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Autore: suzako    05/04/2006    5 recensioni
<< … Ma sì ti dico, è così che va il mondo, così che gira anche senza di te. Come la giostra dei calci in culo, c’hai sempre qualcuno dietro che ti insegue a un passo, e sempre hai qualcuno davanti ma non lo raggiungi mai, finché non cadi a terra per poi non alzarti più, perché nessuno ti aiuta, nessuno scende dalla giostra[...], e non ci si rende conto dello schifo che c’è sotto, perché fra ogni ingranaggio della macchina più bella c’è del sangue, e fra gli anelli di una collana ci sono i denti di una donna, nelle pieghe della seta più fine stanno nascosti i capillari di un bambino, nelle gemme gli occhi di un cieco. E’ così che va il mondo, no? E’ solo spazzatura. >>
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Posacenere nero plastica.
O meglio, posacenere nero di plastica. Stemma dorato e graffiato di qualche marca di patatine.
L’aria afosa di Milano ad Agosto. L’odore di sigaretta che appesta l’aria.
Sola. Che tristezza, direbbe lui.
Vaffanculo, ecco l’unica risposta possibile.
Che sto facendo? Che importa?
Sono qua al bar, da sola, con un pacchetto di sigarette mezzo vuoto in tasca, nessuna voglia di tirarlo fuori, e tantomeno di tornare a casa ha studiare, che c’ho l’esame… mica scherzi, medicina…
Nulla di nulla. Immobile. Plastica, come questa cazzo di sedia scomoda in questo dannato bar sfigato di periferia, con i gelati Algida sempre mezzi sciolti, il caffé tiepido e la granita artigianale che sa di cloro.
Comunque, cosa sto facendo. In realtà non lo so. Cerco una risposta alle mie domande esistenziali? L’anima gemella? Un buon pretesto per farla finita?
La verità è che sono troppo inutile e stupida anche per quello. Ma che caldo assurdo. Non si può spegnere, quella palla lassù?! Cosa sto facendo? Ascolto i discorsi.
Sì, proprio così, come le vecchie zitelle in quei paesini pittoreschi, che vanno ad origliare i ragazzi giovani e pazzi, che fanno l’amore in macchina appena fuori dalle cascine, e poi li mettono alla gogna davanti a tutti, durante le feste di paese, perché loro sono assolutamente stupidi e affascinanti, mentre loro vecchie, infinitamente vecchie e sole col rancore. Avessi almeno quello, a farmi compagnia.
Di fianco a me, su un tavolino giallo limone marcio, ci sono le classiche ragazzine di periferia, tanto trucco e bigiotteria, biancheria intima in vista, occhiali da sole anche quando piove e labbra rosso fuoco a prova di apocalisse. Esistono, e non ditemi che sono stereotipi, cazzo.
Poi, davanti a me c’è un vecchio. Solo. Di quelli che li vedi anche alle panchine dei parchi, e che ti fanno capire quando il mondo è assurdo e triste, e ti fanno così pena che vorresti ammazzarlo, o perlomeno non vederlo più, per non sentirti in colpa, per non sentire quel poco di anima che ti è rimasto. E’ così, questo: capo chino su un giornale che non gira mai, un cellulare più grande di una playstation che non sembra aver mai squillato, quegli occhi acquosi e pieni d’aspettativa.
Cazzo, è la cosa peggiore. Ma come si fa?
Come si fa ad arrivare lì, soli e al tramonto e aspettare… altro? Come si fa a non arrendersi definitivamente?
Io mi vedo, a quell’età, in un letto enorme e verde acido, coi defibrillatori che fanno quel rumore assurdo, inquietante, bip bip e nient’altro, e una vocetta acuta che mi dice di non preoccuparmi, che sarà come addormentarsi, non c’è da aver paura signora è solo un’iniezione e…
Bum. E sei morta.
Ma io sono debole, e probabilmente a quell’età neanche c’arriverò. L’importante è non soffrire, dicono. Ma che cazzo vuol dire, poi non lo so. Perché se soffri sei vivo, se rinunci anche a quello, vuol dire che sei già morto, che non ti resta nemmeno la sofferenza, ma hai perso proprio tutto.
Ecco, lasciamo stare i vecchietti che mi fanno sempre incazzare.
Davanti a me… Come ho fatto a non notarli prima?
Ci sono i due classici ragazzi di città, alternativi chic e upper-class, che parlano di socialismo e integrazione senza aver mai lottato in vita loro, tutto servito su un piatto d’argento, tanto offre la casa.
Basta uno sguardo per riconoscerli, e non ditemi che sono pregiudizi perché è vero.
E allora ascoltiamo, va’.

<< … Ma sì ti dico – spegne la sigaretta – è così che va il mondo, così che gira anche senza di te. Come la giostra dei calci in culo, c’hai sempre qualcuno dietro che ti insegue a un passo, e sempre hai qualcuno davanti ma non lo raggiungi mai, finché non cadi a terra per poi non alzarti più, perché nessuno ti aiuta, nessuno scende dalla giostra, alla fine è divertente, e oggi è una ragazza molto bella, domani sono i soldi e un altro giorno sarà il televisore al plasma. Tutti questi ninnoli che brillano, e non ci si rende conto dello schifo che c’è sotto, perché fra ogni ingranaggio della macchina più bella c’è del sangue, e fra gli anelli di una collana ci sono i denti di una donna, nelle pieghe della seta più fine stanno nascosti i capillari di un bambino, nelle gemme gli occhi di un cieco. E’ così che va il mondo, no? E’ solo spazzatura. >>, beve un sorso di birra.

Bravo, applausi. Hai fatto il tuo discorso a effetto, e l’amico con gli occhi a sardina ti guarda manco avesse riconosciuto il messia. L’hai affascinato, convinto con le parole più ovvie, più crude e stupide. Ma è la verità, anche se parlare per metafore convengo sia molto più figo.
Neanche me ne accorgo, la mano scivola volontariamente alla giacca umida, la tasca è lorda di odori e tracce di oggetti passati – il rossetto che avevo appena comprato, aperto in quella maledettissima tasca e spiattellato ovunque, il cartonincino di frutta dimenticato in quel nero abisso, un altro casino, e poi quella volte che pioveva a dirotto… - tiro fuori il pacchetto mezzo stracciato, appena in grado di mantenere sana e salva l’ultima sigaretta: quella girata, quella che realizza i sogni. Da quanto fumo? Qualche anno, anche se neanche mi piace. Desiderio di suicidio implicito, dice mia madre. Ma in fondo che importa. Da quanto non esprimo un desiderio, all’ultima dannatissima sigaretta? Non ricordo più.
E’ vero ragazzo: così gira il mondo, ma a questo punto fermate tutto - io scendo qui.

 

 

 

(c)Nessuna delle azioni, dei personaggi, delle situazioni e blah blah blah qui descritte sono reali, quindi nno rompete che ho pure messo il disclaimer. Non è autobiografico.

 

  
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