Fanfic su attori > Gerard Butler
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Autore: irene862    11/08/2011    2 recensioni
2015 --> REVISIONATA E CORRETTA!
Dal IX capitolo..
“Hai perfettamente ragione, sei stato uno stronzo. Un emerito, grandissimo stronzo! Non ti permettere mai più di rifare o ridire quello che hai detto e fatto. Perché te ne pentiresti! “ Non so dove presi il coraggio di minacciarlo. Ma fui contenta di avercelo ficcato da qualche parte.
“Non so con chi hai a che fare quotidianamente, nel tuo mondo patinato di super divi miliardari, ma qui è diverso. Siamo nel mondo reale bello! La gente merita rispetto!” Eravamo talmente vicini che i nostri abiti si sfioravano. Gli puntai un dito sul petto e lo pungolai. ” E non mi importa un fico secco se sei un attore Hollywodiano o che altro. Non credo ad una sola parola delle tue scuse di poco fa quindi non starmi tra i piedi ed andremo d’accordo! Non sono venuta fin qui da casa mia per farmi insultare da un maledetto idiota borioso, come te!”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce e delicata come il miele'
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Cap. 17

XVII Capitolo

 

“Io conosco un pub qui vicino” propose Mark

“Si, il Goonie’s e tra l’altro ci si arriva a piedi” aggiunse Colin

“Bene, andiamoci” esclamarono in coro George e Jack

“Ve la sentite o preferite tornare a casa?” domandò Gerard a me e Chris

“Va benissimo” dichiarai guardando Chris che annuì positivamente

 

L’aria della sera era fredda e sapeva di pioggia. Mi strinsi le braccia cercando di riscaldarmi. Poi sentì una giacca cadermi sulle spalle. Gerard mi aveva ceduto la sua e mi poggiava un braccio sulle spalle.

Lo ringraziai appoggiandomi a lui.

 

L’insegna del locale divenne finalmente visibile e vi arrivammo in pochi minuti.  Appena entrati una cameriera ci si parò di fronte, accompagnandoci ad un lungo tavolo rettangolare e facendoci sedere tutti.

“Bene Sophie. Parlaci un po’ di te” esordì Jack guardandomi

Due secondi dopo tutti gli sguardi di quel tavolo si posarono su di me … arrossì imbarazzata.

“Ehm … cosa posso dire? Sono arrivata da poco e sto a casa di Gerard. Mi sono appena laureata ed ora sono in vacanza” raccontai in breve

“Anna ci ha detto che sei italiana”

Sorrisi   “Si, è vero. Sono nata e cresciuta in Italia”

“E come hai conosciuto Gerard?” domandò Mark

Fortunatamente il diretto interessato prese la parola risparmiandomi una lunga e complicata spiegazione

“E’ la figlia della migliore amica di mia madre. Entrambe sono ospiti a casa nostra”

Aveva tralasciato il perché. Margaret aveva chiamato mia madre in seguito alla morte del marito, il padre di Gerard. Gli presi la mano e lo guardai. Lui rispose stringendomela e avvicinandola al volto.

“Da quanto state insieme?” chiese Mark, notando il nostro gesto

“Non stanno assieme. Sono solo amici!” esclamò quasi gridando George

Forse aveva bevuto un pò troppo…

“Sophie è la mia ragazza. Vero Sophie?” aggiunse poco dopo meritandosi una gomitata nello stomaco da parte di sua sorella Chris e un’occhiataccia di Gerard

“Non ti piacciono proprio i denti che hai, vero George?” ringhiò lui in direzione dell’amico che rispose con un ghigno beffardo

La cameriera si avvicinò a noi e finalmente potemmo ordinare da bere. Presero tutti una birra mentre io puntai su un analcolico alla frutta.

“Non mi piace la birra” dichiarai in risposta alla muta domanda di tutti gli sguardi perplessi

Gerard scosse la testa sconsolato. “Qui siamo in Scozia, Sophie. La birra è un must come da voi lo è la pizza”

Io alzai le spalle e ringraziai in silenzio quando la cameriera mi porse il mio bicchiere.

“E voi invece? Da quanto tempo vi conoscete?” domandai dopo un lungo sorso del mio cocktail. Era squisito, delicato e al sapore di pesca.

“Jack, Colin, Gerard e George si conoscono fin da piccoli. Andavano a scuola assieme” spiegò Anna con un sorriso

“Mentre Mark lo abbiamo incontrato dopo. Al gruppo due anni fa si è aggiunta anche la piccola Chris” aggiunse Jack abbracciando la fidanzata e scompigliando i capelli all’amica

“Anche se Gerard ci fa l’onore della sua presenza solo quando torna a casa. Vero, G-boy?” aggiunse George con un sorriso ironico rivolto un po’ a tutti.

G-boy? Era un diminutivo?

“Forse non ti conviene tirare troppo la corda, George. In caso contrario ti ritroveresti presto a dover prenotare una visita dal dentista!”  lo provocò Jack facendo ridere tutti

“E non ci andresti sulle tue gambe. Ci andresti in barella! O magari ti faccio risparmiare e te li faccio raccogliere da terra seduta stante!” aggiunse Gerard con un ghigno

“Ma fanno sempre così?” domandai a bassa voce a Chris che subito scoppiò a ridere

“Oh, ma stasera non è niente” si intromise Anna “Avresti dovuto vederli a scuola. Saresti morta dalle risate” continuò ridendo

“Perche?”

“Litigavano sempre e per delle sciocchezze, sembravano cane e gatto. E la maggior parte delle volte arrivavano alle mani. A noi toccava il compito di intervenire per dividerli. Come se non bastasse dovevamo pure stare attenti a non prenderle pure noi… sai calci e pugni volanti sono dolorosi!” continuò a raccontare Jack

“Si esatto. Peccato che quello che le prendeva era sempre George” aggiunse Chris sghignazzando

“Certo, perché Gerard è sempre stato grosso come una montagna, anche da bambino! E poi era un prepotente. Voleva decidere sempre tutto lui. Si era auto-eletto a capo e paladino di tutti! O facevi come diceva lui o ti ritrovavi con un occhio nero!” esclamò indignato George

“Questo non mi stupisce affatto! Fa il prepotente e l’arrogante anche adesso cercando di obbligarmi a fare come vuole lui” dichiarai annuendo partecipe

“Ma non mi riesce molto bene a quanto pare” aggiunse Gerard guardandomi

“Solo perché io non cedo” aggiunsi sollevando un sopracciglio

“Allora, vuol dire che dovrò impegnarmi di più “ continuò con un sorriso sghembo

“L’importante è crederci!”

“Ecco, visto?!? Che vi avevo detto? E’ la ragazza più cocciuta che abbia mai conosciuto! Qualsiasi cosa dico lei deve controbattere. Se non lo fa non è contenta ” disse tornando a guardare gli altri ma parlando di me

“Che bugiardo patentato! Non è assolutamente vero” ribattei  “Sei tu che ti poni sempre in maniera autoritaria e pretenziosa. Non è mica colpa mia se abbiamo opinioni diverse! Dovresti imparare ad essere un po’ più cortese con le persone e forse, e dico forse, riusciresti a risultare meno arrogante. La colpa è solo tua”

“Visto? Cerca di intortarmi con le sue chiacchiere”

“Non cerco di intortarti … ma solo di farti capire … dovrei forse evitare di dirti come la penso? Beh, non ci contare perché…”

Faceva finta di non sentirmi.

“Oh sei impossibile!” mi arresi alzando le mani

“Amen, sorella!” esclamò George alzando il suo boccale al cielo e provocando l’ilarità della tavolata

“Beh, si direbbe che tu abbia trovato qualcuna capace di tenerti testa, amico!” aggiunse Jack ridacchiando

“Pare proprio anche a me. Pane per i tuoi denti!” rincarò la dose Anna

Io e Gerard ci guardavamo negli occhi come a sfidarci.

“Io tifo per Sophie. Spero che ti metta al tappeto una volta per tutte” mi spalleggiò George

“Noi pure” dichiararono insieme Anna e Chris.

Alzai un sopracciglio, lo guardai e sorrisi divertita

“Mmm, vedremo” affermò lui distogliendo lo sguardo

Pochi secondi dopo tornò a cingermi la vita e sia Anna sia Chris sorrisero in segno di incoraggiamento. Guardai il telefono e notai che erano quasi le due di notte.  

 

Avevo ricevuto un messaggio. Era di Luca, il mio migliore amico. Voleva sapere come stavo e cosa facevo. Il messaggio l’aveva inviato pochi minuti prima così decisi di chiamarlo.

“Ciao Luca” lo salutai

Parlavo in italiano ma nonostante questo mi alzai dal tavolo e mi allontanai

Non è educato parlare al telefono quando si è in presenza di altre persone.

“Ciao tesoro come stai?” aveva una voce squillante che mi faceva sempre sorridere.

Avevo conosciuto Luca, quasi per caso, al primo anno di università e avevamo subito stretto amicizia. Un ragazzo simpaticissimo e intelligente, acuto anche se tremendamente sensibile. Molto più della sottoscritta che da sempre era soprannominata la fontana umana! Andare a fare shopping con lui e farmi consigliare su abbigliamento e scarpe era stupendo, oppure passare giornate intere a leggere romanzi o andare al cinema. Al secondo anno mi confidò di essere omosessuale ma questo lo avevo già intuito molto tempo prima.

Era il mio migliore amico in assoluto.

“Oh, Luca. Sono così contenta di sentirti. Ho un sacco di novità da raccontarti. Sei seduto?”

“In realtà sono sdraiato sul divano. Va bene lo stesso?”

“Non ci crederai mai. Indovina dove sono?”

Non avevo detto a nessun’altro dove sarei andata. Primo perché era stata una decisione improvvisa, secondo perché non ne avevo avuto il tempo e terzo … beh, non ci credevo ancora neppure io.

“Non lo so. Dove sei?”

“Sono in Scozia” risposi tutto d’un fiato.

Ero uscita dal pub e l’aria fredda mi colpì in pieno viso. Rabbrividì ma continuai a sorridere

“Palle!”

“Ti giuro, Luca”

“Davvero? Sei davvero in Scozia? Perché non me lo hai detto? Sei una stronza … avresti dovuto dirmelo! Ci eravamo promessi di andarci insieme!”

In effetti aveva ragione. La promessa risaliva all’anno precedente. Ci eravamo promessi che appena laureati avremmo fatto un viaggio in Scozia assieme. Una terra magica che affascinava entrambi.

“Hai ragione, ma è stata una cosa improvvisa e credimi fino ad ora ho avuto pochissimo tempo anche solo per riuscire a rielaborare la cosa”

Gli spiegai brevemente tutta la storia tralasciando di parlargli di Gerard.

“Oh, poveri. Mi spiace”

Ve l’ho detto che è anche piuttosto empatico?

“Si, infatti. Beh, ho un’altra sorpresa” continuai tornando a sorridere.

“Racconta bella, sono tutto orecchi”

“Sono ospite a casa dei Butler. La loro famiglia conosce la mia da anni”

“Butler? Cazzo hanno lo stesso cognome del nostro attore preferito … Butler deve essere un nome comune lì. Strano non lo avrei pensato” parlava in tono leggero.

“No, Luca. E’ la stessa famiglia” gli svelai sorridendo. Non vedevo l’ora di sentire la sua reazione

“Ma … ma come? Che accidenti stai cercando di dirmi?” ora la sua voce si era alzata di due ottave.

Sicuramente era scattato a sedere.

Forse sta iniziando a capire…

“Adesso non ti arrabbiare e resta calmo, ok? Vedi io e la mamma siamo ospiti a casa sua. Anzi stasera sono uscita con lui e con alcuni suoi amici”

Silenzio all’altro capo del telefono

“Luca? Luca ci sei?”

Che fosse svenuto dalla sorpresa?

“Mi stai prendendo per il culo?“ la sua voce era tesa

“No, Luca te lo giuro. E’ tutto vero! Ho conosciuto Gerard Butler, sono uscita con lui e sono ospite in casa sua” detta così poteva sembrare davvero una barzelletta, ma era la verità.

Lui era ancora silenzioso.

Dopo parecchi secondi che mi sembrarono ore finalmente la sua reazione arrivò. Cominciò a gridare come un forsennato. Senza rendermene conto cominciai ad urlare anche io e ridere da sola come una pazza.

“Oh mio Dio! Oh mio Dio! Non ci posso credere! Non ci posso credere … Oh mio Dio!” io continuavo a ridere ed urlare     “Oh mio Dio! Sei la stronza più fortunata di questo mondo. Di questa fottutissima galassia! Oh mio Dio, Gerard Butler. Non ci posso credere!”  urlava a crepapelle.

 

 

 

 

“Tutto bene?” Gerard scrutava il mio viso. Aveva corrugato la fronte.

Non lo avevo sentito arrivare e non potei evitare di sobbalzare.

“Aspetta un secondo Luca” mi voltai completamente verso di lui per incontrare i suoi occhi.

“Si tutto bene” annuì sorridendo

Passare dall’italiano all’inglese mi richiese qualche secondo.

“Ti ho sentita gridare … e sono venuto a controllare” ammise accarezzandomi il viso

Oh, che dolce!

“Scusa, non volevo farti preoccupare. Stavo parlando con Luca e mi sono messa a gridare. Ma sto bene, tranquillo”

Lui si accigliò qualche secondo poi annuì e rientrò dentro. Lo seguì con lo sguardo per poi riavvicinare il cellulare all’orecchio.

“Luca?” chiesi tornando a parlare con quel matto del mio migliore amico

“Non mi dire che stavi parlando con lui…” mi domandò con voce acuta

“Si, era lui.” ammisi con un sorriso

“Oh mio Dio. Ma allora è vero! E’ tutto vero. Oh mio Dio. Ti invidio, sono verde d’invidia Soph!” scoppiai a ridere.

Parlammo ancora per qualche minuto. Volevo sapere come stava e cosa faceva. Riagganciai dopo non so quanto tempo promettendogli che l’avrei richiamato presto.                                                  

 

 

Quando rientrai sorridevo ancora. Mi avvicinai al tavolo e con calma tornai a sedermi al mio posto.

“Tutto a posto?” s’informò Gerard abbracciandomi

“Si, tutto bene” risposi annuendo

“Sei gelata” commentò sfregandomi le braccia cercando di scaldarmi.

“Ho freddo infatti”

Sbadigliai e lui mi posò un lieve bacio sulla tempia “Hai sonno?”

“Ah- ah” annuì sbadigliando ancora

Anna e Jack in quel momento si alzarono e salutarono tutti dicendo che era tardi e volevano andare a dormire. Li salutai con calore e poco dopo ci alzammo anche noi.

“George, Chris noi andiamo. Volete un passaggio?” chiese Gerard obbligandomi a mettere la sua giacca. Ero stanca e avevo sonno perciò non feci storie, anzi lo apprezzai.

“Si, grazie” annuirono entrambi alzandosi

“Andate via?”  domandò Mark

“Si, amico.  Soph ha sonno ed io sono un po’ stanco” ammise Gerard

Salutammo anche Mark e Colin ed uscimmo.

George abbracciò la sorella e ci precedettero. Per fortuna la macchina non era lontana.

 

Salendo all’interno rabbrividì; eravamo in estate ma sembrava autunno.

“Allora Soph, ti sei divertita?” mi chiese Chris allegra

“Si, molto. Siete stati tutti gentilissimi e divertenti. Soprattutto tu George: sei il mio preferito!”

“Oh, cavolo. E adesso chi lo sopporta più!” ribatté Gerard ridendo assieme a Chris

“Sei solo geloso, mio caro” ribattè George a tono “Sentito? Sono il suo preferito!”

Ridacchiai felice. Erano un gruppo davvero forte.

Accompagnammo i due fratelli fin sotto casa e scendendo salutai entrambi abbracciandoli.

Li salutammo con la mano e risalimmo in auto partendo.

“Oh, sto morendo di sonno” dichiarai tra uno sbadiglio e l’altro

“Ti sei divertita?”

“Moltissimo. I tuoi amici sono fantastici. Rumorosi ma divertenti. Molto divertenti”

Scoppiò a ridere “Beh, anche tu sei piaciuta loro. Non dicevano altro quando sei uscita”

“Davvero?” chiesi

“Si, davvero. Continuavano a ripetere quanto fossi carina e simpatica e gentile. Sei piaciuta a tutti, soprattutto a Chris ed Anna. E George ormai è cotto!”

Il cancello d’ingresso si aprì lasciandoci passare.

 

La casa era buia e silenziosa. Sicuramente la mamma e Margaret erano già a letto.

“Ho sete. Prendo un bicchiere d’acqua” annunciai sbadigliando

“Ti faccio compagnia”

Si appoggiò al lavello mentre riempivo due bicchieri di acqua.

“Chi è Luca?” chiese prendendo in mano il bicchiere e guardandomi.

La sua domanda mi spiazzò.

“Luca è un amico dell’università. Il mio migliore amico” risposi portandomi il bicchiere alle labbra e bevendone un altro sorso

“Capisco” asserì annuendo  “Ed è solo un amico?”

Io sorrisi e strinsi gli occhi a fessura. Aveva parlato veloce e forse avevo capito male.

“Come mai tutto questo interesse, Gerard?” domandai inarcando un sopracciglio.

Lui si accigliò e rimase a fissarmi per qualche minuto. Ormai aveva finito di bere, quindi posò il bicchiere nel lavandino. Sembrava sveglio, molto più di me, e il suo sguardo era vigile.

“Rispondi alla domanda Sophie” aveva usato di nuovo quel suo tono arrogante.

Ora però … non sembra essere solo curiosità la sua!

Un sorriso malizioso fece capolino sul mio viso “Come mai ti interessa?” domandai ancora senza rispondergli.

Lui si avvicinò, mi prese il bicchiere dalle mani e lo appoggiò sul tavolo. “Tutto ciò che ti riguarda mi interessa. Ora rispondi alla mia domanda”

Tutto ciò che ti riguarda mi interessa???? E questo che diavolo vuol dire?

“Qual’era la domanda?” ricordavo perfettamente quale fosse la sua domanda

“Questo tuo amico, questo Luca. E’ solo questo? E’ solo un amico?” mi studiava con uno sguardo strano. Sembrava come in attesa di qualcosa.

Il suo aroma mi confondeva così non riuscì a rimanere impassibile o a negare.

“Si, è solo un amico” risposi annuendo

“Sei sicura?” ora mi accarezzava la guancia con il pollice

Si era avvicinato ancora di più. Ora i nostri corpi si sfioravano.

“Assolutamente, visto che gli piacciono i ragazzi” affermai.

Lui poco dopo sollevò entrambe le sopracciglia. Non aveva capito…

“E’ gay!” gli spiegai. Ora non ci sarebbero più stati dubbi.

Mi lasciò andare e le sue mani tornarono lungo i suoi fianchi. Aveva voltato la testa ed ora quasi sembrava non ci fossi.

Si è comportato così solo per ottenere l’informazione che voleva.

Lo sorpassai e salì le scale. Ero arrabbiata. Arrabbiata con me stessa.

Perché diavolo non riuscivo a tenerlo lontano? Odiavo l’effetto che aveva sul mio corpo.

Poco dopo sentì dei passi dietro di me.

“Buonanotte” annunciai fredda senza voltarmi.

Avevo quasi afferrato la maniglia della mia stanza quando mi prese un braccio bloccandomi e dopo una veloce giravolta mi obbligò a guardarlo “Niente bacio?” domandò malizioso

“No, niente bacio! Non te lo meriti”

“Perché? Cosa ho fatto?” sembrava il ritratto dell’innocenza il maledetto.

“Qual’era il motivo del terzo grado di poco fa?” domandai incrociando le braccia al petto

“Ero curioso” rispose sollevando le spalle con noncuranza.

La faceva facile lui. Si abbassò e avvicinò le sue labbra alle mie.

“Solo curioso?”

“Curioso e un pizzico geloso” dichiarò in un soffio prima di prendermi il mento e baciarmi.

Non avrei mai immaginato di sentirglielo dire. E forse fu proprio quello che mi permise, quella sera, di lasciarmi andare. Di arrendermi ai suoi modi.

 

Le sue labbra erano soffici, leggere. Si muovevano con maestria, quasi sapessero già quale fosse il loro compito. Mi prese il labbro inferiore tra i denti tirandolo un poco e mordicchiandolo.

Mi faceva impazzire. Tutto in lui mi dava alla testa, il suo corpo, il suo tocco, il suo profumo, persino i suoi modi. Con la lingua ne seguì il contorno più volte finché con un gemito le dischiusi completamente. Ne approfittò subito e con voracità la sua lingua cominciò ad esplorare la mia bocca per poi unirsi ed intrecciarsi con la mia.

Mi alzai sulle punte e gli cinsi il collo con le braccia.

Cominciai ad accarezzargli la nuca per poi intrecciare le dita ai suoi capelli. Lui con un gemito mi spinse con forza contro la porta.

Battei la schiena contro lo stipite della porta ma non vi badai anzi mi aggrappai a lui con ancora più forza. Il bacio s’intensificò e divenne quasi famelico. Il mio corpo desiderava di più ma la mia mente remava in senso contrario.

Magari c’è qualcuna che lo aspetta a Londra… non ci hai pensato?            

Poco dopo si allontanò per riprendere fiato. Quando però tentò di riavvicinarsi mi scostai, allontanandolo.

Inizialmente sembrò indispettito da quel rifiuto ma dopo qualche minuto annuì.

“Buonanotte” mi sussurrò all’orecchio.

Avevo il fiato corto. Mi baciò ancora, più delicatamente.

Rientrai in camera e mi lasciai scivolare sul letto.

Voglio davvero continuare questa cosa con lui? Non so nemmeno cosa ci sia … abbiamo caratteri ed opinioni completamente differenti!

Beh, certo ci conosciamo da nemmeno una settimana!

  
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