Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: euryale_    08/08/2011    1 recensioni
Nuova generazione. Ormai Voldemort è stato sconfitto, e il mondo dei maghi vive il suo periodo di prosperità e pace. Ma se all'interno della scuola di Hogwarts, crescesse una nuova minaccia rappresentata da una ragazzina Serpeverde?
Un padre ad Azkaban, un segreto custodito e un piano per far tornare in vita l'Oscuro Signore. Ma siamo sicuri che sia tutta devozione? O qualcosa più come amore ossessivo? Questa volta il male riuscirà a prendere il sopravvento e le cose saranno molto più difficili da sistemare.
"In compenso Juliet era sempre curiosa di sapere riguardo a lui. Così aveva scoperto che avevano molte cose in comune: entrambi erano nati nel mese di dicembre, entrambi erano in grado di parlare Serpentese ed entrambi facevano parte dei Serpeverde, la casa che aveva sfornato più maghi malvagi di qualunque altra."
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Serpeverde, Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Image and video hosting by TinyPic

La locomotiva scarlatta fischiò.
Juliet osservò la madre davanti a lei, prese il pesante bagaglio e salì sul treno. Era pieno di studenti di tutti gli anni della scuola di Hogwarts e a fatica riuscì a trovare uno scomparto mezzo vuoto.
Entrò in uno che doveva trovarsi verso la fine del treno.
All’interno, erano seduti un ragazzo e una ragazza.
Il primo aveva occhi verdi e capelli neri, disordinati. La ragazza invece aveva accesi capelli rossi e occhi azzurri.
Entrambi la guardarono per un momento.
‹‹Posso?›› chiese, osservando prima lei, poi lui. Entrambi fecero un cenno indistinto, che doveva indicare un consenso. Juliet sistemò le valigie e si sedette accanto alla ragazza. Il silenzio era imbarazzante, e si decise a presentarsi.
‹‹Piacere, Juliet Drake. ›› poi osservò il ragazzo e aggiunse ‹‹Tu, sei?››
Lui distolse lo sguardo dal finestrino che fissava in modo quasi annoiato ‹‹Albus Severus Potter. Lei è Rose Weasley.››
Juliet spalancò gli occhi. Nessuno poteva non sapere cosa indicava il cognome Potter. Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto, che ha sconfitto Lord Voldemort nella Battaglia di Hogwarts, avvenuta 19 anni prima, il 2 maggio 1998. Dal ragionamento che fece velocemente, quello doveva essere il secondo figlio di Harry e la moglie Ginny, mentre Rose doveva essere la cugina, figlia di Hermione Grenger (che lavorava al Ministero, per questo era un’amica di famiglia) e Ron Weasley. Tutti famosi, e tutti tra di loro amici.
Rose le sorrise e proprio in quell’istante la porta si spalancò ed entrò affannato un ragazzino dai capelli biondi quasi bianchi e gli occhi grigi. Juliet lo scrutò curiosa mentre si sedeva accanto a Albus, che indicandola con lo sguardo, la presentò al ragazzo ‹‹Juliet Drake.››.
Quello annuì e tese la mano ‹‹Scorpius Malfoy.››. “Un altro famoso.” pensò Juliet. I Malfoy erano tutti purosangue (come lei d’altronde) e tutti erano stati smistati in Serpeverde, la ‘casa di famiglia’ come la chiamava un tempo suo padre. Anche i Drake erano sempre stati in Serpeverde. In ogni caso, Scorpius era certamente figlio di Draco Malfoy e Astoria Greengrass.
Il treno si scosse e finalmente partirono per la scuola di Hogwarts. Non una scuola come le altre, una scuola di magia e stregoneria. Proprio perché lei, era una strega.
‹‹E così abbiamo la figlia di Nicolas Drake, sul nostro treno, e nel nostro scompartimento.›› disse Scorpius osservandola di sbieco.
Juliet sapeva il perché di quella affermazione. Suo padre era famoso per le ricerche che aveva condotto fino all’anno prima. Cose proibite, magia oscura. Stava tentando una cosa che avrebbe lanciato il mondo magico nel panico ancora una volta. Forse era pressoché impossibile che il desiderio di suo padre si fosse mai realizzato. Ma nonostante tutto, il Ministero lo aveva scoperto, e lui era finito ad Azkaban, lasciando sole lei e sua madre.
Sospirò e fissò Scorpius con aria truce ‹‹Qualche problema, Malfoy? O forse ti turba il fatto che mio padre stava per far risorgere l’uomo che ha creato tanti problemi al tuo di padre?››
Lui fece per ribattere ma evidentemente non aveva nulla da dire perché si zittì subito.
Juliet sorrise trionfante e sbirciò fuori dallo scompartimento, dove stava arrivando il carrello dei dolci e infatti proprio in quel momento si aprì la porta e la signora sorridente era lì, tra i dolciumi di tutti i colori.
Albus tirò fuori dalle tasche alcuni galeoni e lo stesso fecero tutti coloro che stavano nello scompartimento. Juliet ordinò Cioccorane, Gelatine tutti gusti+1 e un’altra serie infinita di dolci, che condivise con quelli dello scompartimento. Si poteva dire che tra loro era già nata un’amicizia, soprattutto tra Scorpius e lei, nonostante il piccolo battibecco di prima.
Rimase come al solito stupita dalle Cioccorane e si divertì a scambiare le figurine dei maghi famosi con loro. Aveva trovato Morgana, Merlino e Silente (ma Rose disse che suo padre Ron, aveva una collezione amplissima di copie di questo). Poi la discussione si spostò sulle loro bacchette, che tutti estrassero prontamente per mostrare che ognuna aveva una qualità più dell’altra. Ma quella che suscitò più meraviglia fu quella di Juliet, che si rivelò essere di sambuco con nucleo di corda di cuore di drago.
Alla parola sambuco tutti fecero un salto sui sedili e la fissarono meravigliati, ma dal resto si capiva che non si trattava proprio di quella bacchetta, era impossibile, dato che si trovava sepolta con Albus Silente, alla scuola di Hogwarts, come tutti ormai sapevano.
Il tempo aveva iniziato a cambiare fuori dalla finestra, e quando si accorsero che ormai doveva mancare poco, indossarono le loro divise scolastiche e prepararono i bagagli. All’improvviso però il baule di Juliet cadde e si aprì rovesciando alcune cose. Dentro ad esso proveniva un sibilo e sbucò fuori proprio in quell’istante un serpente color smeraldo che andò ad attorcigliarsi sulla gamba di Juliet, fino a raggiungere il suo braccio. I ragazzi attorno a lei trattenevano il fiato, spaventati e Rose stava già per tirare fuori la bacchetta, quando Juliet fece la cosa più insolita che avessero mai visto, avvicinò il serpente al viso, e iniziò a sussurrargli qualcosa che loro non capivano, ma che il rettile capì benissimo: strisciò giù e tornò nel baule, silenziosamente.
L’unico che non sembrava così tanto sorpreso della cosa, era Albus che con voce leggermente tremante sussurrò con gli occhi fissi sul baule ‹‹Sai, lo faceva anche mio padre tempo fa. Quando era legato a…Voldemort.››. Juliet sentiva gli sguardi fissi su di lei. Sapeva ogni cosa che riguardasse i Rettilofoni e capiva lo sconcerto dei ragazzi.
Si affrettò a raggiungere il baule e intanto borbottò qualcosa come ‹‹Non vuol dire che se parlo con i serpenti, sono per forza una maga oscura o addirittura la versione femminile di Tom Riddle.››
Nel sentire che Juliet pronunciava addirittura il vero nome di Voldemort, gli altri rimasero ancora più sorpresi e Rose con aria da saputella aggiunse con voce quasi meccanica ‹‹Il più delle volte simboleggia questo.›› e degluttì. Juliet alzò lo sguardo e la fissò quasi con odio ‹‹Lo faceva anche suo padre, no? Lo ha detto un attimo fa.›› e accennò con la testa a Albus, che scosse la testa.
‹‹Era a causa della parte di anima di Voldemort chiusa dentro di lui. Quando scagliò la maledizione una parte di esso entrò in mio padre. Ora quella parte è morta, ha cessato di esistere.››
Juliet capi di non avere quasi più scuse. Si era così divertita durante il viaggio, e invece ora quello stupido incidente stava rovinando tutto, e i suoi amici la ritenevano una maga oscura. Sentì le guancie avvampare e guardò ognuno di loro, mentre sentiva il treno che si fermava all’improvviso. Gli altri mostravano un viso impaurito e lei sentì la rabbia montargli dentro, come una furia cieca.
‹‹Stupidi!›› gridò, prese il baule e uscì dallo scompartimento, la cui porta si chiuse sbattendo. A grandi passi si diresse verso l’uscita del treno e si addentrò tra le centinaia di studenti che brulicavano sul marciapiede della stazione. Una voce gridava ‹‹Primo anno! Gli studenti del primo anno mi seguano!›› e Juliet si affrettò a raggiungere il luogo da cui sembrava provenire.
Non gli interessava più niente di quegli sciocchi che ora stavano scendendo dal treno. Non meritavano un briciolo della sua amicizia. Troppe volte volere bene ad una persona, la aveva delusa. Non sarebbe successo mai più.
Si affrettò a giungere il grosso uomo con la folta barba che prima gridava di seguirlo se si era del primo anno. In parte a lei stava una ragazzina dagli occhi castani e dai capelli dello stesso colore.
La fissò e quella alzò lo sguardo, sorridendo ‹‹Piacere, mi chiamo Nicole Renton.››.
Continuava a sorridere anche quando le disse il suo nome, come se non capisse la sua importanza o non leggesse nemmeno la Gazzetta del Profeta, dove stava scritto di suo padre. Capì immediatamente perché.
‹‹Primo anno anche tu, eh? Avresti mai immaginato di essere una strega? Io proprio non me lo aspettavo! La mia mamma lo era, il mio papà no, quindi era un po’ incerta la cosa.››
Juliet fece una smorfia. Era una Mezzosangue. Essendo lei una Purosangue, non gli andavano molto giù, ma cerco di sforzarsi. In fondo non era così male. ‹‹Sono una Purosangue. Era ovvio che io fossi una maga, non poteva essere diversamente con due genitori maghi.››.
Dietro di lei sentiva provenire le voci di Scorpius, Albus e Rose, e tentò di non farci caso. Spostò i lisci capelli scuri da davanti la faccia e avanzò con fare regale, mentre parlava con Nicole. Non riusciva, però a fare a meno di ascoltare i loro discorsi.
‹‹Spero proprio di finire in Grifondoro. Sapete, come mamma e papà. Sono terrorizzato all’idea di diventare un Serpeverde!›› stava dicendo Albus.
‹‹Perché mai? Saresti con me in fondo. E’ ovvio che sarò un Serpeverde come tutti i Malfoy.›› rispose Scorpius che giocherellava con la divisa, camminando.
‹‹Be’…non godete di buona fama voi. Io sarò Grifondoro, me lo sento!›› si intromise Rose ‹‹Oppure Corvonero! Sapete, ci vanno i più intelligenti e saggi!››.
I due ragazzi fecero un sospiro e Albus aggiunse ‹‹Papà mi ha raccontato di tua madre Hermione. Da quel che diceva, siete due copie.››. Juliet si voltò cercando di non farsi notare e vide che Rose arrossiva leggermente. In quel momento però la loro guida si fermò davanti al grande lago, e Juliet tornò a spostare l’attenzione su questa.
Alle spalle dell’uomo (non sapeva se definirlo così, dato che era davvero molto alto), vide la cosa più incantevole che avesse mai visto. Luci scintillavano nel buio e provenivano dalle finestre di un castello enorme proprio arroccato su un’altura che si sporgeva direttamente sul lago. Tutti gli studenti del primo anno, guardavano incantati lo spettacolo, con le bocche spalancate e i nasi all’insù.
L’uomo gigantesco, tossì per attirare l’attenzione e parlò con la solita voce potente ‹‹Benvenuti a Hogwarts! Io mi chiamo Hagrid e ci lavoro come guardiacaccia. Sapevo che ci sareste stati in tanti in questo anno. Per raggiungere la scuola, faremmo un piccolo viaggio su quelle.›› indicò delle barche che galleggiavano sull’acqua scura ‹‹Mi raccomando, quattro per barca e tenetevi, non ci vorrete finire in pasto alla piovra gigante, no?›› e rise.
Juliet seguì Nicole e salirono su una barchetta, assieme ad un ragazzo basso e biondo e ad una ragazzina con i capelli tutti scompigliati e gli occhi verde chiaro. Quando le barche partirono, avvennero le presentazioni. Il ragazzo si chiamava Marcus Pole e la ragazza, Laurence Wilde. Conosceva i Wilde per sentito parlare da sua madre. Diceva che era meglio stargli lontano, che erano dei tipi strani. E in effetti, visto lo sguardo della ragazza, Juliet iniziò a sentirsi leggermente a disagio.
Lei la fissò alzando un sopracciglio ‹‹Drake eh? Noi conosciamo tua madre. Sai, anche la mia lavora al Ministero.›› Juliet cercando di non guardare proprio in quella direzione, annuì fissando la prua della nave che fendeva l’acqua con un rumore continuo e rilassante.
Finalmente giunsero alla riva opposta, dove davanti a loro si snodava la stradina che portava fino al castello. Sempre seguendo Nicole, Marcus, Laurence e tutti gli studenti, iniziò a camminare. Seguiva poco i discorsi di loro ma all’improvviso si sentì chiamare ‹‹Vero, Juliet?››.
Alzò lo sguardo su di loro e arrossì leggermente. Non sapeva che cosa le avevano chiesto. Evidentemente Laurence capì e ripetè ‹‹Rose Weasley mi ha detto che parli Serpentese. Ti ho chiesto se è vero.››.
Juliet si rabbuiò. Rose stava diffondendo la notizia e nel giro di poco tutta la scuola avrebbe pensato di lei come una maga oscura, e doveva ancora iniziare veramente l’anno. Laurence però si affrettò ad aggiungere con aria quasi sognante ‹‹Oh, non preoccuparti. Sai lo parlo anch’io.››. La senzazione di sollievo si diffuse in tutto il corpo di Juliet. Non era da sola! Benchè fosse una qualità rara, non era l’unica in quell’anno!
Sorrise ‹‹Si, è vero! Durante il viaggio mi è caduto il baule dove stava Robin e io gli ho ordinato di tornarci.››
Marcus si voltò confuso ‹‹Robin?››
‹‹Si. Il mio serpente. Tutti quelli della mia famiglia hanno avuto un serpente come animale da compagnia. Però…credo di essere l’unica da generazioni ad avere la capacità di parlarci.››
Il ragazzo annuì e tornò a fissare a terra. Non sembrava per niente preoccupato o minimamente sorpreso e Juliet trovò un po’ strana la cosa.
‹‹Sapete, credo che ci divertiremo.›› disse Nicole all’improvviso. Quasi si erano scordati della sua presenza dato che era rimasta silenziosa per tutto il viaggio.
‹‹Che intendi dire?›› chiese Laurence con il solito sopracciglio alzato che indicava perplessità.
‹‹Non lo so, questo posto mi fa capire che non sarà proprio normale come anno. Nessun anno sarà mai noioso o senza un minimo di pericolo.›› continuava sognante a fissare il grande portone di Hogwarts che ormai era sempre più vicino.
Marcus scosse la testa e notò un gruppetto di ragazzi alla sua destra che evidentemente conosceva, salutò con un cenno della mano Nicole, Juliet e Laurence e li raggiunse.
Laurence sbuffò ‹‹Detesto quando fa così.››
Juliet fece spallucce e in quell’istante superarono i cancelli di Hogwarts, sovrastati dai cinghiali. Li fecero entrare e aspettare all’ingresso. Pochi istanti dopo comparve una donna dal portamento severo e i capelli raccolti, che si fermò davanti alla grande porta. Alzò le mani in gesto di benvenuto e con voce pacata iniziò a spiegare.
‹‹Benvenuti a Hogwarts! Io sono la professoressa McGranitt ed insegnerò Trasfigurazione. In realtà avrei dovuto essere la preside della scuola, ma mi ritengo fin troppo vecchia e quindi ho passato questo ruolo al professor Myers. ›› osservò gli studenti della prima fila e poi riprese.
‹‹Prima di essere definitivamente studenti della scuola, dovete superare lo Smistamento. Come molti di voi credo sappiano, esistono quattro Case: Grifondoro, Serpeverde, Corvonero e Tassorosso. Per il vostro periodo scolastico qui a Hogwarts, la vostra Casa sarà la vostra famiglia. Ad ogni disobbedienza verranno tolti punti, ad ogni cosa che merita, verranno aggiunti. Vi accompagnerò personalmente in Sala Grande. Quando verrete Smistati, dovrete sedervi al tavolo della vostra Casa e lasciare al prossimo il posto. Bene, venite.››
Si incamminò con passo deciso e aprì la grande porta lasciando vedere la Sala Grande. Era una sala enorme, con quattro tavoli più un quinto posizionato orizzontalmente rispetto agli altri, e dove sedevano il Preside e i professori. Il soffitto rappresentava in modo realistico il cielo che c’era fuori. Sfilarono tra i tavoli i due tavoli più vicini al centro e si fermarono in fila.
La professoressa McGranitt salì sui gradini, e sistemò uno sgabello con un vecchio e sporco cappello appoggiato sopra, davanti al tavolo dei professori. Infine srotolò una pergamena e iniziò un appello.
Ci furono dei sussulti e Juliet sentì sussurrare qualcosa come ‹‹Quest’anno non canta!››.
‹‹Astor, Hannah!›› Salì una ragazzina dai corti capelli neri e le occhiaie. Juliet pensò che fosse piuttosto brutta. Si sedette sullo sgabello e la McGranitt le posizionò il cappello sulla testa.
All’improvviso, una piega del cappello prese a muoversi, mentre nella sala si sentiva echeggiare ‹‹Corvonero! La Casa degli intelligenti e dei saggi.››
Non seguì l’intero appello, ma solo i nomi che le interessavano di più. All’improvviso venne chiamata lei. ‹‹Drake, Juliet!›› Avanzò e si sedette. Sentiva il cuore accelerare. Aveva sentito alcune delle qualità che ogni Casa cercava e non aveva la più pallida idea di dove sarebbe finita. Il cappello sfiorò appena la sua testa e gridò ‹‹Serpeverde! La Casa degli astuti e ambiziosi.››. Urla di gioia e applausi arrivarono dall’ultimo tavolo alla sua sinistra.
Sorrise e salutò con la mano, sedendosi in un posto tra due vuoti.
Dopo di lei arrivarono alcuni ragazzi, tra cui Albus che finì in Grifondoro con Rose e Nicole, e Marcus che finì in Corvonero. Tra le grida, si unirono a Serpeverde anche Scorpius e Laurence, che si sedettero nei posti vuoti accanto a lei.
Molti le dissero che quella era forse la Casa più famosa, ma anche la più detestata. Sempre meglio che finire in Grifondoro, la Casa dei coraggiosi e generosi o in Tassorosso, la casa dei gentili e leali.
Scorpius si avvicinò e le disse ‹‹Lo sapevo che entrambi saremmo finiti in Serpeverde!››. In risposta Juliet sorrise. In quell’istante il rumore che c’era nella sala cessò: il Preside Myers si era alzato e chiedeva silenzio.
‹‹Benvenuti, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts! Mi presento per i nuovi studenti: io sono il preside Myers. Come di sicuro vi avrà spiegato, ho preso il posto della professoressa McGranitt che ha scelto di occupare la cattedra di Trasfigurazione, come precedentemente alla morte del preside Silente.›› seguì con lo sguardo tutti i tavoli e poi riprese ‹‹Ho solo un breve avvertimento da darvi, poi potremo iniziare il banchetto, quindi non agitatevi perfavore! In poche parole nonostante la minaccia di Voldemort non ci sia più, la Foresta Proibita rimane una zona non adatta a voi studenti, ed è quindi vietato entrarci. Ora, potete godervi il cibo prelibato che arriva dalle cucine proprio ora. Buon appetito!››
Detto questo, si sedette nuovamente e iniziò a chiacchierare animatamente con i professori.
Juliet tornò a fissare il piatto, ma oltre ad esso, erano comparsi grandi vassoi colmi di pietanze. Le guardò con sospetto. Non aveva fame.
Laurence la guardò incuriosita e con la bocca piena chiese ‹‹Non mangi?››
Juliet però non la stava ascoltando. Aveva alzato lo sguardo sul tavolo degli insegnanti, dove un professore che ricordava molto un tricheco la stava guardando in modo spaventato. “Ma che ho fatto?” si chiese. Decise di non farci caso e in quell’istante si rese conto che la pancia le brontolava. Evidentemente aveva cambiato idea. Si servì delle patate arrosto e dei cosciotti di pollo. “Sono davvero buoni!” pensò. O almeno migliori di quelli che faceva l’elfo domestico. Sua madre non aveva nemmeno mai cucinato. Non si era mai presa abbastanza cura di lei. Per Juliet era come se non fosse quasi mai esistita. Se ne stava chiusa nella propria stanza a ammirarsi nello specchio, usciva a feste importanti e si preoccupava solo di accompagnarla di qua e di là.
Di lei si era sempre occupato il padre. Stavano per ore nel suo studio, pieno di ritratti di un uomo dal viso serpentesco, che li fissava con i suoi occhi rossi. Juliet sapeva chi era, lo aveva sempre saputo. Quello era Lord Voldemort, l’uomo che aveva terrorizzato per anni il mondo magico. Juliet era sempre rimasta affascinata da quei quadri, che si muovevano con fare glaciale e perfido.
Suo padre era molto pratico in magia nera. Le parlava a lungo delle maledizioni senza perdono e prima di andare a dormire non le raccontava Le Fiabe di Beda il Bardo come invece facevano gli altri maghi ai propri figli. Lui le parlava di Tom, Tom Riddle. Da quando studiava alla scuola di Hogwarts a quando fu sconfitto. E mentre raccontava quest’ultima aveva un che di irato nella voce.
In compenso Juliet era sempre curiosa di sapere riguardo a lui. Così aveva scoperto che avevano molte cose in comune: entrambi erano nati nel mese di dicembre, entrambi erano in grado di parlare Serpentese ed entrambi facevano parte dei Serpeverde, la casa che aveva sfornato più maghi malvagi di qualunque altra.
Era così arrivata al punto di essere d’accordo con il padre, e per sua volontà. Lo aveva aiutato di nascosto e poco prima di essere portato ad Azkaban, lui le aveva affidato un prezioso oggetto, frutto di anni e anni di ricerche e che ora era al sicuro nella tasca della divisa.
Il cuore le fece un balzo e la sua mano corse a sfiorare la tasca, dove il fatto di sentire che il rigonfiamento c’era ancora, la tranquillizzò. Non doveva per nulla al mondo perderlo, o il piano che suo padre le aveva confidato non avrebbe potuto essere messo in atto. Solo lei era in grado di farlo ora.
‹‹Ma non mi ascolti mai quando ti parlo?››
Si voltò di scatto e vide una irata Laurence che la fissava con le mani suoi fianchi. Negò con aria assente ‹‹No, scusami. Mi sono persa nei miei pensieri.›› per rendere la cosa un po’ meno sospetta accennò un sorriso. Era sempre stata abile a fingere e mentire, per questo non rivelava mai fino in fondo la parte peggiore di se e tutti la adoravano in modo particolare. Fare amicizia per lei, era semplice.
‹‹Oh, tranquilla, capita!›› disse la bionda raggiante, voltandosi verso una ragazzina che le sedeva accanto e raccontandogli chissà quale storia che la riguardava.
Le pietanze sul tavolo cambiarono, sostituite dai dessert. Juliet si servì una torta sacher, la sua preferita. Si rese conto di stonare con le altre persone sedute. Mentre loro chiacchieravano, lei era isolata e mangiava in silenzio. In quell’istante da davanti a lei le giunse un bisbiglio ‹‹Hai sentito? Quella è la figlia di Nicolas Drake! E parla con i serpenti! Chissà che Voldemort non si sia rincarnato in lei..››. Il suo sguardo si spostò sui due ragazzi di fronte e gli lanciò un’occhiata velenosa, resa più credibile dal verde che risaltava timido sul grigio dei suoi occhi. I due si allontanarono l’uno dall’altro, ma appena lei tornò a guardare il piatto, ricominciarono a parlare tra di loro. Si rese conto che la storia si stava divulgando dappertutto e che tutti le stavano lontani. Tranne i Serpeverde (che però erano un po’ intimoriti), Laurence, Scorpius e Nicole che nonostante fosse una Grifondoro era rimasta sua amica.
Forse era quella la differenza tra lei e il Signore Oscuro. Lei era fredda, ma comunque provava dei sentimenti e voleva degli amici.
Il preside Myers si alzò nello stesso istante in cui le pietanze scomparivano dai piatti. Tossì un paio di volte e annunciò ‹‹Spero che abbiate mangiato bene. Di certo sarete stanchi dopo il lungo viaggio, quindi vi consiglio di ritirarvi nei vostri rispettivi dormitori. Quelli del primo anno, seguano i Prefetti! Detto questo, buonanotte a tutti!››
Ci fu un rumore di panche spostate e gli studenti si alzarono velocemente dai tavoli. Juliet accanto a Scorpius si affrettò a raggiungere una ragazza davvero molto alta dai capelli rossi che andava avanti e indietro per il tavolo Serpeverde gridando di seguirla. Dall’altro capo del tavolo, un ragazzo biondo faceva lo stesso.
‹‹Serpeverde del primo anno, qui!›› strillavano. Quando un gruppo si fu radunato attorno a lei, si presentò con il nome di Gemma Farley e si diresse alla porta. Il gruppo del ragazzo era già partito.
La Sala Comune Serpeverde e i dormitori si trovavano dietro ad un muro dei sotterranei e si estendevano fin sotto al Lago Nero.
Gemma si avvicinò e vi sussurrò ‹‹Ambizione.››, la parola d’ordine. Il muro si aprì lasciando vedere una grande sala arredata con divani neri e verde-argento e dalle pareti in pietra. L’unica fonte di calore era un grande camino al lato della stanza.
Alcuni ragazzi più grandi sedevano e chiacchieravano e non prestarono un minimo d’interesse ai nuovi arrivati.
La rossa proseguì verso le due scalinate in fondo alla Sala Comune e si fermò davanti ad esse. ‹‹I ragazzi alla mia destra, la prima porta. Le ragazze lo stesso ma alla mia sinistra.››
Juliet si avvicinò a Laurence che ora iniziava a salire la gradinata.
Gli scalini non erano molti, segno evidente che tutta la zona si estendeva sottoterra. La prima porta non aveva nulla di speciale, era tutta nera e portava scritto in color argento “Primo anno – Serpeverde”. La aprirono e davanti a loro comparve una stanza circolare con sei letti a baldacchino, numerosi stendardi dei Serpeverde alle pareti che si abbinavano alle coperte e un grande tappeto nel centro della stanza. Accanto ad ogni letto, stava una piccola scrivania, su cui poggiava un prezioso candelabro argentato e che produceva come gli altri una luce verdastra. Ai piedi di ogni letto era appoggiato un baule.
Juliet si voltò. Le ragazze erano sei giuste: lei, Laurence, una ragazza dalla pelle scura di nome Annabeth Kal, una mora dagli occhi viola, Sidney Madison, e le gemelle, Susan e Elizabeth McGregor.
Tornò a guardare la stanza ed individuò il suo letto come il più vicino alla porta. Da dietro di lei sentì Sidney dire ‹‹Non è male come ambiente, davvero niente male…››
Sorrise. Sidney aveva ragione, le piaceva quella stanza. Era forse più accogliente di casa sua. Attraversò il centro della stanza e si gettò sul suo letto. Nonostante l’ambiente odorasse vagamente di muffa (sicuramente a causa della sua localizzazione), le coperte avevano un forte profumo di vaniglia. Si mise a gattoni e si sporse ad aprire il baule, dal quale uscì Robin. La guardò con gli occhi gialli e sibilò. Infine strisciò fino alla gabbia dorata appoggiata sulla scrivania che stava appoggiata lì da prima. Juliet fece scattare la serratura e chiuse Robin. Tra sé pensò “Mi domando proprio come hai fatto a finire nel baule quando prima di partire ti avevo chiuso di nuovo dentro alla gabbia…”.
‹‹Credo proprio che ci convenga dormire. Domani mattina non credo che ci alzeremo molto tardi… poi io sono davvero stanca!›› disse Laurence. Le ragazze annuirono e si prepararono per andare a dormire.
Juliet si infilò velocemente sotto le coperte e vennero spenti i candelabri, così la stanza divenne completamente buia. Si girò una volta, due, tre, ma non riusciva a prendere sonno. In testa aveva solo il bizzarro fatto che a non molti metri da lei, nel dormitorio maschile, anni fa aveva dormito Tom Riddle.
Sospirò e levò dalla testa quel pensiero. Domani mattina doveva alzarsi presto per le lezioni, non aveva tempo per rimanere lì a pensare tutta la notte.
Si girò ancora una volta e prese sonno tra le tenebre di quella stanza, che avvolgevano molti più segreti di quanti ci si possa aspettare, nell’attesa di essere svelati al risveglio della luce.

------------------------------------------------------
Hem hem hem, salve :3 Questa non è la prima fan fiction che scrivo, ma è forse l'unica in cui ho cercato di impegnarmi molto e che credo avrà una fine. Ovviamente rappresenta il primo anno a Hogwarts, se mai ci riuscirò farò dei sequel per gli altri anni, o la storia non avrebbe senso. (: Non so quando aggiornerò, ma qualcosa come un paio di settimane dovrete attendere, perchè purtroppo l'ispirazione arriva quando vuole D: Beh che dire...spero che vi sia piaciuto e accetto volentieri critiche e consigli (: Un bacio, Amber. ♥
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: euryale_