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Autore: Dangiuvelli    11/08/2011    0 recensioni
Eric stava preparandosi, aveva messo tutto da parte per una fuga;
Già, una fuga, ma da chi? Dalla sua città, dal mondo o forse da se stesso.
Il suo orologio segnava le 18.25 del primo di gennaio del 2010, fuori l’atmosfera buia andava sempre più scurendosi, e dei forti boati in lontananza annunciavano l’arrivo di un’imminente tempesta.
Guardò dalla sua finestra, E adesso? Non c’è la faccio più a stare qua, dannato tempo, disse maledicendo le previsioni meteo; Così prese il fagotto, lo riaprì e prese una foto, vi era immortalato un bambino appena nato, Sono passati quindici anni, e dopo quindici anni sono ancora qua, non ho saputo oppormi, non ho fatto scelte, gli altri hanno sempre scelto per me, basta da domani sarò libero, da domani potrò finalmente essere padrone della mia vita.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era passato meno di un secondo, eppure ogni singolo istante sembrava durare un anno.
Eric non osava guardare innanzi a se, sapeva chi era e sapeva cosa sarebbe successo, ormai si era rassegnato, e guardava a terra con aria sommessa.
< Hey, che ci fai qua? > disse una voce femminile, < Mi scusi… io io non lo volevo… non so nulla > disse di getto; Un momento ma questa voce… non è lei, così trovò la forza di alzare la testa per ritrovarsi a fissare una ragazza, un po’ più grande di lui, bionda e snella, < Cosa? Perché mi dai del lei, muoviti che se ti beccano qua dentro, sei finito >, in quel momento il ragazzo non capì più nulla, non sapeva chi fosse quella ragazza e non gli importava, sapeva solamente che era la sua speranza, la sua salvatrice.
Scattò immediatamente e quasi meccanicamente, la abbracciò dipingendole due ovali rossi nel viso; fu istintivo, la voleva bene perché lo aveva salvato e gliene starebbe stato eternamente grato, nel mentre, il suo profumo lo inebriava, Sembra fatta di zucchero, pensò e gli si stampo in faccia un gran sorriso,  Il peggio è passato…
Dei passi però, provenienti dal piano di sopra rapirono la sua attenzione, doveva sbrigarsi e subito. Fece per scappare, ma venne trattenuto, < E no! Ora che fai ? Scappi ? Guarda che voglio raccontato tutto! > rispose la ragazza mentre lo teneva per il colletto della camicia, < Lasciami andare ti prego, non capiresti! Lasciami andare > gridava Eric, < Ok, ti lascerò andare, ma prima è meglio che ti cambi, vieni nella mia camera, ti cambi, ci beviamo una cioccolata calda e finalmente potrai andare, che ne dici? >, Avrebbe voluto dire di no, scappare e non dar conto a nessuno, sarebbe solo voluto andar via da quel luogo; ma non poteva lei lo aveva salvato, e in un certo senso aveva diritto di sentire la sua storia, così rispose < Verrò ma dobbiamo fare presto ho poco tempo, prima dell’ alba devo andare via di qui > concluse con fare il misterioso, ma allo sguardo interrogativo della ragazza rispose indicando le due ali buie del corridoio < Dove hai detto che stai? >.
La porta si chiuse silenziosamente dietro di loro, la ragazza gli fece cenno di sedersi, indicandogli una poltrona  all’ angolo della stanza, e poi si accomodo nel suo letto.
Il ragazzo, iniziò a guardarsi intorno stupito, aveva visto molte stanze, in istituto, ma nessuna era come quella, quella era molto più spaziosa e dotata persino di una piccola cucina, ma mentre rifletteva sull’ arredamento gli venne in mente un dubbio ancora più misterioso Chi era quella ragazza ? L’ istituto era solo per maschi! Sebbene la curiosità lo stava divorando preferì tralasciare questo particolare, e spostò il suo sguardo verso la ragazza, intenta a preparare la cioccolata.
Era la prima volta che la poteva ammirare con calma, e quasi l’ accarezzo con il suo sguardo, si rese improvvisamente conto di quanto fosse bella… Ma cosa stai facendo!? Non puoi innamorarti, non ora! Ricordi, stai abbandonando tutto, domani tutto questo sarà passato. Così tornò alla realtà e le chiese, < Quindi, non mi hai ancora detto come ti chiami… >, < Stella >, rispose frettolosamente mentre spostava il pentolino e versava del latte all’ interno, < E… tu ? >, < Eric… vuoi una mano ? > disse indicando il fornello accesso, < Nono, stai pure seduto, ho finito >, prese, il pentolino e ne verso il contenuto in due tazze, < Tieni > disse porgendogliene una, < Ora puoi iniziare, sentiamo la tua “Storia” > disse con un tono divertito.
Eric, le raccontò tutto, delle sue insicurezze e delle sue sofferenze da quando era arrivato lì poi però si ammutolì. La guardò negli occhi E’ una pazzia, si disse, ma il coro andava preso per le corna, doveva farlo. < Ecco, bhe, io , mi stavo chiedendo si, se… >, Stella gli prese il braccio e lo blocco, < Calma, che succede? Rilassati >, così rassicurato da quel dolce tocco disse tutto in un sol colpo < Voglio andarmene di qui, so che è una pazzia, ma vorresti venire con me? >
Il silenzio scese tra i due, i secondi divennero minuti, ore, giorni, fino a quando la ragazza sciolse il ghiacciò che aveva congelato la conversazione, < Ahaha, stavo quasi per crederci, certo che tu sì che ne hai di immaginazione >, ma Stella aveva capito, aveva capito meglio di chiunque altro che non era una bugia, non era una favola ma nient’ altro che l’ incombente verità, Eric se ne sarebbe andato sul serio; e le basto il suo sguardo per dare ragione al suo pensiero, Eric era immobile, freddo, attendeva una risposta e sapeva già quale sarebbe stato l’ esito di quella sua folle domanda.
< Oh, vedi, mi dispiace ma… > prese un profondo respiro e cercò di giustificarsi < Noi non possiamo farlo è contro il regolamento, e poi siamo solo dei ragazzini, come vivremmo ? il natale è alle porte, cosa pensi di fare quando la temperatura scenderà sotto lo zero ? con cosa ti sfamerai, dove vivrai? >
Il mondo gli parve crollargli addosso, si maledisse più volte per aver fatto quella domanda tanto stupida e impertinente, a cosa pensava? Una ragazza che lo conosceva da pochi minuti come poteva seguirlo verso un destino incerto ? < Fa nulla, scusami ora però io devo andare >.
Si alzò e si dirisse verso di lei, la guardò per un attimo e gli si tuffo tra le sue braccia, voleva sentire per un attimo ancora, un attimo solo quell’ abbraccio così caloroso che fino ad allora aveva potuto solo sognare, gli scese una lacrima, e quasi come se volesse giustificare, disse < Addio, ti voglio bene >, la baciò sulla guancia e apri la finestra, Guardò a terra, dalla libertà lo dividevano due o tre metri di altezza, comunque troppi, spostò lo sguardo verso l’ orizzonte, fatto di palazzi che svettavano quasi fino a toccare il cielo; Il sole! Penso ad un tratto, < Non c’è la farò mai  >, diede un pugno al muro, e iniziò a saltare per il dolore, < Ahia! Fa male >, Stella iniziò a ridere, tanto che cadde da sopra il letto, poi, però aggiunse < Vuoi veramente andartene ? >.
  
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