Aprì gli occhi titubante, ed il cuore le implose nel petto; un battito infuriato ed irregolare, che sembrava più rumoroso anche delle urla di Takao, poco più in là. Richiuse la bocca più volte, sentendosi la gola secca, la voce che non voleva uscirle.

Gli occhi viola di fronte a lei la scrutarono attenti, in cerca di un qualsiasi graffio sul suo viso e sulle sue braccia. La lasciò libera di andare qualche secondo dopo, sbattendo le palpebre e riassumendo la solita espressione distaccata di sempre.

«Stai bene?» le domandò Kai con voce neutra, le braccia ora nuovamente incrociate al petto.

Hilary deglutì rumorosamente prima di annuire, conscia che la voce sarebbe probabilmente tremata per la sua vicinanza – e per il ricordo delle braccia di Kai che sfioravano le sue, per proteggerla.

Hilary strinse forte la mano di Kai. Non le importava quanto il suo sguardo le sfuggisse, o quanto imbarazzo poteva leggere in quegli occhi, l’unica cosa veramente fondamentale era essere lì, con lui. Vivo.

Chiunque l’aveva sentita urlare, le mani erano graffiate e sporche di sangue, per via della paura che l’aveva portata ad auto lesionarsi vedendo lo scontro tra Kai e Brooklyn, dove il ragazzo sembra non potesse uscirne illeso.

C’era stata la paura, paura di perderlo. Perderlo senza potergli confessare quanto in pena fosse stata per lui, quanto le era mancato urlare il suo nome dalle panchine dei G.Revolution o quanto avrebbe voluto essere protetta da lui, come un tempo.

«Sei stato bravo, Kai,» gli disse con voce tremolante, sentendo le ginocchia cederle quando gli occhi del ragazzo si puntarono su di lei. Non era più quello sguardo spento di poche ore prima, erano nuovamente i suoi occhi pervinca che le facevano battere il cuore.

Prima che potesse anche solo pensare di aggiungere qualcosa, Kai cadde. Tra le sue braccia, ed Hilary lo sorresse alla bell’e meglio, cercando di non farlo cadere a terra - era già fin troppo malconcio.

«Grazie,» le sussurrò ad un soffio da lei, mentre lo stringeva goffamente e gli occhi iniziavano a pizzicarle: Kai si stava aggrappando a lei.

Non era stata preparata a fare il conto con certe sensazioni. Per questo, aveva chiuso gli occhi ed aveva permesso alle dita di Kai di farsi largo sul suo corpo minuto, in una vecchia stanza buia della sua casa.

Sentire la bocca di Kai contro la propria, la lingua calda che iniziava una battaglia sensuale con la propria, la mandavano fuori di testa. Era un continuo arrotolarsi di gambe, mentre Hilary cercava di abbracciarlo e lui prontamente la stringeva a sé, come un’urgenza.

Anche senza vedersi allo specchio sapeva che il passaggio di Kai sulla sua pelle era segnato ovunque, con segni violacei e rossi, aveva rimarcato la sua possessione.

C’erano le sue mani che la facevano ansimare, piano e titubante, quando le sentiva intrufolarsi tre le gambe per una carezza troppo intima, perché le guance non le si arrossassero.

Erano sensazioni devastanti, che la portavano a graffiare la schiena di Kai, a mordere le sue spalle, e a muovere i bacino al suo stesso ritmo. Chiudendo gli occhi, poteva sentire che le stesse sensazioni devastavano anche Kai.

Non sapeva mai nulla di lui.

Hilary riusciva solamente ad immaginare cosa passasse per la mente di Kai, ma quasi mai riusciva quantomeno ad avvicinarsi alla realtà. Era come se Kai avesse eretto un muro intorno a sé, che allontanava tutto e tutti dai suoi pensieri e stati d’animo; come se stesse nascondendo un segreto burrascoso dentro di sé, che non voleva svelare a nessuno.

Più volte aveva provato a tirare fuori qualcosa da quella bocca, sforzandosi di adottare una figura materna e nascondere dentro di sé tutta la curiosità. A volte era sinceramente preoccupata per lui, come quando spariva per giorni intera e poi tornava come se nulla fosse, più forte e più cupo che mai.

«Che succede?»

Gli compariva di fronte, inginocchiandosi ed arrivando all’altezza dei suoi occhi, i nasi che quasi si sfioravano. Sentiva sempre un leggere batticuore quando il respiro di Kai soffiava sulle sue labbra, in un surrogato di bacio che lei desiderava da morire. Invece, rimaneva silenziosa ed in attesa che lui parlasse, magari appoggiando le mani sulle sue ginocchia.

Kai rimaneva sempre in silenzio, chiuso nel suo mondo e apatico, come se nulla gli interessasse davvero. Permetteva solamente una cosa, in quei momenti: lasciava che le braccia gli circondassero il collo e lo attirassero a sé, facendosi cullare da quel corpo molto più esile del proprio.

A Hilary bastava questo, a volte: anche se non poteva essergli veramente d’aiuto, Kai sapeva che l’avrebbe sempre sostenuto. Sempre.

Premettendo che non amo il pairing, tutte queste flash!fic sono scritte solo ed esclusivamente per Hilly. Non riesco a valutarle, anche perché Kai è un personaggio difficilissimo da usare, e credo necessiti di una gran mano per essere descritto. Io non possiedo questa mano e quindi mi sono buttata su Hilary. XD

Spero che qualcuno possa apprezzarla. ;)

La raccolta partecipa al One Hundred Prompt Project di BlackIceCrystal.

Un abbraccio e…non so a quando,

Mimi.