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Autore: evenstar    05/04/2006    8 recensioni
Questa storia è una one-shot molto molto breve, è ambientata in un ipotetico futuro non tanto lontano, più o meno un anno dopo il 6 libro. Vi sono i pensieri di Harry, che si guarda intorno e fa un bilancio di quello che è successo alla fine della seconda guerra contro Voldemort, appena conclusa.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’amore ti salverà

 

E’ una giornata bellissima, come se il tempo volesse prendersi beffe di me, del mio dolore, del nostro dolore. Il cielo è terso, azzurro carico, il sole splende rendendo tutto brillante, nitido. Siamo tutti qui, tutti quelli che sono rimasti. Mi giro lentamente, socchiudendo gli occhi nella luce accecante di giugno, guardandomi attorno, scrutando i volti dei presenti.

Incontro lo sguardo di Tonks, quando mi vede si porta le mani sull’addome, come a difendere la vita che le sta crescendo dentro dalle sofferenze del mondo. E’ sola, Remus è al San Mungo, sta male, ma è vivo e forse avrà la fortuna di veder crescere suo figlio, il piccolo Sirius James Lupin. Vi sembrerà patetico che Tonks e Lupin abbiano scelto di dare il nome dei due malandrini al loro primo figlio, ma per me non è così, so perché lo hanno fatto, so perché Remus lo ha fatto. E’ il suo personale modo di chiedere scusa per essere l’ultimo rimasto, per essere ancora vivo ed essere riuscito, alla fine, e non senza difficoltà, a voltare pagina. Naturalmente appena Fred e George hanno saputo il nome del bimbo hanno iniziato a chiamarlo “ il Malandrino ” e ho l’impressione che si porterà dietro quel soprannome per sempre. Vedo che Tonks tenta di sorridermi, anche lei è distrutta, lo siamo tutti d’altra parte, ma cerca di farmi capire che la vita va avanti lo stesso. Concediamoci un giorno di lutto e poi via, si riparte. Le faccio una smorfia, che nelle mie intenzione è un sorriso, e sposto lo sguardo altrove.

Ci sono Neville e Luna, il primo pallido, stralunato, sembra non rendersi neanche conto di quello che gli sta succedendo intorno talmente è sconvolto; la seconda ha sempre lo sguardo perso nel nulla, quasi sognante, sembra che sia l’unica a cui non importa niente, ma non è così. La conosco ormai, tutti noi la conosciamo; so che sta soffrendo, quello è il suo modo di essere e noi l’abbiamo accettata per quello che è. Entrambi erano presenti quel giorno, hanno visto tutto; Neville sente la forza del mio sguardo su di lui e si gira, ricambiandolo, poi torna a fissare davanti a sé, passando un braccio attorno alla vita della ragazza e stringendola, quasi impercettibilmente, in un gesto che mi commuove.

Poco più in là c’è il corpo docenti, almeno quello che è stato il corpo docenti di Hogwarts, quando ancora la scuola esisteva. Forse la riapriranno a settembre, forse aspetteranno ancora un anno. Non lo so, non mi interessa più ormai. Qualcuno di loro singhiozza, qualcuno ha gli occhi lucidi, altri fissando solo davanti, sapendo che questo è solo un altro funerale, uno dei tanti a cui hanno preso e a cui prenderanno parte in questo periodo. Cerco con lo sguardo la figura massiccia di Hagrid, prima di ricordarmi che anche lui non c’è più, è stato ucciso da un gigante. Ironico non trovate? Tre... no, ormai quattro mesi fa.

Dopo di loro ci sono alcuni miei compagni, suoi compagni, quelli che la conoscevano meglio, quelli che hanno ottenuto il permesso di allontanarsi da casa da genitori meno apprensivi, quelli che il permesso se lo sono preso lo stesso, come Dean e Seamus.

E infine, una piccola folla di chiome rosso fuoco, i Weasley, tutti insieme, vicini, stretti nel loro dolore. Tutti tranne Percy, morto qualche mese fa, per sbaglio. Volevano colpire il Ministro, e lui si è trovato in mezzo, non voleva essere un eroe ma in un tempo in cui c’è bisogno di punti di riferimento, lo hanno reso tale. E’ stato sepolto con tutti gli onori, e adesso un suo ritratto svetta nello studio privato del Ministro della magia, sempre pronto a parlare, anche quando non interrogato, e a sommergere l’attuale ministro di consigli non chiesti. Molly è stretta tra Arthur e Charlie, Bill tiene per mano Fleur, che guarda impassibile davanti a sé, Fred e George sono attorniati da ex-compagni di scuola, Angelina, Lee Jordan, Alicia Spinnet. Ron singhiozza, con Hermione al suo fianco, lei gli passa una mano tra i capelli, finendo per fermarsi sulla sua nuca e tirarlo verso di sé, cercando di consolarlo in qualche modo, anche se anche lei sta piangendo.

Io non trovo neanche più la forza di piangere.

Nessuno di loro mi guarda, nessuno di loro mi ha più rivolto la parola, neanche Ron. So che non mi ritengono responsabile, ma non hanno la forza di guardarmi in volto.

Sono stato uno stupido, ho capito, ma troppo tardi.

Silente mi ha sempre detto che la mia arma contro Voldemort sarebbe stato l’amore, nel mio egoismo ho sempre pensato si riferisse al mio amore.

Non avevo capito niente, eppure adesso mi sembra così semplice. Così…giusto.

Mentre il pastore parla non lo ascolto, la mia mente comincia a vagare tra i ricordi dell’ultimo anno. Ho lasciato Ginny, convinto di proteggerla in questo modo, di tenerla lontano dal pericolo; forse se l’avessi portata con me tutto questo non sarebbe successo, forse ci sarei io adesso in quella bara, forse sarei potuto intervenire, forse…

Dopo il matrimonio di Bill e Fleur sono partito con Ron e Hermione, abbiamo passato mesi alla ricerca di quei maledetti Horcrux, noi tre da soli. Li abbiamo trovati uno per uno, e uno per uno li abbiamo distrutti. Ho mantenuto il segreto che Silente mi aveva affidato fino quasi alla fine, facevamo sapere che eravamo vivi, ma non abbiamo mai detto a nessuno dove eravamo, né cosa stavamo facendo. Solo alla fine, quando l’unica traccia dell’anima di Voldemort rimasta era quella che si portava in corpo, ne abbiamo parlato tra di noi e abbiamo deciso di dirlo a tutti.

Sapevo che alla fine sarebbe stato uno scontro tra Voldemort e me, da soli, come quella volta al cimitero, ma i suoi mangiamorte ci sarebbero stati e ritenevo giusto che anche i membri dell’Ordine ci fossero. Molti di loro avevano conti in sospeso da regolare, e io so quando può essere difficile vivere con il bisogno di vendetta; così li abbiamo avvertiti.

Rivedo, come se stesse succedendo in questo momento, Voldemort davanti a me, Colui-che-non-deve-essere-nominato contro il Bambino-che-è-sopravvissuto. Bambino appunto, ragazzo adesso, ma pur sempre ancora troppo giovane, troppo inesperto per poter vincere contro un mago come lui.

Mi disarma e rimane davanti a me, la sua bacchetta puntata al mio cuore, vedo le sue labbra muoversi, e decido che non posso più scappare, questa volta non ci sarà mia madre a salvarmi, né il fantasma dei miei genitori, siamo solo noi due.

Chiudo gli occhi e aspetto.

Aspetto.

Aspetto.

Qualcosa è andato storto, li riapro lentamente, la prima cosa che vedo è Voldemort che ride, la seconda è Ginny a terra, gli occhi aperti sbarrati, gli arti scomposti in una posizione innaturale.

Morta.

Mi chino su di lei, non mi accorgo di stare urlando, me lo hanno raccontato dopo, non mi accorgo delle lacrime che mi scendono, rigandomi le guance, non mi accorgo di Voldemort che pronuncia di nuovo la maledizione senza perdono. Non mi accorgo di nulla, solo di lei a terra, morta per salvare me.

Ed è a quel punto che capisco.

Alzo lo sguardo in tempo per vedere un raggio verde colpirmi, chiudo gli occhi, accecato dalla luce, dura un attimo, quando li riapro Tom Riddle è a terra.

Morto.

Sono stato acclamato come colui che ha ucciso il grande Voldemort; la verità è che la prima volta mi ha salvato l’amore di mia madre, la seconda l’amore della mia ragazza. La maledizione è rimbalzata su di lui, ma questa volta non c’erano parti di anima nascoste da qualche parte a salvarlo, questa volta Voldemort era mortale.

Questa volta è morto.

Per sempre.

Vengo strappato dai miei pensieri dal pastore che si è interrotto, si alza e tira fuori la bacchetta, ci alziamo tutti in piedi osservando la bara levitare nella fossa. Molly si avvicina con Arthur, gettano un fiore bianco che spicca sul legno scuro, poi la terra la ricopre, lentamente, racchiudendola per sempre.

Non un segno indica che qui giace la persona che ha veramente ucciso Voldemort. Al Ministero ritengono che i maghi e le streghe di tutto il mondo abbiano bisogno di un simbolo per riprendersi, una persona che li inciti a continuare, ad andare avanti e a ricostruire quello che i Voldemort e i suoi mangiamorte hanno distrutto.

Vogliono me, un ragazzo piacente, campione di Quiddich, con una tragica storia alle spalle, il Bambino-che-è-sopravvissuto, eroe ancora prima di sapere il significato di questa parola, eroe di nuovo adesso, nella seconda grande guerra.

Ma non ci sto.

Renderò giustizia a coloro che in questi anni hanno combattuto, sofferto, sono morti nella lotta. Saranno ricordati, non permetterò che la gente dimentichi, non questa volta.

Non permetterò che succeda di nuovo.

E’ una promessa.

 

Fine.

  
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