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Autore: xstaystrongandsmile    13/08/2011    2 recensioni
Nata sulle parole di 'Everybody Hurts'.
Una mia stupida pagina di diario.
Hope you like it;
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Avril's lullaby;'
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And I know 
You never meant to make me feel this way 
This can’t be happening

 
Now I see
Now I see
 
Everybody hurts some days 
It’s okay to be afraid 
Everybody hurts 
Everybody screams 
Everybody feels this way 
And it’s okay 
[ Everybody Hurts – Avril Lavigne ]

 
Alice
 

Sabato, 13 Agosto, ore due e cinquantasette.
 
Caro diario,
sì, mi sorprendo anch’io a vedermiti scrivere.
È un sacco che non lo faccio.
 
La mia vita è caduta in pezzi.
Se prima era come un vetro in equilibrio stabile, ora è caduta e si è frantumata.
Nella parte peggiore.
Quest’estate fa schifo.
Per due principali motivi: il primo, la ragazza che era diventata la mia roccia, si è rivelato un mucchietto di polvere; il secondo, il sogno di incontrare la mia migliore si è sbriciolato per fottutissime cause – ‘il destino’; Beh, vaffanculo destino. –
 
Mi sento distrutta, ok?
Ok.
 
Sono distrutta e qui nessuno se ne accorge e a nessuno importa.
Porto un peso troppo grande per il mio fragile corpo e nessuno mi dà una mano.
Ho le ossa che mi si spezzano, come il mio cuore andato in frantumi.
E sto tornando fragile.
Ci avevo messo così tanto per non esserlo più.
 
Mi rendo conto, stanotte, che per proteggermi, allontano le persone da me.
Per questo sono scontrosa, per difendermi.
Ho paura.
E non va bene.
Per la vita che faccio, avere incertezze e paura è rischiare troppo.
Devo cominciare una nuova vita, partendo da meno zero.
E non so se ce la faccio.
Perché è difficile, ogni giorno di più.
 
Mi rendo conto, stanotte, che se cerco qualcuno, in caso di bisogno, non c’è mai.
A parte Gioia, ovviamente.
Lei c’è sempre.
Non sarei qui, oggi a scriverti, se non fosse per lei.
Lei è diventata la mia vita e me l’ha salvata.
È il mio angelo custode: compare quando ne ho bisogno e vigila su di me.
Quando ci siamo conosciute, mi ha giurato che mi avrebbe difesa.
Lei dice di non aver mantenuto la parola, ma per me l’ha fatto, e ha fatto anche molto di più, ed è questo ciò che conta, perché è questo che dovrebbero fare gli amici: esserti accanto, sostenerti, proteggerti, difenderti.
Solo lei ha capito che ho bisogno di essere difesa, e solo da lei mi lascio difendere.
Al resto della gente faccio credere di sapermela cavare da sola, ma in verità, ho il terrore che qualcuno mi ferisca.
Ma non lo capiscono perché si fermano all’apparenza, ed io sto bene così, mantenendo su questa recita riuscirò a tirare avanti.
 
Caro diario,
la mia vita fa schifo.
La mia famiglia è convintissima che prendendo il classico io sia felice, ma no. Non lo sono.
Io vorrei prendere un aereo e volare o al Royal Ballet di Londra o all’Operà de Paris.
Voglio studiare danza, io, non fare l’avvocato o il giudice.
Ma faccio credere loro il contrario, così si stanno zitti e mi lasciano sognare senza farmi le solite ramanzine stile ‘Non si vive di sola danza.’ ‘Ballare non ti darà da mangiare.’
Poi sento le loro discussioni al telefono – sono una spia,ok? -:
- Ah, ma mia figlia diventerà avvocatessa! – - Avere un giudice in famiglia, ma ci pensi? –e cazzate varie.
Non capiscono quanto mi facciano stare male.
Io vivo di danza e aria, non ho bisogno di nient’altro per vivere.
Ma non posso dire loro questo perché non capirebbero.
Abbiamo già mia cugina che sembra la Pavlova.
E sembrano appoggiare solo lei, sulla danza.
Io mi distruggo e mi faccio del male per danzare e l’unica cosa che mi sento dire è ‘Ma l’hai vista quando tua cugina ha tirato su quella gamba? È stato mozzafiato!’ oppure ‘Mio Dio, con quanta grazia e leggerezza si muove sul palco tua cugina, Alice, sembra una farfalla! Dovresti prendere da lei, perché sai, sei un po’ goffa.’
Vale a dire che sono un elefante, pensano che non lo capisco.
Appoggiano sempre e solo lei.
E mi sento morire, ogni giorno, ogni minuto, ogni istante di questa mia fottuta vita.
Per quanto mi sforzi, lei farà sempre le cose meglio di me.
Per i miei parenti, non esiste altro che lei.
A volte vorrei urlare.
Urlare qualcosa del tipo: ‘Ehi! Esisto anch’io! Anch’io respiro, mangio, parlo e dormo! Sono anch’io una persona!’ ma soffoco la voglia di urlare e di spaccare qualche faccia in un sorriso tirato.
Io sono la pecora nera che sta sempre in disparte, e mi tirano fuori quando devono vantarsi con gli altri perché diventerò un’avvocatessa o un giudice.
Secondo loro è questo il mio futuro: vestita di nero con gli occhiali e i capelli sempre a posto a difendere qualcuno o a far giustizia. E dicono anche che sarò felice.
Sì, come un gatto in un canile.
Insomma, il mio sogno di ballare fino a trentacinque anni e poi scrivere per il resto della mia vita, felice del mio percorso, si sfuma ogni istante di più, e si fa sempre più vicina l’idea di me che combatte per la giustizia, infelice.
 
Mi aggrappo alle uniche tre cose che mi son rimaste: la musica (inclusa la danza), Justin e Demi e Gioia.
Sono le uniche tre cose che per ora so, e spero, che non mi abbandoneranno.
La musica è la mia compagna di vita. Justin e Demi sono le persone che stimo di più al mondo, mi fanno credere nei miei sogni e ad essere forte, e Gioia che è la mia migliore amica.
 
Caro diario,
le prospettive non sono buone.
Tra poco comincia la scuola e la sola idea di dover aprire un libro di greco o di latino mi viene la nausea.
E dovrò scegliere che fare: la danza o la scuola?
Non posso vivere senza la prima, ma senza la seconda, deluderei di nuovo la mia famiglia.
Sono nella merda.


Alice.

  
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