"The scars of your love remind me of us
They keep me thinking that we almost had it all
The scars of your love they leave me breathless
I can’t help feeling
We could have had it all
Rolling in the deep
You had my heart and soul
And you played it
To the beat"
Si sedette al tavolino sghembo di quello squallido bar babbano. Le pareti di uno sporco giallo panna la fissavano contraddette la ingabbiavano con la loro banalità. Si sentiva soffocare, mentre fissava la tazza di tè acquoso ancora piena. Avrebbe voluto affogarsi in quella tazza stracolma di quell’imbevibile liquido ambrato. La sua sedia dondolava a cause delle gambe storte di ferro battuto, una più lunga dell’altra. Si sentiva in equilibrio precario, si sentiva un giocoliere che stava conducendo un gioco veramente troppo pericolosa. Prima o poi l’equilibrio le sarebbe venuto a meno e lei sarebbe precipitata. Lily Potter si sarebbe schiantata al suolo con un tonfo sordo, l’osso del collo rotto irreparabilmente e gli occhi azzurro cielo spalancati. L’idea non le dispiaceva.
Versò del latte
nella tazza, sperando che in
quel modo il tè assumesse un aspetto migliore. Si accorse
subito che era stata
una mossa stupida. Con entrambe le mani allontanò da
sé quella tazza sbeccata,
per poi abbandonarsi sulla sedia pericolante. Stava aspettando da 40
minuti. Stava
aspettando da una vita.
***
“Lui mi
capisce, sai?” disse Rose, cogliendo una margherita dal prato
di Hogwarts. Il
cielo terso e le nuvole non sembravano scalfire il suo umore.
“E’
dolce,
premuroso…e poi è così bello, Lily!
Piaceva anche a te, vero? Lo ricordo quando
ti piaceva!” esclamò, cogliendo un altro
fiorellino, strappandolo crudelmente
dal terreno. La cugina la squadrò indifferente e disgustata
allo stesso tempo. Non
riusciva a parlare. Fissava un punto davanti a sé, lontano,
perso nella Foresta
Proibita. Avrebbe voluto perdersi in quell’intreccio di
alberi e magia. L’idea
che una strana bestia la potesse divorare le apparve stranamente
invitante. Avrebbero
ritrovato solo la sua bacchetta e qualche goccia del suo sangue. Una
morte
memorabile. Almeno quella.
“Lily,
perché
non dici nulla?” domandò Rose, squadrandola.
L’altra chiuse momentaneamente gli
occhi. Non voleva ferirla, non voleva essere sgarbata, non
voleva…
“Tanto
alla fine ti lascerà” sputò la
serpeverde, gli occhi ancora chiusi e la voce
ferma, limpida.
Lily non
avrebbe voluto essere se stessa.
***
Su un di quelle logore
pareti color panna era
affissa una vecchia locandina. Era la pubblicità di una
bevanda babbana, probabilmente
stampata un secolo prima. Una ragazza vestita alla marinara sedeva sul
bancone
di un bar, una mano sul suo capellino e l’altra in aria che
reggeva una
bottiglietta. Lo sguardo ammiccante, la bocca rosa scuro. Lo slogan,
scritto
con un bel bianco candido che spiccava con lo sfondo rosso, recitava:
“Coca
Cola, delicious and refreshing”. Si domandò
perché per sponsorizzare una bibita
i babbani avessero bisogno di una ragazza in abiti succinti. Quella
locandina
non aveva alcun senso.
Prese lo zucchero e lo
aggiunse a quel
disgustoso tè con latte, anche se non lo avrebbe mai bevuto.
La ragazza dalla
locandina la fissava prepotentemente, la bottiglietta in mano e il seno
in
vista. Fanculo il tè, penso Lily, ordinando una Coca Cola.
Di lui, nemmeno la
traccia.
***
“Non ho
bisogno di un aiuto in Pozioni” disse con la voce arrabbiata,
ma controllata.
“Rose
vuole che ti dia una mano.” Rose, Rose, Rose. Si
sentì stringere lo stomaco. Non
lo faceva perché era interessato, lo faceva solo per la sua
ragazza. La gelosia
si insinuò in lei prepotente ed infima. Bastarda e cocciuta
le annebbiò la
mente, figlia di rancori sepolti nel passato.
“Lo fai
solo per Rose, quindi!” la voce non più
controllata.
Lui la
fissò per qualche istante. La vide abbassare lo sguardo,
stringere i pugni così
forte da farsi male La vide mordersi il labbro inferiore e respirare
affannosamente. Stava esplodendo. Ed era la cosa più bella
del mondo.
“Sai che
lo faccio per te…” soffiò, vicino alle
sue labbra.
“No
Scorpius, non lo so più.” Disse, prima di
camminare lontano da lui. Lontano da
quel tradimento che la stava consumando.
***
“Sei in
ritardo.” Fece Lily, posando le labbra
sulla bottiglietta di quel liquido ambrato, gustandone un sorso. Lui
sembrava
non voler rispondere. Le stava davanti, bagnato a causa della pioggia
londinese, affannato per la corsa che aveva appena fatto. Si sentiva
male a
guardarlo, i lineamenti affilati, i capelli biondissimi. E quegli occhi
indagatori, così chiari da apparire trasparenti. Un tempo li
aveva trovati
affascinanti, ora vi leggeva solo pericolo. O forse passione, la stessa
furia
ceca che negli anni di Hogwarts li aveva corrosi nell’animo,
lasciandoli poi soli
ed indifesi. Lasciando lei
sola ed
indifesa.
“Di
quanto?” disse lui semplicemente, dopo una
manciata di eterni secondi. Lily lo fissò, una ciocca di
capelli rosso sangue
che le ostruiva la vista. Non era cambiato.
“Di circa 6
anni.”
***
“Sapevo
che era colpa tua!” urlò Rose, i segni della
pazzia negli occhi, puntati su di
lei. I piedi sul parapetto della Torre di Astronomia, i capelli
riccioli che
ondeggiavano nel gelido vento invernale. Si teneva solo con una mano,
mentre l’altra
penzolava morta, centinaia di metri tra lei e la terra ferma.
“Sei
solamente una puttana, ecco cosa sei!” sputò
ancora. “Non sei nemmeno una di
noi…ma non ti vedi? Cosa hai preso dai Weasley? E dai
Potter? Sei solo un
mostro, uno scherzo della natura! Mi fai schifo!”
Lily sperò
che si buttasse veramente, che non fosse tutta solo una scenata.
Perché aveva
esagerato. Perché insinuare che lei non fosse di famiglia,
offenderla per
quello che era, era la cosa più crudele che potesse fare.
Una ciocca dei
capelli rossi, troppo scuri per essere Weasley, le si parò
davanti mentre
avanzava verso la cugina. Voleva spingerla, farla precipitare nel
vuoto. La
voleva solo morta. Scorpius la bloccò appena in tempo, gli
occhi iniettati di
sangue ed odio, la mente oscurata dalla rabbia.
Al
contatto tra le loro pelli Lily si immobilizzò. Ritrasse la
mano con violenza. Rose
urlava come impazzita, chiedeva al ragazzo di scegliere tra lei e la
cugina, si
crogiolava nel suo monologo di pazzia. E Lily la odiava. La odiava
mentre
minacciava di uccidersi, di lasciarsi cadere da quella dannata torre in
cui lei
e Scorpius usavano fare l’amore. Vicini alle stelle.
“Se scegli
Lilian mi butto.” Fu l’esitazione negli occhi del
ragazzo che la ferì più di
ogni altra cosa. Lui non amava Rose, lei lo annoiava. Semplicemente era
l’abitudine,
Rose per lui era una sicurezza. La sua costante. Ci sarebbe sempre
stata e
questo gli piaceva. Ma con lei…oh, lei era la sua incognita
preferita. E quello
era amore. Amore vero. Eppure Scorpius esitava.
Forse Lily
si era solo illusa in tutto quel tempo.
“Lily si
butterà…” disse, come una scusa. Aveva
fatto la sua scelta.
“Prenditela
Scorpius…” mormorò gelida, correndo via
da quel posto. Prenditela e stai lontano
da me.
***
“Di cosa volevi
parlarmi?” domandò lei, lo
sguardo puntato sul tavolino di falso marmo, macchiato di
caffè, incrostato di
infelicità. Lily si sentiva come una di quelle macchie.
Orribile e pronte ad
essere lavate via. Lily era solo del sudicio che qualcuno prima o poi
avrebbe
pulito. Lui non rispondeva.
“Cazzo Scorpius,
parla!” urlò, esasperata. Erano
anni che aspettava, anni che piangeva e si nascondeva. E lui adesso
rimaneva in
silenzio. Non aveva nemmeno il coraggio di affrontarla. Ma che uomo
era?
“Ci siamo
lasciati…” sussurrò lui semplicemente.
Non rispose, Lily. Non
c’era nulla da dire.
***
Il vento
soffiava con prepotenza, facendo vorticare i suoi capelli rubino
attorno a quel
viso di porcellana. Gli occhi fissi sul Lago Nero, vitrei. Si chiese se
affogare sarebbe stato doloroso.
“Attenta a
non volare via, scricciolo.”
“Non
chiamarmi così, Scorpius.”
Rimasero
in silenzio per minuti interi, l’aria che danzava attorno a
loro e l0infelicità
che li divorava. Erano una preda semplice. Non cercavano più
di scappare. Si
erano arresi da tempo, erano un caso perso oramai. Lily e Scorpius
erano troppo
stanchi per combattere contro qualcosa che non c’era
più.
“Mi ami
ancora?” domandò lui.
“Tu mi ami
ancora?” replicò Lily, trattenendo una lacrima
solitaria.
“Ti
amerò
per sempre.”
La ragazza
continuò a fissare il Lago. Magari affogarsi sarebbe stato
troppo doloroso.
Probabilmente un semplice Avada Kedavra sarebbe stato più
veloce ed indolore.
Studiò bene a che angolazione avrebbe dovuto impugnare la
bacchetta. Meglio puntarla
al cuore, o alla testa?
“Anche io
ti amerò sempre Scorpius. E’ questo il
problema.”
Al cuore. Avrebbe
puntato la sua bacchetta al cuore.
***
“Cosa vuoi che ti
dica?”
“Che potrai
perdonarmi…che un giorno smetterai
di odiarmi.” Rispose lui, sincero. In quel momento si
ricordò perfettamente perché
lo amava ancora in quel modo disperato e distruttivo. Perché
lui era lui. Era unico.
E forse un giorno avrebbe potuto perdonarlo. Un giorno sarebbe stata
pronta a
rischiare nuovamente tutto con lui. Glielo disse, prima di alzarsi da
quel tavolino
sghembo e pagare il conto. Prima di uscire da quel lovale babbano, lui
le
afferrò un braccio. Dolcemente.
“Ti amo
Lily.” Disse semplicemente lui,
lasciando un bacio sulla sua fronte candida.
“Anche io ti
amo…” rispose con sincerità la
ragazza, scostandosi i capelli rossi dagli occhi.
Poi
se ne andò.