In macchina era calato un silenzio imbarazzante. Sogo aveva lo sguardo fisso sulla strada e Kagura guardava fuori dal finestrino, starnutendo ogni tanto e cercando di scaldarsi.
Come se non bastasse, tutti i semafori che trovavano lungo il percorso erano rossi.
Mentre erano fermi all'ennesimo incrocio, sentì qualcosa di caldo e pesante posarsi sulle spalle. Era la giacca di Sogo.
“Va meglio?”
Kagura arrossì e boccheggiò. Come poteva uno come lui fare un gesto tanto carino? Era come vedere un lupo che canta una ninna nanna ad un agnello.
“Si, grazie.” fu la cosa più intelligente che la ragazza riuscì a rispondere.
Mentre
attraversavano una zona con parecchi cantieri dismessi, il temporale
imperversava, rendendo la visibilità quasi a zero. Sogo
guidava
quasi a passo d'uomo e Kagura cominciava a ringraziare il cielo che
quel sadico fosse apparso sulla sua strada.
All'improvviso la
pioggia temporalesca si trasformò in grandine. Il ragazzo
dovette
parcheggiare nel primo riparo che trovò, ovvero una tettoia
per auto
piuttosto grande in un cantiere di un grattacielo e poi scese
dall'auto per controllare i danni.
Kagura invece si
spostò sui sedili posteriori, per stare più
comoda. Non si
aspettava che Sogo si sedesse dietro insieme a lei. Si stese
appoggiandosi fra portiera e sedile, con i piedi infilati tra le
gambe di Kagura e il sedile posteriore ed indossò la sua
mascherina
per dormire.
“Faresti meglio a
riposare... Tanto anche se finisse la grandinata, con tutta questa
pioggia non me la sento di guidare.”
Kagura si fece
piccola piccola, ben attenta a non sfiorare nemmeno le gambe del
ragazzo. Purtroppo però, si ritrovò a battere i
denti dal freddo.
Come fa a dormire con questo gelo? E' talmente insensibile da non sentire nemmeno le condizioni climatiche?
Fuori
dall'auto un
gattino si era appartato con loro sotto la tettoia. La ragazza lo
osservò mentre leccava via la pioggia dal pelo.
“Ti assomiglia.”
Le sussurrò Sogo in un soffio accanto al suo orecchio. Non
si era
accorta che il ragazzo si era svegliato, e nemmeno che la stesse
abbracciando.
“Cosa stai
facendo? Lasciami!” Kagura si stava agitando nell'abbraccio,
cercando di sgusciare via.
“Credevo avessi
freddo, ti sto solo scaldando!”
“No, sei solo uno
schifoso maniaco!”
Sogo la lasciò
andare e uscì dalla macchina per tornare a sedersi sul
sedile
anteriore.
Un
silenzio di
tomba si protrasse per parecchi minuti. Il gatto nel frattempo di era
posizionato sotto all'auto, vicino al motore, per stare al caldo.
Stufa di fissare la pioggia, a Kagura non restò che guardare
Sogo e
rimase di sasso nel notare che il ragazzo tremava.
Si sentì
terribilmente in colpa. L'aveva abbracciata solo perché
aveva freddo
quanto lei ma non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
Maschi.
“Scusa
se ti ho
trattato male prima... Dai, vieni qui, in due si sta più
caldi!”
Non si mosse.
“Ok, ti ridò la
giacca... almeno starai più caldo.”
“Sto bene così.”
Il tono era
tagliente, ed era piuttosto strano che il sadico mostrasse la sua
irritazione, Kagura l'aveva visto rare volte esprimere le sue
emozioni.
Ignorando quello
che le aveva appena detto, Kagura si sporse e mise la giacca sul
petto di Sogo.
Lui la afferrò e
gliela lanciò addosso
“Ti ho detto che
sto bene così, cazzo!”
Normalmente, se qualcuno l'avesse trattata così, Kagura l'avrebbe riempito di botte. Lei era un'aliena del clan Yato, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno.
Perché allora sto piangendo?
Si
ritirò di nuovo
contro il finestrino, fissando le travi in acciaio del grattacielo in
costruzione con la vista offuscata dalle lacrime.
Sogo sospirò.
Scavalcò i sedili anteriori, afferrò la giacca e
la appoggiò sulle
spalle di Kagura, lisciandogliela dolcemente sulle spalle e sulle
braccia.
La ragazza lo
fissò. Aveva gli occhi bassi.
“Scusa, la
pioggia mi rende nervoso. Dai, scaldiamoci insieme.”
“E' colpa mia. Tu
sei stato gentile con me ed io sono stata malfidente.”
Sogo
l'abbracciò dolcemente, stringendola al suo petto. Kagura
era
imbarazzata, non era mai stata tanto vicina ad un ragazzo, per
di più con i
vestiti bagnati che le
aderivano così tanto al corpo.
“Senti, qui
vicino c'è un posto dove possiamo stare al caldo
finchè non finisce
il temporale. Non devo guidare molto e quindi non è un
problema
arrivarci. Potresti anche asciugare i tuoi vestiti.”
Probabilmente si trattava di un bar o di qualche locale. La ragazza
scosse
la testa.
“Non ho soldi.”
“Offro io.”
“Non voglio
essere un peso.”
“Non ti
preoccupare, ci volevo andare lo stesso. Ma non mi fido a lasciarti
qui in macchina da sola, potresti distruggerla. Tanto vale che venga
anche tu.”
“Va bene.”
Sogo si
rimise alla
guida (dopo aver ovviamente allontanato il povero gatto che si
trovava sotto all'auto su richiesta di Kagura) e dopo pochi minuti
raggiunse una struttura bianca abbastanza grande. Sogo
parcheggiò
l'auto in un posto vicino all'ingresso.
La ragazza sbirciò
l'insegna. Con l'ira che le montava dentro come la lava in un vulcano
poco prima di un'eruzione si rivolse a Sogo.
“Tu,
pezzo di
deficiente, mi hai portato in un love hotel? un albergo ad ore?
”
“Cosa c'è di
male?” chiese il ragazzo piuttosto stupito.
“Oh, niente,
tranne il fatto che qui di solito la gente viene per fare sesso! Me
l'ha detto Gin!”
“C'è una
lavanderia a gettoni, ed in più costa poco. Se non ti va
bene, puoi
restare qui.”
NOTA: nella dicitura “love hotel” su wikipedia, ho trovato l'immagine esemplificativa di un love hotel... a Kabuki-cho :°°°D Kagura e Sogo non erano poi così distanti dall'Agenzia, dopotutto!