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Autore: Querthe    06/04/2006    1 recensioni
Mettete assieme tre ragazze che non si conoscono, un videogico fantasy e un pazzo furioso con manie di grandezza. Quello che leggerete è il risultato di questo mixing...
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati tre anni esatti da quando quella strana avventura era finita, e delle due giovani che erano riuscite a tornare alla realtà, superando le difficoltà della loro condizione e accettando la diversità con cui Doomlands le aveva maledette o benedette, la francese decise che era il momento di incontrarsi di nuovo. Contattò al videotelefono satellitare l’altra, e velocemente si misero d’accordo per il luogo di ritrovo. Entrambe avevano pensato allo stesso posto.
Chiara avvistò la collina accanto al maniero dei Mac Gore, ormai abbandonato dopo la morte dell’ultima discendente, e virò per scendere con il vento a favore. In quei tre anni aveva imparato abbastanza bene a volare, e grazie ai suoi altri poteri era stata in grado di arrivare in Scozia senza troppi problemi, se si esclude il tiro dell’antiaerea della repubblica popolare della penisola iberica, che l’aveva scambiata per un oggetto volante da abbattere. Con un grande sbatter d’ali pose piede a terra e si guardò in giro, cercando la maga.
- Come al solito! Le persone importanti si fanno sempre attendere… - ridacchiò, mentre la fredda pioggia le sferzava il viso granitico.
Un minuto dopo, poco distante da lei, un lampo di luce violetta annunciò l’arrivo di Nicole, che immediatamente si protesse dal tempo con una cupola di energia traslucida.
- Che tempo inclemente! - si lamentò come saluto la pianista.
- Adatto all’occasione, strimpellatrice dalla erre moscia! - la stuzzicò la ragazza, che si era fatta crescere i rossi capelli, avendoli ormai ad una lunghezza tale da sfiorare il suolo, anche se preferiva portarli in un’enorme treccia ornata di fili metallici, dato che le normali stoffe carbonizzavano dopo un’esposizione prolungata al suo calore corporeo.
- Sempre spiritosa, nonostante tu sia ormai diventata un’adulta.
- Chi, io?! - Si puntò il dito la ragazza, sorridendo. - Dillo a mio padre, che sostiene che rimarrò a vita una peste…
Iniziarono a risalire lentamente la collina, entrambe protette dagli elementi dalla magia della pianista.
- A proposito di tuo padre. Come ha preso il tuoi… cambiamenti esteriori?
- Se escludi il mezzo infarto all’inizio, abbastanza bene. Data la mia diversità, e preso atto che nessuno mi avrebbe accettata così come sono, ci siamo trasferiti in una sperduta isoletta al largo delle Hawaii, piena solo di pesce, palme, sole e ragazzi scuri e muscolosi che mi adorano come se fossi una dea…
- Mi immagino la tua disperazione… - esclamò ironica l’altra.
- Già. Ci guadagniamo il pane risolvendo di tanto in tanto problemi con programmi abbastanza speciali, commissionati su richiesta, e prendendo ciò che la Natura ci dona.
- Il che, dato la particolarità dei tuoi poteri, vuol dire che prendete quello che volete. - commentò sarcastica la francese, che si era abbassata il cappuccio della tunica mostrando il prezioso chignon ornato di gioielli di vari metalli preziosi.
- Più o meno. - annuì falsamente annoiata l’elfa. - Ma tu, come convivi con le tue capacità?
- Nessun problema, anche se ai primi tempi mi prendevano per matta per il mio abbigliamento, ma senza apposite tuniche i miei poteri sono persi, e io mi sento come privata di una parte di me. Semplicemente sono considerata una musicista stravagante.
- E sul ramo… sentimentale?
- Diciamo che sono impegnata… - rispose con un sorriso sornione.
- E…- incalzò la bionda.
- E lui sa tutto, e non me lo fa pesare. Abbiamo già deciso quando sposarci!
Chiara fece una piroetta ridendo e abbracciò l’amica, stando attenta a non scottarla con la sua pelle bollente.
- Un caldo abbraccio, non c’è che dire…
Arrivarono sulla cima, dove una solitaria pietra tombale indicava dove il corpo di Helena era stato sepolto.
- Solo il nome! Che squallore…
- Concordo con te, elfetta. Cosa ne dici se cambiassimo un paio di cose? A te l’onore di iniziare.
La pietra tombale esplose in finissime schegge, mentre dalla terra stessa emerse una statua a grandezza naturale della Helena che avevano conosciuto, vestita come una guerriera amazzone. La base, rettangolare, sporgeva circa mezzo metro dal terreno. Nicole mosse le guantate dita in un movimento elegante e ipnotico, e quasi immediatamente il piedistallo iniziò a sfrigolare, avvolto da fiamme bluastre. Il fenomeno continuò per una decina di secondi, quindi scomparve mentre la giovane abbassava le mani e osservava l’opera ormai compiuta.
- Vediamo quello che hai scritto... - Disse Chiara avvicinandosi al monumento e chinandosi per leggere la scritta incisa a caldo nella pietra. - A una ragazza, a un’amica, a un’innamorata che ha sfidato il destino e lo ha vinto. Sarai sempre con noi, dovunque tu sia ora…
- Bello, eh? - si gongolò la pianista.
- Profondo, anche se arzigogolato come lo era il mio professore di storia. - Scherzò l’elfa. - Credi che sia ancora viva?
- Finché lei non mi verrà a dire il contrario, sì.
Chiara sollevò lo sguardo al volto della statua, sorridente a guardare il maniero in lontananza. - Ci vediamo, Helena. Di tanto in tanto passerò di qui, se mi capita di trovarmi da queste parti.
- Non è il tuo clima, eh?
- Decisamente no. Cosa ne dici di qualcosa di caldo? Conosco un pub qui vicino in cui non fanno caso all’aspetto.
- E se invece andassimo al caldo in un’isoletta sperduta al largo delle Hawaii? Ti ci porto io in un attimo, così non devi trasvolare l’Atlantico.
- Buona idea. Andiamo.
In un lampo di luce viola sparirono, mentre il pomeriggio piovoso continuava ad avvolgere il castello dei Mac Gore come quel giorno di tre anni prima.
   
 
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