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Autore: Joy    11/08/2011    4 recensioni
"Prima o poi nostro padre lo scoprirà e ci ucciderà con le sue mani." dichiarò Stefan lapidario, mentre si sfilava stivali da caccia e braghe di fronte al caminetto appena acceso.
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Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Scritta per il The Vampire Geometry Fest con il prompt: human

 

Scritta per il The Vampire Geometry Fest con il prompt: human!Damon/Stefan “Caccia”

Note: 1862, Damon ha 19 anni e Stefan 15

Attenzione: lime, slash, incest, fluff. Tutto appena accennato ad eccezione del fluff. ^__^

 

 

La baita degli affetti mancati

 

-Prima o poi nostro padre lo scoprirà e ci ucciderà con le sue mani.- dichiarò Stefan lapidario, mentre si sfilava stivali da caccia e braghe di fronte al caminetto appena acceso.

-Finirà con l’ucciderci comunque.- gli rispose Damon, gettando un’ulteriore manciata di arbusti tra le fiamme e allontanandosi in fretta dal riverbero. –O perlomeno, finirà col far ammazzare me. Ti ha mai accennato al fatto che vuole farmi arruolare?-

L’espressione sconcertata di suo fratello gli fece capire che no, Stefan non sapeva niente dei progetti di suo padre per lui.

Si sfilò la giacca e cominciò a sbottonarsi il gilet. –Non me ne andrò, se potrò evitarlo.- commentò poi attaccando con i bottoni della camicia.

Era autunno inoltrato e la baita che usavano per le battute di caccia era ancora fredda e umida, nonostante il fuoco che scoppiettava allegramente rischiarando la stanza.

Era lì che si nascondevano di tanto in tanto; quando avevano bisogno l’uno dell’altro, senza freni o restrizioni sociali e soprattutto senza vergogna.

Damon guardò suo fratello, seduto sul bordo del letto ancora mezzo vestito e immobile.

-Stefan…- mormorò avvicinandosi.

Il ragazzo abbasso la testa per non mostrare il viso. –Non voglio che tu parta.- sussurrò stringendo i pugni per trattenere la collera.

Damon gli afferrò le mani e lo spinse sul letto sotto di sé.

-Non pensarci ora.- mormorò contro le sue labbra.

 

 

***

 

 

Le lenzuola erano gelide, ma odoravano di fresco: la baita veniva ripulita e rassettata periodicamente dai domestici.

Damon fissò le travi del soffitto ricordando i giorni della sua infanzia, quando sua madre giocava con lui in quelle stesse stanze, quando lo rincorreva con il sorriso da ragazzina ancora privo dell’ombra cupa che le aveva increspato le labbra durante la malattia, e quando Stefan dormiva placido nella sua culla.

Lei amava quel luogo; accompagnava il marito nelle battute di caccia ogni volta che poteva, portava con sé i bambini e rimaneva con loro a inventare storie meravigliose.

Da quando era morta suo padre non vi aveva più messo piede, ma aveva ordinato che venisse mantenuta in buono stato.

-A cosa stai pensando?- domandò Stefan d’un tratto, scrutando il profilo del fratello.

-A niente.- gli rispose lui prontamente.

Sapeva che Stefan si sarebbe rattristato se avesse nominato la madre: lui non la ricordava.

-Sai,- iniziò quello titubante, fissando il soffitto con aria assente. –potrei venire con te.-

Damon rotolò di fianco e si sollevò sul gomito per scrutare il fratello, l’espressione interrogativa dipinta in volto.

-Intendo se partirai per il fronte…- continuò quello cercando di spiegarsi meglio.

-Non se ne parla neanche.- dichiarò Damon autoritario.

L’altro si sollevò a sedere.

-Ma potrei aiutare all’ospedale del campo e…-

-Stefan,- lo interruppe deciso suo fratello, afferrandogli entrambe le spalle con le mani. –se davvero nostro padre mi costringerà a partire, l’ultima cosa che vorrò è saperti sotto il fuoco dell’artiglieria nemica.-

-Ma tu ci sarai!- protestò il ragazzo, aggrappandosi alle sue braccia. –Tu rischierai la vita in ogni istante e io sarò a casa a fare cose inutili.-

Damon rimase in silenzio e un leggero picchiettio ammantò la stanza di un’atmosfera ovattata. Aveva iniziato a piovere.

Lentamente, risalì con le mani il collo di Stefan e gli passò le dita tra i capelli.

-Fratellino,- mormorò. –non è stata presa alcuna decisione definitiva.- lo spinse indietro e cadde insieme a lui sui cuscini. –Forse non dovrò partire affatto.-

-Lo spero.- sussurrò Stefan con tono funereo, posando la fronte contro il torace di suo fratello.

Ma Damon sapeva, e dentro di sé era certo che anche Stefan ne fosse a conoscenza: se suo padre lo aveva destinato al fronte, niente e nessuno l’avrebbe dissuaso.

Gli avvolse le spalle con un braccio e ascoltò la pioggia che batteva ritmicamente contro le pareti di legno.

-Nostro padre si aspetterà che torniamo a casa con della selvaggina,- commentò poi con tono leggero. –visto che siamo usciti per andare a caccia.-

Stefan mugolò qualcosa contro il suo petto e si strinse di più a lui.

Era caldo, pensò Damon, e aveva lo stesso odore del vento, quando attraversava a cavallo le praterie dietro la loro casa.

-Ci penseremo domani.- si rispose da solo. –Del resto questo fastidioso temporale ci ha obbligati a trascorrere la notte alla baita, per cui…-

Gettò un breve sguardo a Stefan, rannicchiato contro di lui e notò le sue labbra piegate in un sorriso convinto.

-Cos’hai da ridere, fratellino?- gli chiese scostandogli i capelli dalla fronte.

-Pensavo che tutto sommato non mi dispiacerebbe vederti in divisa.- mormorò quello senza aprire gli occhi.

Damon si chinò per sfiorargli i capelli con le labbra.

-Ma smettila.- soffiò contro il suo orecchio.

 

 

FINE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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