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Autore: Pwhore    11/08/2011    1 recensioni
Arin ha 22 anni, è un batterista e suona con gli Avenged Sevenfold. Il suo migliore amico è Synyster Gates, chitarrista della stessa band.
Synyster ha problemi con la ragazza, Cassidy, e quando viene buttato fuori di casa per colpa di Arin, viene a stare da lui. All'inizio va tutto a gonfie vele, ma man mano che le ore passano, il giovane batterista si accorge che i suoi sentimenti per l'amico stanno cambiando. Spaventato, deve fare una scelta: sarebbe stato meglio confidare al ragazzo i suoi nuovi sentimenti e mettere a repentaglio la loro amicizia, o continuare a comportarsi come se niente fosse, sopprimendo i propri sentimenti, ma senza dover temere un distacco?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Che cazzo fai?!" mi urlò contro Matt. "Che cazzo ti passa per la testa Arin?!"
Sospirai, guardando l'orizzonte.
"Avevamo appuntamento con Zacky quindici minuti fa, l'hai dimenticato?!" sbraitò. "Chissà quanto sarà arrabbiato!" concluse, dando un calcio al pontile.
Non risposi. Continuai a fissare il mare, e questo lo adirò ancora di più. Sbuffò e cominciò ad avvicinarmisi con aria scocciata.
"D'accordo, d'accordo, arrivo" sospirai. Mi alzai e mi incamminai verso una strada bianca e ciottolosa, che mi avrebbe portato a uno dei bar più freguentati dal nostro amico. Matt mi seguiva tenendo un po' di distanza fra noi, nel caso avesse avuto un altro attacco di rabbia. Dal canto mio, la cosa non mi dispiaceva affatto. Non mi andava per niente di parlare, tantomeno di dargli spiegazioni per il mio 'ritardo'. È che non mi andava di andarci. Avevo anche pensato di dire ai ragazzi che stavo male o che avevo da fare, ma non mi sembrava giusto; quindi mi ero avviato e mi ero fermato al pontile.
Mi piaceva, quel posto. Era abbastanza isolato, in quanto le barche preferivano l'altro molo e i bagnanti erano troppo pigri per arrivare fin lì. Ci andavo spesso, soprattutto di notte. Non ero un fan di tutti quei locali notturni pieni di minorenni ubriachi e vecchi maniaci che drogano i drink delle ragazze. Non mi piaceva neanche ballare. Certo, il sapore dell'alcol sulle labbra era sempre il benvenuto, ma preferivo bere da solo, o con qualche amico. Trovavo i night club una delle stronzate più assurde e pericolose del mondo, ma nessuno dei miei amici pareva condividere le mie idee. Non che mi importasse molto, comunque.
Dopo una camminata di sì e no cinque minuti, entrammo nel bar. La musica a palla e il nauseante odore di sudore furono la prima cosa che notai. Arricciai il naso e proseguii. Matt si guardava intorno e lanciava saluti a destra e manca, pareva quasi che quella fosse la sua vera famiglia. Mi diedi un'occhiata attorno: i tavoli erano pieni, e gli sgabelli traboccavano di persone che parevano sul punto di vomitarsi l'anima da un momento all'altro; i pavimenti erano ricoperti di cartacce, lattine e mozziconi di sigarette, e le poltrone avevano visto tempi migliori, ma tutto sommato potevano essere in condizioni peggiori. Il bancone era sempre zeppo come un'uovo, sia perché il padrone del locale aveva la fama di essere un gran simpaticone, sia perché sua figlia era un vero schianto. Ogni sera decine di giovanotti resi audaci dall'alcol andavano da lei e le dedicavano poesie e canzoni, ma nessuno aveva mai fatto breccia nel suo cuore. Credo che Matt ci avesse provato una volta, per scherzo. Lei mi era sembrata indecisa, ma alla fine non ha avuto il tempo di dirgli niente a causa di un'ondata improvvisa di clienti.
Ad ogni modo, avvistai Zacky in mezzo alla folla. Era seduto su un divanetto, circondato da persone e con un boccale in mano. Non sembrava accorgersi della nostra mancanza, quindi mi girai a guardare Matt. Si vedeva da lontano un miglio che era contrariato dal comportamento di Zacky, ma si limitò a scrollare le spalle. Del resto eravamo noi quelli in ritardo, dovevamo accontentarci.
"Ehy Zacky!" urlò. "Siamo qui!" gridò sbracciandosi. Zacky si guardò intorno spaesato per qualche istante e poi ci localizzò.
"Ehy, scansafatiche! Ce ne avete messo di tempo!" disse ridendo. Poi si alzò, diede un ultimo sorso alla birra e l'abbandonò su un tavolino vicino a noi.
"Sì, be', Arin si era perso" ci giustificò Matt lanciandomi un'occhiataccia. Zacky rise e gli mise una mano sulla spalla.
"Sono cose che succedono, dai!" scherzò. "Piuttosto, vi ho già presentato Tyler?" ci domandò aggrottando le sopracciglia. Scossi la testa e Matt alzò le spalle, aggiungendo che non ne aveva neanche mai sentito parlare. Zacky corrucciò la fronte stupito.
"Mai?"
"Mai."
Rimase in silenzio qualche secondo annuendo e poi ci indicò il divanetto.
"Capisco... Be', andate a presentarvi, così capirete un po' che tipo è" concluse facendo le spalluccie. Annuimmo e ci avviammo verso il divano. Mi voltai verso Matt, dubbioso su chi fosse Tyler. Lui mi guardò con aria persa e mi fece cenno di buttarmi e sperare per il meglio. Feci un respiro profondo e scelsi la mia 'vittima'. Un uomo di trenta trentacinque anni, con i capelli lunghi e mossi.
"Ciao"
"Ciao" disse in tono insicuro. "Ci conosciamo?"
Scossi la testa. "Sei Tyler?" gli domandai incrociando le dita.
"No, scusa. Io sono Dave, comunque" si presentò allungandomi la mano. La strinsi e sorrisi.
"Piacere di fare la tua conoscenza, Dave. Io sono Arin. Scusa se ti ho importunato" aggiunsi.
"Nah, non ti preoccupare. Se ti va di fare due chiacchiere, sai dove trovarmi" replicò lui con aria cordiale. Gli diedi il cinque e mi girai verso Matt. Stava parlando con una ragazza, e aveva un'aria piacevolmente compiaciuta. 'Stai a vedere che...' mi dissi tra me e me avvicinandomi.
"Oh ciao! Tyler, questo è Arin! Sembra un po' tocco, ma credimi, è un tipo a posto" mi presentò facendomi l'occhiolino. Alzai la mano e feci un sorriso imbarazzato, maledicendo Matt nella mia testa. Lei sorrise e mi allungò la mano.
"Piacere Arin, sono Tyler! Ma puoi chiamarmi Ty, come fanno tutti" disse con un volto radiante di gioia. Annuii e lei tornò a parlare con Matt. Come al solito, la gente non mi notava mai troppo. Ci avevo fatto l'abitudine, ma faceva comunque male.
Rimasi nella penombra per qualche minuto, sperando che i tre si riaccorgessero di me, ma fu tempo sprecato. Imprecai sottovoce e scivolai via, verso il centro della stanza. Potevo sempre parlare con Dave, dopotutto. Avvicinandomi al divano, vidi che il mio 'amico' stava discutendo animatamente con qualche suo conoscente. Pensai che forse gli serviva aiuto, ma quando fui distante pochi passi da lui, capii che stavano solo scherzando. Per un secondo l'idea di intromettermi tra loro e unirmi al gruppo mi frullò nella testa, ma poi decisi che sarebbe stato sciocco. Stavo decidendo se andarmene o meno, quando Zacky mi spuntò alle spalle.
"Hola!" esclamò buttandomi le braccia al collo.
" Hey" risposi con meno entusiasmo.
"Visto che tipa? Riesci a credere che stiamo insieme?" mi domandò con aria sognante. Annuii e sorrisi, facendo una smorfia contenta.
"Sei fantastico, amico!" gli urlai. Lui si pavoneggiò un po' e poi mi lasciò andare.
"Un'ultima cosa!" mi gridò quando ero sull'uscio della porta. "Trovati una ragazza, o sarai l'unico sfigato a passare il sabato sera a giocare ai videogiochi!!"
Imprecai nuovamente e uscii sbattendomi la porta alle spalle.
Che schifo l'amore. Non fa altro che pugnalarti alle spalle, anche sotto forma di uno dei tuoi migliori amici. Quel bastardo di Cupido si diverte, lo so, a farmi soffrire così. Ma un giorno gliela farò pagare, e quello stupido dio dei miei stivali dovrà pregare perdono per quello che mi ha fatto.
   
 
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