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Autore: Feny_    08/08/2011    1 recensioni
Song-fic scritta per puro sfizio personale, ispirata alla canzone 'Marry You' di Bruno Mars interpretata dal cast di Glee.
E se Elizabetta, in un momento di euforia generale, si ritrovasse sposata con Gilbert? Cosa accadrebbe? Leggete per scoprirlo ~
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘Che mal di testa….’


Fu il primo pensiero della giovane ungherese la mattina dopo, la mattina dopo quella bizzarra serata.
Tanto bizzarra da non ricordare niente.
Si stiracchiò leggermente, notando con stupore di essere in un letto.
Di essere in QUEL letto.

Era nella camera da letto di quell’idiota prussiano.

Idiota che sarebbe presto morto se la ragazza avesse scoperto che avevano fatto QUALCOSA mentre lei non era nel pieno delle sue facoltà mentali e fisiche.
‘No… Non è possibile..’
Si disse con timore mentre poi constatava che aveva ancora tutti i vestiti addosso, segno che quel QUALCOSA non c’era stato, per sua grandissima fortuna.
Stese le braccia davanti a se e notò un piccolo luccichio proveniente dalla sua mano.
‘Ma cosa…’
Si chiese curiosa la ragazza mentre osservava il piccolo anello che portava all’anulare.
Un momento…
All’anulare?!
Se lo sfilò immediatamente e lo esaminò alla luce della grande finestra alle sua spalle.

‘Gilbert ti amo….’

Ecco cosa c’era scritto insieme alla data del giorno prima.
Cos’era successo quella sera?!
‘Non posso aver commesso un azione tanto stupida!’
Pensò indignata mentre si voltava alla sua sinistra e notava un piccolo ciuffo di capelli argentei sbucare da sotto il cuscino.
Prontamente alzò il lenzuolo che copriva il prussiano e gli levò il cuscino che gli ricopriva il volto, per poi avvicinarsi gentilmente al suo orecchio e urlargli con tutta la grazia di questo mondo..
«RAZZA DI IDIOTA CHE NON SEI ALTRO, RIFIUTO UMANO CHE NON MERITA DI VIVERE SVEGLIATI SUBITO!»
Detto ciò il prussiano balzò sull’attenti quasi fosse tornato ai tempi in cui era in trincea e veniva svegliato con una trombetta starnazzante.
«COSA DIAVOLO VUOI A QUEST’ORA DEL MATTINO PADELLARA MANIACA CHE NON SEI ALTRO?! E POI CHE DIAVOLO CI FAI NEL MIO LETTO?!»
Chiese sempre con molta gentilezza Gilbert.
«Questo dovresti dirmelo tu! Siamo a casa tua intelligentone! »
Rispose sbuffando l’altra, per poi notare che il suo ‘amico’ portava il suo stesso anello.
«Oh mio dio… Non possiamo averlo fatto davvero…»
Sussurrò a bassa voce la ragazza.
«Cosa non possiamo aver fatto?»
Chiese l’albino riavviandosi i capelli con una mano.
«QUESTO! »
Disse con una voce stridula l’altro portandogli la propria mano e quella del ragazzo davanti agli occhi, mostrandogli così gli anelli.
«Non sono…. Fedi nuziali?»
Chiese leggermente terrorizzato Gilbert.
«Lo sono! Cosa diamine è successo ieri sera Beilschmidt?!
Mi hai drogata per caso?! Oppure questo è uno dei tuoi soliti scherzi idioti che non fanno ridere nessuno?!»
Chiese esasperata la ragazza.
«Non è un mio scherzo! Ieri sera…. Aaah non mi ricordo niente! Ho un mal di testa fortissimo!
E poi… Se è davvero successo quel che è successo… DOVRESTI ESSERE ONORATA DI AVER SPOSATO IL MAGNIFICO ME IN PERSONA!»
Ribattè offeso l’altro.
«Il magnifico idiota in persona vorrai dire! Non posso essere stata tanto stupida da commettere…»
La voce dell’ungherese si ruppe in una smorfia di disgusto e paura quando accanto a lei, sul comodino, trovò una foto di lei e il prussiano avvinghiati.
Che si baciavano.

E avrebbe giurato che la passione di quella foto era quasi tangibile per lei.

«VUOI SPIEGARMI QUESTA?!»
Disse mettendo sotto gli occhi del ragazzo la suddetta foto trasudante di sentimenti.
«Che foto è…. »
Il ragazzo sgranò gli occhi per un secondo e alternò lo sguardo dalla ragazza arrabbiata alla foto.
«Non me lo chiedere. Io non so cosa sia successo!»
Replicò come per scagionarsi da un accusa fasulla.
«Invece tu lo sai! Devi saperlo per forza!»
«E no invece! Io non lo so lo vuoi capire razza di scema che non sei altro?!»
Disse sbraitando mentre si alzava e notava che sul comodino dalla sua parte era appoggiato un foglio.
Lo prese e con una certa paura addosso lesse le prime parole: ‘Certificato di matrimonio’

‘…Sono fregato’
Pensò mentre leggeva velocemente tutto il… Il certificato.
«Padellara… Volevi una spiegazione? Eccotela.»
Disse l’albino mentre le passava il sottile foglio.
«Cos’è? E’ un certificato di…. NON E’ POSSIBILE!»
Leggi tu stessa allora. E poi vediamo se è possibile o meno!
«…Dobbiamo annullare tutto lo sai vero?»
Quelle parole colpirono duramente il cuore del ragazzo, cosa che lui cercherò di dissimulare con naturalezza.
«Ovvio che lo so, essere sposato con te… E’ uno dei miei peggiori incubi lo sai?»
E invece no, quella era una cosa che lui sognava da quando erano ragazzini, voleva tanto che lei fosse sua.

Sua e sua soltanto.

E non di quel damerino austriaco.
Pensava di aver avuto un opportunità, che finalmente il destino aveva deciso di fargli un bel regalo.
E invece il regalo se l’era ripreso.
Era come un bambino che osservava una vetrina colma di giocattoli.
Poi il negozio era chiuso e lui era rimasto deluso.
Come sempre del resto.
«Oggi stesso andremo da un giudice ad annullare questo okay?»
«Okay va per me benissimo.»
Rispose la ragazza incrociando le braccia al petto.

Che razza di situazione, ritrovarsi sposata con uno scemo!

Con un idiota che non era per niente un buon amico figuriamoci un buon marito!

Ma era davvero così?

Elizabetta riflettè per un secondo su Gilbert e il suo esserle amico.
Si conoscevano da molti anni, anche troppi secondo lei, e Gilbert bè.. Era sempre stato l’idiota che ricordava.
Col tempo era semplicemente peggiorato ecco tutto.
Ma Elizabetta notava che Gilbert era cresciuto non sono in altezza e in ego ma anche in cervello.
Strano da ammettere eh sì.
Ogni anno che passavano assieme vedeva lo sguardo del ragazzo cambiare, assottigliarsi e diventare sempre più simile a quello di un adulto.
Non era più il bambino dispettoso che la prendeva in giro perché era una femmina.
Era diventato il ragazzo che si prendeva padellate quando cercava semplicemente di consolarla.
Era…

Era il suo migliore amico.

Lui.. Lui era le sue prime volte.

Il suo scatto d’ira, la sua prima padellata, la sua prima rissa, la sua prima striscia di insulti pesanti.
Insomma era un sacco di prime volte e prime azioni.

Era anche… Il suo primo bacio.

Ricordava bene quel giorno.
Aveva appena tredici anni ed era San Valentino.
Roderich a quel tempo già le interessava parecchio e cercava in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
Ma proprio quel San Valentino, occasione ottima per dichiararsi, Roderich aveva deciso di andare via.
Aveva intrapreso un viaggio con la sua banda musicale, così le aveva detto.
Lei era davvero tristissima e se ne stava da sola nel solito parco a mangiare i cioccolatini che con tanta cura aveva preparato per l’austriaco.
Dopo alcune lacrime amare arrivò Gilbert, spavaldo come sempre che si sedette accanto a lei e rubacchiò alcuni cioccolatini.
Lei si era arrabbiata tantissimo e stava per dargli un bel pugno quando, voltando la faccia se l’era ritrovato appiccicato.

E… E si erano baciati.

Lei aveva subito interrotto il contatto, che cosa schifosa un bacio!
E dopo averlo picchiato per bene e avergli lasciato un bell’occhio nero se n’era tornata a casa, tutta rossa per la rabbia, almeno così diceva lei.

Non aveva mai confessato a nessuno che quello era stato un momento magico per la sua adolescenza, non voleva ammetterlo neanche a se stessa.

Smise di pensare al passato e scuotendo la testa tornò, a malavoglia al presente.
Doveva andarsene di corsa e tornare a casa, e trovare un giudice da incontrare quel pomeriggio stesso per annullare il misfatto compiuto in un momento di… Di smarrimento ecco.
Sì lei si era solo smarrita ma poi aveva ritrovato la retta via.
Un po’ come Dante ritrova la via grazie a Beatrice.
Solo che lei, la retta via, l’aveva ritrovata da sola, senza l’aiuto di nessuno, come aveva fatto sempre da quando era piccola.
Si voltò a guardare l’albino dietro di lei e lo trovò inaspettatamente senza la camicia che indossava la sera prima.

Si soffermò qualche istante a guardare il profilo del ragazzo, i muscoli non troppo scolpiti, la pelle così chiara…

‘Ma no Elizabetta cosa fai?!

Concentrati sul risolvere questo problema invece che pensare al corpo di Gilbert!’
Si rimproverò mentalmente.
Era vero, non doveva pensare a Gilbert.
No cioè doveva pensarci ma non in quel senso.
Non doveva seguire il suo cuore.
Doveva semplicemente….
Fare la cosa giusta.
Come aveva sempre fatto.
«TU! Tu mi devi ancora una spiegazione lo sai vero?!»
«Certo che lo so! Veramente anche io vorrei una spiegazione sai?! »
«Benissimo allora perché non chiediamo a quei due altri idioti dei tuoi amici? Magari loro sanno qualcosa. »
«Va bene e non chiamare idioti i miei amici solo perché non sono magnifici come me! »
Ribatté con fervore l’albino mentre, sempre senza un qualcosa a coprirgli il petto, si avvicinò alla scrivania di fronte al letto per recuperare il suo cellulare.
Trovò la solita bustina gialla che lampeggiava, segno che era arrivato un messaggio.
Schiacciò alcuni pulsanti e il testo gli comparve sotto gli occhi, il mittente era un numero sconosciuto agli occhi del ragazzo.

‘Allora cari sposini vi state godendo la vostra vita coniugale?
Non preoccupatevi se c’è qualche bisticcio di tanto in tanto, fa tutto parte dell’amore amici <3 ’

Gilbert prese un grande respiro per cercare di non rompere il cellulare lanciandolo via dalla finestra e andò davanti all’armadio per scegliere cosa indossare quel giorno.
Tant’era la rabbia che non prestò molta attenzione alla scelta della camicia, era così assorto nei suoi pensieri.
Chi mai aveva mandato quel messaggio?
Era la stessa persona che aveva combinato quel disastro?
Queste e altre mille domande gli frullavano in testa, finchè l’urlo di Elizabetta non lo risportò alla realtà.
«COSA DIAMINE TI URLU ISTERICA?!»
«Ho la soluzione! Conosco un giudice che può farci ottenere il divorzio anche subito!»
Rispose mezza allegra la ragazza.
«Ah… Perfetto allora andiamo subito ad incontrarlo no?»
«Sì.. Andiamo.»
Rispose mogia l’altra mentre si alzava dal letto e si sistemava il vesti sgualcito.
Gilbert non potè fare a me no di notare una certa tristezza nei suoi occhi ma si convinse che era solo mezzo addormentato e che quello che aveva visto era solo un allucinazione.





Arrivarono dopo una mezz’ora a casa di un signore non molto anziano, sulla cinquantina che li accolse
calorosamente e li fece accomodare in un salotto arredato in stile country.
‘Che gusto pacchiano.’
Pensò il ragazzo mentre entrava.
«Allora piccina, dimmi come mai mi hai chiamato con tanto urgenza?»
Chiese pacato l’uomo mentre sorseggiava il thè.
«Ecco… Devo divorziare da questo ragazzo.»
Disse fermamente convinta l’altra mentre stringeva piano l’orlo della gonna.
«Divorziare? Ne siete sicuri?»
I due annuirono fermamente.
«Va bene, da quanto siete sposati?»
«Mh… Da ieri.»
Risposero in coro.
«Da ieri? Allora mi dispiace non posso farvi divorziare.»
«Come non puoi?!»
Chiese allarmata la ragazza.
«Deve passare almeno un mese prima che la coppia possa considerarsi tale ed ottenere il divorzio, ed ovviamente devono vivere insieme, altrimenti ci sarà il mancato adempimento degli obblighi coniugali.
Mi dispiace ragazzi.»


Un… mese?
Le parole rimbombarono forte nella testa di entrambi i giovani.


‘Un mese… Con Gilbert…’



‘Un mese con Elizabetta….’


‘Di certo questo sarà un mese molto movimentato’
Pensarono i due, lei con una smorfia di disappunto e lui con un ghigno di trionfo.
  
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