Disclaimer – Personaggi, luoghi, vicende ecc.
non appartengono a me, ma a J. K. Rowling© (che non ringrazierò mai abbastanza
per averci fatto dono di questa saga).
Genere – Introspettivo, Slice of life
Rating – Verde
Avvertimenti – One-shot
Personaggi – Petunia Dursley, Vernon Dursley,
Dudley Dursley
Contesto
– II Guerra Magica/Libri 5-7
Introduzione
/ nda – [Scritta in
occasione del concorso “One-shot dell’estate”] E’ estate, e come ogni anno i
Dursley si apprestano ad andare a prendere Harry a King’s Cross. So che
probabilmente Petunia mai e poi mai avrebbe tenuto un paio di scarpe della
sorella, così come avrebbe bruciato le lettere di Silente, ma… non so, in
qualche modo mi piace pensare che questa possa essere una versione giusta.
:-:
Spesso
ci si imbatte nel proprio destino sulla strada presa per evitarlo.1
4, Privet Drive – Little Whinging, Surrey
“Diddino, finisci
il tuo porridge, caro.” La risposta fu un grugnito. “Su, dobbiamo andare a
prepararci.”
Vernon Dursley,
sepolto dietro il giornale, sbuffò. “Parola mia, non capisco proprio perché
tutti gli anni dobbiamo andare a prendere quello squinternato.” Petunia non
rispose. “Pensavo che quei… cosi
sprizzassero genio e inventiva da tutti i pori.”
“Forza, Dudley,
vai a vestirti” tagliò corto la donna, sfilando il piatto da sotto il naso del
figlio.
“Ma… ehi, io stavo
finendo!”
“Vorrà dire che a
pranzo mangerai più lasagne. Corri, su.”
Dudley iniziò la
propria ritirata lenta e ciondolante. Petunia strizzò gli occhi, strinse i
denti e iniziò a lavare le ultime stoviglie. Grattò con forza il piatto di
Dudley, quasi avesse voluto cancellare anche le decorazioni floreali. Alle sue
spalle, Vernon ripiegò il giornale e si alzò, emettendo un lungo, pesante
sospiro. “Che seccatura, non si può stare in pace nemmeno d’estate” borbottò.
Petunia lasciò correre. Sapeva ormai da tempo che dire qualcosa, qualsiasi cosa, avrebbe scatenato in
Vernon l’irrefrenabile desiderio di rispondere, e quel giorno lei non era
davvero dell’umore adatto per parlare, o anche soltanto per ascoltare le
esternazioni dell’uomo che aveva sposato.
Aspettò che l’eco
dei passi del marito sulle scale scemassero, prima di svuotare il lavello. Si sfilò
i guanti di gomma, tolse il grembiule e lo appoggiò malamente su una sedia. Tese
l’orecchio verso l’alto, senza cogliere altro che il rumore dell’acqua che
scorreva nei tubi. Raggiunse il ripostiglio, quello che per anni era stato il
rifugio notturno di Harry.
Harry. ‘Lo squinternato’, come lo chiamava Vernon. Chiuse gli
occhi per un attimo, rivivendo all’improvviso tutto ciò che dovevano avergli
fatto passare. Riaprì gli occhi, e tastando il buio con le mani cercò una
vecchia scatola da scarpe, trovata mesi prima in un angolo della cantina. Sollevò
il coperchio, e dal cartone le sorrise un paio di ballerine nere, esattamente
del suo numero. Erano vecchie, con la suola consumata e la punta un po’
rovinata, ma Petunia le aveva tenute. Guardò le scarpe che indossava,
perfettamente in tinta con il leggero abito verde che indossava. Guardò di
nuovo le ballerine nella scatola. Le prese in mano, calciando via quelle che
aveva ai piedi, e le indossò. Le stavano bene. Le stavano bene, così come erano
state bene a sua sorella. Erano la sola cosa di Lily che avesse conservato, a
parte suo figlio – e in quel caso non era nemmeno sicura di aver fatto un buon
lavoro.
Sospirò, guardando
le due pergamene adagiate sul fondo della scatola. Una era più vecchia, più
sgualcita, con l’inchiostro macchiato dalle lacrime per la scoperta della morte
di Lily. La seconda era più recente, aveva appena un paio di settimane, e brevemente
la informava della morte di Sirius Black, padrino di Harry, al quale il ragazzo
era particolarmente affezionato. Erano state firmate dalla stessa mano,
sigillate con lo stesso simbolo, ed entrambe dicevano la stessa cosa: Prenditi cura di Harry, fai in modo che si
senta a casa. Buffo, il modo in cui entrambe sembravano rivolgersi a lei, soltanto a lei, come se Vernon e Dudley
non fossero nemmeno esistiti, come se non avessero fatto parte di lei.
“Ah, Silente, tu
sì che la sai lunga, eh?” sospirò, richiudendo la scatola. Sentì Vernon e
Dudley scendere lentamente le scale, e allora si affrettò a raggiungere l’ingresso.
“Siamo pronti?” cinguettò.
“Mamma, perché ti
sei cambiata le scarpe?”
Petunia si guardò
i piedi. “Le altre mi facevano un po’ male, Diddino. Devono essermi cresciuti i
piedi” scherzò, aprendo la porta per invitarlo a uscire.
Vernon la fissò,
cercando di capire cosa stesse succedendo. Mio
caro, temo che tu sia troppo ottuso per capire cosa sta succedendo, pensò
lei, sorridendo per dissipare ogni dubbio. Aspettò che anche il marito fosse
uscito, e con un gesto teatrale li seguì, chiudendo la porta.
Era arrivata l’estate,
e come ogni estate stavano andando a riprendersi Harry.
:-:
1 “Spesso ci si imbatte nel proprio destino sulla strada
presa per evitarlo” è una citazione tratta dal film Kung Fu Panda.