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Autore: Margaret24    13/08/2011    3 recensioni
Madama Chips mi posa una mano sulla testa, guardandomi con una strana espressione.[...]Poi si volta ed esce dalla porta, chiudendola con un incantesimo.[...]I passi riecheggiano perfino dal tunnel, troppo lontani per essere percepiti da un essere umano. Ma io non sono umano, giusto? Almeno, non oggi. Non stanotte.
Genere Angst, Lupin's PoV
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 Madama Chips mi posa una mano sulla testa, guardandomi con una strana espressione. Forse è compassione. Poi si volta ed esce dalla porta, chiudendola con un incantesimo. Sento i suoi passi scendere le scale e raggiungere il piano sottostante. La sento aprire la botola, per poi richiuderla. I passi riecheggiano perfino dal tunnel, troppo lontani per essere percepiti da un essere umano. Ma io non sono umano, giusto? Almeno, non oggi. Non stanotte.
Guardo la stanza nella quale mi trovo. Non è male, anche se sembra esistere da decenni. Le pareti sono completamente in legno, c’è anche la carta da parati. Contro un muro c’è un bellissimo letto a baldacchino. Ci sono anche un comodino e un paio di sedie. Mi arrampico debolmente sul letto, un po’ troppo alto per me, e mi metto seduto, a guardare sconsolato la stanza. So già che fine faranno quelle povere sedie. Staranno ancora in piedi dopo l’ennesimo Reparo?
Dopo cinque minuti, o forse mezz’ora, il mio sguardo si posa con trepidazione su una delle finestre chiuse da tavole inchiodate. Riesco a vedere una striscia di cielo, ancora di un colore misto tra l’azzurro e il blu. Dev’essere il crepuscolo. Perché non mi sono portato un orologio?
Sono nervoso, le mie mani continuano ad intrecciarsi convulsamente. Traggo un paio di respiri profondi, cercando di calmarmi, invano. Prepotentemente, pensieri che finora ero riuscito a tenere a bada riaffiorano alla mente. È più forte di me. Quello che mi terrorizza di più, devo ammetterlo, è il dolore. È insopportabile, soprattutto poco prima che qualcun altro prenda il mio posto. È da vigliacchi, lo so, ma c’è un motivo per cui dicono che i Lupi Mannari siano immuni alla Maledizione Cruciatus: farebbero prima a riempirli di botte, se li volessero torturare; un’altra maledizione non servirebbe, ce l’hanno già ogni mese.
Un’altra cosa che mi terrorizza è il momento in cui perdo me stesso. Quando perdo letteralmente la testa. È qualcosa di incontrollabile, e quel che è peggio è che arriva un momento in cui non voglio controllarlo. Voglio solo uscire, correre, mordere, graffiare, sfogare un odio e una rabbia che non mi appartengono. E mi spaventa questa parte di me. Il giorno dopo vorrei solo sparire, eclissarmi per sempre, quando ricordo quello che ho fatto, il mostro spietato che sono diventato. Tutti mi ripetono che non è colpa mia, che quello non sono io, che Remus Lupin è buono, che non farebbe mai del male a nessuno. Ma la verità è che quello sono proprio io. E mi fa paura.
Mi accorgo che il cuore ha preso a martellarmi nel petto, e le mie mani sono sudate e gelide. Calmati, non farti prendere dal panico. L’hai fatto già mille volte... Già, però vorrei che ci fosse qualcun altro, qui, a dirmi queste cose. Qualcuno a farmi compagnia. Sì, così il giorno dopo lo ritrovi morto in un bagno di sangue...E sei stato tu... A questo pensiero, comincio a tremare. E se dovessi uscire? Se riuscissi a superare il Platano, correre per la Foresta, raggiungere il villaggio...Immagini macabre continuano a farsi strada nel cervello...
“No. No! Basta, basta, basta!”  sussurro tra me e me, prendendomi la testa tra le mani e cominciando a dondolarmi sul posto. Ecco, lo sapevo. Sta succedendo di nuovo. Mi sto facendo prendere dal panico e dalla paranoia. Non importa quante volte l’abbia già fatto, non finirà mai. E la Luna è maledettamente lontana dal sorgere. Perché non la fai finita? Accidenti, d’estate non vedi l’ora di spuntare, mi sorprendi pure di pomeriggio! E ora ti nascondi dietro un paio di montagne!
Aria. Ho bisogno d’aria. Più passa il tempo, più mi accorgo che il tempo non passa. E l’attesa si sta facendo soffocante. Scendo dal letto, inciampando. Mi rialzo a fatica, e corro verso la porta... No. Non devo uscire. Controllati. Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi. Invece di aprire la porta, mi assicuro che sia chiusa per bene. Magari qualche incantesimo in più non guasterebbe. Infilo una mano in tasca, ma mi rendo conto per l’ennesima volta di aver lasciato la bacchetta al piano di sotto: la ridurrei in mere schegge di legno. Per lo stesso motivo, la tasca non appartiene che ad un semplice mantello nero, lungo e pesante, che nasconde il mio corpo altrimenti completamente svestito.
Comincio a camminare su e giù per la stanza, preso da un improvviso attacco di nausea. Non basta diventare un mostro, no, devo anche stare male e far credere a tutti che sia delicato come un fiore: ironia della sorte, il guaritore di famiglia sostiene che, se non fosse per la Licantropia, sarei il ritratto della salute, giacché "questo malessere è dovuto esclusivamente al potenziale gravitazionale della luna rispetto al non so che dei miei globuli rossi". Comunque, sempre meglio dell’ultima volta, in cui avevo cominciato a soffrire di pressione bassa e rischiavo di svenire da un momento all’altro. O di quando mi era venuta la febbre alta e quei tre si ostinavano a farmi rimanere nel dormitorio.
Mi ritrovo a pensare con affetto a quei ragazzi. Loro non mi hanno abbandonato. Loro non hanno dimenticato chi sono, come fanno tutti gli altri. Ricordo l’ultima nostra avventura notturna, nelle cucine del castello, con gli Elfi Domestici che ci hanno rimpinzato con ogni genere di pietanze...
Ho paura anche di questo. Che sia solo un sogno da cui prima o poi dovrò risvegliarmi. Amici... Cosa sono gli amici? Quanto dura un’amicizia? Perché qualcuno dovrebbe sprecare del tempo con un’altra persona? Perché proprio con me? Forse molti non avevano tutti i torti nel vedere una palla di cristallo nel mio Molliccio, invece della Luna: ho paura del futuro. Di uscire per sempre dalle imponenti mura di questa scuola che mi protegge da ciò che c’è là fuori. Da quel mondo che ho dovuto conoscere da bambino, che non ti guarda in faccia, che ti discrimina, ti ripudia, ti disprezza, ti maltratta... ti lascia solo. Odio la solitudine. Odio il fatto che la voglio, la cerco, la desidero, come una dipendenza. Il primo anno non sopportavo nemmeno di restare in Sala Comune troppo a lungo. Ci ho messo un altro anno a perdere l’abitudine di scendere presto per la colazione, quando la maggior parte degli studenti dormiva. Anche adesso ho bisogno di starmene per conto mio, una volta tanto, e i miei amici rispettano questo mio bisogno, senza troppe domande. Eppure quei ragazzi mi hanno tirato fuori dal guscio. Mi hanno fatto crescere. Mi hanno fatto mostrare un po’ di carattere, per usare un eufenismo. Mi hanno fatto conoscere la felicità. Mi hanno fatto amare la mia vita, anche con questa maledizione, che è diventata cosa di poco conto. Solo un problema come tanti. Un ‘piccolo problema peloso’.
Mi sento un po’ rincuorato, ma non riesco più a stare in piedi. Mi siedo su una sedia, asciugandomi le mani sulle gambe. Ho freddo. Mi sento stanchissimo. E mi sento strano, come al solito. Ormai i miei sensi si sono acuiti: riesco a percepire l’odore del legno, e anche quello di Madama Chips sul mio mantello; sento i versi dei pipistrelli fuori dalla Stamberga; noto perfino un ragno nell’angolo dall’altra parte della stanza, e capisco che le mie pupille sono ridotte a fessure, come ho avuto la sfortuna di apprendere quando ebbi la pessima idea di portarmi uno specchio, due mesi fa...
È un attimo. Una botta in testa che mi spacca il cranio in due. Accecato dal dolore, guardo di nuovo la finestra: una luce argentata penetra attraverso le fessure del legno, facendosi strada come un gas tossico. Sorrido amaramente. Era ora, vecchia amica mia. Colei che mi terrorizza, eppure colei che ho bramato di più al mondo, nelle ultime ore. Non finirà mai di stupirmi con la sua precisione: non manca mai ad un appuntamento. Segue un ordine, come tutte le cose.
Cado a terra in ginocchio. Non posso fare a meno di urlare come se fossi sotto tortura. Il dolore alla testa è lancinante. Ed è solo l’inizio. Poco a poco, il mio corpo va in fiamme. No! Aspetta...Ti prego... Mi porto istintivamente una mano al petto, è come se mi avessero pugnalato il cuore. Sento le ossa spaccarsi una ad una, i muscoli che si contraggono e si allungano dolorosamente. Sento la schiena piegarsi, come se una mano gigante volesse sotterrarmi. Prima o poi morirò di dolore, me lo sento. Questa volta non sopravvivrò. Voglio svenire, voglio uscire dalla mia testa, voglio che finisca. Sento la mia voce gridare... Non riesco più a pensare... Solo un istinto irrazionale... E sento un ululato...


***
 

Un ululato che si trasforma in un grido.
Dolore. Dappertutto.
Un respiro. Rapido, affannoso.
Aria. Datemi aria.
Il fuoco. Brucia. La mia faccia. Le mie braccia, le mie gambe.
Odore di ferro. Rosso.
Lacrime. Sale. Chi è che piange?
Un pavimento. Di legno. Sono sdraiato su un pavimento di legno.
Silenzio. Sento il battito frenetico del mio cuore contro il legno.
Sto tremando. Mi accorgo che i gemiti sono proprio i miei.
La mia testa poggia su qualcosa di duro. Il pavimento di prima.
Vedo una mano. La mia mano. Ma di chi? Chi è che vede?
Io vedo. Sono io. Sono di nuovo io.
Non so per quanto tempo rimango in questa posizione. Per quanto ne so, potrei essere stato condannato ad un attimo infinito. A un tratto, la luce del sole inonda la stanza, arrivando ad accarezzare le mie membra intorpidite. Un brivido accoglie il tepore del mattino. Provo a muovere le mani. Fa male. Stringo i denti, e provo a muovere le braccia. Mi sento come se qualcuno avesse preso a infilzarmi ripetutamente la pelle, come per giocarci. Posso farcela, ho affrontato di peggio. Lentamente, come se mi stessi muovendo sotto una montagna di macerie, riesco a rialzarmi, ma solo per un attimo: cado in ginocchio, scoraggiato dal bruciore delle ferite che non oso guardare. Ma non permetto nemmeno a Madama Chips di vedermi conciato così, non senza il mantello, almeno. Eccolo lì, per fortuna a pochi centimetri di distanza. Mi accorgo di avere freddo. Mentre mi rivesto, un pensiero mi attraversa la mente. Ieri era il 9 marzo 1974. Oggi è il mio quattordicesimo compleanno. Sorrido, chiedendomi cosa avranno in mente i miei amici, e mi ricordo il motivo per cui ogni mese trovo la forza di rialzarmi .

 


 
Angolo autrice:
Questa FF è abbastanza cupa. Ho iniziato a pensare a come debba sentirsi un ragazzino che ogni mese è costretto a trasformarsi in un mostro e svegliarsi con dolore e sangue, e mi sono venute in mente cose come panico e paranoia, oltre ad immagini in stile Shining: insomma, non dev'essere solo la paura di ferire gli altri, che già di per sé avrebbe la sua parte, a terrorizzare il povero Remus, dev'essere proprio un trauma. Ho sempre creduto che la Rowling abbia minimizzato la trasformazione di Lupin, senza descrivere l'angoscia e il dolore che deve provare (ma sarà sicuramente perché è un libro per ragazzi): Lupin ha combattuto in una guerra, avrà visto morti e torture, eppure il suo Molliccio resta la Luna Piena! Perché? Ecco, ho provato a dare una risposta. 
 È ambientata nel terzo anno dei Malandrini, che ancora non sono diventati Animagi, progetto che Remus sta cercando di ostacolare, dal momento che non vuole "ritrovare qualcuno morto in un bagno di sangue".
Per quante sofferenze debba essere costretto a subire, Lupin resta per me un inguaribile ottimista (sì, anche nel settimo, quando torna da Tonks), e trova sempre la forza di rialzarsi (nel terzo e nel quinto libro è piuttosto incline al sorriso e all'allegria, nonostante tutto quello che ha passato), come mostra alla fine di questa FF. Cos'altro c'è da notare? Forse il riferimento al Cogito Ergo Sum cartesiano, quando Remus si risveglia... Adoro la filosofia ^^ 
La spiegazione sul malessere di Remus è ispirata all'effetto della Luna sulle maree, ed è inventata di sana pianta, non ha alcun riscontro scientifico xD
Credo sia tutto. Me la lasciate qualche recensione, please? *.* Grazie a tutti, anche solo per la lettura, spero di vostro gradimento :)
 

   

  
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