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Autore: Sprichwort    11/08/2011    4 recensioni
Cit: “Ovvio” rispondo ridendo, con una strana risata che mi da fastidio. Ma ho sempre riso così? Sembro quasi… cinica. Scuoto la testa per non pensarci, fingendo un sorriso che fa fatica ad uscire. “Comunque… è stato il miglior sesso della mia vita” mi dice facendomi l’occhiolino.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: Capitolo 6

“Buongiorno a tutti” dico con un sorriso tirato entrando in ufficio. Volti inespressivi mi fissano, altri mi ignorano. Annie mi fa un timido sorriso, a cui rispondo grata. Mi porge lo Starbucks.
“Cos’è?” le chiedo. Vedo il dubbio incrinare il suo sorriso.
“Cappuccino extralarge con schiuma e vaniglia” mi dice, ora visibilmente angosciata. Le sorrido di nuovo.
“Oggi non mi va, grazie. Ma mi sembra di ricordare che la vaniglia ti piaccia, bevilo tu”. Mi volto verso il mio staff e vedo volti attoniti che mi guardano.
“Sono stata una stronza” dico, attirando l’attenzione di tutti “e me ne rendo conto solo ora. Non so bene quando, ma ad un certo punto ho perso il contatto con la mia vita. Vivevo solo per lavorare, e non m’importava nient’altro. Ho fatto tanti errori… troppi. E ora sto provando a rimediare. So che per voi non sarà facile perdonarmi all’improvviso, specialmente visto come mi sono comportata con voi, ma vi chiedo… di provarci”. Un sorriso timido mi nasce spontaneo. Da dietro di me, Annie inizia a battere piano le mani i segno di incoraggiamento, seguita pian piano dallo staff al completo. Inizio a ridere, ma qualcosa dentro di me si spezza.
Non so perché, ma quell’applauso mi fa pensare che sono ancora una stronza. Almeno per una persona. Questo pensiero mi colpisce in pieno petto.
Mi volto verso Annie, so di sembrare nel panico più completo. Lo sono.
Lei mi guarda allarmata.
“Tutto bene?” mi chiede.
“No. Cioè sì, ma no, e… devo scappare. Occupati tu dell’ufficio per oggi” le grido mentre sparisco di nuovo nell’ascensore.

Quando arrivo a casa ho il fiatone.
Lui non c’è.
Mi lascio scivolare di fianco alla porta, le gambe strette al petto e un dolore lancinante il gola. Cerco di respirare. Aspetto. E aspetto.
Stringo ancora più forte le gambe a me, sperando che il groviglio doloroso che ho nel petto si sciolga.
Tutto inutile.
Immagini di lui mi attraversano la mente. Immagini di noi, insieme.
Quanto sono stata stupida. Lo amavo. Lo amo. E l’ho dato per scontato per così tanto tempo che forse non merito neanche più un briciolo di amore.
Di certo non del suo.
L’ascensore che si apre mi riporta alla realtà. E lui appare.
Lo sguardo perso, triste, la camicia spiegazzata e le occhiaie profonde. Lui, che è sempre così perfetto. Appena mi vede si blocca, stupito, e la rabbia inizia a farsi strada nei suoi occhi. Assieme al dolore.
“Sono una stronza” dico tutto d’un fiato, mentre una lacrima scende dispettosa dai miei occhi. La asciugo in fretta. Non ora. Respira, mi dico. Lui mi guarda in silenzio.
“Hai… hai ragione, sono una stronza egoista ed egocentrica. Ma non sono sempre stata così, lo sai. Ti ricordi com’ero prima? Il mio lavoro non era il centro di tutto. Era… beh, in effetti eri tu. E io non so cosa dire, non so neppure come scusarmi, quali parole usare. Perché non ci sono giustificazioni per quella sera. Né… né per gli ultimi anni. Ti prego, ti prego, scusami, io…” la voce mi si blocca in gola.
Sembra riprendere il controllo di se stesso. Con calma apre la porta e mi fa entrare in casa. Tira fuori dal freezer una bottiglia di vodka e un bicchiere ghiacciato. Poi mi guarda.
“Sì” dice, la voce fredda quasi quando quel liquido trasparente “sei una stronza egoista ed egocentrica”. Tutta questa sicurezza, la sua tranquillità, sono solo una facciata. Dentro brucia di rabbia. Ed è solo colpa mia. Crollo per terra, non riuscendo più a controllare il pianto.
Lui non si muove.
Non so dire quanto tempo passi.
Quando finalmente mi calmo, lo guardo. Lo trovo nella stessa posizione in cui l’ho lasciato prima, lo sguardo rivolto verso la bottiglia ancora chiusa. Mi accorgo che ha gli occhi lucidi. Mi alzo e cerco di abbracciarlo, ma mi sposta con un gesto secco
“Non… è… così semplice” dice a fatica, la voce rotta dal pianto e gli occhi lucidi.
Oh mio Dio. Io.
Io ho fatto questo.
Sono la persona più terribile del mondo.
“Non puoi venire qui, dire che sei una stronza e pretendere che tutto torni come prima, cazzo” mormora. “Io… io non… amore, non volevo, io… non so cosa dire” provo a dirgli quello che sento, ma le parole mi tradiscono e la gola si chiude. Cado per terra mentre riprendo a piangere, e lui si siede di fianco me. Mi abbraccia mentre le lacrime escono da sole, e appoggia le sue labbra sulla mia fronte.
Dio, quanto lo amo. Con calma riprendo finalmente il controllo di me stessa. Lo guardo. Ogni dettaglio del suo viso, tutto quello che mi era sfuggito mentre lo davo per scontato. La sua bocca, così morbida e perfetta. Gli occhi. Quegli occhi così scuri, che al sole diventano color cioccolato, e che mentre facciamo l’amore sono neri come la notte. Mi è mancato, e solo ora mi rendo conto di quanto.
“Scusa” dico non riuscendo a trattenere i singhiozzi.
Sospira, passandosi le mani fra i capelli. Mi guarda.
“Non è così semplice. Mi hai fatto male, mi hai deluso, mi hai tradito, ti sei dimenticata di me. Era come se per te non esistessi. Ma non è sempre stato così, tu non sei sempre stata così. Ci provo, ti prometto che ci proverò a perdonarti. A dimenticare tutto questo. Ma non ti posso assicurare niente. Però piccola” mi dice “non rifarlo più. Ti prego, ti prego, non rifarlo mai più”. Una lacrima si fa strada sul suo volto, ma sono più veloce di lui ad asciugarla.
“Mai” mormoro, sfiorandogli le labbra con un bacio. “Grazie” sussurro.
Non so se mi ha perdonata davvero, non so se l'ha fatto ora o se ci vorrà del tempo perchè questa ferita si rimargini ma l'unica cosa di cui mi importa siamo noi, qui, adesso. Le nostre bocche sembrano fondersi, e pian piano il nostro bacio pretende sempre di più. Mi trovo a slacciare la sua camicia con foga, sento le sue mani che litigano con i miei jeans. In un attimo siamo nudi sul pavimento, allacciati in un bacio senza fine. Le sue mani lasciano scie bollenti sul mio corpo, e quando sfiora il mio piacere penso che potrei impazzire. Ribalto le posizioni e mi trovo sopra di lui.
Adesso si ragiona, penso mentre sento la sua stretta forte e calda sui miei fianchi.
“Ti amo” gli dico di getto. Mi guarda, pensieroso. Per un attimo temo che voglia alzarsi. Poi mi sorride.
“Era un sacco che non me lo dicevi” ride “ti amo da impazzire, amore mio. Non so cosa potrei essere senza di te”. Mi bacia. Poi ancora, ancora e ancora. Ci rotoliamo, stretti l’uno all’altro. E facciamo l’amore. Per terra, sul tavolo, sul tappeto. Nella vasca da bagno. E poi di nuovo sul tappeto.
Beh, avevamo degli arretrati.

Eccoci qua, l'ultimo capitolo della mia prima storia... mi sento un po' strana :-) mi sono divertita a scrivere questa storia che, diciamolo, ad un certo punto ha iniziato ad impossessarsi della mia mente fino a che non l'ho messa per iscritto :-) e spero che vi siate divertite nello stesso modo a leggerla!
Un grazie infinito va a come sempre a
Felle e a Reaver, assidue lettrici e commentatrici che mi hanno fatto tanto arrossire con i loro complimenti *.*
Grazie con tutto il cuore <3 e, come sempre, spero che questo capitolo non vi deluda :-)
Un bacio e buone vacanze a tutti!
Fede <3

  
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