M'infilai schifata in quel vestito a tubetto bianco confetto e poi guardai il mio riflesso nello specchio. I miei capelli di un biondo sporco ricadevano ordinati sotto il sedere, li avevo piastrati con amore. Come se fosse il mio matrimonio.
Sospirai e diedi un'ultima controllata a tutto l'insieme: il trucco era perfetto e i capelli erano al loro posto; il vestito aderiva perfettamente al mio corpo snello e lanciato. Guardai il biondo spento dei miei capelli e i miei grandi occhi grigi: mi avvolse una rabbia selvaggia e diedi un pugno allo specchio facendolo rompere in mille pezzi.
I miei capelli non erano del biondo miele come i suoi, i miei occhi non erano piccoli e color cioccolato con folte ciglia nere. Lei era alta e invece io mi ero bloccata a un fottuto metro e cinquantadue, arrivavo a un metro e sessantaquattro con i tacchi, ma lei sarebbe stata sempre lei. Io non sarei mai stata Hannah Abbott.
Ritornai con i piedi per terra ma comunque i fantasmi dei pensieri di poco prima erano ancora vivi. Guardai la mano con cui avevo colpito lo specchio: un grosso taglio profondo permetteva di vedere la falange poiché la pelle era andata via, sbuffai evitando le lacrime che lottavano per uscire.
Andai in bagno e mi lavai le mani. La mano destra bruciava in una maniera assurda.
Guardai l'orologio: erano le otto e cinquantatre, ancora sette minuti e l'uomo che amavo si sarebbe rovinato la vita.
Cori nella mia stanza e cercai la lettera che Eloise -la mia gufa- mi aveva portato: "Miss Lovegood è invitata al Matrimonio di Hannah Abbott e Neville Paciock il 9 Febbraio 2006." <
Otto e cinquantadue.
Non potevo andare con la mano in quelle condizioni! Neanche la fasciai, misi un apio di guanti bianchi in pizzo.
Otto e cinquantasei.
Mi appoggiai alla testata in ferro battuto del mio letto e preparai alla smaterializzazione. "Potrei dare fuoco al luogo della cerimonia." Pensai ponendo la bacchetta di leccio e criniera di unicorno dietro l'orecchio. Avrei rovinato il giorno migliore della vita di due persone, però avrei evitato che fosse il peggiore della mia. A sentirmi sembravo una Serpeverde.
Tic, tic, tic. L'ora X era quasi arrivata.
Chiusi gli occhi e quando li riaprii mi ritrovai in una splendida radura piena di rose rosso sangue.
Mi chinai e ne presi un bel mazzo. <
Ancora? Dove subire anche dolore fisico? Non bastava la tormenta dentro di me?
Sentii delle voci e mi girai. Lì era stata allestita la cerimonia.
Tutto era troppo aranzion, Neville odiava l'arancione.
Mi avvicinai controvoglia tenendo forte le rose nella mano sinistra.
Ero vestita di bianco e avevo un mazzo di rose in mano a un Matrimonio, risi nervosa.
"Che stronzata l'amore."
Cercai di capire meglio ciò che dicevano. <
Dovevo vederlo, prima che giurasse.
Corsi più che potevo verso dove si trovavano gli altri.
Neville guardava nervoso i presenti, come se cercasse qualcuno. Poi il suo sguardo si fermò su di me.
Mi guardò come se fossi stata un fantasma e poi si girò verso il prete.
<
Dicendo questo corse verso di me per poi superarmi senza degnarmi di uno sguardo.