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Autore: Elanor Eliniel    10/08/2011    2 recensioni
Elanor, razionalista e devota ad Ulmo, e Niphredil, dolce fanciulla e amica delle cose che crescono, sono le due nipoti di Cìrdan, cresciute nel Mithlond, sulle rive del Mare.
Ma il mare stesso è mutevole, la Guerra dell’Anello si avvicina e nonostante le speranze di una vita di semplicità, si ritroveranno coinvolte in eventi più grandi di loro, eventi che le separeranno per poi lasciarle a rincorrersi, per poi sradicarle dalle loro tranquille esistenze, sino a spingerle in una nuova dimora e in terre sempre più distanti.
Tra gemme e profezie provenienti dai Tempi Remoti a lettere per Gil-galad datate Seconda Era; tra ombre che si allungano da Sud a paesi nel profondo Est o celati tra i monti; tra amori che rischiano di essere spezzati ancor prima di germogliare e amicizie che nascono in modo inaspettato, questa è la storia di come le due sorelle attraversarono la fine della Terza Era, sino a venirne fuori. Forse.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arwen, Elrond, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Elanor & Niphredil'
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Era grande festa tra gli Elfi dei Porti; Dama Nìsiel aveva dato a suo marito Mìrdan due figlie, nate lo stesso giorno, ma dissimili fisicamente.
Esse furono chiamate Elanor e Niphredil dal nome del fiore dorato e di quello argentato che crescono a Lothlòrien e nelle terre beate, ché la prima aveva una ciocca di capelli d’oro e la seconda una ciocca di capelli d’argento. Nel sangue delle due bambine elfiche scorreva sia quello di Cìrdan sia quello di Eärendil, i più grandi navigatori elfici mai esistiti e il fato di Elanor era destinato a essere legato al Mare. Difatti, poco dopo la sua nascita, in quella notte limpida, la piccola Elanor fu colpita da uno dei raggi di Gil-Estel e divenne, come si narra accada in questi casi, una “Figlia di Eärendil”.
 
Gli anni passarono e le due sorelle erano diventate due graziose fanciulle dal cuore gentile, l’una, Niphredil, dall’animo più pacato e dolce, l’altra, Elanor, più indipendente e orgogliosa. Questa infatti, non smentendo il sangue dei propri nonni, divenne un’amante del mare; sovente passeggiava lungo le spiagge dorate dei Rifugi Oscuri e si tuffava tra le onde del Grande Mare imparando a cavalcarle e correva voce che una sera Ulmo in persona le fosse apparso ed ella avesse dialogato con lui. Molto spesso portava con sé anche Niphredil e insieme si tuffavano tra le acque di Belegaer in maniera giocosa e spensierata;  mai avrebbero pensato di allontanarsi dall’oceano e Cìrdan osservandole desiderò che conservassero quest’indole per sempre, lontano dall’ombra della guerra.
A ricordare l’amore di Elanor per il mare ci pensava anche il colore dei suoi occhi, che erano appunto azzurri, mentre i suoi capelli erano biondo scuro, ricci e lunghi. E chiunque guardasse i suoi occhi, non poteva fare a meno di rivedere in essi gli occhi di Idril Celebrindal, anche se privi del suo potere; Niphredil ricordava invece in alcuni momenti Aredhel, la Bianca Signora dei Noldor. Infatti i suoi capelli erano castano scuro, lunghi e ondulati, mentre i suoi occhi erano neri e vestiva spesso di bianco, come il fiore di cui porta il nome. Ciononostante, perduta ed ineguagliabile era la bellezza delle Dame di Gondolin nei Tempi Remoti ed esse ne erano soltanto un pallido riflesso.
Niphredil, pur amando il mare come tutti i Falathrim, aveva dato il suo cuore agli alberi ed era lei a curarsi di piantarne di nuovi ogniqualvolta gli Elfi erano costretti a servirsi del legno per costruire nuove imbarcazioni. Molto aveva appreso su come sussurrare agli alberi nelle librerie di Cìrdan, ove erano raccolti anche testi degli Elfi dell’Ovest; a lungo aveva studiato canti nella sacra lingua di Valinor che ne favorissero la crescita rigogliosa.
Spesso trascorreva dei periodi nel Mithlond loro cugino Haidens figlio della defunta Elengar sorella di Mìrdan e di Celyanor il Noldo ed egli era solito recarsi anche alla corte di Thranduil nel Bosco Atro. Così andavano le cose in quei luoghi, finché accadde quel che accadde.
 
Gli anni passavano, e nell’anno 2970, quando le fanciulle avevano sessanta anni ed erano ancora Mezzelfe molto giovani, accadde una disgrazia.
Quel giorno, Elanor era a guida di un vascello e così suo padre ed entrambi stavano andando a largo; sovente ciò accadeva, per collaudare nuove imbarcazioni. Ora Sauron, così come Morgoth, odiava il Mare, perché non riusciva a sottometterlo; e odiava Cìrdan, perché grazie ai suoi Porti molti Elfi gli sfuggivano ed andavano a rifugiarsi dai Valar, contro i quali nulla poteva. Così, quando Ulmo ed i suoi Maiar si recarono all’estremo ovest di Ekkaia, egli ne approfittò per muovere un vento maligno e sollevare onde contro i Porti. Ed in quell’ora Elanor e Mìrdan furono travolti dalle spaventose onde che nulla a che vedere avevano con lo splendido Mare, poiché il Nemico le aveva evocate, con le sue arti oscure. Per un caso fortuito, le onde sospinsero Mìrdan nel Porto, ma sua figlia fu sospinta a largo, molto a largo e verso Est, fuori dal Golfo di Lhun.
Allorché Ulmo ebbe consapevolezza di ciò che accadeva, inviò i suoi Maiar a proteggere l’insenatura, così che i Rifugi Oscuri non ne venissero devastati.
In quel momento, il faro del Mithlond, all'imboccatura del golfo veniva travolto dalle acque: lì resisteva il fedele Nauredhriw, Guardiano del Faro che cercava in ogni modo di avvistare Sire Mìrdan e Dama Elanor. Una grossa ondata si abbatté sulla costruzione e l'elfo poté salvarsi dall’essere trascinato tra i flutti solo aggrappandosi ad una grata. Mentre nuove onde si sollevavano, egli salì sulla cima del Faro e si mise in salvo; ivi la grande pietra di Gondolin sfavillava alla luce del sole e mandava segnali: era stata fatta a Gondolin dal mastro fabbro Enerdhil, il medesimo artefice dell' Elessar di Eärendil.
 
Mìrdan giaceva svenuto sulla sabbia dorata, i capelli scuri a coprirgli il volto, gli abiti zuppi. Così fu trovato su una riva da alcuni Elfi che lo stavano cercando capeggiati da Candir, il Capitano dei Marinai di Cìrdan; lesti allora lo riportarono a palazzo, ove fu affidato alle cure di Sìriel sua madre e ben presto riprese i sensi.
- Elanor! Elanor! – chiamò – dov’è mia figlia? - 
Nìsiel era seduta lì vicino, il volto tra le mani; Niphredil e Sìriel si scambiarono un’occhiata preoccupata e non seppero cosa rispondere; frattanto Cìrdan, che non era con loro, si trovava in cima ad Elostirion e scrutava le acque senza trovare alcun segno della nipote. Pregò allora che ella fosse ancora a bordo della sua imbarcazione, ovunque essa fosse stata trasportata dalle intemperie.
E non ebbero alcuna notizia della sua sorte per molto tempo, pure, ella non era perita, ché Ulmo la trasse in salvo, essendo la Dama del Mare una “figlia di Eärendil”.
 
Ella si trovava sul suo vascello, ma la violenta tempesta l’aveva allontanata con enorme rapidità dalla sua terra natia, trasportandola in fretta presso le foci del Brandivino. Allorché si risvegliò, riprendendo i sensi, si ritrovò in estrema difficoltà poiché le onde non erano affatto placate e così la corrente, che la trascinava via con grande velocità; ed ella, intuendo che qualcosa di oscuro era all’opera, cercava disperatamente di lottare per restare a galla, manovrando alla meno peggio l’imbarcazione. Mirando le coste a lei per nulla familiari fu assalita da una grande paura; un senso di vuoto la invase come una fitta ed immaginò la sua terra distrutta dall’inondazione, perduta, i corpi dei Falathrim e dei suoi familiari sparsi sulla riva o tra i flutti, la nave di Mìrdan che trascinava l’Elfo sul fondo. L’ultima speranza per gli Eldar della Terra di Mezzo, i Rifugi Oscuri, se li figurò ormai perduti e comprese che ben presto ne avrebbe seguito il tragico destino.
Gli occhi azzurri bruciavano, arsi da lacrime accumulate riluttanti a cadere, ché il panico aveva preso il sopravvento sulla tristezza e la vita che scorreva nelle sue vene era più forte della disperazione e dell’oblio; dunque, con la mente alla sola possibilità, invocò il suo signore Ulmo con un canto.
Ma in quel frangente, un enorme muro d'acqua si alzò contro di lei, sì alto da nascondere la terra alla sua vista; il candido vascello non era affatto adatto a questo genere di viaggi e già le vele sventolavano a cagione del vento infuriato ed erano a un passo dallo squarciarsi. L'onda s'incrinò, pronta ad abbattersi in tutta la sua violenza e l’angosciata fanciulla, con un ultimo gesto aprì una botola e si gettò di peso nello scafo. La porticina si richiuse ed ella tacque ascoltando i battiti del suo cuore; finché, infine, l'acqua si riversò sull'imbarcazione e la Mezzelfa nell'interno del vascello cercò in ogni modo di non sbattere contro le pareti, cosa assai difficile data la violenza dell’impatto, e tra l’altro l’acqua riversatasi sul ponte cominciava a filtrare attraverso le fessure.
Allorquando riaprì la botola e ne uscì, guardò di nuovo la costa che ora appariva più lontana, mentre altre mura d'acqua s’innalzavano pronte a nasconderla alla sua vista. Ma stavolta non fece in tempo a sottrarsi e a rinchiudersi nello scafo: un alto cavallone s’incrinò, spumeggiante, e ricadde su di lei, facendole perdere l’equilibrio; scivolò sulla superficie lignea, annaspando, ma batté la testa contro il timone e restò riversa accanto ad esso, mentre il buio si richiudeva sopra di lei.
 
Ulmo allora la trovò, e lieto che fosse ancora viva, la sospinse lontano dalla tempesta, presso Dol Amroth, accogliendo così le sue preghiere d’aiuto. Elanor rimase svenuta per lungo tempo, giorni, fino al momento in cui il suo vascello s’arenò sulle spiagge del Belfalas; lo scossone fece scivolare giù il suo corpo inerte, che ricadde sulla riva, ove il mare lambiva quella striscia di sabbia.
Allorché stava lentamente cominciando a riprendere i sensi, scorse due fanciulle venirle in soccorso, ma vaghe ed ancora confuse erano le loro immagini.
La prima aveva nome Finduilas e lunghi capelli scuri adornavano il suo volto: era una donna di discendenza Numenorean figlia di Adrahil Principe di Dol Amroth e vent'anni aveva all'epoca; la seconda era invero Elràwien, la sacerdotessa del tempio di Ulmo, di schiatta elfica; i suoi capelli d'ebano volavano nella brezza incorniciandole il volto dagli occhi color oliva ed ella recava con se un arco di perle.
Elanor tossì, e si mise a sedere sul bagnasciuga, la testa tra le mani, ché molto le doleva. Le due figure cominciarono ad apparire più nitide, ma i suoi ricordi restarono confusi. I capelli e le vesti azzurre erano completamente bagnati e si accorse di avere freddo, benché un luminoso sole la riscaldasse.
Forzò la sua memoria ed ebbe un rapido scorcio di se stessa che scivolava impotente sul ponte della nave. Poi, il nulla.
- Cos’è questo luogo? – balbettò preoccupata non appena le due dame furono a portata d’orecchio.
- Non hai ragione di preoccuparti, fanciulla degli Elfi - rassicurò Finduilas - grande è la tua fortuna in verità per essere giunta in contrade non corrotte dal Sire Oscuro, che creò la tempesta nella quale sei caduta. Finduilas figlia di Adrahil io sono, e dimmi il suo nome se ne serbi memoria. –
- Se è tuo desiderio saperlo, ci troviamo nella terra di Dol Amroth - soggiunse Elràwien, prima che la Dama del Mare rispondesse – Io sono Elràwien, la sacerdotessa del tempio di Ulmo. –
Elanor spalancò gli occhi udendo quel nome, ché le era noto e familiare. Difatti Dama Elràwien era la figliola di un nobile guerriero e marinaio e d'una donna elfica di origine Telerin, parente di Cìrdan. Per tale ragione, aveva già udito il suo nome e sapeva che ella era signora della Spiagge del Sud del Belfalas, non distante da Dol Amroth, e Ulmo le aveva dato l’incarico di controllare e riferire ciò che accadeva nei Mari del Sud, e in ciò si diceva che le Sirene, le Oarni, la aiutassero.
- “E quando cercherai aiuto, nel tuo stesso sangue lo troverai”- mormorò Elanor cantando una vecchia melodia insegnatale da sua madre Nìsiel.
- Grande è davvero la tua maestà, mio signore Ulmo e non a caso mi facesti giungere qui – aggiunse rivolta verso il Mare – Elanor figlia di Mìrdan Cirdanion è il mio nome. -
- Non a caso Ulmo è anche il mio signore - intervenne Elràwien sorridendo - e da sempre ammiro il suo regno. -
- Ah, quanto è dolce ed amaro il richiamo del Mare! - fece Finduilas - ma la dimora della mia razza non è tuttavia aldilà di questo –
E fu così che il destino volle che in quell'ora s'incontrassero tre delle maggiori amanti del Mare devote ad Ulmo ed un vincolo d'amicizia venisse stretto tra loro.
 
Non appena Elràwien e Finduilas si furono sincerate delle condizioni della Mezzelfa, sopraggiunse un ragazzo di quindici anni: Imrahil, fratello di Finduilas ed egli ritenne di dover condurre Elanor al palazzo del padre, dove fu accolta cordialmente.
Frattanto Ulmo aveva placato la tempesta e mentre Elanor si era stabilita a Dol Amroth tutto il Mithlond era in subbuglio per la sua scomparsa: per i sei mesi successivi Mìrdan e Cìrdan fecero esplorare le acque di Lhun e quelle attorno al golfo, senza risultato. Alla fine tutto il Mithlond si chiuse in lutto e Niphredil più non vestì di bianco come indica il fiore del nome che porta.
Scrutò con i suoi tristi occhi neri il mare, ormai tranquillo, attraverso la finestra della sua camera, mentre rinchiudeva gli abiti candidi in un baule. Assai assurda le pareva la sorte della sorella, che tanto aveva amato quelle acque da sparire per sempre mentre le solcava; ma ormai dopo sei mesi tutte le lacrime erano state versate lasciando il posto alla rassegnazione.
Le “Nyrn Hiril”, così si denominarono le tre Signore del Mithlond: Sìriel, Nìsiel e Niphredil. Anche al Nord Elrond e i suoi figli erano addolorati, così come molte persone vicine al Mezzelfo.




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Black_Moody: Ciao cara! Mi fa piacere iniziare a svelare il mistero e sono contenta che questo capitolo introduttivo ti sia piaciuto! Spero che la tua attesa sia meno lunga...la forza del mondo del Prof è proprio quella di essere sempre attuale! Ne approfitto per ringraziarti anche della splendidarecensione conclusiva all'altra storia! Qui Valinor è apparso all'inizio e riapparirà alla fine :) Grazie ancora e buon san Lorenzo!

Grazie anche a tutti quelli che leggono e se non vi dispiace fatevi sentire ;)
  
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