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Autore: Deirdre_Alton    10/08/2011    1 recensioni
C'è un piccolo ragno di nome Agravain che tesse la propria tela, nella sua trama saranno in molti a cadere. Sarà l'imprevisto però a far crollare il suo mondo.
C'è un'altra tela, grande, immensa, tessuta da Dio e dalla Dea. Questa trama si espande, oltre il mare, chi ne rimarrà impigliato?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agravaine, Gawain, Mordred, Morgana, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 33

Si appoggiò al parapetto di pietra con le braccia dietro la schiena. Il sole le colpiva il volto e gli occhi, ma non sembrava che le desse fastidio. Parlò fissando lontano lo sguardo, in un punto indefinito.
«Mio padre era Re Pellinor, detto il Re Pescatore. Custode del Graal, discendente di Giuseppe d'Arimatea.» Si fermò per lanciarmi una rapida occhiata. «Giuseppe fu colui che diede la sua tomba perchè il Figlio di Dio potesse essere deposto dopo la crocifissione.»
La ringraziai mentalmente per la nota storica, sapevo qualcosa della nuova religione ma non potevo arrivare a certi dettagli.
«Mia madre morì dandomi alla luce. Credo che... sia stato un bene per lei. Il nostro regno non è mai stato florido, vivevamo solo di pesca. Un posto desolato e triste. Terre gaste così dicono i galli che si arrischiano a passare per quei campi. Corbenoic, il nostro castello... non è sempre stato così. Ho dei ricordi piacevoli, di quando ero bambina.
Mio padre mi allevò come un ragazzo, indossavo i vestiti smessi di mio fratello. Avevamo solo un anno di differenza.» Abbassò la testa e chiuse gli occhi.
«Avevate?» Chiesi io.
«Avevo un fratello. Perceval. Ci battevamo con spade di legno e mi riempiva le braccia di botte.» Sorrise mestamente. «Un giorno, lui aveva quattordici anni, eravamo sul molo, di sera. Era la fine di maggio, eravamo usciti dalle mura senza che nessuno lo sapesse. Vedemmo la barca e nostro padre che ne scendeva. Perceval senza esitare corse da lui e lo tempestò di domande. L'unica risposta che ricevette fu una carezza sulla testa ed un ordine. Non salire su quella nave fino a che non sarai pronto.»
«Dopo quanto tempo siete saliti? Il giorno dopo?» Io avrei tentato l'impresa la notte stessa.
«Una settimana dopo. Era sempre la domenica il giorno in cui appariva quell'imbarcazione. Salimmo e trovammo subito la scatola, Perceval la aprì. Io svenni, non vidi nulla. Mi svegliai sentendo le urla dei marinai. Mio fratello era steso a terra, gli occhi chiusi, pensavo che stesse dormendo. Aveva un volto così sereno... ma non respirava. Per quanto dicesse mio padre, ovvero che la volontà di Dio era indiscutibile e giusta, lo vidi pian piano spegnersi, incapace di accettare la perdita del figlio. Gli rimaneva solo un'inutile femmina come erede. Dopo qualche mese incominciò a chiamarmi con il nome di mio fratello, si era dimenticato chi fossi realmente. Mi addestrò come se fossi Perceval, attendendo il cavaliere del Graal.»
Rimanemmo per un po' in silenzio.
«Quando hai portato Galahad e me sulla nave, hai pensato che ci sarebbe successa la stessa cosa? Che saremmo morti come tuo fratello?» Le chiesi quasi in un sussurro.
«Mordred io... questo era il mio compito e... sapevo che chi avrebbe visto il Graal sarebbe diventato il Re di Sarras. Ho studiato per anni la tratta da percorrere con la nave. Ero sicura che vi avrei portati qui. Mio fratello era troppo giovane per conoscere la Sacra Reliquia, non deve aver retto all'emozione se così si può dire. Questa è l'idea che mi sono fatta nel tempo. Certo sono solo supposizioni…»
«E' un ragionamento logico il tuo. Anch'io quando Galahad ha aperto la scatola sono svenuto ma ho sentito su di me come un peso insopportabile che non avevo il diritto di reggere. Non so se mi sono spiegato molto bene.»
Dindrane non disse nulla, mi guardò e basta. Credo che avesse capito, almeno una parte delle mie parole.
«E poi ti sei innamorata di Galahad a prima vista? Bè ti comprendo…»
«No! Lui... assomiglia tantissimo a mio fratello Perceval. Non dico solo fisicamente, è una sensazione, una cosa a pelle direi.»
Sbuffai. «Ma davvero? E allora tutte quelle dolci frecciatine nei miei confronti come te le spieghi?»
Per l'ennesima volta la vidi arrossire, ma questa volta il rossore si espanse fino alle orecchie. «Avevo una balia... Danae. Lei, conservava per me i vestiti di mia madre, li lavava, li aggiustava e mi diceva sempre che... ecco, che quando il cavaliere del Graal sarebbe arrivato io... che mio padre mi avrebbe promessa in sposa a quel cavaliere.»
Sbattei le palpebre perplesso.
Se Galahad lo vedeva come il caro fratello perso nell'adolescenza e le sue frecciatine velenose erano rivolte a me... Non mi tornavano i conti.
«Appena vi ho visti arrivare, ho pensato quasi che Perceval fosse tornato dal cielo e mi avesse portato il cavaliere del Graal e... nel momento in cui ti ho guardato... sperai con tutto il cuore che quel cavaliere fossi davvero tu Mordred.»
Il silenzio che si creò dopo questa sua affermazione fu interrotto solo dal verso di un gabbiano, alzai la testa al cielo e vidi quel simpatico uccello farsi sostenere dalle correnti d'aria.
«Io? Tu? Io!?» Riuscii a balbettare incerto.
Lei si voltò dandomi le spalle. «Nella bella favola della balia era stato omesso il fatto che tu fossi innamorato di un altro e non veniva detto che sareste arrivati in due a Corbenoic.»
Mi morsi l'interno della guancia per evitare di ridere, non volevo che pensasse che la disprezzavo. Era stata coraggiosa, per tutta la vita. Anche nel fare questa confessione.
«Mi dispiace Dindrane, sinceramente. Non riesco a capire esattamente cosa ti abbia colpito di me, dato che sono un insopportabile essere vivente...», la sentii ridere, «ma sono onorato e mi sento indegno dei sentimenti di una Lady come te.»
«Ah smettila con tutte queste belle parole! E' così che si respinge una fanciulla a Camelot?»
«In realtà, non sono molto esperto in queste cose... puoi perdonarmi per non essere il cavaliere della tua favola?»
Lei batté nevosa un piede a terra. «Dato che stai per partire e non sarò costretta a vedere la tua faccia per un po', penso che potrei anche farlo.»
Le porsi la mano, lei timorosa mi diede la sua, le diedi un casto bacio sul dorso.
Ci separammo, Dindrane sarebbe andata subito al porto a parlare con il Capitano Fahmi, per accordarsi per il mio viaggio.
Si era fatto decisamente tardi e pensai che forse potevo arrischiarmi a vedere se Galahad era ancora sul piede di guerra.
Lo trovai in camera nostra, stava fermo immobile davanti alla finestra. Non feci in tempo ad aprire bocca che parlò.
«Vi ho visti passare due volte, vi siete divertiti?» La sua voce era dura.
Mi afflosciai quasi su me stesso. «Dovevo attendere che ti passasse la rabbia, non ci tenevo per nulla ad assaggiare un altro dei tuoi pugni micidiali.»
Alzò le spalle come e dire che non gliene importava nulla.
«Di cosa avete parlato così allegramente per tutto questo tempo? Ti sei divertito a fare cascamorto con Dindrane?»
Scoppiai a ridere.
Era geloso.
Questo mi piaceva.
Finalmente si voltò verso di me.
«Non ho fatto il cascamorto come dici tu! Casomai il galantuomo
«Cosa ci trovi di tanto divertente, vorrei proprio saperlo.»
Mi avvicinai a lui, alzai una mano per toccargli il volto ma si scostò. Tentai di nuovo e mi andò meglio. Con l'indice gli accarezzai la linea della mascella per poi scendere sul collo. Mi abbracciò e mi misi a giocare con i suoi capelli.
«Prova a chiedere direttamente a Dindrane di cosa abbiamo parlato. Mi ha raccontato un po' della sua vita, credo che le farebbe piacere parlarne con te.»
«Lo farò.»
«C'è una parte particolarmente interessante che riguarda me, costringila a farti dire tutto.»
«Va bene.»
Rimanemmo per un po' così, stretti l'uno all'altro.
«Hai ragione su tutto Mordred. Solo che... preferirei che tu non dovessi partire.» Disse lui alzando la testa.
«Se non fosse importante non partirei. Lo sai... Senti Galahad…»
«Sì?»
«Hai mai pensato seriamente alla questione dell'erede di Sarras?»
Lui si scostò da me, lo sguardo irritato. «Mordred, sei tu il mio erede, non iniziare a dire cose tipo-»
«No, non farò nessuna ipotesi. Pensavo a dopo di noi, quando non ci saremo né tu né io. Chi sarà il re?»
Sentii le sue spalle rilassarsi. «Elezione per acclamazione popolare.»
«Una cosa saggia. Come ti è venuta l'idea?»
«Il Papa. Il Vescovo di tutta la cristianità viene eletto così. Credi che possa essere considerato blasfemo?»
Scossi la testa.
Si mordicchiò le labbra. «Parlavo seriamente prima, se non tornerai dopo un periodo ragionevole verrò a cercarti e ti…»
«Mi farai pagare pegno?» lo interruppi.
Finalmente mi sorrise.
«Sì, qualcosa del genere.»


   
 
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