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Autore: FairyCleo    12/08/2011    7 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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In trappola


L' alba di un nuovo giorno era appena sorta su Camelot.
Il castello era in fermento.
Tutti erano ansiosi di sapere da Gaius quale fosse il destino di Artù e di conseguenza di tutto il regno.
E il primo di tutti era proprio suo padre, re Uther Pendragon.

Quella mattina, Uther non aveva aspettato il suo servitore per lavarsi e vestirsi.
Per la prima volta nella sua vita aveva fatto tutto da solo.
Anche il re, di fronte alla crudeltà della morte che minaccia di strapparti un figlio dalle braccia, aveva dimenticato ogni rigida regola dell' etichetta, dirigendosi a grandi passi verso le stanze di Artù.

Proprio nello stesso istante in cui Uther aveva raggiunto la propria meta, un Gaius affaticato e stanco aveva fatto lo stesso.
Sul viso del re si erano dipinti contemporaneamente stupore e preoccupazione.
"Gaius! Da dove stai venendo? E perché non sei con Artù?".

L' anziano cerusico era diventato più pallido che mai nell' udire le parole del re.
Come giustificare la sua assenza dal capezzale di Artù?
E come spiegare al re la quasi certa presenza di Merlino?
Non aveva notizie del suo ragazzo dalla sera prima, in effetti.
Da quando gli aveva detto di andare a casa a "prendere l' unguento".
E c' era andato a casa.
Solo che la stanchezza era troppa e si era addormentato col viso riverso sul tavolo.
Oh dei quanto si sentiva stupido!
Ma il re attendeva una risposta, e non poteva farlo aspettare ancora a lungo.

"Ecco sire, io... io sono dovuto andare a casa a prendere l' unguento per curare la ferita di Artù...
Purtroppo l' avevo terminato, e non ho avuto cuore di svegliare qualcuno per fare il lavoro che spetterebbe a Merlino...".
Non voleva essere polemico, ma non era riuscito a trattenersi.
Non aveva digerito quello che Uther aveva fatto a Merlino.
C' era forse bisogno di accontentare quel folle di Miraz in tutto e per tutto, a discapito della felicità e della salute di un ragazzo di appena vent' anni?

"Certo Gaius... ma come sta mio figlio?".
Non era sicuro che Uther avesse capito quello che aveva cercato di dirgli, ma non se la sentiva di continuare.
Non se c' era la vita di un altro ragazzo di vent' anni in ballo, almeno.

"Non ci resta che entrare per scoprirlo".
Era stato enigmatico, ma cosa avrebbe potuto dire?
' Sapete, dovevo attendere che Merlino finisse di eseguire l' incantesimo di guarigione per sapere qualcosa, ma mi sono addormentato, quindi ne so quanto voi '.
Sarebbe stata davvero un' ottima mossa!

Grazie al cielo Uther non sembrava particolarmente perspicace quella mattina.
Per questo, Gaius aveva aperto lentamente la porta, sperando di non cogliere in flagrante Merlino in ' atteggiamenti sospetti ' .

I suoi dubbi erano stati presto levati: Artù era solo nella stanza, e dormiva su di un fianco, sul lato del letto, come se avesse fatto spazio a qualcuno.
In effetti, anche il alto del letto libero era molto caldo, e non credeva affatto che Artù fosse stato in grado di girarsi da solo.
Che cosa significava, allora?
Ma non era quello il momento per fare assurde elucubrazioni!
Il colorito di Artù era molto migliorato, e dalla posizione in cui teneva la gamba, sembrava proprio che la ferita si fosse rimarginata.

L' unica cosa rimastagli da fare, era scostare le coperte per verificare.
Con sua grande sorpresa, aveva scoperto che tutto era stato portato a compimento.
Merlino c' era riuscito!
Aveva salvato Artù!
E aveva lasciato la ferita aperta solo in superficie per non dover giustificare una guarigione altrimenti sospetta!
Era davvero fiero di lui!

"Sire... guardate... la ferita si sta rimarginando... Artù non è più in pericolo di vita".

Uther non riusciva a credere alle parole di Gaius.
Suo figlio stava guarendo.
Artù sarebbe sopravvissuto.
Avrebbe di nuovo potuto abbracciare suo figlio e Camelot avrebbe avuto il suo erede!
Quello era un giorno di festa!
E tutti avrebbero dovuto gioire!

"Gaius! Qualsiasi cosa tu abbia fatto, GRAZIE!
Sarò in debito con te in eterno!
Se c'è qualcosa che posso fare per te, qualunque cosa, non esitare a chiederla!".
Uther era sincero.
Gaius poteva leggerglielo negli occhi.
Forse quella era la giusta occasione per fare qualcosa di veramente buono.

"Veramente, Uther, ci sarebbe qualcosa che potete fare...".
"Parla! Ti ascolto!".
"Vorrei che voi faceste qualcosa per Merlino".

Ma Gaius non sapeva che ormai era troppo tardi.

                                                                                                      *

Camelot era in festa.
Sua altezza reale il principe Artù era guarito e il re aveva indetto un sontuoso banchetto in suo onore.
In paese, invece, aveva fatto metter su delle enormi tavolate imbandite dei cibi più gustosi, e aveva stabilito che nessun calice dovesse rimanere vuoto.

Era incredibile vedere quanto il popolo amasse Artù.
Tutti, indistintamente, si erano recati sotto la finestra delle stanze di Artù per rendergli omaggio.
Il principe non si era ancora destato, ma a loro non importava: erano certi che avrebbe percepito la loro presenza, il loro amore incondizionato.

Merlino osservava la scena da una delle finistre delle stanze di Miraz.
Il ragazzo aveva profonde occhiaie scure sotto al mare blu dei suoi occhi rossi e stanchi.

Il ricordo delle ore passate accanto ad Artù non accennava a svanire.
Era un misto tra gioia e dolore, tra bisogno disperato e voglia di dimenticare.
Ma come poteva farlo?
Sentiva ancora l' odore della pelle di Artù.
L' odore dell' uomo che aveva salvato dalla morte, l' odore dell' uomo che sarebbe diventato il più grande re di Camelot.

Avrebbe tanto voluto partecipare alla gioia del popolo, ma non gli era concesso.
Doveva rimanere accanto al suo signore e padrone, doveva amarlo e seguirlo nel bene e nel male, riverirlo e accontentarlo.
Accontentarlo...
Di nuovo i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime.
Come avrebbe mai potuto esaudire una simile richiesta?

"Merlino! Non gioisci per la "miracolosa" guarigione del giovane Artù?".
Lord Sopespian non aveva smesso di fissarlo da quando era rientrato.
Il compare di quel mostro senza cuore di Miraz si era limitato a guardarlo per tutto il tempo e a sogghignare malefico, come se attendesse quacosa.

E Merlino sapeva benissimo cosa.
Solo che fingere di non capire era più semplice.
Almeno per il momento.

Il re di Telmar non era presente: essendo Artù guarito, aveva ben pensato di precipitarsi da Uther per "esprimere tutta la sua gioia" in compagnia di lord Glozelle.
Mostro... se solo Uther avesse saputo che era stato lui a mettere Artù in pericolo, forse finalmente avrebbe reagito dichiarandogli guerra.
Doveva proprio aspettare una sciagura per risollevarsi?
A volte era davvero un codardo.

Lord Sopespian gli si era avvicinato, sbirciando con finta curiosità fuori dalla finestra.
"Oggi ci sarà il banchetto, e noi parteciperemo... Non è vero, piccolino?" - aveva posato la mano sul collo di Merlino, accarezzandogli il mento con l' indice ruvido.
Merlino era rabbrividito.
Non si sarebbe mai abituato a quei tocchi presi con la forza.

"Sei talmente straordinario... straordinario e bello...".
Non gli piaceva il modo in cui lo stava fissando.
Non gli piaceva il modo in cui lo toccava.
Odiava il modo in cui gli parlava.
Avrebbe voluto piangere e urlare, ma si stava trattendendo.
Lui, Miraz e lord Glozelle avevano avuto abbastanza soddisfazioni per quel giorno.
Era meglio non contribuire ad aumentare il suo ego smisurato.

"E' tardi mio signore... il banchetto sarà tra meno di due veglie e dovete finire di prepararvi...".
Il giovane prigioniero aveva cercato di allontanarsi, ma era stato tutto inutile: Lord Sopespian lo aveva afferrato per le esili braccia, facendolo sbattere con violenza contro la spessa parete di pietra.
L' impatto violento aveva spezzato il fiato a Merlino, e un forte dolore si era impossessato della sua schiena.
Sopespian lo teneva ancorato al muro, stringendogli forte i polsi imprigionati a loro volta dalle pesanti polsiere.

Lo guardava come se fosse un piatto prelibato da divorare.
Possibile che non ne avesse mai abbastanza di torturarlo?

"Sei così bello...".
Si era avvicinato al suo collo, annusandone e fondo l' odore.
Lo aveva percorso in tutta la sua lunghezza, saggiandone l' aroma lieve e unico.
Il mago avrebbe potuto giurare che gli occhi di quel mostro fossero diventati più cupi, come smossi da un desiderio oscuro e osceno.
Gli mancava l' aria.
Lo aveva addosso e non riusciva a mandarlo via.

"Hai paura? Eh, Merlino? Vorresti mandarmi via?
Avanti... sai che puoi farlo...
Sai che puoi mandarmi via con un battito di ciglia...
Usa la magia... Usala e mandami via...".

Gli aveva sussurrato quelle parole all' orecchio.
Aveva sentito il su fiato caldo solleticargli il padiglione auricolare, e le labbra umide posarglisi sopra.
Il panico lo aveva assalito.
Stava per accadere l' irreparabile e non sapeva come evitarlo.
Poteva mettersi ad urlare, ma chi lo avrebbe mai creduto?
Anche se li avessero colti in flagrante, che cosa avrebbero potuto fare?
Lord Sopespian era il braccio destro di un re potente e temuto, e lui era un inutile servitore.
Chi mai avrebbe rischiato la vita per salvare il suo onore?

"La- lasciatemi andare! Lasciatemi! NO!".
E lo aveva fatto: aveva tentato di usare un incantesimo per allontanarlo da se.
Ma non era servito a niente, se non a causargli un dolore atroce.

Le parole di Miraz si erano rivelate veritiere: la magia, la sua più cara amica, lo stava facendo soffrire.
Era come se stesse bruciando dall' interno.
Il suo corpo era scosso da fremiti incontrollabili, sudava freddo, e i polsi... i polsi sanguinavano copiosamente.
Senza rendersene conto, lacrime silenziose aveva iniziato a rigargli le scarne guance.

"Che cos' hai, schiavetto? Stai male??" - lord Sopespian aveva cominciato a stringelo con maggiore forza, attirandolo ancora di più verso il suo corpo.
"Sarai mio... mio e di nessun altro! E non avrai modo di ribellart...AAAAAAAAAHHHHHHHH!".

Ma così non era andata: Merlino si era ribellato nell' unico modo che aveva trovato.
Sopespian si era avvicinato così tanto da permettere a Merlino di dargli un profondo morso sul collo.
Il giovane aveva affondato così tanto i denti da farlo sanguinare, e sembrava non avere intenzione di mollare la solida presa.

"Tu! Lurido cane bastardo! Come hai osato!".
Sopespian era impazzito.
Aveva scaraventato Merlino al suolo e, con una furia inaudita, aveva iniziato a prendere a calci il suo corpo inerme.

"Credo che tu non abbia capito con chi hai a che fare!
Non hai capito che devi fare tutto quello che voglio senza obiettare!
Tu non sei nessuno!
Sei solo il mio piccolo schiavo!
Sei un oggetto di mia proprietà!
E devi fare quello che ti dico!".

Lo aveva sollevato di peso, afferrandolo per le spalle e scuotendolo senza la minima cura.
Merlino si lamentava e piangeva, nonostante non fosse pienamente cosciente.

L' unica cosa che sentiva erano dolore e bruciore... quel bruciore così intenso che gli aveva invaso la mente e lo spirito.

"B- basta... p- per favore... basta...".
Lo aveva appena sussurrato.
Ma quelle parole sembrava non avessero sortito alcun effetto su quell' essere immondo.

"Chi credi di essere per potermi dire di smettere?
Tu non sei nessuno".

"Ma io si!".
Una voce imperiosa e conosciuta aveva fatto irruzione nella stanza, facendo gelare il sangue di Sopespian che, lentamente, aveva lasciato cadere Merlino al suolo.

"Vostra- vostra maestà... io...".

"Calma i tuoi istinti animaleschi, lord Sopespian.
Non sei un lupo allo stato brado".

Miraz, seguito da lord Glozelle, aveva fatto ingresso nella stanza, dirigendosi a grandi passi verso il giovane riverso al suolo.
Si era chinato quanto bastava per prenderlo tra le braccia e sollevarlo, prima di rivolgere a Sopespian il più crudele degli sguardi.

Al nobile si era gelato il sangue nelle vene.

"Sia ben chiara una cosa, Sopespian.
Non amo quando qualcuno tocca le mie cose.
Sopporto ancora meno chi le rompe".

Aveva scandito le parole una ad una, per far si che il suo interlocutore comprendesse.

"Se ti avvicini ancora a lui senza il mio permesso, giuro che ne pagherai le conseguenze".
Sopespian desiderava che si aprisse una voragine sotto i suoi piedi e lo inghiottisse.
"Ora va nelle tue stanze e preparati.
Abbiamo un banchetto tra due veglie, e tutto deve essere perfetto".

Non aveva avuto risposta.

"HAI CAPITO SOPESPIAN?".
"Si. Si mio Re. Vi chiedo perdono" - sudava freddo.

Miraz, continuando a reggere Merlino tra le braccia, lo guardava come se volesse incenerirlo.
"Sparisci dalla mia vista Sopespian. Prima che ti faccia pentire di essere nato".

L' uomo non se l' era fatto ripetere due volte: era sparito dietro la porta veloce come un capriolo.

"Da oggi in poi terrai d' occhio il tuo compare, lord Glozelle.
Non tollererò altri colpi di testa come questo." - aveva detto, mentre aveva adagiato Merlino sul suo letto - " Il ragazzo è troppo prezioso per provocare l' irreparabile".
Lo aveva sistemato sotto le coperte, attento a far si che non provasse troppo dolore ai polsi sanguinanti.

"Come desiderate mio signore".
"Va ora... preparati. Non possiamo rischiare di rovinare tutto ora che siamo così vicini".
"Si, mio re" - ed anche lord Glozelle aveva lasciato le stanze di Miraz.

Una volta rimasti soli, Miraz aveva osservato a lungo il mago in silenzio.
Ogni volta si meravigliava della resistenza e della tenacia di quell' esile ragazzino.

Era davvero una creatura incredibile e straordinaria.
A volte, la Religione Antica giocava davvero degli strani scherzi.
Conferire un simile potere ad una creatura così piccola e fragile.
Una creatura che avrebbe modellato a suo piacimento con il tempo, non come voleva fare Sopespian.
Usare la forza con lui non aveva senso, ormai era chiaro.
Non era un uomo d' armi.
Era un ragazzo intelligente e sensibile con cui si doveva giocare d' astuzia.
Il fatto stesso di averlo dovuto imprigionare con quelle polsiere incantate non gli era andato a genio, ma non aveva avuto scelta.

La sua magia era potente, e si sarebbe di certo ribellato.
Non che non lo stesse facendo, dopotutto, ma almeno così poteva controllarlo.
E, finalmente, avrebbe potuto realizzare i propri piani.

"Non avere timore, Merlino... tutto questo finirà nel momento esatto in cui avrai esaudito il mio desiderio.
E dopo, sarai di nuovo libero".
Un sorriso malvagio aveva attraversato il suo viso.

Come si poteva vivere in libertà sotto il dominio di un tiranno?

"Riposati, piccolo mio... avrai bisogno di forze...".
E, così dicendo, si era diretto verso l' armadio: aveva un banchetto a cui partecipare, dopotutto.

Continua...

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Merliniani, salute a voi!
Ecco qui il capitolo 18!
Tengo a precisare che questi sono solo capitoli di passaggio!
Essendo la fretta cattiva compagna di viaggio, preferisco procedere per gradi.
Dopotutto, è nel mio stile lasciarvi col fiato sospeso, no?; )

Sopespian maledetto!
MERLINO NON SI TOCCA!
(Lo so che sono ridicola considerando che l' ho scritto io questo capitolo, ma ciò non toglie che Merlino non si tocca!U.U).
E meno male che non doveva essere una cosa slash!
XD
Chiedo venia!
Per una volta nella sua inutile esistenza, Miraz ha "fatto la cosa giusta" (che paroloni!).
Speriamo che il piccolino si riprenda presto!
Così come l' asino reale!
Bene!
Come al solito ho parlato troppo!
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, e ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito!
Vi adoro!
Un bacio grandissimo!
A presto!
Cleo
   
 
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