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Autore: pandacattivo    11/08/2011    7 recensioni
“Sei in ritardo.”
[...]
“Di quanto?” disse lui semplicemente, dopo una manciata di eterni secondi. Lily lo fissò, una ciocca di capelli rosso sangue che le ostruiva la vista. Non era cambiato.
“Di circa 6 anni.”
[Lily/Scorpius/Rose]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Rose Weasley | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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"The scars of your love remind me of us

They keep me thinking that we almost had it all
The scars of your love they leave me breathless
I can’t help feeling
We could have had it all
Rolling in the deep
You had my heart and soul
And you played it
To the beat"




Si sedette al tavolino sghembo di quello squallido bar babbano. Le pareti di uno sporco giallo panna la fissavano contraddette la ingabbiavano con la loro banalità. Si sentiva soffocare, mentre fissava la tazza di tè acquoso ancora piena. Avrebbe voluto affogarsi in quella tazza stracolma di quell’imbevibile liquido ambrato. La sua sedia dondolava a cause delle gambe storte di ferro battuto, una più lunga dell’altra. Si sentiva in equilibrio precario, si sentiva un giocoliere che stava conducendo un gioco veramente troppo pericolosa. Prima o poi l’equilibrio le sarebbe venuto a meno e lei sarebbe precipitata. Lily Potter si sarebbe schiantata al suolo con un tonfo sordo, l’osso del collo rotto irreparabilmente e gli occhi azzurro cielo spalancati. L’idea non le dispiaceva.
Versò del latte nella tazza, sperando che in quel modo il tè assumesse un aspetto migliore. Si accorse subito che era stata una mossa stupida. Con entrambe le mani allontanò da sé quella tazza sbeccata, per poi abbandonarsi sulla sedia pericolante. Stava aspettando da 40 minuti. Stava aspettando da una vita.
 
 
***
 
 
“Lui mi capisce, sai?” disse Rose, cogliendo una margherita dal prato di Hogwarts. Il cielo terso e le nuvole non sembravano scalfire il suo umore.
“E’ dolce, premuroso…e poi è così bello, Lily! Piaceva anche a te, vero? Lo ricordo quando ti piaceva!” esclamò, cogliendo un altro fiorellino, strappandolo crudelmente dal terreno. La cugina la squadrò indifferente e disgustata allo stesso tempo. Non riusciva a parlare. Fissava un punto davanti a sé, lontano, perso nella Foresta Proibita. Avrebbe voluto perdersi in quell’intreccio di alberi e magia. L’idea che una strana bestia la potesse divorare le apparve stranamente invitante. Avrebbero ritrovato solo la sua bacchetta e qualche goccia del suo sangue. Una morte memorabile. Almeno quella.
“Lily, perché non dici nulla?” domandò Rose, squadrandola. L’altra chiuse momentaneamente gli occhi. Non voleva ferirla, non voleva essere sgarbata, non voleva…
“Tanto alla fine ti lascerà” sputò la serpeverde, gli occhi ancora chiusi e la voce ferma, limpida.
Lily non avrebbe voluto essere se stessa.
 
 
***
 
 
Su un di quelle logore pareti color panna era affissa una vecchia locandina. Era la pubblicità di una bevanda babbana, probabilmente stampata un secolo prima. Una ragazza vestita alla marinara sedeva sul bancone di un bar, una mano sul suo capellino e l’altra in aria che reggeva una bottiglietta. Lo sguardo ammiccante, la bocca rosa scuro. Lo slogan, scritto con un bel bianco candido che spiccava con lo sfondo rosso, recitava: “Coca Cola, delicious and refreshing”. Si domandò perché per sponsorizzare una bibita i babbani avessero bisogno di una ragazza in abiti succinti. Quella locandina non aveva alcun senso.
Prese lo zucchero e lo aggiunse a quel disgustoso tè con latte, anche se non lo avrebbe mai bevuto. La ragazza dalla locandina la fissava prepotentemente, la bottiglietta in mano e il seno in vista. Fanculo il tè, penso Lily, ordinando una Coca Cola. Di lui, nemmeno la traccia.
 
 
***
 
 
“Non ho bisogno di un aiuto in Pozioni” disse con la voce arrabbiata, ma controllata.
“Rose vuole che ti dia una mano.” Rose, Rose, Rose. Si sentì stringere lo stomaco. Non lo faceva perché era interessato, lo faceva solo per la sua ragazza. La gelosia si insinuò in lei prepotente ed infima. Bastarda e cocciuta le annebbiò la mente, figlia di rancori sepolti nel passato.
“Lo fai solo per Rose, quindi!” la voce non più controllata.
Lui la fissò per qualche istante. La vide abbassare lo sguardo, stringere i pugni così forte da farsi male La vide mordersi il labbro inferiore e respirare affannosamente. Stava esplodendo. Ed era la cosa più bella del mondo.
“Sai che lo faccio per te…” soffiò, vicino alle sue labbra.
“No Scorpius, non lo so più.” Disse, prima di camminare lontano da lui. Lontano da quel tradimento che la stava consumando.
 
 
***
 
“Sei in ritardo.” Fece Lily, posando le labbra sulla bottiglietta di quel liquido ambrato, gustandone un sorso. Lui sembrava non voler rispondere. Le stava davanti, bagnato a causa della pioggia londinese, affannato per la corsa che aveva appena fatto. Si sentiva male a guardarlo, i lineamenti affilati, i capelli biondissimi. E quegli occhi indagatori, così chiari da apparire trasparenti. Un tempo li aveva trovati affascinanti, ora vi leggeva solo pericolo. O forse passione, la stessa furia ceca che negli anni di Hogwarts li aveva corrosi nell’animo, lasciandoli poi soli ed indifesi. Lasciando lei sola ed indifesa.
“Di quanto?” disse lui semplicemente, dopo una manciata di eterni secondi. Lily lo fissò, una ciocca di capelli rosso sangue che le ostruiva la vista. Non era cambiato.
“Di circa 6 anni.”
 
 
***
 
 
“Sapevo che era colpa tua!” urlò Rose, i segni della pazzia negli occhi, puntati su di lei. I piedi sul parapetto della Torre di Astronomia, i capelli riccioli che ondeggiavano nel gelido vento invernale. Si teneva solo con una mano, mentre l’altra penzolava morta, centinaia di metri tra lei e la terra ferma.
“Sei solamente una puttana, ecco cosa sei!” sputò ancora. “Non sei nemmeno una di noi…ma non ti vedi? Cosa hai preso dai Weasley? E dai Potter? Sei solo un mostro, uno scherzo della natura! Mi fai schifo!”
Lily sperò che si buttasse veramente, che non fosse tutta solo una scenata. Perché aveva esagerato. Perché insinuare che lei non fosse di famiglia, offenderla per quello che era, era la cosa più crudele che potesse fare. Una ciocca dei capelli rossi, troppo scuri per essere Weasley, le si parò davanti mentre avanzava verso la cugina. Voleva spingerla, farla precipitare nel vuoto. La voleva solo morta. Scorpius la bloccò appena in tempo, gli occhi iniettati di sangue ed odio, la mente oscurata dalla rabbia.
Al contatto tra le loro pelli Lily si immobilizzò. Ritrasse la mano con violenza. Rose urlava come impazzita, chiedeva al ragazzo di scegliere tra lei e la cugina, si crogiolava nel suo monologo di pazzia. E Lily la odiava. La odiava mentre minacciava di uccidersi, di lasciarsi cadere da quella dannata torre in cui lei e Scorpius usavano fare l’amore. Vicini alle stelle.
“Se scegli Lilian mi butto.” Fu l’esitazione negli occhi del ragazzo che la ferì più di ogni altra cosa. Lui non amava Rose, lei lo annoiava. Semplicemente era l’abitudine, Rose per lui era una sicurezza. La sua costante. Ci sarebbe sempre stata e questo gli piaceva. Ma con lei…oh, lei era la sua incognita preferita. E quello era amore. Amore vero. Eppure Scorpius esitava.
Forse Lily si era solo illusa in tutto quel tempo.
“Lily si butterà…” disse, come una scusa. Aveva fatto la sua scelta.
“Prenditela Scorpius…” mormorò gelida, correndo via da quel posto. Prenditela e stai lontano da me.
 
 
***
 
“Di cosa volevi parlarmi?” domandò lei, lo sguardo puntato sul tavolino di falso marmo, macchiato di caffè, incrostato di infelicità. Lily si sentiva come una di quelle macchie. Orribile e pronte ad essere lavate via. Lily era solo del sudicio che qualcuno prima o poi avrebbe pulito. Lui non rispondeva.
“Cazzo Scorpius, parla!” urlò, esasperata. Erano anni che aspettava, anni che piangeva e si nascondeva. E lui adesso rimaneva in silenzio. Non aveva nemmeno il coraggio di affrontarla. Ma che uomo era?
“Ci siamo lasciati…” sussurrò lui semplicemente.
Non rispose, Lily. Non c’era nulla da dire.
 
 
***
 
 
Il vento soffiava con prepotenza, facendo vorticare i suoi capelli rubino attorno a quel viso di porcellana. Gli occhi fissi sul Lago Nero, vitrei. Si chiese se affogare sarebbe stato doloroso.
“Attenta a non volare via, scricciolo.”
“Non chiamarmi così, Scorpius.”
Rimasero in silenzio per minuti interi, l’aria che danzava attorno a loro e l0infelicità che li divorava. Erano una preda semplice. Non cercavano più di scappare. Si erano arresi da tempo, erano un caso perso oramai. Lily e Scorpius erano troppo stanchi per combattere contro qualcosa che non c’era più.
“Mi ami ancora?” domandò lui.
“Tu mi ami ancora?” replicò Lily, trattenendo una lacrima solitaria.
“Ti amerò per sempre.”
La ragazza continuò a fissare il Lago. Magari affogarsi sarebbe stato troppo doloroso. Probabilmente un semplice Avada Kedavra sarebbe stato più veloce ed indolore. Studiò bene a che angolazione avrebbe dovuto impugnare la bacchetta. Meglio puntarla al cuore, o alla testa?
“Anche io ti amerò sempre Scorpius. E’ questo il problema.”
Al cuore. Avrebbe puntato la sua bacchetta al cuore.
 
 
 
***
 
 
“Cosa vuoi che ti dica?”
“Che potrai perdonarmi…che un giorno smetterai di odiarmi.” Rispose lui, sincero. In quel momento si ricordò perfettamente perché lo amava ancora in quel modo disperato e distruttivo. Perché lui era lui. Era unico. E forse un giorno avrebbe potuto perdonarlo. Un giorno sarebbe stata pronta a rischiare nuovamente tutto con lui. Glielo disse, prima di alzarsi da quel tavolino sghembo e pagare il conto. Prima di uscire da quel lovale babbano, lui le afferrò un braccio. Dolcemente.
“Ti amo Lily.” Disse semplicemente lui, lasciando un bacio sulla sua fronte candida.
“Anche io ti amo…” rispose con sincerità la ragazza, scostandosi i capelli rossi dagli occhi.
Poi se ne andò.
   
 
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