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Autore: WhitePumpkin    12/08/2011    2 recensioni
Percy Weasley odia il mare, ma Bill e Fleur lo invitano per una vacanza a Villa Conchiglia, insieme agli altri fratelli. Lui,Charlie e George, però, non sono gli unici ospiti: c'è anche un'amica di Fleur, una certa Audrey, una gran chiacchierona, indiscreta, impertinente e...molto, molto carina!
“Hey, le orecchie ti sono diventate più rosse dei capelli” gli fece notare, schietta. “E non sono ancora arrivata alle mutande!”
[Questa storia partecipa al concorso "One-shot dell'estate"]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Una testa rossa in più

Percy Weasley non aveva mai amato particolarmente l’estate. Era il caldo, soprattutto, a detestare: le goccioline di sudore che gli imperlavano la fronte e scendevano lungo le tempie gli conferivano un aspetto trasandato e una pelle sgradevolmente lucida. Inoltre, per via del lavoro, era costretto anche nelle giornate dalle più alte temperature ad indossare giacca e cravatta, che non concepiva più come la sua elegante uniforme, ma come una tortura, una trappola che lo avvinghiava e lo costringeva a soffrire.
Un po’ esagerato? Beh, lo pensava anche la sua famiglia.
Gli Weasley adoravano l’estate: ferie dal lavoro, sole tutti i giorni, vacanze. Proprio non capivano come Percy potesse provare tanto astio nei confronti di quella che, secondo loro, era la migliore stagione dell’anno. Un’altra cosa che non riuscivano a concepire era l’odio di Percy nei confronti del mare, in particolare.
Già: lo odiava, quasi mortalmente. Non sopportava la sabbia appiccicosa, l’acqua salata gli faceva bruciare gli occhi, il sole gli ustionava la pelle arrossandogliela per giorni, il caldo in spiaggia era insopportabile, e altre mille cose che ormai non perdeva più tempo a spiegare. Quell’anno, infatti, i fratelli Weasley più grandi erano stati invitati a trascorrere le vacanze a Villa Conchiglia e nessuna protesta sarebbe stata sufficiente a consentirgli di declinare. Bill e Fleur si sarebbero offesi di certo, per non parlare delle ramanzine di sua madre che avrebbe dovuto subire: se la sentiva già nelle orecchie, a ripetergli di andare, che suo fratello era stato così gentile ad invitarlo, che non poteva starsene sempre per conto suo, che un po’ di mare gli avrebbe fatto bene, eccetera. La voglia di passare due intere settimane al mare era ben poca, ma ancor meno lo era quella di stare a sentire le lamentele firmate mamma Weasley, così il primo agosto, valigie alla mano, era già sulla porta di casa, pronto a smaterializzarsi.
Quando riapparve, si trovava in spiaggia, proprio di fronte a Villa Conchiglia.
Bill lo stava aspettando sulla soglia mentre sua moglie Fleur era dentro insieme a George e Charlie, che lo avevano preceduto. Gli sorrise affabile e lo fece entrare.
Appena entrò nel roseo salotto della villa, contò sul divano una testa rossa in più di quanto si sarebbe aspettato. Gli ospiti e la padrona di casa gli davano le spalle, perciò non riuscì a vedere a chi appartenesse. I capelli erano lunghi e questo fece sì che il suo pensiero andò subito a Ginny, ma si ricordò che la ragazza si trovava in America per un viaggio insieme a Harry, Hermione e Ron. Inoltre, notò avvicinandosi, quella chioma era di un rosso ben più scuro di quello tipicamente Weasley. Proprio in quel momento, apparve Fleur sulla soglia, dalla parte opposta, e chiarì i suoi dubbi.
“Oh, bienvenu Percì!” gli andò incontro e, mentre percorreva la sala, i suoi fratelli e la testa misteriosa si voltarono in sua direzione.
“Ciao Percy!” lo salutò Charlie, e altrettanto fece George.
La misteriosa chioma, scoprì, apparteneva ad una ragazza sconosciuta alla quale Fleur rivolse un cenno.
“Questa è Audrey” gli spiegò, e i due si strinsero la mano.
“Piacere, sono un’amica di Fleur, lavoriamo insieme alla Gringott. Sono anche io ospite a Villa Conchiglia!”
Il primo pensiero di Percy fu che parlava un sacco, il secondo che aveva le mani sudate, il terzo che era davvero bella, ma non vi si soffermò molto: non era da lui pensare alle ragazze, specie se appena conosciute e chiacchierone.

La giornata trascorse piacevolmente, tra musica, chiacchiere e giochi da tavola. Sul tardo pomeriggio, Percy salì in camera a disfare i bagagli e Audrey si offrì di aiutarlo, nonostante i suoi ripetuti rifiuti.
“Nascondi cadaveri in valigia, per caso?” gli aveva chiesto, con fare sospettoso, mentre salivano le scale.
Audrey si appropriò delle valigie, passando in rassegna il loro contenuto per porgere ogni oggetto e indumento a Percy, in modo che li sistemasse nei cassetti a sua disposizione. Questo gesto lo irritò non poco: detestava che una perfetta sconosciuta frugasse fra i suoi indumenti, nelle sue valigie, in quella che sarebbe stata la sua camera. Naturalmente, Audrey lo notò.
“Hey, le orecchie ti sono diventate più rosse dei capelli” gli fece notare, schietta. “E non sono ancora arrivata alle mutande!”
Percy tossicchiò imbarazzato e balbettò un “non è vero” ben poco convinto. In effetti, si sentiva le orecchie ardere come tizzoni.
“Scommetto che non ti piace il mare” azzardò, poco dopo, mentre sistemavano i costumi.
Percy restò sorpreso e le domandò come mai lo pensava.
“Sei bianco come un latticino, questi costumi puzzano di muffa e non sembri particolarmente felice di trovarti qui” decretò in tono tranquillo, come se fosse abituata a evidenziare difetti e carenze di persone conosciute pochi minuti prima.
“Ti ringrazio” le rispose, trattenendo un sorriso e inarcando le sopracciglia.
“Figurati! Allora ho ragione?”
Percy fece cenno di sì con la testa e lei scrollò le spalle.
“Proprio non vi capisco, voi che odiate il mare. I miei genitori sono esattamente come te: quando ero piccola li imploravo, ma loro mica mi ci portavano! Dicevano che la sabbia è fastidiosa perché si appiccica, l’acqua salata pizzica, il caldo è insopportabile…”
“In effetti” la interruppe, “quanto affermato dai tuoi genitori è assolutamente veritiero”.
La ragazza si limitò a sbuffare e a piegare magliette con la magia.
Dopo circa dieci minuti decretò che il lavoro era terminato, volgendo i suoi occhioni castani su Percy, il quale trattenne a stento un sospiro di sollievo: quell’Audrey era tremenda, lo metteva continuamente in imbarazzo e non solo sembrava non curarsene, ma anzi ebbe il presentimento che la cosa la divertisse terribilmente. Era plausibile, pensò, che i suoi fratelli, soprattutto George, le avessero raccontato di “Percy il prefetto/il caposcuola/il rigido/il fissato con le regole/l’assistente del ministro” e proprio per questo si comportasse così. Più tardi dovette ricredersi. Scoprì, infatti, che quel suo modo di fare non era riservato solo a lui ma un po’ a tutti. La sua compagnia era piacevole, anche se non era esattamente il tipo di persona che Percy avrebbe frequentato, potendo scegliere: preferiva gente più discreta, lui, e magari anche un po’ più silenziosa.

La mattina successiva Audrey piombò in camera per svegliare lui e Charlie, che dormivano insieme.
“Sveglia! Sveglia! Si va al mare!” urlava a squarciagola per tutta la stanza.
Cominciamo bene, pensò.
Mezz’ora dopo erano tutti in spiaggia. Il caldo era terribile, così Percy e Bill si piazzarono all’ombra e intavolarono una discussione sugli affari e sul loro lavoro che andò per le lunghe. Dopo un bagno, si aggiunse anche Charlie, che cominciò a parlare di draghi. Intanto le ragazze erano in acqua, mentre George era steso sotto il sole, probabilmente addormentato.
La mattinata trascorse veloce. Percy, quasi senza accorgersene, gettava occhiate a Audrey, di tanto in tanto, e si ritrovò addirittura a pensare che era davvero una bella ragazza, per poi scrollare le spalle e volgere altrove la sua attenzione.
Pranzarono sulla spiaggia e vi trascorsero il pomeriggio. Intorno alle tre, tutta la compagnia si tuffò in acqua.
Tutti tranne Percy.
Si immerse nella lettura di un complicato volume di diritto magico, all’ombra, senza neppure volgere lo sguardo verso la distesa azzurrina, finchè non vide una figura dirigersi verso di lui.
“Te lo vuoi fare un bagno si o no? Hai mangiato tre ore fa, non morirai congestionato!”
Alzò gli occhi dal libro per posarli su Audrey.
“Non ne ho voglia, non mi piace il mare, te l’ho detto” rispose tranquillo.
La ragazza sbuffò sonoramente e si sedette accanto a lui, che continuava imperturbabile a leggere, chiedendosi perché non tornasse in acqua. Restarono così dieci minuti buoni, finché Percy, non riuscendo a concentrarsi sul volume, si voltò verso di lei con uno sguardo interrogativo che non venne ricambiato.
“Non vai?” le chiese, alludendo all’acqua con un cenno della testa.
“Aspetto te”
La guardò, sull’orlo della disperazione.
“Ma ti ho detto che non ne ho voglia..”
“Ti verrà!”
Stavolta non poté contenere la risata che gli saliva a fior di labbra e si lasciò andare, per una volta.
“Va bene, va bene!”
Scosse la testa e corse veloce verso l’acqua cristallina, tuffandosi non appena il livello raggiungeva la sua vita e riemergendo alcune bracciate più in là.
Non era poi così male, tutto sommato.
Conosceva quella ragazza da un giorno, e già l’aveva fatto arrossire, ridere, esasperare e, impresa che da molti era considerata impossibile, costretto a fare il bagno.
Se quel giorno qualcuno gli avesse detto che di lì a un anno l’avrebbe addirittura sposata, avrebbe riso di gusto pensando che non poteva esistere nulla di più assurdo e meno probabile.
Invece andò proprio così.





Spazio Autrice ;D
Beh, questa storia è molto semplice ma spero che vi sia piaciuta ^^
Audrey, la donna capace di sopportare Percy, me la sono immaginata così, rumorosa, indiscreta, un po' pazzerella... Una ragazza che, insomma, riesca a spiazzarlo e a divertirlo allo stesso tempo!
Mi sarebbe piaciuto descrivere dettagliatamente le due settimane al mare, ma ho poi optato per questo piccolo spaccato, dalla conclusione piuttosto "aperta", altrimenti sarebbe venuta l'ennesima fiction a capitoli (e non avrebbe nemmeno potuto partecipare al concorso ;D)
  
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