A Roxanne Potter, la mia sfidante.
A Somochu, la migliore di sempre.
A VaniaMajor, la giudiciA
più buona del mondo.
Questa schifezza ha vinto una sfida, è stata scritta in venti minuti.
Giudizio:
Pregi
di Erica: caratterizzazione profonda dei personaggi, sensibilità nel trattare
le loro psicologie, ottima capacità di dialogo.
Difetti
di Erica: discreta confusione con i tempi verbali (che ho corretto prima di
pubblicare)
Il più
prezioso tra i suoi gioielli.
Non era facile essere un
giocatore di Quidditch così famoso.
La gente lo invidiava, ma
solo perché non sapeva cosa in realtà significasse tutta quella fama.
La gente attorno a lui lo
idolatrava, e questo poteva sembrare meraviglioso. Il sogno di tutti.
Eppure Viktor non aveva mai
avuto dei veri amici.
Non era mai riuscito a
capire chi lo accerchiasse per stare anche solo un po’ sotto i riflettori e
chi, invece, gli voleva davvero bene, per ciò che era.
Per quel motivo,
probabilmente, appena arrivato a Hogwarts per il Torneo Tremaghi,
aveva notato Hermione Granger. Lei non sembrava
attratta dalla sua fama, ed era convinto che finalmente avrebbe avuto qualcuno
al suo fianco, qualcuno che gli avrebbe fatto conoscere l’importanza di
un’amicizia.
Eppure, qualcosa ancora gli
mancava.
Non si sentiva bene,
nemmeno quando era con lei. La vedeva distante, sempre in compagnia di Harry
Potter e di quel suo amico rosso.
Non
era sua.
Viktor restava spesso solo.
Non gli piaceva molto quella solitudine, ma la riteneva migliore di una
compagnia fasulla.
In quel momento si era
seduto sotto una vecchia quercia, nel giardino di Hogwarts. Il lago che gli
stava di fronte risplendeva, e rendeva tutto l’ambiente avvolto da una strana
pace.
« Viktor Krum? » chiese una voce sognante, interrompendolo dai suoi
pensieri.
Viktor alzò lo sguardo, e
si ritrovò davanti una ragazza alquanto strana. I capelli biondi sporco le
ricadevano distrattamente sulle spalle, e portava la bacchetta infilata dietro
l’orecchio sinistro.
« Pfiacere
» disse con un po’ di riluttanza. « Tu folere
autografo? »
Ormai quella domanda era
diventata un gesto meccanico e incontrollato.
« Oh, no. Che buffo accento
che hai » gli rispose garbatamente, e con un gesto fluido si sedette al suo
fianco.
« Tutti parlano di te, ma
non ho idea di chi tu sia » gli rivelò osservandolo a lungo.
Krum era attonito. Come faceva a non sapere con
chi stava parlando?
« Io? Fgiocatore
sqvadra Quidditch di Bvlgaria » le spiegò sgranando gli occhi.
« Ah. Io non seguo molto il
Quidditch. Preferisco cercare i Plimpi d’Acqua al mio
torrente ».
« Cosa essere Plimfi Aqua? » domandò confuso.
« Oh, sono dei pesci
sferici e maculati. La zuppa che ne fa papà è deliziosa ».
La sua voce sognante fece
incantare a lungo Krum, che si ritrovò
inspiegabilmente a sorridere guardando la collana di tappi di Burrobirra al collo di quella ragazza.
« Sai, è bello aver
qualcuno con cui parlare » disse all’improvviso lei. « Non devi avere molti
amici nemmeno tu ».
« No. Tv nemmeno? »
« Mi ritengono un po’
tocca, mi chiamano “Lunatica”. Credo sia perché sono diversa. Gli altri son di
vedute ristrette » disse, perdendosi con lo sguardo dentro agli occhi di lui.
Viktor arrossì, e si sentì
in imbarazzo.
« Se vvoi
io essere tvo amico » le propose, e senza sapere
nemmeno il perché.
Lei sorrise. Sorrise
angelicamente, trasmettendo un moto di dolcezza.
« Sei molto gentile » gli
rispose. « Anche tu se vuoi. Sembri un bravo ragazzo » notò con gentilezza.
E gli prese una mano,
continuando a sorridere.
Illuminando il mondo.
Fu così che Viktor si
innamorò, per la prima volta, davvero.
E non si sarebbe mai
dimenticato lo splendore di Luna. L’avrebbe custodito, come il più prezioso tra
i suoi gioielli.