“Non
vedo nessun mostro”
Un uomo
era seduto su una dura panchina di pietra, appoggiato coi gomiti sulle
ginocchia, immerso nei propri pensieri. Non riusciva a crederci. Non
riusciva a
credere che Albus Silente, il preside di Hogwarts, il mago che lui
stimava più
di tutti, fosse morto. No, morto non era il termine esatto. Era stato
ucciso,
ucciso da Severus Piton, da Mocciosus.
Lui aveva sempre rifiutato di chiamarlo con quel soprannome spregevole,
aveva
sempre chiesto ai suoi migliori amici di lasciarlo in pace, di non
odiarlo …
Eppure ora, sentiva un odio spropositato, che mai lui aveva provato per
qualcuno.
Strinse i
pugni, trattenendosi dall’impulso da urlare e sfogare il suo
dolore. Perché
stava perdendo le persone a cui teneva di più? Prima Sirius,
il suo migliore
amico, e ora Silente.
Non lo
sapeva. Sapeva solo che stava contenendo troppo dolore dentro di
sé. E i suoi
guai non erano finiti lì. C’era anche una giovane
auror, una Metamorfomagus
(per di più cugina di Sirius!) tanto sconsiderata da
innamorarsi di uno come
lui! Come diavolo aveva potuto? Se Remus prima sperava fosse solo una
cotta
passeggera, ora aveva le prove del contrario. Lei gli era stata fedele
sempre.
Quando era partito per la missione che gli aveva affidato Albus, quando
l’aveva
abbandonata dicendo che lui non andava bene per lei … Ed era
trascorso tanto
tempo tra tutti questi avvenimenti. No, decisamente non era una cotta
passeggera. Era proprio innamorata di lui. Prova evidente lo era il
colore
grigio topo dei suoi capelli. Un’altra prova altrettanto
evidente era che il
patronus della ragazza era cambiato in un … lupo.
Quando
gliel’avevano detto, lui per poco non si strozzò
col caffè che stava bevendo.
Gli altri non potevano sapere perché il patronus della
ragazza fosse cambiato
né il perché di quella forma, ma lui lo sapeva,
eccome se lo sapeva!
Che cosa
poteva fare? Come poteva continuare a respingerla nonostante lui
provasse gli
stessi sentimenti per lei?
Pensando
a tutto questo, non si accorse del rumore dei passi che si avvicinavano
sempre
di più. Sobbalzò quando una figura si sedette
accanto a lui. Il suo cuore perse
tre battiti quando vide chi era.
“Ninfadora, cosa ci fai qui?”.
L’auror
indossava una maglietta rossa con una scritta improbabile, dei
pantaloni neri e
delle scarpe da ginnastica. Sembrava un’adolescente in quel
momento. I capelli
corti e grigi topo le ricadevano sulla fronte, disordinati. Nonostante
tutto,
Remus non poté fare a meno di trovarla
bella. L’aveva sempre trovata bella ed
attraente, fin dal primo giorno
in cui l’aveva guardata.
“Non ti
ho più visto”.
Lui
sospirò. Le aveva appena ripetuto le ragioni per cui non
poteva stare con lei.
Poi, a peggiorare la situazione, era arrivata
“Volevo …
stare da solo” disse, rendendosi poi subito conto di come
quella frase potesse
essere fraintesa. Non voleva offenderla. “Non volevo dire che
disprezzo la tua
compagnia” si affrettò a dire.
Lei non
replicò, ma appoggiò la testa sulla sua spalla.
Il mago
si irrigidì leggermente. Quel contatto lo metteva a disagio.
Riusciva a sentire
il profumo dolce e delicato che utilizzava e, ne era certo, non sarebbe
riuscito a resistere all’impulso di baciarla e farlo non era
buona idea visto
che, l’ultima volta che si era arrischiato a tanto, erano
finiti a letto
insieme … E poi non voleva assolutamente darle false
speranze.
Si scostò
impercettibilmente, ma Dora lo notò subito.
“Perché
fai così?” sussurrò in tono arrabbiato
“Perché non permetti alle persone che ti
amano di starti accanto?!”.
“Ascolta …”
“No, mi correggo! Fai così solo con me! Se qualcun
altro cerca di consolarti va
tutto bene, ma se lo faccio io allora!” sibilò.
“Non posso, lo capisci?”.
“Non puoi cosa?!”. Ormai stava urlando. Chiunque
avrebbe potuto sentire la loro
discussione.
Sospirò
“Non posso stare con te, Dora. È sbagliato.
È tutto sbagliato. Quello che tu
provi per me … Tutto!”.
“Ah sì? Eppure quella notte
non
pensavi che fosse tanto sbagliato, vero Remus?”.
“Senti …”
Lei si alzò “No! Non ho intenzione di sentire le
tue patetiche stronzate! Dici
che è sbagliato, che hai fatto un errore a venire a letto
con me, eppure l’hai
fatto! Perché? Cosa sono stata per te durante quella notte?
Un amica con cui
divertirsi o un giocattolo da usare e buttare via subito dopo?! Dimmi
volevi
forse sfogare con qualcuno i tuoi desideri?! Sono stata … la tua puttana, Remus?!”
urlò, arrabbiata. Il colore dei suoi
capelli cambiò improvvisamente, diventando nero.
Questa
volta, anche lui alzò leggermente la voce “Sai
bene che non è così!”. Era stato
colpito nel vivo. Lui non era assolutamente quel tipo di persona. Lui
credeva
nell’amore, non nel sesso. Non era come Malfoy, che, ai tempi
della scuola,
aveva una ragazzina diversa ogni giorno.
“Eppure da come ti comporti sembra che sia
così” replicò lei.
“Ma non
capisci? Io non vado bene per te! Io non sono come gli altri. Sono un
lupo
mannaro!”
“Ti ho
già ripetuto che non mi importa! Me ne sbatto di cosa
sei!”.
“Beh, se tu sei così irresponsabile per la tua
vita, non vuol dire che lo debba
essere io.”.
“Perché pensi che questa decisione spetti solo a
te? Anche io ho diritto di
scegliere! Sono coinvolta tanto quanto te!”.
L’uomo
fece per andarsene. Non avrebbe potuto reggere la parte del
non-sentimentale
ancora per molto.
“Dove te
ne vai, ora? Scappi! Ma bene, Remus, molto maturo, davvero!”
gli urlò lei,
disperata.
Il cielo
si stava scoprendo per lasciar intravedere un timido sole.
“Tu
potrai anche respingermi, ma io non smetterò mai di amarti,
mi hai capito? MAI!
Ti aspetterò per tutta la vita, se necessario”.
A quelle parole, si bloccò di colpo. Come aveva detto? Lo
avrebbe aspettato
tutta la vita?! Si sarebbe rovinata l’esistenza per colpa sua
e questo non
poteva permetterlo. Lui voleva che lei fosse felice, che si trovasse
qualcun
altro. Un uomo normale, giovane, ricco, che potesse darle tutto
ciò che lui non
poteva. Tornò indietro velocemente.
“Non dire sciocchezze”.
La
giovane auror si addolcì “Perché non lo
vuoi capire che io ti amo?”
“Tonks …”
“So che anche tu mi ami. Lo leggo nei tuoi occhi, nel tuo
comportamento”
appoggiò una mano al suo viso segnato “Mi piaci,
Remus. Sono innamorata di te.
E non mi importa quanto ci voglia, ma io sarò sempre qui ad
aspettarti.”
“No. Non puoi. Non farlo. Ti prego”.
Scosse la testa, gli occhi velati di lacrime “Smettila di
respingermi. Non ha
senso. Anche Sirius diceva che tu mi amavi. Sirius sperava che tu
trovassi
qualcuno. Sirius credeva in … Noi”.
Remus sussultò al sentire nominare il suo migliore amico.
“Sirius si
sbagliava”, poi scosse la testa, come a scacciar via tutti i
ricordi felici in
cui Felpato lo prendeva in giro, dicendo frasi del tipo Moony
si è innamorato di Tonks! Ritornò alla
realtà, bruscamente “Non
posso, Dora, non posso. Io sono un mostro. Non merito
l’affetto di nessuno,
tantomeno da parte tua”.
“Sei un mostro, davvero? Eppure io non riesco a definirti
come tale. Vedo solo
un uomo troppo testardo per capire. Vedo un uomo che ha paura di amare,
di
essere felice. Vedo un uomo buono, gentile, generoso e disponibile.
Vedo un
ottimo insegnante. Vedo un ottimo amico. Vedo un ottimo
amante” disse,
abbozzando un sorriso malizioso “Ma non vedo nessun mostro,
Remus. Non c’è
nessun mostro qui. Ci siamo solo io e te.”
Remus
appoggiò la sua mano a quella di lei, che ancora non aveva
abbandonato la sua
guancia, e la guardò negli occhi. Quegli occhi frizzanti e
gioiosi che aveva
visto la prima volta in cui era arrivata all’Ordine non
c’erano più. C’erano
occhi tristi e umidi.
“Perché ti sei innamorata di me? Con tutti gli
uomini che ci sono, perché
proprio di me? Di un lupo?”.
“Non c’è un perché. Ci si
innamora e basta. E, Remus, io non
mi sono innamorata del lupo. Tu non sei un lupo, sei un essere
umano, un mago brillante! Sei lupo solo una volta al mese e io mi sono
innamorata di te, Remus Lupin, essere umano. Il lupo è
dentro di te, vive in
te, ma tu non sei lui.”.
Poi si
interruppe e allacciò le braccia al suo collo. I loro
respiri si mescolavano,
si confondevano in qualcosa di unico. Si alzò sulle punta
dei piedi per
arrivare alla sua altezza e congiunse le labbra alle sue.
L’uomo,
dapprima, era restio a contraccambiare, ma ad un certo punto, la parte
razionale si scollegò e Remus si ritrovò a
ricambiare quel bacio tanto
desiderato da entrambi. Le labbra erano in perfetta sincronia, come se
fossero
fatte per incontrarsi.
Il sole
trionfò sulle nuvole e un raggio di sole colpì i
due innamorati.
Quando
lui si staccò da lei, notò che era cambiata. Il
suo viso non era più triste
come prima. Gli occhi brillavano di felicità, come la prima
volta, ma
soprattutto, i capelli erano tornati di un rosa cicca splendente.
Tutto era
tornato alla normalità.
Si
presero per mano e si avviarono per lungo la strada per tornare a casa.
Grazie,
Silente.
Pensò Remus. Ancora una volta mi
hai salvato. Spero che ora sarai felice. In questo
mondo c’è più amore di prima.
Ninfadora si aggrappò a lui, inciampando in una buca. Remus
la strinse più
forte a sé, sentendo il suo cuore battere. Le diede un bacio
veloce e delicato,
sussurrandole qualcosa all’orecchio, poi risero, felici di
essersi trovati,
finalmente.
Tutto,
almeno per ora, andava bene.
Note Autrice: Questa fic
mi piace un po’ di più
della precedente.
Ovviamente, un’altra Remus\Ninfadora, la coppia che
più amo di HP!
Ambientata
un po’ dopo la morte di Albus, nel sesto libro!
Spero vi piaccia.
Un bacione.
Franci.