
<< Parti? >> gli chiesi candidamente, mostrandomi il più gentile possibile.
<< Sì. >>
<< Vai a trovare i tuoi genitori? >>
<< No. >>
<< Ah. >> rimasi per un attimo perplesso. Il primo dubbio era chiarito, ma questo mi portò ad avere molti altri punti oscuri nella faccenda.
<< E allora dove vai? >>
<< Ehm... >> esito lui, sempre mantenendo il contatto visivo per il minor tempo possibile.
<< Allora? >>
<< San Francisco. >> sputò tutto d'un fiato.
<< San Francisco? >> domandai sempre più stralunato.
<< America. >> puntualizzò lui.
<< So dov'è San Francisco! >> mi spazientii << Solo non capisco cosa ci vai a fare! >>
<< Se proprio devo essere sincero, lo faccio per allontanarmi da te. >> disse con un tono che mi dette ai nervi.
<< Devo essermi perso il momento in cui ti ho fatto qualcosa di male, perchè proprio non riesco a capire perchè ti dovresti allontanare da me! >>
<< Non hai fatto nulla di male, Taemin >> disse scrollando le spalle << Solo non possiamo più stare insieme... >>
In quel momento ebbi la risposta ed arrivò tutta d'un colpo, dritta contro il mio cuore, il quale si sbriciolò nell'impatto con la realtà.
Non avevo fatto niente di male, è vero. Ero stato solo così stupido da convincermi che mi amasse.
Rimasi in silenzio ripetendo tra me e me le sue parole, cercandovi un significato diverso che sfortunatamente non trovai. Vidi le sue labbra muoversi, ma il suono non raggiunse le mie orecchie. Chissà cosa stava dicendo... Non che me ne importasse, certo. Non mi amava. Non lo aveva mai fatto. Punto. Non mi interessava nient'altro. Poteva tenersi per sé le sue stupide e false scuse, io non me ne facevo di niente.


Camminando lungo la via di casa con Kibum di fianco a me pensai che, anche se inizialmente la mia era solo una maschera, avrei fatto di quella maschera il mio punto d'appoggio, la mia forza.
Mi aveva chiesto di dimenticarlo? Bene, lo avrei fatto.
Perfetto. Ascolta attentamente Choi Minho: questa è l'ultima volta che ti permetto di ferirmi così. Adesso non ti perdono più, per me non esisti più. Non mi arrabbierò più per una persona come te. Dovrei forse sopportare altri drammi? Ma dimmi, per chi? Per te? No. Le tue bugie hanno torturato il mio cuore anche per troppo tempo.
Io mi lascerò tutto quanto alle spalle. La tua cattiveria mi scivolerà addosso. Ti saluto. Eh sì, hai capito bene: questo è un addio.
Non mi ferirai mai più.
Vai pure via, ti lascio andare.
Lascerò che piova finchè tutto il mio amore per te non si sarà trasformato in odio.
Per ora non sono così forte da superarti fingendo indifferenza, ma ho iniziato a muovermi.
A breve ti sarò almeno un gradino sopra.
  
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