Libri > Leggende Arturiane
Segui la storia  |       
Autore: Deirdre_Alton    08/08/2011    2 recensioni
C'è un piccolo ragno di nome Agravain che tesse la propria tela, nella sua trama saranno in molti a cadere. Sarà l'imprevisto però a far crollare il suo mondo.
C'è un'altra tela, grande, immensa, tessuta da Dio e dalla Dea. Questa trama si espande, oltre il mare, chi ne rimarrà impigliato?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agravaine, Gawain, Mordred, Morgana, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 32

«Vengo con te.» Disse Galahad.
Sì, molto egoisticamente non volevo separarmi da lui, non volevo lasciarlo qui. Anche se la sua vita ed i suoi doveri erano di Sarras e non più di Camelot.
«Non ti ho nemmeno detto dove devo andare, Galahad, come puoi-»
«Non mi importa! Non ti lascio andare via da solo.»
Annuii senza aggiungere altro, ma sapevo che non era giusto portarlo via dalla sua isola, dal suo popolo. Ci avrebbero pensato i consiglieri e Dindrane a convincerlo a restare.
«Sta per succedere qualcosa a Camelot, oppure sta succedendo. Ho sognato, anzi no, io l'ho vista. Morgana mi chiamava. Aveva bisogno di me, ho sentito una sensazione orribile Galahad.»
Lui mi baciò una guancia asciugando una lacrima che mi stava scendendo.
«Non so se puoi comprendere questa cosa che ho visto ma, ti prego di credermi. Se non andrò non potrò mai perdonarmelo.»
Mi guardò e vidi le pagliuzze d'oro nei suoi occhi. «Io ti credo Mordred come tu hai creduto in me e nel Graal.» Mi regalò un sorriso tremulo.
«Non è che avessi troppa fiducia nel tuo vaso santo, lo sai?» La voce mi uscì così distante e triste che quasi non la riconobbi.
Era l'alba, attendemmo che ci fosse più luce per scendere, rimanemmo in silenzio distesi sul letto. Io fissavo l'interno del baldacchino chiedendomi cosa mai avrei potuto fare a Camelot, io, un uomo inutile e considerato un reietto, fuggito con la coda tra le gambe.
Come da me previsto, i nostri consiglieri compresero il mio volere ma Galahad non poteva partire. Perchè lasciare l'isola? Il Vice Re partiva, poteva forse il Re abbandonare il suo popolo così a cuor leggero? Comprendevano i sentimenti di Galahad, ma avevano paura di rimanere nuovamente senza una guida e un sostegno.
Io non dissi nulla, mi limitai a rimanere dietro allo scranno della sala delle udienze private. Volevo Galahad per me, ma solo perchè non volevo separarmi da lui. Ma il regno di Sarras non poteva perdere Galahad solo per una mia egoistica richiesta.
«Nominerò un reggente, così non vi verrà a mancare nulla.» Disse Galahad. Aveva le guance rosse, stringeva i pugni sui poggioli della sedia e cercava di trattenere i suoi sentimenti contrastanti.
Abdel Haqq parlò per la prima volta con la sua voce tranquilla e comprensiva. «Vostra Maestà, chi vorreste nominare? Chi sarebbe mai degno di farvi da supplente se Amir Anuar partirà con voi?»
«Dindrane.»
L'unico rumore che percepii fu il respiro strozzato del ragazzino.
«Lui è figlio di re, è stato il custode del Graal fin da bambino, so che è amato e stimato sia da voi che dal popolo.»
Si levò un lieve brusio, studiai i volti dei consiglieri, non avevano nulla contro Dindrane, ma continuavano a ritenere che Galahad dovesse rimanere.
«No! Io non posso fare il reggente Maestà! Ti supplico, non partire!» Dindrane, forse stanco di quel brusio aveva parlato a voce alta, zittendo tutti.
Non mi era mai parso così fragile come in quel momento, nemmeno quel giorno nel suo castello, dopo essere quasi svenuto dopo lo scontro con Galahad.
«Dindrane, perchè? Non dire che non sei degno, non essere modesto, ormai ti conosco bene e so che hai moltissime qualità-» Le parole di Galahad vennero interrotte da una sorta di risata smorzata di Dindrane.
«Galahad tu non mi conosci poi così bene come dici e credi.»
Guardai il suo collo elegante, il viso un ovale perfetto. Si era decisamente messo in salute dopo più di un anno a Sarras. Come se lo vedessi per la prima volta capii e Dindrane lesse nella mia espressione che avevo scoperto il suo segreto.
«Sono una donna.»
Tutti rimasero a bocca aperta. Galahad si alzò e si portò una mano alla testa.
Silenzio. «Lady Dindrane, il fatto che voi siate una donna non toglie il fatto che possiate essere un ottimo reggente.» Dissi guadagnandomi un sorriso timido dalla fanciulla, la vidi arrossire ed abbassare lo sguardo.
«Con questo però non voglio dire che Lady Dindrane debba essere il reggente di Sarras. Non trovo giusto che il Re parta, questa è la sua patria, questa è la sua gente. Deve rimanere qui.»
«Mordred! No! Questa mattina avevamo deciso che saremo partiti assieme!»
«No Galahad, tu hai detto che volevi partire con me, io non ho detto nulla.» Vidi nei suoi occhi passare un'ombra.
«Hai dei doveri qui. Per cosa abbiamo affrontato quello stupido viaggio? Non siamo stati dunque ripagati? Ti meriti questa isola e sei fatto per governarla. Lasciami chiudere i conti con il mio passato, poi tornerò.»
Lo vidi deglutire, alzò leggermente il mento. «Tu tornerai. L'hai detto, non obbligarmi a venire a rinfacciarti le tue parole.»
Così dicendo se ne andò. Tutti si chinarono in ritardo presi alla sprovvista dalla sua repentina uscita.
Era in collera con me, dato che ricordavo ancora molto bene come reagiva con certi pensieri negativi nella testa decisi di lasciarlo da solo per un po'.
Guardai Lady Dindrane che se stava in un angolo a fissare la porta da cui era uscito Galahad, mi avvicinai a lei e le chiesi se desiderava fare una passeggiata sulle mura. Lei annuì senza avere il coraggio di guardarmi in volto. Le porsi il braccio e lei con incertezza mi porse la mano.
Ora che sapevo che era una donna, avrei dovuto temerla ancora di più?
In realtà mi sembrava più familiare. Non avrei saputo spiegarlo. Se da ragazzo era sembrato uno sgraziato e smagrito moccioso con le cose fuori posto, ora vedevo una giovane fanciulla in balia degli eventi.
«Lady Dindrane-»
«Mordred, posso chiederti un favore?»
Ci fermammo sulle mura, su uno dei lati rivolti verso il mare. Chinai la testa in segno di assenso.
«Fino a quando mi credevi un ragazzo ci davamo del tu, ora... io sono sempre la stessa persona anche se... se vi ho ingannato e di questo mi dispiace immensamente, c'è una lunga storia dietro a questo.» Sospirò, lasciò il mio braccio. «Possiamo parlarci come prima senza tanti, ah. Insomma... hai capito.»
La guardai e lei arrossì, di nuovo.
«Mi stai dicendo che mi preferisci scorbutico piuttosto che come un cavaliere gentile e premuroso?»
Dindrane rise, mi accorsi che era la prima volta che lo faceva, almeno in mia presenza.
«Mi metti a disagio. Tutto qui.»
«Ma se ti ho detto solo poche parole e offerto il braccio! Sciocchezze!»
Lei si voltò verso l'interno dell'isola. «Sciocchezze a cui non sono abituata.»
Riprendemmo a passeggiare in silenzio. Dopo aver compiuto un intero giro delle mura mi chiese se sapevo quando sarei partito. Avevo intenzione di scendere al porto ed informarmi sulla marea e chiedere chi fosse disposto a condurmi almeno sul continente.
«Sarebbe meglio fare un viaggio diretto, no? Come all'andata. Più comodo e a Dio volendo, con meno complicazioni. Posso chiedere io stessa al Capitano Fahmi, lo conosco è un brav'uomo ed è l'unico ad avere una barca che possa affrontare questo genere di viaggio.»
«Grazie.» Non aggiunsi altro.
Dindrane fissò lo sguardo sul sacchettino con la ciocca dei capelli di Galahad che mi era uscito dalla camicia.
«Credi che potrei sapere perchè sei vestita da uomo e te ne stavi in quel castello diroccato da sola, prima che me ne vada da quest'isola e ti lasci a consolare Galahad?»
Ridemmo insieme.
«Sì credo, che qualcosa te la potrei raccontare.»


Nota: Il nome Fahmi significa "comprensivo".


   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Leggende Arturiane / Vai alla pagina dell'autore: Deirdre_Alton