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Autore: Klakiry    10/08/2011    1 recensioni
Prima fan fiction per me su questo sito. E' una ff a capitoli ambientata in NCIS dopo la prima puntata della settima serie diciamo (ci sono riferimenti a quello successo nella serie reale perciò occhio agli spoiler, riferibili solo all'inizio della 7 serie fine della 6, già trasmessa in Italia). Un inizio di giornata e un nuovo caso per la squadra dell'NCIS.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Ok riscrirvo dopo 5 lustri! lo so dovete perdonarmi ma ero d'esame, cercherò di non far passare più tutto questo tempo. In cambio (non so se questo sia un bene o un male) questo capitolo è immenso! siate clementi mi appello alla vostra pazienza.

Buona lettura!

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Tempo dopo tutta la squadra di Gibbs era in movimento nell’edificio.

Tony si passò una mano fra i capelli in un gesto stanco mentre, con una garza in mano si dirigeva verso la sala autopsie. Entrò in ascensore e le porte si chiusero dopo qualche istante. Ma perché era tutto complicato? Tutto così maledettamente complesso e controverso. La nebbia nella sua mente era stata cacciata a forza da quello accaduto a Jen, gli serviva lucidità, ma quella luce stava illuminando anche quello accaduto quel giorno in quel bagno.
Che giornata...di nuovo ripetè il gesto con la mano sbuffando. Il suo pensiero lambiva di continuo quel ricordo, senza mai tuffarcisi del tutto o non ne sarebbe più uscito, eppure, per quanto fosse pericoloso e per quanto gli mettesse paura la confusione in cui lo mandava, non riusciva a stargli lontano.

Un rumore tipico e le porte dell’ascensore si aprirono. Fece volare e riprese al volo la garza in mano, prima di girare l’angolo ed entrare nella sala autopsie. Jen era seduta su un tavolo e attorno aveva un po’ di gente. Ducky le toglieva un pezzo di vetro dal braccio che la ragazza, colma di adrenalina, non aveva neanche sentito, e la medicava per bene.

A destra Gibbs, a sinistra, una mano sul tavolo e lo sguardo fisso sulla ferita, lei…Ziva. La mente di Tony tentennò pericolosamente..aveva perso quell’equilibrio che di solito riusciva ad avere anche vedendola e sapendo che provava qualcosa, ora tutto era macchinoso, tutto era teso, non riuscivano più neanche a guardarsi negli occhi…troppo l’imbarazzo.

<< Ehi soldatina come va >> fece Tony sorridendo e dando a Ducky la garza necessaria. Jen lo guardò con un sorriso prima di tornare a guardarsi il braccio. Ziva intanto osservava le mani meticolose del medico legale estrarre il pezzo di vetro dall’arto della giovane. Mantenne lo sguardo fisso sull’operazione, ostinatamente, mentre sentiva ogni tanto lo sguardo di Tony addosso.

Anche la sua mente andava snebbiandosi e ciò non era un bene, tendendo a razionalizzare la prima cosa che le veinva da dire sull’episodio accaduto era che fosse stato solo un brutto incidente. Ma in quel momento preferiva scansare quel pesiero e distrarsi.
La scheggia scivolò via e il sangue non fece a tempo a sgorgare perche fu subito tamponato dalla medicazione. Piccola disinfettata, una fasciatura veloce e il lavoro fu compelto. Jen si scrutò un momento il braccio tranquilla

<< Grazie >> fece poi sorridendo al dottore
<< 
Oh figurati..di niente, dovere >> rispose con il suo solito modo di fare. Ziva posò una mano sulla schiena della ragazza
<<
tutto ok? >> domandò. Jen annuì tranquilla. Aveva anche mani e ginocchia leggermente sbucciate ma quansi non le sentiva apparte il leggero pizzicore. Gibbs la guardò dall’alto dei suoi occhi azzuri radiografandola. Non vedeva paura in lei, o shock…fosse stata un’altra l’avrebbe ritenuta solo una stupida, ma non aveva agito da tale…era solo coraggiosa. Ciò non toglieva tutta via che fosse in pericolo.

<< La traiettoria dei colpi a un primo occhio sembrava bassa >> fece guardando i suoi due agenti speciali.
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Mi volevano sparare alle gambe? >> domandò la ragazza curiosa
<<
Si >> rispose Gibbs
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< Cosa significa >> domandò ancora.
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< Bhe..che non potrai più uscire da sola a comprare i panini >> fece, sibillino.

Poi uscì dalla stanza e con un gesto fece cenno a Dinozzo e Ziva di seguirlo. Uscendo incrociarono Abby che entrava nella sala dove stava Jen con altro disinfettante, sicuramente per curare quelle poche abrasioni che, però, stando in un abiente in cui si usavano parecchi materiali particolari, potevano essere pericolose. Gibbs si fermò poco oltre la soglia voltandosi a fronteggiare i due agenti.

<< Voglio pretezione su quella ragazza 24 ore su 24. Una scorta sempre di almeno due agenti. Potete fare i turni poi si vedrà ma non la si lascerà mai  sola >> fece autoritario 
<<
Perciò domicilio protetto >> domandò Ziva guardando il capo, mentre nella sua mente prendeva forma una possibilità che già la spaventava…turni…di due agenti alla volta..due agenti…
<<
No, se lo aspetterebbero..sono professionisti..per stasera andate a casa di uno di voi.. >> Gibbs ci penso un momento su. Tim era un informatico-scrittore dal monolocale..Tony..meglio neanche sapere in che condizioni verteva la sua abitazione, l’ambiente più ospitale risultava quello di Ziva
<< ..anzi facciamo che andate a casa di Ziva, poi se si rivelerà troppo pericoloso cercheremo altre soluzioni >> compeltò, i due fecero un cenno di assenso con il capo mentre Ziva gelava a poco a poco..quindi lei stava sicuramente nel primo turno..notturno..

<< Ci son problemi per te, Ziva? >> domandò poi il caposquadra. La donna scosse il capo
<
< No Gibbs >> rispose, modulando la sua voce a tranquillità, mentre la sua mente vagava. Chi sarebbe finito con lei in turno?..lui…no, tutti ma non lui, non quel giorno, era già tutto abastanza difficile e complicato…non lui…tutti ma non lui. Gibbs nel frattempo si era voltato e incamminato. Improvvisamente si ricordò di non aver dato ordini precisi per quella notte. Si voltò mentre continuava a fare qualche passo all’indietro
<
< Per stasera Dinozzo fai il turno con Ziva, da domani vedremo come ruotare >> fece, e si girò, lasciando i suoi due agenti li, impalati e sbigottiti.

Le loro menti furono, a loro insaputa, tremendamente vicine. Dopo quello avvenuto si erano domandati cosa sarebbe successo in seguito. Ma non si sentivano pronti, non era ancora tempo di scoprire cosa aveva realmente provocato quell’avvenimento tra di loro.

Tony si ritrovò a pensare a cosa avrebbe fatto tutta la sera, se avrebbero anche solo spiccicato mezza parola, visto che non riuscivano ancora neanche a guardarsi negli occhi. Lei invece era ancora troppo colpita dalla notizia, prese a razionalizzare a caso ma, quella volta, la sua stessa mente non cedeva ai suoi ragionamenti. Quando si accorsero che era qualche minuto che stavano li, in piedi, immobili come due stupidi, si riscossero.
Senza dire una parola Ziva fece dietrofront, tornando verso Jen. Tony invece si incamminò verso su, al bullpen.

Durante la giornata decisero che avrebbero interrogato l’uomo che sparava il giorno dopo. Jen fu utile per finire di identificare la madre, Eveline Rose. La ragazza aveva spiegato che la madre era un’importantissima manager che era costretta per lavoro a viaggiare molto e per lunghi periodi. Da bambina Jen era stata costretta a seguirla ovunque, ma ormai essendo lei grande e maggiorenne veniva lasciata a casa, anche perché perdeva sempre tutto, ambiente, scuola, amici. Per questo cercandola al momento non l’avrebbero trovata, era uno dei periodi di solitudine con Kevin, Eveline era appena partita in viaggio.

Il resto della giornata passò in fretta..decisamente troppo in fretta per Tony e Ziva. In poco si ritrovarono in macchina, Tony alla guida, Ziva accanto e Jen nel sedile posteriore che già chiudeva gli occhi esausta. Ancora qualche minuto e raggiunsero destinazione.

La macchina rallentò e si fermò davanti a casa di Ziva. La donna scese dal mezzo, con calma, aprì la portiera posteriore ma si dovette sporgere all’interno perché la ragazza si era addormentata, la testa da un lato, gli occhi chiusi e le braccia abbandonate in grembo. Le fece una gran tenerezza e fu di malavoglia che allungò il braccio per toccarle la spalla scuotendola appena

<< Jen, sveglia siamo arrivati >> disse a voce bassa. I pacifici occhi chiusi della ragazza preseso ad aprirsi mentre mugugnava qualcosa. Ziva sorrise di nuovo e sfiorò la guancia dell’altra con una carezza.
Era indescrivibile per lei quanto, in quel momento, Jen le stesse ricordando la sua Tali…quelle premure da sorella..ancora con gli occhi mezzo sbarrati la ragazzina si mosse e scese dalla macchina. Tony osservò la scena dallo scalino dell’entrata con un mezzo sorriso.

<< Sonno? >> domandò giocando, alla ragazzina-zombie che si avvicinava. Jen fece un sorriso vago e assonnato
<
< Un po’ >> disse, la voce bassissima e rauca, Tony rise leggero. Una volta entrati in casa i due agenti chiusero tutto e misero in sicurezza tutta la casa, Jen in attesa di nuovi ordini si sedette sul divano, mentre gli altri due agivano.
Quando Ziva si voltò verso di lei qualche minuto dopo, la vide in una sorta di trunce, gli occhi le si chiudevano contro ogni volontà e la testa andava inclinandosi sempre più finchè, in uno slancio di coscienza, la ragazza non la risollevava di scatto.

Si avvicinò con dolcezza
<
< Jen, vieni, ti mostro la tua stanza >> le sussurrò all’orecchio, porgendole poi la mano. La ragazza la prese dopo essersi sfregata il viso e dedicò alla donna che aveva davanti uno dei pochi sorrisi raddolciti
<<
Grazie di tutto >> fece fissando negli occhi Ziva che riuscì a sostenere lo sguardo solo per poco. Jen prima di seguire la donna si voltò verso Tony
<< vai
a farti una dormita, e non ringraziare, è un piacere….soldatina >> l’anticipò l’uomo scompigliandole poi i capelli. Altro sorrisone luminoso, unica cosa ancora sveglia in lei poi si avviò a seguire Ziva.

Tony guardò le due allontanarsi, davanti al cammino, le mani affondate in tasca. Quando sparirono alla vista voltando un angolo si girò anche lui e andò a versarsi qualcosa da bere…di analcolico naturalmente…dannato servizio.

Mentre Tony si serviva Jen affondava tra le coperte. Si sedette con la schiena contro il muro mentre Ziva le dava delle raccomandazioni generali.
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< Ok, tutto chiaro? >> domandò la donna a fine discorso. Jen annuì con calma
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< Bene allora vado e ti lascio riposare, è stata una giornata pesante immagino >> fece anzora Ziva riservandole uno sguardo premuroso
<<
Si un bel po’ >> commentò la ragazza stropicciandosi il viso
<<
Di meno grazie a voi >> aggiunse poi come se nulla fosse. La donna sorrise di nuovo con dolcezza e sfiorò il viso della ragazzina con una carezza
<<
Allora buonanotte >> fece. La ragazzina si tuffò un momento negli occhi dell’altra. Si allungò e posò un bacio sulla guancia di Ziva
<< Notte >> rispose poi abbassandosi. La donna sorridendo le rimboccò le coperte, le posò un bacio sulla fronte e poi si allontanò sospirando appena dietro la porta.

Quando tornò nel salone trovò Tony seduto con un bicchiere in mano
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Ehi ma.. >> cominciò, ma prima che potesse finire la frase l’uomo, seduto di spalle nel divano davanti al cammino, sollevò una lattina di quella che doveva essere semplice Coca-Cola, mostrandola alla donna.
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< Calma…è analcolico…al massimo mi gonfia lo stomaco >> fece l’uomo mentre riabbassava la bibita e si godeva il calore del cammino davanti a lui.
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Uhm, oh bhe…versane un bicchiere anche a me >> fece Ziva passandosi una mano sul viso e aggirando il divano per sedercisi anche lei.

Stava per lasciar andare il suo peso sui morbidi cuscini quando si accorse che sarebbe finita fianco a finaco con Tony, istintivamente corresse la rotta e andò un po’ più lontana. Tony versò il bicchiere e si voltò a porgerlo alla donna…notò la distanza alla quale stava lei, che sapeva tanto di “ distanza di sicurezza ”.
Ziva prese il bicchiere e lui si risistemò sui cuscini affondandoci per bene. Attimi di silenzio riempiti da pensieri per loro due.

Tony fissava il fuoco semi incantato, mentre la sua mente viggiava a metà tra i mille avvenimenti della giornata e la situazine di quel momento. Era palese che non potesse più ignorare quello accaduto quel giorno con la donna, e iniziava anche a sentire una bruciante e folle voglia di parlarne, di chiarire…il che gli sembrò strano. Non sapeva di preciso cosa avesse significato per lui ma voleva sapere se quella dannata confusione, quello strano annebbiamento era presente anche in lei o se semplicemente lo aveva rimosso ritenendolo un brutto incidente e trovando qualcuna delle sue solite motivazioni razionali…l’impulso di voltarsi e dire qualcosa fu così forte che per un istante l’uomo prese fiato, ma poi alla fine non disse nulla.

Il silenzio cominciò a pesare ad entrambi. Ziva che cercava di non pensare a nulla si posò allo schienale, portò la testa all’indietro e chiuse gli occhi.
Tony voltò lo sguardo posandolo su di lei, rimanendo per qualche istante incantanto a guardarla. Non visto fece scivolare i suoi occhi lungo i tratti del viso di lei..i suoi occhi chiusi, i capelli, il profilo che, sarà stata una sua suggestione, ma a lui sembrava perfetto e, infine, le labbra rosee semi chiuse, il collo rilassato dopo una giornata stressante. L’uomo fu costretto a voltarsi preso da un istinto che fu costretto a domare e che lo preoccupò ad un tempo solo…la desiderava…l’aveva appena desiderata con una forza che non aveva mai sperimentato.

<< Ehi tutto ok? >> la voce vellutata della donna raggiunse le sue orecchie, e la sua mascella si contrasse spasmodicamente nel tentativo di recuperare la calma appena persa. Si voltò con un sorriso enorme poco dopo
Si, alla grande > rispose lasciando trapelare volutamente una gran quantità di sarcasmo, e si alzò in piedi evasivo, sfuggendo allo sguardo di Ziva e camminando lontano dal divano.

Ziva dal canto suo conosceva Tony come le sue tasche e fu senza pensare che come sempre si mise a psicoanalizzarlo, come aveva fatto ai tempi di Jeanne, come quando lui era stato il capo o un po’ come sempre quando era stato in crisi.
Si alzò in piedi
<
< Tony, dai insomma che succede? Cosa ti sta prendendo? >> domandò bloccando l’uomo prima che sparisse in un’altra stanza, voleva capire perché lui fosse così strano, completamente ignara del fatto che fosse lei stavolta il problema.

Tony in piedi sulla porta si sentiva il cuore pulsare forte sulle tempie…perché ora lei voleva sapere…perché lo metteva così in difficoltà? E poi…poteva anche essere facilmente comprensibile cosa avesse dopo quello successo quel giorno…o lei se n’era già dimenticata? Era possibile anche quello visto il carattere della donna, non l’avrebbe stupito.

La sua mascella si contrasse un'altra volta e lui si voltò.
<<
Nulla te l’ho detto, abbiamo avuto una giornatina leggera no? Sparatorie, una ragazzina recuperata che ha perso il fratello, un sicario da interrogare, la protezione 24 ore su 24 e… >> ma si interruppe, non continuò, fissando i suoi occhi in quelli della donna e disperdendo il resto della frase in un sospiro forzato.
In quella il ricordo del momento in bagno tornò con forza nei pensieri della donna come una botta in testa.

Ziva si oscurò e abbassò lo sguardo da quello di Tony.
<<
So a cosa ti riferisci ma.. >> cominciò lei cercando di razionalizzare e di prendere in mano la situazione. Rialzò lo sguardo stavolta fermo e ghiacciato su di lui
<<
quello successo è stato solo un errore Tony, è capitato è vero non ci possiamo fare nulla facciamo solo in modo che non ricapiti >> completò semplice. Dinozzo da parte sua cominciò a sentire una rabbia irrazionale salirgli in corpo
<<
Un errore? >> fece guardando di sottecchi la donna. Lei annuì sempre glaciale
<<
Si, un errore, uno sbaglio >> rispose lei preda della razzionalizazzione più feroce in realtà poco convinta delle sue stesse parole.

Tony fece alcuni pasi verso di lei furioso
<<
uno stupido sbaglio da adolescenti rincretiniti giusto? >> fece ancora avanzando sempre di più. Altro assenso di lei.

<< Non è stato uno sbaglio >> rispose semplice l’uomo fermandosi solo una volta di fronte a Ziva e piantando prepotente i suoi occhi in quelli di lei. La donna tentennò ma resistette
<
< Si che lo è stato >> rispose testarda senza spostare lo sguardo nonostante la difficoltà.

Ma per Tony fu troppo la prese dietro la nuca con la mano, la tirò a se e la baciò. Ziva resistette per qualche istante poi però fu vinta e si lasciò andare. Il bacio durò qualche istante poi si separarono
<<
come puoi definirlo uno sbaglio, questo ti sembra un semplice errore? >> soffiò l’uomo a pochi centimetri dal viso della donna. Ziva non rispose per qualche istante lottando contro i brividi che la invadevano
<<
Tony, maledizione.. >> fece, ancora con gli occhi chiusi fronte contro fronte con l’uomo.

Lo maledisse con tutte le sue forze, perché le stava facendo quello, perché non riusciva a resistergli….quando riaprì gli occhi trovò quelli familiari di lui chiari, belli, quasi rassicuranti…sembrava la invitassero a lasciarsi andare sembrava dicessero che non c’era nulla di male.

La mano dell’uomo era ancora sulla nuca della donna, leggera.
Ziva e il suo sitema erano stati messi come sempre knock-out da quello sguardo. E dunque i pensieri di lei vagavano liberi..ma in fondo, sul serio, che c’era di male? Non c’era nulla di così terribile o sbagliato….la sua mano si portò sul viso di lui…al diavolo le regole, Gibbs non era li non avrebbe potuto comunque sapere….il suo volto si fece sempre più vicino.

Infine con dolcezza riportò le labbra su quelle dell’uomo attirandolo in un altro bacio che divenne quasi subito più passionale di tutti i precedenti. Alla cieca la donna fece alcuni passi indietro completamente presa da quel bacio. Le mani dell’uomo la accarezzavano e la avvolgevano, infine Ziva urtò il divano, lentamente vi ci sedette e poi si sdraiò, Tony sopra di lei.

E, arrivati a quel punto era quasi impossibile fermarsi. La spirale di passione e dolcezza si era fatta ormai troppo forte e travolgente era ormai tardi per recuperare il controllo, quello preso all’ultimo anche lo stesso giorno in bagno. Era ormai tempo di far sofgare tutta quella forza prima che, implodendo, li facesse impazzire entrambi. E così per una volta si lasciarono del tutto andare a loro stessi…l’uno dell’altro.

  
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