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Autore: Pwhore    11/08/2011    1 recensioni
Arin ha 22 anni, è un batterista e suona con gli Avenged Sevenfold. Il suo migliore amico è Synyster Gates, chitarrista della stessa band.
Synyster ha problemi con la ragazza, Cassidy, e quando viene buttato fuori di casa per colpa di Arin, viene a stare da lui. All'inizio va tutto a gonfie vele, ma man mano che le ore passano, il giovane batterista si accorge che i suoi sentimenti per l'amico stanno cambiando. Spaventato, deve fare una scelta: sarebbe stato meglio confidare al ragazzo i suoi nuovi sentimenti e mettere a repentaglio la loro amicizia, o continuare a comportarsi come se niente fosse, sopprimendo i propri sentimenti, ma senza dover temere un distacco?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uscii da quel posto nauseante in una manciata di secondi. Chiudendomi la porta alle spalle, mi sembrava di essere uscito da un incubo. Sospirai compiaciuto e mi incamminai verso il porto, godendomi l'aria della notte. Tutto mi pareva più frizzante e profumato di quanto non fosse mai stato. Sarà che sono strano, sarà che odio quel posto con tutto il mio cuore, ma potrei giurare di essere l'uomo più felice del mondo quando esco da quel luogo.
Essendo ancora solo le undici meno venti, decisi che non potevo tornare a casa. Era troppo patetico perfino per me. Decisi invece di avviarmi verso il centro. Le luci mi attiravano, ma non entravo mai nei negozi e mi tenevo alla larga dai locali. Ero quasi sempre al verde, e quando avevo dei soldi volevo tenerli il più possibile. I miei amici invece non si preoccupavano dei soldi. Per niente. Ma del resto io provenivo da una famiglia normale, e non ero abituato a gestire grosse somme di denaro. Mi imponevo da solo di stare lontano dai negozi per turisti e quelli di roba di marca, e prediligevo i negozietti piccoli e originali.
Quando venivo al centro, non facevo mai nulla di particolare. Giravo, giravo, giravo. Esploravo ogni singolo centimetro della città, appuntandomi in mente tutti i posti più belli, anche per una persona sola. Non avevo una fidanzata da anni, e ormai mia madre si era rassegnata all'idea di poter conoscere la mia anima gemella. Era più triste lei che io, a momenti.
Camminando senza meta, mi trovai sotto casa di Syn. Guardai in alto, cercando di vedere se c'erano luci accese, ma non riuscivo a veder bene con la luce del lampione negli occhi. 'Maledetto coso' dissi tra me e me, cercando di farmi ombra con la mano.
Mentre cercavo di vedere, il portone del palazzo si aprì, e un uomo mi venne addosso.
"Scusi!" disse alzando le mani.
"Syn!" mormorai io, alzandomi da terra. "Syn, che succede?" sussurrai preoccupato.
"Niente.. Niente. Quello che succede sempre" rispose freddamente, asciugandosi una lacrima.
"Syn.." cominciai io, guardandolo aggiustarsi il cappello sulla fronte.
"Vaffanculo, stronzo!" urlò qualcuno dalla finestra sopra di noi. "Vai ad affogarti nel canale!"
Syn impallidì e mise il volto tra le mani, cercando di trattenere i singhiozzi. Gli misi una mano sulla spalla e gli sussurrai che tutto sarebbe andato bene. Lui mi guardò con occhi vacui, deglutendo. Lo abbracciai forte e lo portai al molo.
Syn continuò a tremare per tutto il tempo. Quando salimmo sull'autobus, occupai il posto accanto al suo e lo strinsi forte a me, accarezzandogli la schiena. Lui piangeva nella mia spalla e stringeva la mia maglietta, cercando di mandar via il dolore. Gli baciai la testa e gli sussurrai che andava tutto bene, che non era colpa sua se la sua ragazza lo trattava così. Lui piangeva e singhiozzava così forte che dubitai  riuscisse a sentirmi. Cercai di calmarlo e gli accarezzai la guancia, sentendo le sue lacrime calde bagnarmi la mano. Vederlo così mi spezzava il cuore. Syn era una persona magnifica, la migliore che conoscessi. Avrebbe dato la vita per la sua fidanzata in ogni momento. Lei però non sembrava capirlo, o forse non le importava. Lo trattava da schifo, non perdeva occasione per dirgli che aveva sbagliato tutto nella sua vita e che non era neanche bravo con la chitarra. Lui non replicava, era troppo innamorato per farlo. Piuttosto correva fuori da casa in lacrime e veniva a cercarmi. Tra i nostri amici ero quello più sentimentale, più umano. E sapere che il mio migliore amico soffriva mi spezzava il cuore in mille pezzi.
Quando scendemmo dal bus, Syn si era un po' calmato. Aveva gli occhi vitrei e le guance rosse, ma almeno aveva smesso di piangere. Camminavamo in silenzio, lui con la testa sulla mia spalla e io con la mano sul suo fianco. Sentivo il calore del suo corpo scendere e i tremolii aumentare. Era uscito in fretta e furia, senza neanche prendere un cappotto, e la brezza marina non gli faceva certo bene. Mi strinsi un po' più a lui e accellerai leggermente il passo. Ormai il molo distava un centinaio di metri, e mi sentivo un po' più sicuro. Syn riconobbe il posto e sorrise leggermente. Lo feci sedere alla fine del ponticciolo, e mi misi accanto a lui. Mi tolsi la felpa e gliela misi sulla schiena, tenendogli la mano. Lui guardava il mare, stregato. Sentii che tremava ancora, quindi lo abbracciai. Lui mi strinse a se e di morse il labbro, ricacciando indietro le lacrime.
"Shh, va tutto bene.. Non è successo niente.." sussurrai. "È tutto okay, non preoccuparti... Ci sono io qui con te..." continuai. Lui annuì, deglutendo. Feci un respiro profondo e continuai ad accarezzargli la testa. "Che cosa ha fatto questa volta?" mormorai. "Che cosa... Che cosa ha detto?" domandai passandogli la mano tra i capelli. Lui tremò ed esitò un istante.
"Mi ha chiesto cosa avremmo fatto oggi.. Le ho detto che ero stanco, che non me la sentivo di uscire, e lei si è arrabbiata. Ha detto che penso solo a me stesso, che non la considero neanche. Mi ha urlato che sono un egoista, un figlio di troia che non ci tiene realmente a lei, che la uso e basta. E poi.." gli si ruppe la voce. "Poi ha detto che mi odiava, che sarebbe stata meglio senza di me, che sono inutile. Mi ha.. Mi ha urlato in faccia che sono solo un debole. Un fottuto stronzo che si crede chissà chi solo perché suona in una band sconosciuta a tutta la gente normale" continuò, nascondendo la faccia nel mio petto. "E dopo.. Mi ha parlato male di tutti i miei cari, dei miei amici, dei nostri fan. Voleva farmi sentire una merda. Voleva sentire il mio cuore spezzarsi.." concluse tra le lacrime. Lo strinsi a me, incredulo. Quella ragazza era una vera stronza. Far piangere Synyster e poi fregarsene.. Quella ragazza era feccia della peggior specie.
"Va tutto bene, Syn, sono sicuro che lei era solo arrabbiata per motivi suoi.. Se l'è presa con te perché sei la prima persona che le è capitata sotto il naso.. Non devi prendertela, lei ti ama.." sussurrai. Sapevo di mentire, ma del resto non sapevo che altro fare. Non volevo ferirlo ulteriormente, ma allo stesso tempo mentirgli era sbagliato. Tutto questo era sbagliato. Lei non lo amava, amava i suoi soldi. L'avevo capito dal primo istante in cui l'avevo vista, ma non ero mai riuscito a dirlo a Syn, né c'erano riusciti gli altri, sebbene avessero provato. Lui l'amava troppo per accettare la realtà.
Strinsi il mio amico il più forte possibile e gli baciai la testa qualche volta, sussurrandogli parole di incoraggiamento. Odiavo quella troia per ciò che gli faceva, e la odiavo veramente, con ogni fibra del mio cuore. Asciugai le lacrime del mio amico e gli misi un braccio attorno alle spalle, accarezzandogli la spalla. Lui posò la sua testa sulla mia, calmandosi lentamente.
"Eccoli qui, i due frocetti! A quando il fidanzamento?" esclamò una voce dietro di noi.
Mi girai di scatto e la vidi.
Cassidy.
La ragazza di Syn.
"Allora? Non mi avete sentito? Siete sordi per caso?" continuò lei con voce amara.
Una lacrima cadde dall'occhio di Syn, e in un'istante non capii più niente. Mi alzai in piedi e mi avvicinai a lei, guardando basso.
"Oh guarda, il frocetto più giovane è venuto a trovarmi!" cominciò lei. "Che hai per me, tesoro? Un bel bacio magari? Sai, il tuo amico non mi soddisfa affatto" sibilò. "Mi costringe a cercarmi altre storie" concluse sorridendo cattivamente.
La vidi aprire bocca di nuovo, ma non saprò mai quel che avrebbe detto.
Le diedi un pugno con tutta la forza che avevo, facendola cadere all'indietro. La mano mi tremava, tanta era la rabbia che avevo in corpo.
Cassidy giaceva per terra e si teneva una mano sulla guancia colpita, senza parole. Dubito che qualcuno l'avesse mai colpita prima d'allora. Mi avvicinai a lei, lentamente. La ragazza mi guardava con terrore e stupore, indecisa sul da farsi.
"Va' via, puttana" sibilai. "Stai lontana da Syn, o ti farò nera" mormorai, in preda alla rabbia.
Lei annuì velocemente, si rimise in piedi e scappò via.
Mi girai verso il mio amico. Era voltato verso di me e tremava. Mi avvicinai a lui e mi abbassai.
"Andrà tutto bene, vedrai" gli sussurrai nell'orecchio. "Da ora in poi mi prenderò io cura di te."
   
 
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