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Autore: Noth    10/08/2011    3 recensioni
Sfide notturne eh?
Che paring, ragazze.
Andromeda/Remus.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ma che mi fate scrivere voi nelle sfide notturne? Che Paring avete inventato, anzi, Cecy, è colpa tua. Buona lettura!




Tonks non usciva dalla sua stanza.

Aveva chiuso Remus fuori e non se ne parlava di chiarire.

Lui non sapeva nemmeno perché si fosse arrabbiata tanto, aveva soltanto espresso un parere, condiviso da molti, sull’inutilità e la poca valorosità dei Tassorosso.

Era una cosa testata, era provato, non valeva la pena prendersela.

Scese al piano inferiore, stanco di sbattere la testa contro la porta della camera di lei nella speranza di impietosirla, senza risultati. Si sedette sulle scale che davano sul salone.

La casa non era per nulla grande, ma emanava un forte odore di croissant appena sfornati che, a modesto
parere di Remus, davano a quell’edificio un'aura casalinga deliziosa. 

Si prese la testa tra le mani e sbuffò. Non voleva litigare con Tonks. 

Si sentiva così sbagliato, così sporco quando lei non gli parlava.

« Problemi con quella testarda di mia figlia? » 

Una voce dolce raggiunse le orecchie di Remus. La riconobbe quasi subito come quella della madre di Tonks che lo osservava, il grembiule stretto attorno alla vita, dalla porta della cucina con le mani sporche di farina sui fianchi.

Non sapeva spiegarsi il perché, ma la trovava una donna infinitamente attraente. Se fossero i capelli castano chiaro dall’apparenza soffice e spumosa o quegli occhi infinitamente gentili e pazienti a farlo arrossire, non lo sapeva. E si sentiva colpevole.

La donna sorrise, sbattendosi un po’ le mani sui fianchi creando nuvole di farina. I capelli le ondeggiarono disordinati attorno al volto largo, mentre lo osservava con quel tipico rossore attorno alle guance che
Tonks aveva ereditato.

« Così sembra. » mormorò Remus, deglutendo a fatica e distogliendo velocemente gli occhi dal viso della donna. Si sentiva ancora peggio ora che aveva pensato fosse attraente.

Ma poco da rimuginarci su: lo era.

La presenza costante di quella donna e la sua pazienza infinita lo fecero pensare alla madre che non aveva mai avuto; lo fecero pensare al figlio che aveva sognato, una volta, di avere con Tonks, e a come aveva sempre desiderato che lei divenisse una madre come Andromeda Black. 

Severa quanto bastava, ma infinitamente comprensiva e dolce.

Si avvicinò al giovane e si sedette accanto a lui. Ora Remus poteva vederle distintamente le rughe sul viso, che davano a quella pelle un aspetto un po’ rovinato, un po’ vissuto, e lo fecero pensare a tutte le volte che doveva essersi tesa per ospitare uno di quei calorosi sorrisi tipici delle madri che infondevano coraggio.

« Vedi, Remus, Tonks è un po’ permalosa, ma non disperarti se ti chiude fuori dalla sua stanza. Con me lo fa a intervalli regolari un giorno sì e uno no, ma non per questo mi odia. Come l’arrabbiatura le esplode in testa – e intendo letteralmente, i suoi capelli diventano rosa acceso quando succede – così anche le passa.» 

Gli mise un braccio attorno alle spalle, e Remus sentì il calore del suo corpo ed il cotone del suo maglione beige solleticargli la nuca.

« Sì, a volte credo di avere solo troppa paura di affrontarla. » rispose, a disagio ma rinfrancato da quel gesto. Era proprio ciò di cui aveva bisogno. Come faceva a saperlo?

« Oh, fa paura anche a me. È unica, su questo non ci piove. » si lasciò andare ad una risata trattenuta appena, lasciando vagare per qualche istante il suo sguardo sul salotto che si trovava dinanzi, persa tra i ricordi. « Ma ama come pochi sanno fare, sai? » gli sussurrò.

Andromeda Black era speciale.

Era assurdamente perfetta.

E Tonks le somigliava tanto.

Remus fece un sorrisetto gentile, cercando di trasmettere con quel gesto che aveva capito, e che la
ammirava. Ammirava il suo carattere forte, la sua voglia di vivere nonostante tutte le difficoltà e la sua
capacità di andare avanti a dispetto del destino. Ne doveva aver passate, quella donna. 

Eppure eccola lì.

Più forte che mai.

Più affascinante di qualsiasi ragazza avesse mai conosciuto.

Non aveva mai desiderato abbracciare qualcuno per sentirne il calore come il quel momento. Era solo curiosità, per capire che tipo di energia il suo corpo avrebbe emanato. Ma non poteva, e sarebbe stato sbagliato.

« Prego, caro. » la donna gli arruffò i capelli e rispose al grazie implicito che era aleggiato nell’aria inespresso. Poi gli poggiò le labbra sulla fronte, in un bacio casto, ma carico di significato.

Remus sentì come una moka per il caffè. Pronto a esplodere.

Divenne incredibilmente rosso e la guardò mentre si dirigeva verso la cucina, dandogli le spalle. Si girò un attimo solo nella sua direzione, poi scomparve dietro una nuvola di farina.

Quanto sperava che Tonks diventasse come lei. 

In cuor suo sapeva che sarebbe successo.

C’era qualcosa di magico in quella madre e sua figlia.

Magico, sì.

Un rumore.

La porta di Tonks, al piano di sopra, si stava aprendo.

Sul volto di Remus si allargò un sorriso. 

Le era passata.

Andromeda Black era una specie di angelo.

Avrebbero dovuto farla santa quella donna. Quasi gli parve di sentirla ridere felicemente, in cucina, al suono delle figlia che scendeva timidamente le scale.
   
 
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