XVII Capitolo
“Io
conosco un pub qui vicino” propose Mark
“Si, il Goonie’s e tra
l’altro ci si arriva a piedi” aggiunse Colin
“Bene, andiamoci”
esclamarono in coro George e Jack
“Ve
la sentite o preferite tornare a casa?” domandò Gerard a me e Chris
“Va benissimo”
dichiarai guardando Chris che annuì positivamente
L’aria della sera
era fredda e sapeva di pioggia. Mi strinsi le braccia cercando di riscaldarmi.
Poi sentì una giacca cadermi sulle spalle. Gerard mi aveva ceduto la sua e mi
poggiava un braccio sulle spalle.
Lo ringraziai
appoggiandomi a lui.
L’insegna del locale
divenne finalmente visibile e vi arrivammo in pochi minuti. Appena entrati una cameriera ci si parò di
fronte, accompagnandoci ad un lungo tavolo rettangolare e facendoci sedere
tutti.
“Bene Sophie.
Parlaci un po’ di te” esordì Jack guardandomi
Due secondi dopo tutti
gli sguardi di quel tavolo si posarono su di me … arrossì imbarazzata.
“Ehm … cosa posso
dire? Sono arrivata da poco e sto a casa di Gerard. Mi sono appena laureata ed
ora sono in vacanza” raccontai in breve
“Anna ci ha detto
che sei italiana”
Sorrisi “Si, è
vero. Sono nata e cresciuta in Italia”
“E come hai
conosciuto Gerard?” domandò Mark
Fortunatamente il
diretto interessato prese la parola risparmiandomi una lunga e complicata spiegazione
“E’ la figlia della
migliore amica di mia madre. Entrambe sono ospiti a casa nostra”
Aveva tralasciato il
perché. Margaret aveva chiamato mia madre in seguito alla morte del marito, il
padre di Gerard. Gli presi la mano e lo guardai. Lui rispose stringendomela e
avvicinandola al volto.
“Da
quanto state insieme?” chiese Mark, notando il nostro gesto
“Non stanno assieme.
Sono solo amici!” esclamò quasi gridando George
Forse
aveva bevuto un pò troppo…
“Sophie è la mia
ragazza. Vero Sophie?” aggiunse poco dopo meritandosi una gomitata nello
stomaco da parte di sua sorella Chris e un’occhiataccia di Gerard
“Non ti piacciono
proprio i denti che hai, vero George?” ringhiò lui in direzione dell’amico che
rispose con un ghigno beffardo
La cameriera si
avvicinò a noi e finalmente potemmo ordinare da bere. Presero tutti una birra
mentre io puntai su un analcolico alla frutta.
“Non mi piace la
birra” dichiarai in risposta alla muta domanda di tutti gli sguardi perplessi
Gerard scosse la testa
sconsolato. “Qui siamo in Scozia, Sophie. La birra è un must come da voi lo è
la pizza”
Io alzai le spalle e
ringraziai in silenzio quando la cameriera mi porse il mio bicchiere.
“E voi invece? Da
quanto tempo vi conoscete?” domandai dopo un lungo sorso del mio cocktail. Era
squisito, delicato e al sapore di pesca.
“Jack, Colin, Gerard
e George si conoscono fin da piccoli. Andavano a scuola assieme” spiegò Anna
con un sorriso
“Mentre Mark lo
abbiamo incontrato dopo. Al gruppo due anni fa si è aggiunta anche la piccola
Chris” aggiunse Jack abbracciando la fidanzata e scompigliando i capelli
all’amica
“Anche se Gerard ci
fa l’onore della sua presenza solo quando torna a casa. Vero, G-boy?” aggiunse
George con un sorriso ironico rivolto un po’ a tutti.
G-boy? Era un diminutivo?
“Forse non ti
conviene tirare troppo la corda, George. In caso contrario ti ritroveresti presto
a dover prenotare una visita dal dentista!” lo provocò Jack facendo ridere tutti
“E non ci andresti
sulle tue gambe. Ci andresti in barella! O magari ti faccio risparmiare e te li
faccio raccogliere da terra seduta stante!” aggiunse Gerard con un ghigno
“Ma fanno sempre
così?” domandai a bassa voce a Chris che subito scoppiò a ridere
“Oh,
ma stasera non è niente” si intromise Anna “Avresti dovuto vederli a scuola.
Saresti morta dalle risate” continuò ridendo
“Perche?”
“Litigavano sempre e
per delle sciocchezze, sembravano cane e gatto. E la maggior parte delle volte
arrivavano alle mani. A noi toccava il compito di intervenire per dividerli. Come
se non bastasse dovevamo pure stare attenti a non prenderle pure noi… sai calci
e pugni volanti sono dolorosi!” continuò a raccontare Jack
“Si esatto. Peccato
che quello che le prendeva era sempre George” aggiunse Chris sghignazzando
“Certo, perché
Gerard è sempre stato grosso come una montagna, anche da bambino! E poi era un
prepotente. Voleva decidere sempre tutto lui. Si era auto-eletto a capo e
paladino di tutti! O facevi come diceva lui o ti ritrovavi con un occhio nero!”
esclamò indignato George
“Questo non mi
stupisce affatto! Fa il prepotente e l’arrogante anche adesso cercando di obbligarmi
a fare come vuole lui” dichiarai annuendo partecipe
“Ma non mi riesce
molto bene a quanto pare” aggiunse Gerard guardandomi
“Solo
perché io non cedo” aggiunsi sollevando un sopracciglio
“Allora, vuol dire
che dovrò impegnarmi di più “ continuò con un sorriso sghembo
“L’importante
è crederci!”
“Ecco, visto?!? Che
vi avevo detto? E’ la ragazza più cocciuta che abbia mai conosciuto! Qualsiasi
cosa dico lei deve controbattere. Se non lo fa non è contenta ” disse tornando
a guardare gli altri ma parlando di me
“Che
bugiardo patentato! Non è assolutamente vero” ribattei “Sei tu che ti poni sempre in maniera autoritaria
e pretenziosa. Non è mica colpa mia se abbiamo opinioni diverse! Dovresti imparare
ad essere un po’ più cortese con le persone e forse, e dico forse, riusciresti
a risultare meno arrogante. La colpa è solo tua”
“Visto? Cerca di
intortarmi con le sue chiacchiere”
“Non cerco di
intortarti … ma solo di farti capire … dovrei forse evitare di dirti come la
penso? Beh, non ci contare perché…”
Faceva finta di non
sentirmi.
“Oh
sei impossibile!” mi arresi alzando le mani
“Amen, sorella!”
esclamò George alzando il suo boccale al cielo e provocando l’ilarità della
tavolata
“Beh, si direbbe che
tu abbia trovato qualcuna capace di tenerti testa, amico!” aggiunse Jack
ridacchiando
“Pare proprio anche
a me. Pane per i tuoi denti!” rincarò la dose Anna
Io e Gerard ci
guardavamo negli occhi come a sfidarci.
“Io tifo per Sophie.
Spero che ti metta al tappeto una volta per tutte” mi spalleggiò George
“Noi pure”
dichiararono insieme Anna e Chris.
Alzai un
sopracciglio, lo guardai e sorrisi divertita
“Mmm, vedremo” affermò
lui distogliendo lo sguardo
Pochi secondi dopo
tornò a cingermi la vita e sia Anna sia Chris sorrisero in segno di
incoraggiamento. Guardai il telefono e notai che erano quasi le due di notte.
Avevo ricevuto un
messaggio. Era di Luca, il mio migliore amico. Voleva sapere come stavo e cosa
facevo. Il messaggio l’aveva inviato pochi minuti prima così decisi di
chiamarlo.
“Ciao Luca” lo
salutai
Parlavo in italiano
ma nonostante questo mi alzai dal tavolo e mi allontanai
Non
è educato parlare al telefono quando si è in presenza di altre persone.
“Ciao tesoro come
stai?” aveva una voce squillante che mi faceva sempre sorridere.
Avevo conosciuto
Luca, quasi per caso, al primo anno di università e avevamo subito stretto
amicizia. Un ragazzo simpaticissimo e intelligente, acuto anche se
tremendamente sensibile. Molto più della sottoscritta che da sempre era
soprannominata la fontana umana! Andare a fare shopping con lui e farmi
consigliare su abbigliamento e scarpe era stupendo, oppure passare giornate intere
a leggere romanzi o andare al cinema. Al secondo anno mi confidò di essere
omosessuale ma questo lo avevo già intuito molto tempo prima.
Era il mio migliore
amico in assoluto.
“Oh, Luca. Sono così
contenta di sentirti. Ho un sacco di novità da raccontarti. Sei seduto?”
“In
realtà sono sdraiato sul divano. Va bene lo stesso?”
“Non ci crederai mai.
Indovina dove sono?”
Non avevo detto a
nessun’altro dove sarei andata. Primo perché era stata una decisione
improvvisa, secondo perché non ne avevo avuto il tempo e terzo … beh, non ci
credevo ancora neppure io.
“Non lo so. Dove
sei?”
“Sono in Scozia” risposi
tutto d’un fiato.
Ero uscita dal pub e
l’aria fredda mi colpì in pieno viso. Rabbrividì ma continuai a sorridere
“Palle!”
“Ti giuro, Luca”
“Davvero? Sei
davvero in Scozia? Perché non me lo hai detto? Sei una stronza … avresti dovuto
dirmelo! Ci eravamo promessi di andarci insieme!”
In effetti aveva
ragione. La promessa risaliva all’anno precedente. Ci eravamo promessi che
appena laureati avremmo fatto un viaggio in Scozia assieme. Una terra magica che
affascinava entrambi.
“Hai ragione, ma è
stata una cosa improvvisa e credimi fino ad ora ho avuto pochissimo tempo anche
solo per riuscire a rielaborare la cosa”
Gli spiegai
brevemente tutta la storia tralasciando di parlargli di Gerard.
“Oh, poveri. Mi
spiace”
Ve
l’ho detto che è anche piuttosto empatico?
“Si, infatti. Beh,
ho un’altra sorpresa” continuai tornando a sorridere.
“Racconta
bella, sono tutto orecchi”
“Sono ospite a casa
dei Butler. La loro famiglia conosce la mia da anni”
“Butler? Cazzo hanno
lo stesso cognome del nostro attore preferito … Butler deve essere un nome
comune lì. Strano non lo avrei pensato” parlava in tono leggero.
“No, Luca. E’ la
stessa famiglia” gli svelai sorridendo. Non vedevo l’ora di sentire la sua
reazione
“Ma … ma come? Che accidenti
stai cercando di dirmi?” ora la sua voce si era alzata di due ottave.
Sicuramente era
scattato a sedere.
Forse sta iniziando a capire…
“Adesso non ti
arrabbiare e resta calmo, ok? Vedi io e la mamma siamo ospiti a casa sua. Anzi
stasera sono uscita con lui e con alcuni suoi amici”
Silenzio all’altro
capo del telefono
“Luca? Luca ci sei?”
Che
fosse svenuto dalla sorpresa?
“Mi stai prendendo
per il culo?“ la sua voce era tesa
“No, Luca te lo
giuro. E’ tutto vero! Ho conosciuto Gerard Butler, sono uscita con lui e sono
ospite in casa sua” detta così poteva sembrare davvero una barzelletta, ma era
la verità.
Lui era ancora
silenzioso.
Dopo parecchi
secondi che mi sembrarono ore finalmente la sua reazione arrivò. Cominciò a
gridare come un forsennato. Senza rendermene conto cominciai ad urlare anche io
e ridere da sola come una pazza.
“Oh mio Dio! Oh mio
Dio! Non ci posso credere! Non ci posso credere … Oh mio Dio!” io continuavo a
ridere ed urlare “Oh mio Dio! Sei la stronza più fortunata di
questo mondo. Di questa fottutissima galassia! Oh mio Dio, Gerard Butler. Non
ci posso credere!” urlava a crepapelle.
“Tutto bene?” Gerard
scrutava il mio viso. Aveva corrugato la fronte.
Non lo avevo sentito
arrivare e non potei evitare di sobbalzare.
“Aspetta un secondo
Luca” mi voltai completamente verso di lui per incontrare i suoi occhi.
“Si tutto bene”
annuì sorridendo
Passare
dall’italiano all’inglese mi richiese qualche secondo.
“Ti ho sentita
gridare … e sono venuto a controllare” ammise accarezzandomi il viso
Oh,
che dolce!
“Scusa, non volevo
farti preoccupare. Stavo parlando con Luca e mi sono messa a gridare. Ma sto
bene, tranquillo”
Lui si accigliò
qualche secondo poi annuì e rientrò dentro. Lo seguì con lo sguardo per poi
riavvicinare il cellulare all’orecchio.
“Luca?” chiesi
tornando a parlare con quel matto del mio migliore amico
“Non mi dire che
stavi parlando con lui…” mi domandò con voce acuta
“Si, era lui.” ammisi
con un sorriso
“Oh mio Dio. Ma
allora è vero! E’ tutto vero. Oh mio Dio. Ti invidio, sono verde d’invidia
Soph!” scoppiai a ridere.
Parlammo ancora per
qualche minuto. Volevo sapere come stava e cosa faceva. Riagganciai dopo non so
quanto tempo promettendogli che l’avrei richiamato presto.
Quando rientrai
sorridevo ancora. Mi avvicinai al tavolo e con calma tornai a sedermi al mio posto.
“Tutto a posto?” s’informò
Gerard abbracciandomi
“Si, tutto bene” risposi
annuendo
“Sei gelata”
commentò sfregandomi le braccia cercando di scaldarmi.
“Ho freddo infatti”
Sbadigliai e lui mi
posò un lieve bacio sulla tempia “Hai sonno?”
“Ah- ah” annuì
sbadigliando ancora
Anna e Jack in quel
momento si alzarono e salutarono tutti dicendo che era tardi e volevano andare
a dormire. Li salutai con calore e poco dopo ci alzammo anche noi.
“George, Chris noi
andiamo. Volete un passaggio?” chiese Gerard obbligandomi a mettere la sua
giacca. Ero stanca e avevo sonno perciò non feci storie, anzi lo apprezzai.
“Si, grazie”
annuirono entrambi alzandosi
“Andate via?” domandò Mark
“Si, amico. Soph ha sonno ed io sono un po’ stanco” ammise
Gerard
Salutammo anche Mark
e Colin ed uscimmo.
George abbracciò la
sorella e ci precedettero. Per fortuna la macchina non era lontana.
Salendo all’interno
rabbrividì; eravamo in estate ma sembrava autunno.
“Allora Soph, ti sei
divertita?” mi chiese Chris allegra
“Si, molto. Siete
stati tutti gentilissimi e divertenti. Soprattutto tu George: sei il mio
preferito!”
“Oh, cavolo. E
adesso chi lo sopporta più!” ribatté Gerard ridendo assieme a Chris
“Sei solo geloso, mio
caro” ribattè George a tono “Sentito? Sono il suo preferito!”
Ridacchiai felice.
Erano un gruppo davvero forte.
Accompagnammo i due
fratelli fin sotto casa e scendendo salutai entrambi abbracciandoli.
Li salutammo con la
mano e risalimmo in auto partendo.
“Oh, sto morendo di
sonno” dichiarai tra uno sbadiglio e l’altro
“Ti sei divertita?”
“Moltissimo. I tuoi
amici sono fantastici. Rumorosi ma divertenti. Molto divertenti”
Scoppiò a ridere “Beh,
anche tu sei piaciuta loro. Non dicevano altro quando sei uscita”
“Davvero?” chiesi
“Si, davvero.
Continuavano a ripetere quanto fossi carina e simpatica e gentile. Sei piaciuta
a tutti, soprattutto a Chris ed Anna. E George ormai è cotto!”
Il cancello
d’ingresso si aprì lasciandoci passare.
La casa era buia e
silenziosa. Sicuramente la mamma e Margaret erano già a letto.
“Ho sete. Prendo un
bicchiere d’acqua” annunciai sbadigliando
“Ti faccio
compagnia”
Si appoggiò al
lavello mentre riempivo due bicchieri di acqua.
“Chi è Luca?” chiese
prendendo in mano il bicchiere e guardandomi.
La sua domanda mi spiazzò.
“Luca è un amico
dell’università. Il mio migliore amico” risposi portandomi il bicchiere alle
labbra e bevendone un altro sorso
“Capisco” asserì
annuendo “Ed è solo un amico?”
Io sorrisi e strinsi
gli occhi a fessura. Aveva parlato veloce e forse avevo capito male.
“Come mai tutto
questo interesse, Gerard?” domandai inarcando un sopracciglio.
Lui si accigliò e
rimase a fissarmi per qualche minuto. Ormai aveva finito di bere, quindi posò
il bicchiere nel lavandino. Sembrava sveglio, molto più di me, e il suo sguardo
era vigile.
“Rispondi alla
domanda Sophie” aveva usato di nuovo quel suo tono arrogante.
Ora
però … non sembra essere solo curiosità la sua!
Un sorriso malizioso
fece capolino sul mio viso “Come mai ti interessa?” domandai ancora senza
rispondergli.
Lui si avvicinò, mi
prese il bicchiere dalle mani e lo appoggiò sul tavolo. “Tutto ciò che ti riguarda
mi interessa. Ora rispondi alla mia domanda”
Tutto
ciò che ti riguarda mi interessa???? E questo che diavolo vuol dire?
“Qual’era la
domanda?” ricordavo perfettamente quale fosse la sua domanda
“Questo tuo amico,
questo Luca. E’ solo questo? E’ solo un amico?” mi studiava con uno sguardo
strano. Sembrava come in attesa di qualcosa.
Il suo aroma mi confondeva
così non riuscì a rimanere impassibile o a negare.
“Si, è solo un amico”
risposi annuendo
“Sei sicura?” ora mi
accarezzava la guancia con il pollice
Si era avvicinato
ancora di più. Ora i nostri corpi si sfioravano.
“Assolutamente,
visto che gli piacciono i ragazzi” affermai.
Lui poco dopo
sollevò entrambe le sopracciglia. Non aveva capito…
“E’ gay!” gli
spiegai. Ora non ci sarebbero più stati dubbi.
Mi lasciò andare e le sue mani tornarono lungo i suoi fianchi. Aveva voltato la
testa ed ora quasi sembrava non ci fossi.
Si è comportato
così solo per ottenere l’informazione che voleva.
Lo sorpassai e salì le
scale. Ero arrabbiata. Arrabbiata con me stessa.
Perché diavolo non
riuscivo a tenerlo lontano? Odiavo l’effetto che aveva sul mio corpo.
Poco dopo sentì dei
passi dietro di me.
“Buonanotte”
annunciai fredda senza voltarmi.
Avevo quasi afferrato
la maniglia della mia stanza quando mi prese un braccio bloccandomi e dopo una
veloce giravolta mi obbligò a guardarlo “Niente bacio?” domandò malizioso
“No, niente bacio! Non
te lo meriti”
“Perché? Cosa ho
fatto?” sembrava il ritratto dell’innocenza il maledetto.
“Qual’era il motivo
del terzo grado di poco fa?” domandai incrociando le braccia al petto
“Ero curioso”
rispose sollevando le spalle con noncuranza.
La faceva facile
lui. Si abbassò e avvicinò le sue labbra alle mie.
“Solo curioso?”
“Curioso e un
pizzico geloso” dichiarò in un soffio prima di prendermi il mento e baciarmi.
Non avrei mai
immaginato di sentirglielo dire. E forse fu proprio quello che mi permise,
quella sera, di lasciarmi andare. Di arrendermi ai suoi modi.
Le sue labbra erano soffici,
leggere. Si muovevano con maestria, quasi sapessero già quale fosse il loro
compito. Mi prese il labbro inferiore tra i denti tirandolo un poco e
mordicchiandolo.
Mi faceva impazzire.
Tutto in lui mi dava alla testa, il suo corpo, il suo tocco, il suo profumo,
persino i suoi modi. Con la lingua ne seguì il contorno più volte finché con un
gemito le dischiusi completamente. Ne approfittò subito e con voracità la sua
lingua cominciò ad esplorare la mia bocca per poi unirsi ed intrecciarsi con la
mia.
Mi alzai sulle punte
e gli cinsi il collo con le braccia.
Cominciai ad
accarezzargli la nuca per poi intrecciare le dita ai suoi capelli. Lui con un gemito
mi spinse con forza contro la porta.
Battei la schiena contro
lo stipite della porta ma non vi badai anzi mi aggrappai a lui con ancora più
forza. Il bacio s’intensificò e divenne quasi famelico. Il mio corpo desiderava
di più ma la mia mente remava in senso contrario.
Magari
c’è qualcuna che lo aspetta a Londra… non ci hai pensato?
Poco dopo si allontanò
per riprendere fiato. Quando però tentò di riavvicinarsi mi scostai,
allontanandolo.
Inizialmente sembrò
indispettito da quel rifiuto ma dopo qualche minuto annuì.
“Buonanotte” mi
sussurrò all’orecchio.
Avevo il fiato corto.
Mi baciò ancora, più delicatamente.
Rientrai in camera e
mi lasciai scivolare sul letto.
Voglio
davvero continuare questa cosa con lui? Non so nemmeno cosa ci sia … abbiamo
caratteri ed opinioni completamente differenti!
Beh,
certo ci conosciamo da nemmeno una settimana!