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Autore: Blacket    13/08/2011    5 recensioni
[...]Ebbe il fegato di scrutare meglio la figura ranicchiata sul letto poco dopo, di un uomo che ora era solo l'ombra di sè stesso.
Rimaneva accovacciato sul letto, il busto appoggiato alla testiera, e ancora teneva in mano della birra quando si decise a rivolgergli la sua attenzione. Era orribile tastare con mano quanto fosse cambiato. Nemmeno aveva il coraggio di insultarlo come al solito, vedendo il grande uomo -e soldato- divantato ormai polvere.
Il tedesco alzò il capo incontrando il suo sguardo, gli occhi che da azzurri parevano diventati grigi e smunti.[...]
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ff hetalia lovlud
Mancanza.

Precisazione: In questa Fiction, anche se forse non sarà detto esplicitamente -o forse sì- Feliciano è deceduto, e i due personaggi presenti nella storia si trovano in questo momento nella casa di Ludwig.
Romano probabilmente sarà un po' OOC rispetto alla norma, cosa accentuata dal dolore e dalla perdita del fratello.
Ecco che qui sopra rivelo il mio poco tatto e la poca accuratezza della storia (essendo una One-Shot); ma la pubblico lo stesso; puro masochismo.





Indugiava sulla porta di legno scuro e tarlato, in mezzo al corridoio silente; in attesa che qualcosa rompesse la monotonia del silenzio.
Romano era fermo immobile, assorto completamente nei suoi pensieri - che in quel periodo diventavano sempre meno logici e chiari- non avendo il coraggio di aprire quella maledetta porta.
C'era Ludwig lì dentro, lo sapeva.
Non l'aveva trovato nelle altre stanze, ci era passato quasi distrattamente piombando nel vuoto più totale mentre camminava ancora, mentre raccoglieva tremante ciò che era stato di Feliciano.
C'era sentore di birra, di vigore che marciva, di disperazione.
Posò quello che aveva raccolto a terra, in un gesto lento e misurato, così inconsueto per lui. Abbassò piano la maniglia della porta, riuscendo a trovare poi il coraggio di entrare.
-Ludwig?- sussurrò così flebilmente, che anche se fosse davvero stato lì non l'avrebbe certamente udito.
E notare, come stravolgono certi maligni avvenimenti le abitudini di una persona: mai si sarebbe sognato di chiamarlo a quel modo, al posto di "Mangiapatate".
La stanza era buia, le ombre che incombevano oscurando quasi tutto, lasciando libertà a pochi spiragli di luce che avevano il coraggio di filtrare dalle persiane chiuse.
Fece pochi passi, l'italiano, squadrando con preoccupazione il comodino poco illuminato e colmo di bottiglie per la maggiore vuote e  riverse. Era da lì che proveniva il tanfo? Oppure, da Ludwig stesso?
Ebbe il fegato di scrutare meglio la figura ranicchiata sul letto poco dopo, di un uomo che ora era solo l'ombra di sè stesso.
Rimaneva accovacciato sul letto, il busto appoggiato alla testiera, e ancora teneva in mano della birra quando si decise a rivolgergli la sua attenzione. Era orribile tastare con mano quanto fosse cambiato. Nemmeno aveva il coraggio di insultarlo come al solito, vedendo il grande uomo -e soldato- divantato ormai polvere.
Il tedesco alzò il capo incontrando il suo sguardo, gli occhi che da azzurri parevano diventati grigi e smunti.
-Feliciano?- La voce gli tremava, il viso stanco si concentrava su di lui per capire meglio chi si trovasse di fronte, perchè probabilmente con tutta la birra che aveva bevuto e quel buio ora lo scambiava per suo fratello.
Devastante, ecco cos'era.
Per quanto potesse disprezzare Ludwig e l'idea che lui e il minore si sarebbero dovuti sposare a breve non lo facesse felice e contento, doveva ammettere che quei due si erano amati tanto. E anche in quel momento Ludwig non smetteva di farlo, a giudicare dal suo sguardo.
Non aveva nemmeno il cuore di dirgli che in realtà lui era Romano, di annientargli quel piccolo sogno. Vile, diamine.
Beilschmidt si alzò, forse a fatica, andandogli incontro lentamente, incredulo, arrivando a pochi passi da lui.
Era in uno stato di trance l'italiano quando avvertì il tocco leggero della sua mano sul viso, e neanche a dirlo, si spaventò spingendo l'altro povero ragazzo via, e questo non applicando alcuna resistenza cadde mollemente sul bordo del letto.
-Ma che caz-..?!- Brofonchiò tra il seccato e dispiaciuto, accorgendosi poi che in realtà non avrebbe voluto fargli nulla di male. Ora Ludwig lo fissava ancora più disperato di prima, non capendo perchè il "suo Feliciano" l'avesse respinto così.  Stava per balbettare un qualcosa probabilmente di sconnesso, quando Romano lo precedette.
-A-aspetta.- Si scoprì insicuro, nemmeno compassionevole ma semplicemente comprensivo nei confronti dell'altro. L'italiano fece ancora due o tre passi, andandogli vicino, e nemmeno provò a divincolarsi quando il tedesco lo fece sedere sulle proprie gambe e lo soffocò in un abbracio stringendosi a lui bisognoso.
Cavoli, adesso che succedeva? Come doveva comportarsi con lui?
Cosa avrebbe fatto, Feliciano?
 Era statico, si ritrovava avvolto da due braccia forti  ed avvertiva il fiato irregolare dell'altro sul suo collo, misto a quel profumo di pulito che riusciva a portarsi ancora addosso. Poteva a sentire il proprio cuore che martellava costante nel suo petto, il groppo in gola che veniva cacciato giù a forza.
-Perchè mi hai lasciato da solo?- Pronunciò con voce ora meno tremante, ma flebile e non potente come un tempo. Quanto dolore si portava addosso, quel ragazzo?
Strinse più possessivamente la presa, lasciando Romano preoccupato e quasi prossimo ad un attacco isterico seguito da lacrime.
Anche a lui mancava Feliciano, cosa diamine credeva, quel crucco?! E a cosa serviva a lui arrabbiarsi? Nulla.
Doveva piantarla, di comportarsi come una testa calda.
Ora il capo di Ludwig si spostava lentamente, sostituendo il suo respiro caldo ad un lieve schioccare di labbra, che contribuirono a far disperare ad arrossire il meridionale che gli stava in braccio.
Avrebbe dovuto spingerlo via, uscire di lì, urlargli contro?
Ciò che più riusciva ad esasperarlo, a distruggerlo interiormente, era la piccola consapevolezza che pian piano si insinuava in lui, che lo teneva ancorato a Ludwig.
Non gli dava fastidio, quel tocco lieve delle sue labbra sul collo, che delicate si muovevano e riuscirono persino a strappargli un mugolio. Mai si sarebbe aspettato, in verità, che un tipo come  lui potesse essere tanto docile in certi frangenti. Si bollò come pazzo quando assecondando i  movimenti del tedesco piegò la testa di lato, lasciandogli campo libero. Ludwig nel mentre non lo mollava, posava le mani sui suoi fianchi muovendole poi rassicuranti sulla schiena, risalendo lentamente la sua spina dorsale.
Era un cretino, diamine. Perchè non reagiva? Quel bastardo lo stava sia toccando che baciando, e lui non muoveva un dito per divincolarsi da lui; anzi, cominciava ad apprezzare quelle attenzioni.
Che ancora una volta non erano per lui, ma per suo fratello.
Lasciò poi che la sua bocca saggiasse la propria, all'inizio così gentilmente che temette quasi di cedergli completamente -cosa che a ben vedere, stava facendo.
Le labbra di Ludwig si muovevano lievi sulle sue, rubandogli dei sospiri, ed infine pretendendo un contatto più sentito.
Sapeva di birra, quell'uomo. E pareva anche maledettamente assorto in ciò che stava diventando più che un bacio, ormai convinto che Feliciano ricambiasse.
Romano si ritrovò a stringersi al suo petto, a circondargli il collo con le braccia e cercare la sua lingua e le labbra umide -così morbide- su di sè, ripetendosi all'infinito che era un idiota.
Divenne un bacio disperato da parte dell'italiano, quando Beilschmidt mosse la mano che poco prima accarezzava il suo viso al lato della testa, nella vana ricerca del famoso ciuffo di Feliciano, che ovviamente non poteva esserci. Il tedesco mosse la mano nel vuoto per pochi secondi, quando Romano l'afferrò e la strinse nella sua, portandola verso il proprio ventre ed il cavallo dei pantaloni ormai rigonfio.
- Ti amo.- Ripetè Ludwig, più serio che mai, all'italiano che già si lasciava scappare delle lacrime sul viso e rispondeva al posto di Feliciano.
-Anche io.-






Note dell'Autrice:
Bah. Che roba è? -Si, per la serie de: "Che roba è".-
La trovo un po' strana, quasi stupidotta perchè mai vedrei uno di questi due personaggi fare delle cose simili. O forse si? Romano sicuramente no.
Non si spiega il motivo della morte di Feliciano, è prettamente un intermezzo dove i due si incontrano e si sfogano -in modo sbagliato- dopo la morte del minore.
Bene, ringrazio chi metterà in seguite o preferite o recensirà.
Almeno, ci spero.

Bavosi Baci, Blacket.


  
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