Fumetti/Cartoni europei > Monster Allergy
Segui la storia  |       
Autore: WhiteLight Girl    08/08/2011    3 recensioni
«Sotto il letto di Elena», ripeté Zick per la terza volta. Si rimboccò le maniche e si mise a carponi; sollevò la coperta e guardò con attenzione.
«Calma piatta, non c’è nulla», disse sicuro.
«Davvero?», domandò Charlie deluso. «Sei sicuro? Io l’ho visto, lo vedo sempre!», si lamentò con le lacrime agli occhi.
Zick si alzò, si inginocchiò davanti a lui e gli afferrò le manine: «Non c’è nulla qui, devi stare tranquillo, ma se mai dovessi vederlo di nuovo chiamami e sarò subito da te, ok?»
Charlie annuì deluso. «E se non arrivi in tempo?», domandò.
«Abito a meno di venti metri! Verrò anche in mutande se servirà!»
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Elena Patata, Zick Barrymore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Monster Allergy. Ombre



Consumarono il pranzo nel cortile della scuola, seduti fianco a fianco sulla scalinata davanti all’ingresso, sotto il sole sbiadito.
Stavano discutendo dell’apparante ritorno dei poteri di Zick, e se il domatore era cauto nel fare supposizioni Elena si stava già sbilanciando ad immaginare nuove avventure.
«Ora potresti smettere di costruire trappole per evitare che Bombo ti rubi le scarpe»
Zick accennò un sorriso, ancora poco convinto, e l’espressione allegra di Elena svanì velocemente al ricordo del sacrificio che il ragazzo aveva fatto per lei anni prima.
Zick distolse lo sguardo, lo sguardo colpevole che aveva assunto Elena lo aveva colpito dritto al petto; non voleva che stesse male per lui. «Può darsi», borbottò pronto a cambiare argomento. «Sabato prossimo danno al cinema il film di Ghosto, finalmente»
Elena sorrise, di nuovo raggiante. Erano mesi che aspettavano l’uscita dell’adattamento cinematografico del loro fumetto preferito, avevano contato a ritroso i giorni a partire dal centesimo ed ora era finalmente arrivato il momento.
«Ci andiamo insieme? Dobbiamo assolutamente procurarci i biglietti per i posti migliori!», esclamò Elena.
Zick le sorrise furbescamente e iniziò a frugare nello zaino, dopo poco ne tirò fuori due biglietti azzurri per il cinema di Oldmille. «Ci ho già pensato! Lo spettacolo è quello delle sei, così dopo il film ci facciamo un giro e ci mangiamo una pizza»
Elena afferrò i biglietti estasiata. «Tu sei davvero», rifletté qualche secondo, per trovare un termine adatto «Fantastico! Sul serio! Mostruosamente fantastico!»
Zick arrossì leggermente passandosi una mano tra i capelli scompigliati.
«Oh, non è nulla, avevamo praticamente già deciso che ci saremmo andati insieme e volevo assicurarmi che fosse tutto perfetto»
«Bè, credimi, se volevi fare colpo ci sei riuscito di sicuro», dichiarò Elena arrossendo un poco.
Fu la campanella a salvarli dall’imbarazzo di quest’ultima affermazione. Si alzarono e si pulirono i pantaloni. Fu mentre rientravano nell’edificio che Zick domandò all’amica: «Charlie parla ancora dell’uomo nero?»
Elena scrollò le spalle sconsolata. «Vuole controllare sempre sotto tutti i letti prima di andare a dormire, ha insistito talmente tanto che io, come una stupida, ieri sera ho anche guardato sotto al mio letto prima di spegnere la luce», sospirò «Non so neanche perché l’ho fatto, mi sono inginocchiata sul pavimento e ci ho guardato!»
Si fermarono davanti alla classe di Elena, prima che entrasse Zick la afferrò per un polso e le domandò: «Vuoi che venga a rassicurarlo? Posso guardare sotto tutti i letti e dirgli che non c’è nulla per certo»
Elena gli sorrise grata «Sarebbe fantastico, non mi piace che sia così spaventato, anche se più che spaventato sembra preoccupato»
«Ci penso io, tu sta tranquilla», la rassicurò il ragazzo.
«Grazie, davvero»

All’uscita dalla scuola trovarono ad aspettarli Jeremy-Joth. Il tutore faceva avanti e indietro sul muretto tenendo la coda dritta verso il cielo.
«Buongiorno», lo salutarono i ragazzi dimenticandosi completamente che i normali esseri umani li avrebbero presi per stupidi a guardarli parlare con un gatto.
Lui li ammonì con lo sguardo, poi gli fece cenno con la testa di seguirlo. Li portò in un vicolo e saltò sul coperchio di un cassonetto chiuso.
«Abbiamo pensato fosse necessario scortarvi fino a casa, corrono strane voci per le passerelle della città sospesa»
«Voci su noi due?», chiese Elena confusa indicendo se stessa e Zick, non riuscendo a capire la ragione di tutta quella preoccupazione e cosa centrassero loro due.
«Ma no», la zittì il ragazzo, «Cosa vuoi che possiamo centrare noi?»
«Scusa tanto, mister SoTuttoIo, se non ho capito che ragione ci possa essere per scortarci a casa!», sbottò Elena irritata per il tono che il ragazzo aveva usato.
Jeremy tossì leggermente per attirare l’attenzione. «Scusate tanto, ma prima che inizi uno dei vostri soliti battibecchi vorrei esporvi il problema, per quanto mi riguarda una volta che avrò finito potrete anche scannarvi»
I due annuirono mettendosi sull’attenti.
Jeremy cominciò il racconto: «Immagino che tutti e due abbiate sentito della sparizione dei cinque operai della trivella e dei tre poliziotti»
«Poliziotti? Non sapevo dei poliziotti…», disse Zick sorpreso.
«E’ successo meno di quattro ore fa, eravate a scuola»
I ragazzi annuirono comprensivi.
«Il fatto è che sembra che alcuni mostri abbiano avvistato un’ombra nei paraggi del cantiere poco prima che quelle persone sparissero»
Elena e Zick si guardarono. «Sono stati rapiti?», comandò Elena al tutore.
«E’ probabile, i domatori stanno già organizzando una squadra per andare ad indagare. Ora, voi due andate a casa e barricatevi dentro, non percorrete strade deserte e state assolutamente lontani dal bosco e dal cantiere»
Zick serrò i pugni e guardò Jeremy con risolutezza: «Voglio partecipare alla missione», esclamò.
Elena lo fissò preoccupata: «Ma… Zick»
«Sto recuperando i poteri, non so come e non so perché: ho visto Bombo ieri»
Jeremy lo guardò severo con i suoi occhi felini. «Non se ne parla, è troppo rischioso, non siamo sicuri di quello che ci troveremo davanti»
Elena strinse una delle mani di Zick. Lui la guardò e vide di nuovo quell’espressione colpevole che tanto odiava. Non voleva che lei si sentisse in colpa più di quanto servisse. Non poteva fare nulla. «Va bene», disse ricambiando la stretta dell’amica. «Vorrà dire che io ed Elena affitteremo un film e compreremo delle patatine», poi si rivolse a lei; «a meno che tu non voglia andare ovviamente, se vuoi vai»
Elena lo fissò, ancora preoccupata. «Eh? No, resto con te! Basta che non sia un film da far venire il latte alle ginocchia»
«Quando mai mi hai permesso di scegliere un film noioso?», sorrise Zick divertito.
«Bene», li richiamò il tutore, «Io devo sbrigare delle faccende, confido sul vostro buonsenso e sono certo che andrete dritti a casa»
«Dritti a casa, si», sospirò Zick. «Siamo congedati?», chiese iniziando ad avviarsi verso l’ingresso del vicolo. «Se ti piace il temine»
Erano ancora mano nella mano quando tornarono in strada e si diressero verso la videoteca.
«Potremmo affittare un film dell’orrore», propose Elena.
«Meglio di no, se poi Charlie e Violet volessero vederlo con noi?»
La ragazza lo guardò allibita. «Non vorrai prendere un cartone animato spero»
«No, basta che sia qualcosa che non faccia paura e non abbia tante parolacce»
Avevano raggiunto la videoteca, ma la serranda era chiusa e appeso alla porta c’era un avviso che avvertiva che sarebbero stati in ferie per il resto della settimana.
«Niente film, mi dispiace», disse Elena, poi si bloccò in preda ad una strana sensazione. Mollò di colpo la mano di Zick e si appoggiò ad una parete.
«Tutto bene?», le chiese l’amico. Lei annuì. «Ho solo avuto una brutta sensazione, ma è stato solo un attimo. Devo andare a casa», disse all’improvviso.
Zick le sfiorò una spala e le fece un cenno con la testa: «Ti accompagno, ovviamente».

Quando Elena e Zick arrivarono a casa della ragazza Violet si gettò addosso alla sorella abbracciandola stretta.
«Elena! Elena!», ripeteva la bambina singhiozzando.
La baby-sitter si avvicinò velocemente sollevata dal suo arrivo.
«Non so più che fare, Charlie dice che c’è l’Uomo Nero sotto il letto e Violet ha paura e non smette di piangere»
Elena cullò la bambina con dolcezza, la baby-sitter - una venticinquenne bassa e paffutella dagli occhi scuri – la vide calmarsi e sorrise sollevata.
«Temevo che non avrebbe più smesso, ma chi ha raccontato a Charlie le storie sull’Uomo Nero?»
Elena scrollò le spalle. «Non io, non avrei mai osato»
Charlie entrò ansioso nella stanza e si appese alla maglietta di Zick tirandolo con insistenza verso l’interno della villetta: «Devi mandare via l’Uomo Nero! Devi cacciarlo prima che faccia del male a qualcuno!»
Il bambino strepitava, batteva i piedi per terra e lo fissava implorante. Zick gli scompigliò i capelli. «Vedrò quello che posso fare», disse.
Charlie s’illuminò e Violet fissò il domatore con sguardo implorante. «Mandalo via! Mandalo via!»
La baby-sitter li guardò confusa, Elena le sorrise e scrollò le spalle, come a dire “cosa non si farebbe per dei bambini”.
«Credo che tu possa andare adesso, ti ringrazio per aver tenuto d’occhio queste due pesti», disse. Accompagnò la ragazza alla porta mentre Charlie portava Zick al piano di sopra.
Quando Elena li raggiunse Zick aveva la testa infilata sotto al letto dei signori Patata.
«Trovato niente?», chiese Elena seria. Zick indietreggiò e sollevò lo sguardo. I suoi occhi chiedevano chiaramente “cos’avrei dovuto trovare?”
«Nulla», disse semplicemente. Aveva un batuffolo di polvere tra in testa ed Elena gli passò una mano tra i capelli per farlo cadere. «Tutto tranquillo», continuò il ragazzo.
«Ora guarda sotto il letto di Elena!», esclamò Charlie afferrando Zick per un braccio.
«Sotto il letto di Elena», borbottò il ragazzo poco convinto alzandosi ed afferrando di peso il bambino. Lo portò nella stanza di Elena sotto braccio, come se fosse una borsa, e lo poggiò sulla scrivania.
«Sotto il letto di Elena», ripeté Zick per la terza volta. Si rimboccò le maniche e si mise a carponi; sollevò la coperta e guardò con attenzione.
«Calma piatta, non c’è nulla», disse sicuro.
«Davvero?», domandò Charlie deluso. «Sei sicuro? Io l’ho visto, lo vedo sempre!», si lamentò con le lacrime agli occhi.
Zick si alzò, si inginocchiò davanti a lui e gli afferrò le manine: «Non c’è nulla qui, devi stare tranquillo, ma se mai dovessi vederlo di nuovo chiamami e sarò subito da te, ok?»
Charlie annuì deluso. «E se non arrivi in tempo?», domandò.
«Abito a meno di venti metri! Verrò anche in mutande se servirà!»
Elena scoppiò a ridere, immaginandosi il ragazzo presentarsi in mutande ai suoi genitori nel pieno della notte solo per calmare le paure di un bambino di sei anni.
«Che ridi tu?», la rimbeccò lui.
Lei prese fiato. «Nulla, immaginavo la scena»
Zick si alzò e aiutò Charlie a scendere dalla scrivania. Il bambino corse via e Violet lo seguì.
Appena i due bambini furono fuori dalla stanza Zick scrollò le spalle.
«che posso farci io se non c’è nulla là sotto?», chiese indicando il letto.
Elena gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla. «Lascia stare, è un bambino, gli passerà»

Più tardi Zick andò a casa.
Proprio davanti all’ingresso saltò per non calpestare una delle braccia di Sniakutz-Bu.
«Eih, Bu? Dove sei? Qui c’è qualche tuo pezzo»
Il mostro arrivò di corsa con un braccio teso e si rimise insieme. «Gvazie al cielo, spevo davvevo che tu non l’abbia calpestato!»
Zick sollevò le braccia. «L’ho visto appena in tempo»
«Visto appena in tempo?», chiese lo Sniakutz confuso. «Ma vagazzo, io non sono visibile…»
Zick sorrise ampiamente e corse in cucina, suo padre ed un cospicuo gruppo di domatori si stava preparando per l’escursione al cantiere.
«Vedo i mostri! Li vedo! Voglio venire con voi!», esclamò emozionato.
Jeremy-Joth lo guardò contrariato.
«Vedi i mostri, giovanotto?»
Zick lo sollevò e lo portò in salotto; si guardò attorno, poi puntò lo sguardo sulla credenza e indicò un punto preciso: «Tre bolli!»
Poi lo sguardo gli corse al divano; i nonni fantasma lo guardarono commossi.
«Nonna! Nonno!», esclamò il ragazzo felice, poi tornò a guardare il tutore che – con suo disappunto – aveva ancora tra le braccia. «Posso venire? Ti prego! Ti prego!»
Il gatto lo fulminò e il ragazzo lo mise giù.
«E’ solo un sopralluogo», s’intromise Zobedija, «Non sarà pericoloso»
«Molto bene», disse allora Jeremy. «Verrà anche Elena?»
Zick s’illuminò. «Le telefono subito e glielo chiedo», disse.
Teddy scosse la testa rassegnato, Lay ridacchiò al suo fianco, mentre il signor Thaur sistemava le ultime cose per la missione.

La reazione di Elena dopo l’affermazione e la domanda di Zick fu un “Oh” sommesso.
«E’ che ho mandato a casa la baby-sitter e non posso lasciare i gemelli da soli», spiegò.
«Li puoi lasciare con mia madre, tanto li adora!», propose il ragazzo speranzoso.
«Sarà un po’ difficile, Charlie si è appostato per evitare che l’Uomo Nero esca da sotto al letto, dice che oggi verrà a prendere qualcuno. Tu vai, sul serio, poi mi racconti com’è andata»
«Forse dovrei venire da te e provare di nuovo a rassicurarlo», propose Zick.
«E’ la tua prima caccia al mostro dopo anni, non puoi perderla», insistette la ragazza. «Se avrò qualche problema ti chiamerò»

Il cantiere era deserto, la trivella era ferma. Zick ispeziono pensieroso i dintorni camminando affianco ai suoi amici.
Teddy gli diede una gomitata «E così sembra che tu sia tornato in squadra»
«Pare di si»
Fu Lay a smorzare l’entusiasmo dei due «Eppure non capisco perché, ci sarà una ragione. Perché proprio ora? Perché non prima, o dopo?»
«Potresti farti questa domanda anche tra due anni», le disse Teddy.
«Già, ma è adesso che alcuni uomini sono spariti nel nulla in un posto in cui i mostri dicono di vedere le ombre che si muovono».
Zick guardò l’orologio, erano le nove, e la frase di Lay gli aveva ricordato dell’Uomo Nero di cui Charlie parlava tanto. Pensò che probabilmente Elena in quel momento lo stava mettendo a letto assieme a Violet, e si chiese se non fosse il caso di telefonarle.

Elena aveva aiutato i gemelli a mettersi il pigiama ed ora stava preparando il letto per sistemarceli sopra. Aveva poggiato il cellulare sul comodino, per sollevare Violet e sistemarla bene dentro le lenzuola.
L’aria di casa sembrava gelida nonostante i termosifoni accesi.
«Charlie, a letto», disse la ragazza guardando il fratellino.
Lui stava seduto sul pavimento, davanti alla porta chiusa, e fissava i letti stringendo una padella tra le mani, pronto a colpire qualunque cosa potesse uscire dalle ombre.
«Oh! Andiamo! Charlie! Questa cosa sta diventando ridicola!»
Si avvicinò per prenderlo in braccio, ma lui le colpì il polso.
«Sta’ arrivando, non lo senti il freddo?»
Elena tremò, certo che lo sentiva, ma doveva esserci un problema all’impianto di condizionamento. Era di sicuro così.
«Charlie. Dai, basta», supplicò la ragazza.
Lui balzò in piedi all’improvviso e si spinse contro la porta afferrando Elena per un polso.
«E’ venuto a prenderci! E’ venuto a prenderci! Chiama Zick! Presto!»
Violet, seduta sul letto, osservava la scena spaventata. «Sta’ arrivando?», chiese, poi sgranò gli occhi ed esclamò: «Sta’ arrivando!». Si svincolò dalle coperte e afferrò il cellulare di Elena, poi si allungò verso di lei e glielo porse, stando ben attenta a non mettere i piedi per terra. «Chiama Zick!», gridò.
Elena afferrò il cellulare compose il numero con poca convinzione.
«Chiama! Chiama!», le disse Charlie parandosi tra lei ed il letto nel tentativo di difenderla.
«Sto chiamando, sto chiamando», tentò di tranquillizzarli la ragazza. Ma non aveva ancora attivato la chiamata.
La coperta di Violet, che era caduta per terra quando la bambina si era alzata in piedi, scivolò sotto al letto come se qualcuno la trascinasse. L’oscurità si liberò dalle ombre sotto al letto e si fece strada nella stanza. Violet si sistemò al centro del letto spaventata.
«Quando arriva Zick?», chiese Charlie.
Ma Elena non aveva ancora avviato la chiamata, perché non aveva creduto ai gemelli fino a pochi istanti prima, e finalmente si decise a schiacciare il pulsante verde del cellulare e lo portò all’orecchio.

«Eih», sbottò Zick all’improvviso, «Che ne sapete voi dell’Uomo Nero?»
Lay e Teddy si guardarono.
«Il Babau. Un’ombra scura», disse Lay.
«Si nasconde sotto i letti dei bambini e li trascina sotto», continuò Teddy.
«Li infila in un sacco di yuta per impedirgli di fuggire e li porta nel suo mondo, e li tiene lì giocando con le loro paure, è molto pericoloso. Meglio starci alla larga», disse la ragazza.
Zick si fermò e tirò un colpo ad entrambi per attirare la loro attenzione: «Cioè, esiste davvero?»
I due amici lo guardarono confusi. «Certo che esiste, ed è più pericoloso di uno Spettro Nero»
«Charlie ha detto che sarebbe venuto a prendere qualcuno… Charlie ha detto che l’Uomo Nero è a casa loro!», mormorò Zick sbiancando. «Devo tornare a casa, Elena potrebbe aver bisogno di me», si voltò per correre via, ma Teddy lo bloccò per un braccio.
«Il Babau è una cosa seria, ma ci mette parecchio per manifestarsi in una casa, a volte tormenta i bambini per mesi prima di prenderli»
Zick provò a calmarsi, e il suo telefono iniziò a squillare.
«Sono settimane che Charlie dice che c’è!»
Vide il numero di Elena sul display e rispose tentando di ostentare una certa calma.
La voce della ragazza lo raggiunse colma di panico: «Zick… L’Uomo Nero…», poi si sentì un tonfo ed Elena, Charlie e Violet gridarono. Il telefono ara ancora acceso, ma la voce di Elena era sparita.

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Monster Allergy / Vai alla pagina dell'autore: WhiteLight Girl