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Autore: Struzzo    12/08/2011    3 recensioni
"Per un attimo gli balenò in mente l’immagine di suo nonno: baffoni bianchi e faccia rossa dopo qualche bicchiere di buon vino.
«Jack» ripeteva sempre agitando le mani come uno sciamano «Caro ragazzo, non devi aver paura delle donne! A parte di tua nonna, che sa essere tanto cattiva se la fai arrabbiare. Come quella volta che.. » e vagava nei suoi ricordi, ma alla fine tornava sempre al succo del discorso «Ho girato il mondo e ho visto tante donne, ma alla fine ho capito una cosa: a loro piace l’uomo deciso, capace di farle innamorare, sognare, pronto a portarle in cima ad una montagna con la sola forza di volontà» e giù un altro bicchiere.
«Ma nipote, fidati di me: fai sempre la cacca prima di uscire con una ragazza. Ti scappa ora? Eh, Jack? Ti scappa la cacca?».
«No, nonno, non mi scappa la cacca».
Momento di silenzio imbarazzante.
«Come scusa?» disse Zoe avvicinandosi al ragazzo «Hai detto “cacca”?» chiese lei sorridendo.
Jack realizzò di aver detto la risposta, che voleva dare al nonno nei ricordi, ad alta voce.
Arrossì."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Adam, tu mi piaci!» disse con assoluta decisione «Sarebbe magnifico se potessimo iniziare a frequentarci!».
Zoe era rossissima in faccia e Jack invidiò il suo coraggio.
Tutti avevano il cuore in gola, avevano assistito alla scena e ora volevano sapere la risposta.
Adam aveva chiuso gli occhi, pensieroso.
Li riaprì.
«Non posso» disse, calmo «Io sono gay».


Il tempo si era fermato, tutto sembrava ruotare attorno a Zoe e Adam, che avevano appena dichiarato due cose pazzesche.
Zoe si era impegnata tanto a trovare il coraggio per dire quelle quattro parole e lui distrusse tutti i suoi sogni.
Tutto tornò alla normalità, il cuore ricominciò a battere e fu Zoe la prima a parlare, sconcertata.
«Tu cosa?»
Adam chiuse gli occhi, paziente.
Un pregio di quel ragazzo era che riusciva ad emanare una calma che faceva cambiare gli stati d’animo di tutte le persone attorno; eppure a Zoe sembrava esserne immune.
«Io sono gay. Fry non è un mio amico, è il mio ragazzo».
Gli sguardi piombarono dritti su di lui, che sorrise e alzò le mani in segno di resa.
«Mi avete scoperto» disse allegro.
Il labbro superiore di Zoe cominciò a tremare dal nervoso e i suoi occhi battevano così velocemente da superare il ritmo delle ali di un colibrì.

Quella sera tutto cessò in un istante. Noi non potevamo che esserne felici, poiché Adam aveva trovato l’amore e la “retta via” e pure Jack, che era all’oscuro di tutto questo, faceva piacere vedere il suo migliore amico in pace con se stesso.
Ma per Zoe fu l’inizio della fine.
Quando venerdì tornarono a scuola, Zoe non era più quella calma e fragile ragazzina bionda: tutt’altro!
Era diventata un mostro dalla quale uscivano i serpenti da capelli e vestiti e il suo sguardo avrebbe fatto terrorizzare la Morte stessa.
Era diventata odiosa.
Una conversazione “tipo” era così:
«Buongiorno Zoe, ti sei ripresa?»
«Ripresa?! Ripresa da cosa?! Dall’essere rifiutata da Adam?! E’ questo che pensi di me?!»
«In verità volevo solo..»
E dopo averti tirato uno schiaffo in faccia, se ne andava.
Il gruppo cercava di riavvicinarsi a lei, ma dopo che Adam negò la sua eterosessualità, Zoe era letteralmente impazzita.
Passarono il fine settimana senza di lei e Jack ce la stava mettendo tutta per riavvicinarsi a Julia, che sembrava fosse sia felice che triste a ritornare “migliori amici”. Eppure si erano sempre voluti così bene.

Lunedì mattina Jack e Julia (che avevano ripreso a fare la strada assieme, stando quasi tutto il tempo in silenzio) si fermarono davanti alla scuola e Jack notò che la ragazza indossava ancora la maglietta che le aveva prestato quel giorno.
Quel giorno..
Quando lui era perdutamente incantato dalla sua bellezza.
Dal suo essere, perché Julia era vera.
«Zoe sembra aver tirato fuori la sua vera personalità» disse Julia squarciando i pensieri del ragazzo.
Lui la fissò e per un attimo fu travolto dall’immenso dei suoi occhi, ma poi, come un salvagente in aiuto di una persona incapace di nuotare, la voce di Zoe invase la sua mente e lui tornò nella realtà.
«Ciao Julia» disse la ragazza salutandola sorridente.
Sembrava esser tornata alla sua “forma base”, quando lei si voltò verso di lui e lo squadrò dalla testa ai piedi.
«Jack» disse con voce quasi schifata «Il ragazzo che mi ha baciata sul ponte senza il mio permesso».
Sapeva che lei non era pienamente in sé stessa, quindi non rispose.
Eppure, per quanto neutrale potesse esser stato, ricevette uno schiaffo.
Julia si mise a ridere quando Zoe se ne andò.
Quel sorriso era stampato così bene; ideato perfettamente per i lineamenti del suo volto.
Jack si stava perdendo ancora, ma questa volta fu Julia a riportarlo indietro.
«Hai ancora intenzione di provarci con lei?».
Le sue guance diventarono leggermente rosse e il suo sguardo si abbassò.
«Non che mi interessi personalmente.. c’è, si.. te lo sto chiedendo da amica» le ultime parole si levarono col vento, che fece andare i capelli di Jack sui suoi occhi.
«Credo di si.. Infondo..» e la scena in camera sua gli tornò alla mente, facendogli venir voglia di baciare Julia, ma continuò la sua frase «..Infondo.. è lei l’unica che mi piace».
Ci fu un momento di silenzio.
Julia si alzò, si mise la tracolla sulla spalla e si diresse verso la scuola.
«Dove vai?» chiese Jack allungando la mano.
«È suonata la campanella, vado».
In verità non era suonato un bel niente.

Alle ultime due ore del Lunedì le classi si univano e si ritrovavano in palestra per fare sport di gruppo, come pallavolo, calcio o pallamano. Oggi toccava alla classe di Jack e Julia, che  era in classe con Zoe.
I due professori delle rispettive classi mandarono questi tre a prendere dei palloni nello sgabuzzino.
Zoe si distaccò dai due, che rimanevano in silenzio e uscì con sette palloni in mano, tenendoli in modo che pure un giocoliere sarebbe stato colpito dalla bravura.
Sbuffò e si diresse verso i due, andandogli addosso e portando i palloni al professore, che si congratulò per la velocità. Era già tanto che Zoe non avesse tirato uno schiaffo pure a lui, visto che aveva lasciato le sue impronte digitali ad almeno una ventina di persone.
Julia si infilò nello sgabuzzino, ma non riusciva a prendere un pallone incastrato nel recipiente; Jack non sapeva se aiutarla o no. Esitò, ma sentì un’immensa spinta dal dietro, che lo scaraventò contro Julia, sbattendo contro gli scaffali. Era appena stato colpito da un calcio e pure potente!
Doveva essere sicuramente qualche bullo di due metri.
«Ahah e ora come farete voi due? Immagino che morirete dall’imbarazzo in due minuti!».
Era la voce di Zoe.
Morire dall’imbarazzo in due minuti?
No.

Ne bastava uno.



Eccomi ancora qua, Struzzo, a regalarvi un altro capitolo!
Mi scuso per il ritardo, ma sono stato un po’ impegnato in questi giorni.
Non manca molto alla verità finale. Come finirà questa storia?
Se esistono ancora i lettori, li ringrazio vivamente e non posso che darvi appuntamento al prossimo capitolo!

  
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