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Autore: bimbettainna    08/08/2011    1 recensioni
Eravamo li soli l'uno nelle braccia dell'altro.Potevamo capirci con un solo sguardo, ed io volevo tanto che quell'intesa tra noi due non avrebbe avuto mai fine. Io non credo alla magia...ma ora non ne sono molto convinto... perché mi aveva stregato. Non credevo alla fantasia, ma con lei era come vivere in una favola. Anche se non era mia, in quel momento era come se lo fosse. Non avevo capito bene quello che volevo, ma ora ero arrivato ad una conclusione. Quello che volevo era stare con lei. Con lei i sogni diventavano realtà, ormai era nel mio cuore e nella mia anima. Non c'era più niente che non avrei fatto... perché era li con me.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Entrai in casa e trovai delle valigie pronte per terra.
-          Mamma, papà. Ci siete? -.
-          Si tesoro – disse mio padre uscendo dal bagno.
-          Che cosa significano queste valigie?-
-          Domani partiremo tesoro, non possiamo restare per sempre qui, io ho un lavoro e la mamma deve occuparsi della casa –.
-          Certo, capisco … ma quando ci rivedremo?-
-          Helene tra alcuni giorni è Natale! Ci vedremmo sicuro! – sorrisi e lo abbracciai.
-          Io vado a prepararmi, questa sera esco –
-          Oh finalmente! – esclamò mio padre. Gli sorrisi e mi diressi in bagno per una doccia super veloce dato che ero già in ritardo. Non appena finì, mi diressi in camera davanti all'armadio in cerca di qualcosa da mettere, ma niente andava bene. I miei occhi finirono in basso, dove c’era uno scatolone con vestiti che io non avrei mai messo. Lo aprì e dentro trovai vestitini molto mini, top, minigonne, insomma in quello scatolo erano tutte cose molto mini, ed erano tutti regali. Presi il primo vestitino che trovai e lo indossai, stesi un velo di trucco sul viso e attaccai i capelli in una coda. Non appena fui pronta, mi guardai allo specchio. Quella non ero io, era qualcun’altra nel mio corpo. Il vestitino grigio monospalla, era aderente e molto corto, arrivava un po’ più sotto dei glutei, era un bellissimo vestito, ma non faceva per me. Poi mi fermai un attimo a pensare: Io dovevo cambiare vita. Dovevo cominciare anche da questo, mi decisi e lo lasciai stare.
-          Helene, c’è qualcuno che aspetta sotto – disse mio padre senza aprire la porta.
-          Arrivo! – indossai il mio mini cappotto ed uscì. Non appena fui fuori, Daniel mi venne incontro.
-          Wow sei splendida – disse facendomi girare su me stessa.
-          Senti chi parla! – dissi indicandolo, e lui sorrise.
-          Allora, dove si va? –
-          C’è una festa in una spiaggia privata, ma ci sono più di venti minuti di strada –.
-          E che problema c’è? –
-          Ok allora. Sali! -. Tutto quel vento in faccia, mi ricordò quei pomeriggi con lui in moto, quelli erano tempi diversi, semplici, non dovevamo preoccuparci di niente, eravamo solo noi, Thomas e Helene, due amici e niente più.
-          Siamo arrivati – esclamò.
-          Oh dio, ma c’è una fila minima di tre kilometri, come pensi di entrare? –
-          Tesoro non mi conosci bene – detto questo, mi afferrò per mano e ci dirigemmo verso l’entrata. Daniel si avvicinò alla guardia, gli disse qualcosa all’orecchio e subito ci fece entrare. Sembrava una scena dei film.
-          Perché ridi? – mi disse ridendo anche lui.
-          Non sapevo che eri così importante –
-          Oh cara, ho le mie conoscenze! –
-          Certo certo – entrammo in questa casa, ed era enorme. C’era una grandissima vetrata, dove si aveva accesso alla spiaggia, e ci incamminammo. C’erano tanti piccoli falò con tanta gente, tanti mini bar e dei barbecue, dove c’era tantissimo cibo.
-          Wow! Non ho mai visto niente di simile – dissi sbalordita.
-          Nemmeno io – rispose più sorpreso di me -. Ci incamminammo verso la folla e presi due bottiglie di birra per noi e ci sedemmo vicino a un falò.
-          Ehi stai proprio bene vestita così sai? – mi disse di botto.
-          Grazie – dissi diventando paonazza.
-          Hai fame? –
-          Un po’! –
-          Vado a prendere due hamburger! – disse alzandosi. Cavolo lì c’era vita, non avevo mai visto qualcosa del genere.
-          Ecco tieni –
-          Grazie – disse scolando la prima bottiglia di birra.
-          Stai ripassando il musical? –
-          Oh dai Daniel! Non parliamo di scuola! Siamo qui per divertirci no? –
-          Certo! Però non dovresti trascurare la scuola, insomma io ho avuto fiducia in te e ho lottato per farti avere quella parte, non voglio che tu mi deluda –.
-          Tranquillo non succederà – dissi prendendo un'altra bottiglia di non so cosa, e cominciai a bere. Dopo un po’ le luci che illuminavano la spiaggia, si spensero e delle luci colorate occuparono il posto, poi della musica.
-          Daniel, andiamo a ballare! –
-          Non mi sembra il caso –
-          Dai – dissi supplicandolo.
-          Non so ballare questo tipo di musica – disse.
-          Be qui non c’è niente da ballare, devi solo muovere i fianchi – dissi imitando il movimento.
-          No, non me la sento –
-          Daiii… ti prego – dissi facendo gli occhietti dolci e imbronciandomi il labbro.
-          Se mi guardi così, però non vale! – disse alzandosi, e andammo in pista. Ok, era molto chiaro che ero brilla! Mi stavo letteralmente scatenando, e non era affatto da me, ballavo, ballavo e non mi interessava niente. Dopo circa due ore senza fermarmi, tirai Daniel fuori dalla folla e mi misi a sedere su un piccolo masso.
-          Sono esausta! – dissi sospirando.
-          Vuoi che ti porti a casa? –
-          No!  Facciamo una passeggiata –
-          Ok –. Passeggiavamo io, Daniel e la mia bottiglia, che avevo perso anche il conto, sulla battigia.
-          Ti sei divertita? –
-          Oh da matti! Non mi divertivo così da un bel po’! –
-          Mi fa piacere –
-          Sai cosa potremmo fare ora? –
-          Cosa? – disse curioso.
-          Un bel bagno! –
-          Ma c’è freddo! –
-          A che servono i falò allora? – dissi, e lo spinsi in acqua, ma ero talmente ubriaca che caddi io al posto suo. Lui scoppiò in una risata fragorosa, piegandosi in due.
-          Non si ride delle disgrazie altrui – dissi seccandomi.
-          Helene sei caduta come un sacco di patate! – disse con difficoltà a causa delle forti risate.
-          Ti faccio vedere io – dissi facendogli uno sgambetto, e anche lui fu in acqua. Cominciammo a tirarci l’acqua, come due bambini. Daniel mi faceva questo effetto, mi faceva dimenticare tutto facendomi tornare bambina.
-          Stai tremando – disse avvicinandosi a me.
-          E hai le labbra viola – continuò passandomi un dito su di esse.
-          È meglio che usciamo – concluse, ed io annui semplicemente. Andammo a sederci vicino a un falò e cominciai bere un'altra bottiglia. Lui mi guardava confuso, ma non ne capivo il perché.
-          Non credi di esagerare? – disse indicando la bottiglia
-          Ho voglia di baciarti – dissi ignorando la sua domanda. Mi avvicinai piano a lui, poggiai una mano sulla sua gamba per sostenermi, eravamo molto vicini, riuscivo a sentire il suo respiro e i suoi occhi bassi su di me.
-          Helene…- e di colpo tutto si fece buio.
 
Una luce accecante mi pizzicava gli occhi, non riuscivo ad aprirli, ma piano mi sforzai, mi guardai intorno per capire dov’ero. Per prima vidi la mia finestra della mia camera, poi abbassai lo sguardo sulle coperte ed erano le mie. Ero a casa, nella mia stanza. Mi girai dalla parte del comodino e trovai un biglietto:
-          Abbiamo cercato di svegliarti, ma eri peggio di un ghiro, quindi ti lasciamo questo biglietto. Non appena arriviamo a casa, ti facciamo sapere. Un bacio Mamma e Papà -.
Mi guardai ancora in giro, in cerca di risposte. Che cosa era successo ieri sera? Non riuscivo a ricordare.
-          Buongiorno, dormigliona – feci un piccolo urlo e saltai dal letto.
-          Scusa ti ho spaventato? –
-          Oh cavolo! Ma sei matto? Che ci fai li? – dissi mettendomi di nuovo per bene sul letto.
-          Sono venuto questa mattina e vedere come stavi, tua madre mi ha fatto entrare –.
-          Ah… sto bene grazie. Vieni – dissi battendo la mano sul mio lettone a due piazze. Lui cauto si avvicinò e si sdraiò guardando il soffitto come me.
-          Allora ti alzi? O faremo tardi a scuola –
-          Non voglio andare a scuola oggi –
-          Perché? Stai male? –
-          No. Non voglio e basta –
-          Capito allora io vado –
-          No – dissi prendendogli la mano per bloccarlo.
-          Cosa? –
-          Dai andiamo a fare un giro –
-          Io non credo…-
-          Dai  Daniel, sei un professore, puoi fare quello che vuoi-
-          Appunto perché sono un professore, non dovrei accontentarti –
-          Ma tu sei un professore moderno e giovane, quindi puoi! –
-          Veramente non sono nemmeno un vero professore. Diciamo che sono un professore in prova-
-          Va bene, ma sei sempre un professore! Dai chiama scuola e dì che hai avuto un contrattempo, insomma inventa qualcosa –
-          Tu mi fai fare cose pazze! –
-          Si! Io vado a fare una doccia, e quando torno, voglio tutto già fatto! Intesi? –
-          Agli ordini capitano! – sorrisi e mi diressi in bagno.  Dopo dieci minuti uscì per andarmi a cambiare e mi piazzai davanti all'armadio con il mio accappatoio.
-          Allora tutto fatto? –
-          Si, si, tutto fatto! –
-          Bene! Cosa mi metto? – gli domandai
-          Ti piacciono questi jeans? –
-          Si sono carini, e li potresti abbinare con quella maglietta – disse sicuro di sé.
-          E guarda cosa abbiamo qui! Un Daniel stilista! – dissi ridendo, e lui rispose al mio sorriso. Lui tornò a fissare il soffitto ed io prendevo le ultime cose.
-          È lui? – disse d’un tratto. Mi voltai confusa a guardarlo, per capire di cosa stesse parlando. Non appena i miei occhi furono su di lui, un pugno in pieno stomaco mi colpì. Aveva nelle mani la foto mia e di Thomas al ballo.
-          Dove l’hai presa?- dissi senza fiato.
-          Era sotto il cuscino- disse con voce bassa, sentendosi colpevole.  Di colpo mi girai, per trattenere le lacrime.
-          Daniel… -
-          Helene… scusa – disse, ma non risposi, appoggiai una mano alla parete per paura di perdere l’equilibrio. Subito due mani mi strinsero le spalle, ma non mi voltai.
-          Helene… scusa, non volevo…io..-
-          Tranquillo, non fa niente –
-          Davvero Helene, io..-
-          Shh.. basta, per favore – lui calò sguardo ed io fuggì in bagno appoggiando con le spalle alla porta e lasciandomi cadere per terra. Presi alcuni respiri profondi e poi ritornai in me.
-          Allora, mi accompagni a comprare alcune decorazioni oppure dobbiamo starcene qui a deprimerci? – dissi uscendo dal bagno con un sorriso a trentadue denti per spezzare quella situazione.
-          Andiamo, andiamo. – disse.
La giornata passò in fretta, andammo a comprare delle decorazione natalizie e dopo mi porta al luna park, e li sembravamo davvero due bambini. Tornai a casa esausta, aprì la porta d’ingresso, posai le chiavi e accesi la luce.
-          Dove diavolo sei stata? –
-          Ahhh! Ma siete tutti matti oggi! –
-          Helene c’è poco da scherzare –
-          Come sei entrata? –
-          Hai lasciato la porta aperta –
-          Oh merda! Meno male che eri tu Chanel. Come mai sei qui? –
-          Stai scherzando spero – la guardai corrugando la fronte.
-          Ti ho lasciato quindici messaggi e trentaquattro chiamate, mi sono preoccupata –
-          Ah, ho dimenticato il cellulare a casa, comunque tranquilla ero con Daniel – Chanel sospiro e si lasciò cadere sulla sedia.
-          Che ti prende Helene? –
-          Cosa?-
-          Lo so che l’ultima volta abbiamo litigato per questo, ma… sono preoccupata per te –
-          Lo so. Scusami per l’altra volta – dissi con il volto basso.
-          Non fa niente, ma perché? –
-          Mi aiuta a stare bene –
-          Oh no Helene, quello ti rovina la vita –
-          Be fa già schifo –
-          Che cosa dici? Hai un padre e una madre hai degli amici, a scuola sei una tra le più brave, sei una bella ragazza, perché dovresti rovinarti la vita per un ragazzo?
-          Lui non è un semplice ragazzo. Lui è qualcosa di più, non riesco nemmeno a spiegarlo, però lui è andato avanti ed io sono rimasta a quell’addio dell’ultima volta che l’ho visto, sperando che in quelle parole ci fosse stata ancora un po’ di speranza –
-          Ma perché dovresti bere? Ti fa stare ancora più male –
-          No, mi rende felice, mi fa sentire diversa, mi fa sentire forte perché riesco a nascondere quei sentimenti che mi tormentano –
-          Helene… - disse lei con voce premurosa avvicinandosi a me.
-          Le persone forti non sono quelle che nascondo i propri sentimenti, ma quelli che non hanno vergogna di mostrarli. E tu perché dovresti nasconderli? Così non sei tu. Sei hai voglio di piangere, piangi. Se hai voglia di stare da sola, stai sola. Se hai voglia di gridare, grida. Nessuno te lo impedisce –
-          Il problema è che a volte mi manca così tanto, so che è così irraggiungibile, che ho paura di non farcela –
-          Ma io sono qui. Ogni volta che vuoi –
-          Grazie -  dissi cominciando a piangere e mi buttai tra le sue braccia.
-          Ti va se resto qui questa notte?così parliamo se ti va –
-          Ok – dissi asciugandomi gli occhi. In un attimo fummo a letto.
-          Voglio farti vedere una cosa – le dissi. Portai una mano sotto il cuscino, uscì la foto e gliela porsi. Lei mi guardò un attimo e poi posò lo sguardo sulla foto.
-          È lui? – annui leggermente.
-          Eravate bellissimi insieme –
-          Già – disse abbassando lo sguardo.
-          E lui… niente male. E brava la mia Helene, ha l’occhio fine! Non so ha l’aria di.. –
-          Bello e dannato – sgranò gli occhi verso di me e si mise a ridere.
-          È proprio quello che pensavo – disse continuando a sorridere, contagiando anche me.
-          Ti va di raccontarmi come vi siete conosciuti e tutto quello che avete fatto?-
-          Ma te l’ho già detto –
-          Lo so, ma ti posso svelare un segreto? – restai a fissarla in attesa che continuasse.
-          Ho visto tantissimi film d’amore, favole, ma la vostra mi è piaciuta di più di tutte  -
-          Peccato le favole finisco bene, mentre la mia… insomma non è proprio una favola –
-          E che palle però sempre il lieto fine stufa! Sappiamo tutti che la vita reale non è come le favole, quindi! – comincio a sorridere. Era pazzesco quella ragazza avrebbe fatto di tutto per di farmi sorridere, e ogni volta ci riusciva.
-          Su dai, comincia, facciamo finta che tu sei la mamma ed io la figlia a cui devi raccontare una favola! –
-          Sei la migliore –
-          Lo so! – rispose sorridendo. E proprio come una bambina si addormentò ascoltando la mia storia.
Angolo me!
Eccomiii c’è l’ho fatta! Ho trovato cinque minuti e spero di averli impiegati bene!! Spero che vi piaccia! Un bacio

  
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