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Autore: Exentia_dream    08/08/2011    2 recensioni
Questa storia partecipa al contest Song-fic di jaybree88
Ron si avvicinò, inginocchiandosi davanti a me.
“Sembra strano anche a me.” sorrise.
E’ quello che desidero da sempre…
Posò una mano dietro al mio collo, attirandomi a sé e posando le sue labbra sulle mie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Lavanda Brown | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nickname autore sul forum: _Exentia_dream_ su efp: Exentia_dream
Titolo: Il gioco della bottiglia
Genere: Introspettivo, romantico, malinconico
Citazione scelta:
Troppo impegnata a corteggiare un po’ di tuo spazio mentale senza capire se davvero quello che dai mi può bastare.
Pairing o personaggi alternativi e/o aggiuntivi: Ron Weasley, Hermione Granger, Harry Potter; Lavanda Brown.
Rating: Verde
Avvertimenti: Songfic
N.d.A: Una delle tante feste nei dormitori di Grifondoro... e le sue conseguenze!!

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hosting by TinyPicIl gioco della bottiglia

La condizione naturale di partenza

sarebbe mettersi alla prova…

“Ma cosa credi? Che voglia prendere il tuo posto accanto a Harry?”

“Sì che vuoi farlo: guarda come gli insegni a fare gli incantesimi”

“E’ mio amico, Ron, perché non dovrei aiutarlo?”

“Perché devi aiutarlo?”
”Cosa c’è di male?”
”Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda!”
”Hai cominciato tu.”
”No.”
”Certo che sì.”
”No.”

“Sì.”
”No.”

“D’accordo, Ron, parliamone: hai qualche problema?”

“Io non ho nessun problema.”

“E allora perché ti comporti così?”

“Perché sì: passi tutto quel tempo con lui, sei gentile…”

Dentro di me sentivo la speranza crescere, allora mi azzardai a fargli quella domanda che tanto premeva per uscire. “Sei geloso?”
”No.” Sul viso una smorfia quasi di disgusto. “No che non sono geloso, non sono mica il tuo fidanzato.”

“No, infatti.”

Abbassai lo sguardo, colpita in pieno dalla freddezza con cui aveva detto quelle parole. Le ultime, soprattutto.

Non era il mio fidanzato, era vero, ma credevo che i sentimenti che provavo nei suoi confronti fossero chiari anche a lui. E, oltretutto, avevo deciso di aiutare Harry per…

“Forse, sono un po’ geloso. Come amico, però.” Si affrettò a specificare.

Lasciai che il filo dei miei pensieri si spezzasse, per permettere alla speranza di correre dietro a quell’illusione.

“Come amico.”

“Sì, però non è importante, perciò… torna a fare da maestrina a Harry.”

Stupido e idiota!

e constatare che è soltanto un'apparenza
questo tuo essere distante
che puntualmente ti fa andare via
e puntualmente io rimango tua…

Mi ero trattenuta all’interno dell’aula di Pozioni, contenta perché avevo ricevuto il voto che tanto avevo desiderato.

Stavo ancora guardando quella E scritta con l’inchiostro rosso, quando Harry mi scosse e mi sorrise. –Ehi, vuoi rimanere ancora lì?

-No, andiamo.

Raccolsi i libri, sistemandoli sotto braccio e mi avviai assieme a Harry verso il corridoio.

Stavamo ridendo di non so cosa, quando sentii una voce più che familiare e alzai il capo.

Lavanda Brown e Ron erano semi nascosti da una statua e si baciavano con un ardore tale che io stessa mi sentii bruciare.

Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e corsi via, senza darmi neanche il tempo di capire cosa realmente stesse succedendo.

Capii che stavo correndo solo quando urtai contro qualcuno che non riuscii neanche a riconoscere.

“Scusa.” dissi, riprendendo a correre.

Non sapevo perché vederli insieme mi facesse ancora quell’effetto, ma compresi che non sarebbe mai cambiato nulla, nonostante sapessi che stavano insieme: non era la prima volta che li vedevo baciarsi, ma le altre volte avevo avuto il tempo di prepararmi per quello che avrei visto.

Mi gettai di peso sul letto, affondando il viso nel cuscino e riempiendolo di quelle lacrime che non riuscivo più a trattenere, mentre le loro risate risuonavano nella mia mente.

Dovevo essermi addormentata, perché, quando qualcuno mi toccò la spalla, balzai dal letto.

Lavanda era di fronte a me, con la sua aria da innocente bambina bionda, mentre io dovevo avere un aspetto davvero orribile.

“Tutto bene?”
”Alla grande.”

“Prima, ho visto che correvi via… è successo qualcosa?”
”No, ero di fretta.” La vidi sollevare un sopracciglio, segno che a mentire ero peggio di una capra che mangiava carne, ma cercai di rimanere sulle mie.

Cosa voleva che fosse successo? Era solo riuscita in quello che io provavo da anni, senza avere risultati…


senza capire che scappare
è un modo per ricominciare
e invece voglio continuare
continuare e continuare tutto.

“Buongiorno!”

Si era seduto, come di solito, tra me e Harry.

Probabilmente, avrei dovuto essere arrabbiata con lui, invece mi ritrovai a sorridere e a passargli un po’ di succo di zucca.

A volte, mi chiedevo dove sarei andata a finire se non avessi fatto ricorso a quel coraggio e quell’ orgoglio Grifondoro che tanto decantavo.

Mi ritrovai addosso lo sguardo liquido, sincero e quasi di disapprovazione di Harry, ma non ci badai, perciò tornai alla mia colazione.

Chissà cosa pensava Ron in quel momento…

Più di una volta lo avevo beccato mentre mi fissava o mi guardava con la coda dell’occhio, ma aveva sempre trovato un alibi sufficiente a spiegare i suoi gesti ed io, ovviamente, ci avevo creduto.

Mi rendevo conto che l’amore mi rendeva veramente tonta, ma non potevo farci granché, almeno fino a che non avessi deciso di mandare Ron a quel paese e cercare di meglio: uno che sputacchia quando mangia o che ha la delicatezza di un ippopotamo non era certo l’uomo che avevo sempre sognato di avere accanto.

Lo osservavo, mentre avidamente mangiava quanto più cibo possibile e mi resi conto che era davvero disgustoso e fastidioso: sembrava che non mangiasse da anni, ma era così naturale- mentre si ingozzava- che quella constatazione divenne un altro motivo per amarlo un altro po’.

Mi rivolse un’occhiata strana e mi resi conto che stava parlando solo quando mi pose nuovamente la sua domanda.

“Scusami, Ron, ero distratta.”

“L’avevo capito.”

“Puoi ripetere?”

“No, non fa niente.”

“Ma dai, ero so…”

“Ho detto che non fa niente, Hermione.”

“Su, ti prego, Ron…”

Vidi disegnati i primi segni dell’impazienza sul suo viso, perciò desistetti e calai lo sguardo sull’enorme tavolo di legno della Sala Grande.

Non avevo la minima idea di cosa mi avesse chiesto, ma, probabilmente, doveva essere qualcosa di importante per lui, visto il broncio che aveva messo.

O, forse, non era importante per niente visto che si ostinava a non ripetere la sua domanda.


L’amore brucia i pomeriggi accartocciati,
noi due abbracciati a farci male,

“Mi…mi dispiace per prima.”

“Non era nulla di importante, davvero.”

“Allora perché hai quella faccia?”
”Perché mi sembra sempre che nessuno mi ascolti, come se non fossi interessante quanto lo è Harry.”

Ma cosa voleva saperne, lui che non riusciva a vedere al di là del suo naso e dei capelli biondi di Lavanda?

“In realtà, stavo pensando a quanto tempo è trascorso da quando ci siamo visti per la prima volta.”

“Sembra così tanto…”
”Già.”

Mi abbracciò forte, posando la testa sulla mia spalla.

Respirai quanto più profumo possibile e sapevo che l’illusione a cui quel gesto dava vita mi avrebbe fatto un male insopportabile, ma non m’importava.

In fondo, fin da quando avevo capito di essere innamorata di Ron, ero scesa a compromessi con me stessa: non sapevo cosa lui provasse per me, ma sapevo che perderlo avrebbe fatto molto più male che averlo vicino, anche solo come amico.


cercando di trovare un punto di equilibrio
tra cosa è il dire e cosa il fare.

“Non si fa così, sai, Ron?”
”Così come?”

“Ti senti invisibile, ti lamenti per questo, ma non fai niente per renderti visibile o per capire chi davvero ti vede…”

“E questo cosa significa?”
”Significa che… che magari passi più tempo con chi non ti vede per quello che sei, ma che ti guarda con occhi che ti disegnano come loro vorrebbero vederti…”
”Non c’è nessuno che mi guarda per come sono realmente.”
”Forse ti sbagli.”

Ed io sapevo che quella era la verità pura e assoluta, perché solo io mi ero fermata a guardare oltre l’azzurro dei suoi occhi, oltre i suoi capelli rossi e oltre quell’aria stupida che assumeva quando rideva o quando si meravigliava.

Solo io, ne ero certa.

Lui, intanto, era rimasto lì impalato a guardarmi, come se gli avessi appena comunicato di voler cambiare casata ed essere smistata a Serpeverde.

“Stai dando di matto.”

Mi arresi alla sua cocciutaggine. “Può darsi, ma resta il fatto che tu non fai niente…”


E questa nostra dolce malattia
che mi fa stare dietro la tua scia

Quando se ne andò, il suo profumo rimase lì per un po’, ad aleggiare nell’aria autunnale.

Avrei voluto seguirlo, ma probabilmente avrei spezzato ancora una volta quella sorta di tacito patto che nasceva tra di noi ogni volta che ci arrabbiavamo, litigavamo e poi facevamo pace.

Non sapevo più cosa fare: dimostrarsi sua amica era diventato un atto autolesionista, senza cui, però, non riuscivo a stare bene.

Mi accontentavo di poco, ma era più che sufficiente per far finta che non andasse tutto male.

Mi avviai verso gli spalti, per assistere alla partita di Quidditch tra Grifondoro e Corvonero.


troppo impegnata a corteggiare
un po’ di tuo spazio mentale
da non capire se davvero
quello che dai mi può bastare.

A fine partita, eravamo tutti riuniti in Sala Comune a festeggiare la vittoria.

Lo vidi, mentre beveva una burrobirra direttamente dalla bottiglia, e mi avvicinai, prendendo la prima bottiglia che mi era capitata a tiro.

“Complimenti portiere: oggi sei stato grande.”

“Grazie.” urlò. Nonostante la musica all’interno della sala fosse alta, riuscivo comunque a sentirlo, perciò, mi toccai l’orecchio con la mano.

“Non sono sorda.”

“Lo so, ma non so quanto tu ci senta bene.”

“Sei un cretino.” dissi, ridendo.

“Hai visto Lavanda, in giro?”

Sì, l’avevo vista, ma ero tentata dal non diglielo e passare un altro po’ di tempo in sua compagnia. “Senti, ma a che velocità andava quel bolide che hai parato?”
”Non ne ho la minima idea.”

“Sei stato davvero bravo. Probabilmente, anzi, sicuramente, migliore dell’altro portiere.”

Scoppiò in una risata fragorosa che scosse qualcosa all’interno del mio cuore: amavo il suo sorriso e il suono della sua risata da bambino.

“Non hai mai capito una pluffa di Quidditch, cos’è tutto quest’interesse?”

“Hai ragione: volevo solo chiacchierare un po’.”

“Oh, ecco Lavanda. Ci vediamo in giro.”

Strinsi i pugni, conficcando le unghie nel palmo della mano fino a farmi male, senza emettere un solo lamento. “D’accordo.” sussurrai alla mia bottiglia.


E’ poco, è poco
non può bastarmi
questo bellissimo gioco
l’impossibile certezza
di trovarti quando torno
di volare stando fermi e
avere tutto il mondo tutto intorno.

Avvicinai la bocca alla bottiglia, bevendo quasi d’un sorso il liquido che conteneva.

Mi sentii bruciare in tutto il corpo, come se il fuoco vivo stesse scendendo dalla gola e si stesse diramando in ogni organo.

Cominciai a tossire, dando qualche pugno leggero contro lo sterno, poi, due mani mi levano su e mi offrirono un semplice bicchiere di acqua.

Bevvi tutto d’un sorso e sentii il bruciore calmarsi, fino a sparire del tutto.

Solo allora, alzai lo sguardo per ringraziare chiunque mi avesse aiutata a restare in vita… però, le parole mi morirono in gola quando mi ritrovai di fronte a Ron –ad una distanza molto poco rassicurante.

Gli sorrisi e cercai di tirarmi indietro, ma lui mi strinse per le braccia.

“Ti senti bene?”
”Sì… mi era solo andata la burrobirra di traverso.”

“Quello è firewhiskey, Herm.”

“Oh, beh, è la stessa cosa.”

Sentii le su dita posarsi poco più in basso degli occhi e portare via con loro una lacrima che doveva essermi scappata a causa della tosse.

“La prossima volta stai più attenta.”
”Certo.”

Si allontanò di nuovo e lo guardai mentre cingeva le spalle di Lavanda.

Mi sedetti di peso in una delle poltrone accanto al camino spento e vuoto.

Chissà come mai si era trovato nei paraggi, visto che di solito era troppo impegnato a sbaciucchiarsi con la sua fidanzata.

Chissà perché si era preoccupato tanto…


E’ poco, è poco,
ma non ti grido è stato quel che è stato:
c’è ancora spazio per sperare,
sole per ricominciare,
ancora tempo per sbagliare
la soluzione da inventare fra di noi,
questo bellissimo gioco tra di noi.

Ero andata a letto con le solite lacrime e il solito senso di inettitudine a farmi compagnia,

senza dar peso alla gelosia che ribolliva nel mio stomaco.

Sapevo che Lavanda non era la persona giusta per Ron, ma sapevo anche che lui non provava sentimenti tanto forti per me… decisi solo che non mi sarei accontentata più di quello che avevo con lui.

Darci le colpe dei nostri errori, prenderci in giro, cercare di fargli capire quanto lui fosse tutto per me, nonostante si sentisse nessuno per gli altri, era sempre stato un modo inutile per fargli aprire gli occhi: non aveva mai capito ed io avevo perso solo tempo.

Avrei fatto di più, nei limiti del possibile e, forse, anche in quelli dell’impossibile.

La speranza che dentro me accendevano certi sguardi o certe attenzioni che mi rivolgeva era davvero dura a morire ed io, da fiera Grifondoro, avrei tentato il tutto e per tutto, mettendo in gioco quanto più possibile.

Certo, avevo un enorme punto interrogativo al posto della solita lampadina che appare nei cartoni animati babbani, quando qualcuno ha un’idea, ma era un dettaglio trascurabile.

Lasciai che il sonno mi chiudesse le palpebre e mi cullasse in quei sogni che, ormai, facevo ogni notte.

La soluzione materiale non esiste
ad un’inguaribile stanchezza…

Mi sentivo stanca, nonostante avessi dormito tanto tempo. Il mal di testa continuava a farmi sentire una rimbambita.

Cercai di voltarmi dall’altro lato, ma sentivo qualcosa di pesante che mi impediva qualsiasi movimento. Voltai solo il capo e notai una zazzera rossa e disordinata che si poggiava sulla mia spalla.

Sorrisi e mi sistemai meglio, cercando di fare quanto meno rumore possibile.

Riuscii a mettermi faccia a faccia con lui, poggiando la mia fronte alle sue labbra. Sentivo il suo respiro al sapore di alcool sul viso e, nonostante odiassi quell’odore, respirai a fondo, beandomi di quella vicinanza che, chissà come, ci aveva uniti.


mi piacerebbe immaginare che resiste
questo tuo amore incontrastato,
ma puntualmente tu mi mandi via
e puntualmente io rimango tua…

Lo vidi aprire gli occhi lentamente. Li riaprì e li richiuse più volte e, poco alla volta, nelle sue iridi, la sonnolenza fu sostituita dalla meraviglia.

“Cosa ci faccio qui?”

“Non ne ho idea, Ron.” Spostò il braccio con cui mi cingeva il corpo e cercai di trattenerlo. “Se vuoi… puoi rimanere, non mi dai fastidio. Anzi, fa anche freddo e mi stavo scaldando…”

“No, lascia perdere. Non ricordo niente.” disse, massaggiandosi la testa.

“Ti ho trovato qui quando mi sono svegliata, ma avevo ancora sonno, perciò mi sono riaddormentata…”

“Senti, lasciami in pace, va bene? Ho un mal di testa tremendo e le tue chiacchiere mi fanno sentire peggio. Vattene, dai…”

“Questa è il dormitorio femminile, Ron…” sussurrai, per evitare di mostrare le note tremanti della mia voce.

Mi ero sentita umiliata e maltrattata nel giro di un solo secondo e mi resi conto che, forse, tutto quello che volevo fare per lui non sarebbe servito a niente.

Non avrei comunque demorso, ma mi sentii meno motivata a continuare.


senza capire che mollare
è un modo per farsi salvare
e invece voglio continuare, continuare tutto…



Eravamo tutti riuniti in Sala Comune per uno stupido gioco che aveva proposto Lavanda.

La sua voce, mentre spiegava con accurata maestria le regole, riempiva la sala; il mio sguardo, invece, era totalmente impegnato ad osservare il viso contratto di Ron: aveva una strana espressione sul volto, quasi fosse preoccupato per qualcosa, e una leggera sfumatura di colpevolezza gli colorava gli occhi.

“Facciamo a turno.” Propose qualcuno.

Mi resi conto che era stato Harry a parlare solo quando, per dargli ragione, qualcun altro lo nominò.

Chissà cosa mi ero persa in quei frangenti di tempo, ma non m’importava molto, perché tutto quello che avrei voluto vivere mi aveva dato il suo buongiorno poche ore prima.

“Bene, si può cominciare, direi.”

Harry, che decise di essere il primo, sistemò al centro del cerchio che avevamo formato una bottiglia vuota e la lasciò girare su sé stessa.

“Vale il collo, vero?” chiese conferma a Lavanda, indicando la bottiglia che si era fermata ed aveva l’apertura rivolta verso Ron.

“Sì. Comunque, il pegno va scelto prima.”

“D’accordo. Allora, Ron… dovrai dare un bacio a stampo a…”

Sistemò di nuovo la bottiglia e la lasciò girare ancora.

Nel momento in cui la bottiglia si fermò di fronte a me, sentii il suolo sgretolarsi sotto le mie ginocchia; le orecchie di Ron si tinsero di un rosso ancora più vivo di quello che avevano prima e ci guardammo negli occhi per un tempo indefinito.

“Su, avanti.” spazientita, Lavanda cercò di far finire quella messinscena in tutta fretta e, almeno in quello, non mi sentivo di darle torto.

Ron si avvicinò, inginocchiandosi davanti a me.

“Sembra strano anche a me.” sorrise.

E’ quello che desidero da sempre…

Posò una mano dietro al mio collo, attirandomi a sé e posando le sue labbra sulle mie.

Credevo di poter morire da un momento all’altro.

Non so precisamente cosa accadde nell’istante in cui ci staccammo, ma i suoi occhi si riempirono di brama e, tenendo sempre la mano dietro la mia nuca, si avvicinò di nuovo.

Un Incantesimo Cruciatus sarebbe stato solo un semplice incantesimo di tortura rispetto a quello che realmente provavo in quel momento: il mio cuore prese a battere all’impazzata, così come l’aria cominciò a scemare dai miei polmoni.

Sentivo il suo calore su tutto il viso, ma più di tutto sentivo una voglia irrefrenabile di soddisfare il suo voler di andare oltre le labbra, perciò gli lasciai libero accesso e lo lasciai fare.

Non so quanto durò quel bacio, ma quando Ron si staccò, aveva il fiato corto ed era rosso in viso. Poggiò la sua fronte alla mia. “Scusami…”



bellissimo, bellissimo gioco…



Angolo Autrice:


Questa song-fic partecipa al contest Song-fic si jaybree88 ed è in attesa di un giudizio.
L'ho postata con il terrore pure, perchè dopo aver letto quello che hanno scritto le altre ragazze, Erica Weasley e roxy_xyz, è davvero folle pubblicare questa fic.
Beh, spero che a voi piaccia!!


La vostra Exentia_dream

Finalmente il GIUDIZIO DELLA GIUDICIA!!

VI Classificata

Il gioco della bottiglia

Di Exentia_dream

Grammatica e forma: 8.95/10

Stile e lessico: 9/10

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

Sviluppo trama e originalità: 9.50/10

Gradimento personale: 4/10

Totale: 41,45/45

La prima cosa che ho notato del pezzo è la cura. C’è un’ottima cura del dettaglio. Dal punto di vista formale ci sono solo delle piccole cose da riportare alla tua attenzione: due errori di battitura (‘diglielo’ che dovrebbe essere ‘dirglielo; e ‘levano su’ che non ho sinceramente capito se hai confuso con la forma passata ‘levarono su’ o se è proprio un altro termine); la terza persona singolare del verbo essere maiuscola va sempre con l’accento e mai con l’apostrofo; le maiuscole nei termini Pluffa/Babbani; e infine il termine ‘casata’ indica semplicemente una famiglia, quando si parla dei vari Serpeverde, Grifondoro si usa nei libri di Harry Potter sempre il termine ‘casa’.

Lo stile mi piace. Mi è sempre piaciuta la semplicità, perché aiuta il lettore a seguire il testo senza perdersi. Usi un sacco di subordinate ma non t’ingarbugli quasi mai nei meandri della lingua italiana, tranne che in un caso: ‘Certo, avevo un enorme punto interrogativo al posto della solita lampadina che appare nei cartoni animati babbani (qui ci va la maiuscola!), quando qualcuno ha un’idea, ma era un dettaglio trascurabile.’ Questa frase costringe il lettore a tornare indietro e a rileggerla per capirla. Blocca la lettura in pratica – non è né sbagliata, né troppo lunga, semplicemente andrebbe semplificata un po’, magari togli qualche aggettivo o sposta l’ordine sintattico.

Ho notato inoltre che spesso inverti la costruzione della frase; in italiano non è sicuramente ‘reato’ come lo sarebbe se stessimo parlando in francese o in inglese, però ecco, non abusarne.

Passando alla caratterizzazione devo dire che ho sinceramente odiato la tua Hermione, ma tranquilla, questo è un bene per la tua storia. Io amo il personaggio di Hermione Granger, ma non ho mai provato simpatia per questa ‘fase’ della sua vita in cui non sa ‘regolare’ il suo amore per Ron, lo dici anche tu nel corso della storia che ‘diventa un po’ troppo tonta’. Bisogna riconoscere però che nel momento che hai scelto di rappresentare Hermione è decisamente IC: è persa, è cocciuta, è gelosa, e soffre di questo amore a metà. Soprattutto però, il personaggio è decisamente un personaggio: è lì, sulla pagina, soffriamo insieme a lei, seguendo le parole della canzone, tra gli alti e bassi del suo rapporto con Ron, che un po’ c’è, un po’ scompare dietro a Lavanda.

Anche Ron è fortissimamente Ron, non solo perché si ingozza, ma perché un po’ fa il gentile, osserva Hermione ma non vuole dire perché, è geloso, è insicuro, risponde male, ma poi l’abbraccia, chiede scusa.

La trama è ben sviluppata: pezzetto per pezzetto, momento per momento, uno alla volta a delineare i sentimenti di Hermione. Hai però usato un espediente per chiudere la storia che non dovevi usare – non perché tu lo abbia usato male, anzi il bacio è un cono di sentimenti stupendo, ma perché ha tolto l’occasione alla storia per brillare. ‘Il gioco della bottiglia’ è la scusa più vecchia del mondo per far baciare due persone; io ho letto la tua spinta personale in tutto il testo tranne che nella parte finale; in parole crude, la fine è banale. Mi dispiace, perché odio dover fare questi discorsi sull’originalità, a tanti magari piacerà questa conclusione, ma si poteva discostare dal resto di storie ‘classiche’ e diventare meravigliosa. È un peccato.


Ringrazio ancora la giudicia e vi ricordo che la storia è riportata con tutti gli errori xD





   
 
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