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Autore: ignorance    13/08/2011    2 recensioni
«Sirius» fece Remmino, posato –sul pavimento vicino a lui- «Cosa stai facendo?» [...]
«Non si vede?» rispose, flebilmente «Mi nascondo dai bulli»
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Commenti dell'autrice: Ed ecco che mi prostro a voi per chiedere umilmente scusa della mia lunga assenza. Che poi chissà chi se n'è reso conto... Anyway, torno alla carica con una cosa totalmente inutile scritta nel massimo delle mie facoltà mentali -ovvero sotto effetti di caffeina et simili palliativi alla noia. Wolfstar in maniera decisamente stramba, parodica, in un certo senso, e sicuramente piuttosto irrispettosa verso il caro Black. Ammetto che comunque avrò certamente bisogno delle note finali per spiegare meglio.
Mi appello ai posteri per chiedere pareri, molto ben accetti in qualunque caso.
Disclaimers: I personaggi non mi appartengono, ma è piuttosto chiaro, altrimenti non li strapazzerei certamente in tal modo...



***



Sirius Black, impavido diseredato della nobile casata Black, detentore del titolo di rubacuori di Hogwarts e peggior e miglior malandrino allo stesso tempo, e a ragione, camminava.

Non della sua camminata baldanzosa e strafottente, non di quella da seduttore matricolato e men che meno di quella da trasandato re del mistero.

In questo momento, anzi, pareva uno strofinaccio parecchio sbattuto e depresso. La maggioranza delle ragazzine sospiranti di qualunque Casata, che di solito l’avrebbe assalito investendolo di sospiri ridacchianti, risate sospiranti, o sospiri e basta, non l’avrebbe mai riconosciuto.

Pallido come un cencio, vagava per i corridoi, sospirando abbattuto, abbandonato sia dalla sua proverbiale favella che dal suo indomito compagno Potterino Potter –il cui soprannome, donatogli generosamente dal languido parlare di Lucius Malfoy, riecheggia nei secoli.

Le spalle cascanti, le palpebre cascanti, le pall- erm, era tutto un cascare. Lo sguardo di un castello demolito, atterrato, distrutto, smantellato –si dia per scontato che i castelli abbiano uno sguardo-, e qualsivoglia sinonimo del termine; persino i capelli, solitamente nerissimi, parevano aver assunto una tonalità più cupa, grigiastra –e niente sembrava portare all’ipotesi che fosse una colorazione impartitagli dal suddetto Lucius Malfoy, che di colorazioni se n’intendeva parecchio.

Ed ora, dopo tutto questo cincischiare, Black sospirò pesantemente, trascinandosi ancora un po’ verso un angolino buio e riparato dai bulli brutti e cattivi che si trovano spesso a scorrazzare presso Hogwarts e che, di sicuro, lo stavano già cercando per prenderlo in giro con parole crudeli come “stupido” e “sottospecie di Vermicolo”. Insulti che, ammettiamolo, avrebbero distrutto ed atterrato anche il più forte dei coraggiosi.

Con la testa incassata tra le spalle, l’impavido diseredato della nobile casata Black eccetera eccetera, udì un fruscio terrorizzante di fronte a sé. Impaurito, alzò lo sguardo ed incontrò quello quieto di Remmino Lupin –il cui soprannome, donatogli generosamente da qualcuno che farebbe meglio a non rivelarsi, salvo che desideroso di una morte violenta, riecheggia nei secoli.

«Sirius» fece Remmino, posato –sul pavimento vicino a lui- «Cosa stai facendo?» Black, che di solito trovava le domande del compagno meravigliosamente stimolanti ed intelligenti, rimase spiazzato.

«Non si vede?» rispose, flebilmente «Mi nascondo dai bulli»

Remmino lo guardò, dubbioso ed un tantino in imbarazzo. Si passò una mano tra i capelli e poi la fece scendere sul collo e sul torace, fino ad arrivare stuzzicante sul cavallo dei pantaloni e poi cominciare a slacciare la cintura...

Black deglutì un paio di volte, dicendosi che avrebbe dovuto tenere bene a bada la sua immaginazione. Scosse la testa e lanciò un altro sguardo depresso a Remmino bello, che sospirò.

«Non ci sono bulli, Sirius» disse, cauto. Temeva che gli venisse un attacco isterico, ed era sempre meglio parlare piano ai malati mentali «È solo la tua immaginazione»

Sirius si ritrasse, allibito. Pensava che fosse “solo la sua immaginazione”? Come poteva averlo tradito così, il suo Remmino? Avevano una meravigliosa relazione pragmatica da ben sei anni, diamine! Come poteva dirgli “non ci sono bulli, Sirius” così, di punto in bianco?

«Senti» fece Remmino, avvicinandosi un po’ «So che la tua psiche è stata sconvolta dalla sola possibilità che io-»

«TU!» ruggì quindi Black, scattando in piedi. Remmino fece un balzo all’indietro, atterrito. «Mi hai detto che-» Sirius parve troppo sopraffatto per continuare e chiuse gli occhi, di nuovo sofferente. Non poteva accettare ciò che il suo Remmino gli aveva confessato, era troppo per lui.

Remmino avanzò lentamente verso di lui, stringendogli un braccio. «Sirius, davvero. Non intendevo ferire il tuo orgoglio, io…»

Sirius ricacciò indietro le lacrime e prese un sospiro tremulo. «BRUTTO CATTIVO!» sbraitò poi, oltraggiato, correndo via. Remmino, incapace di fare alcunché per la sorpresa –pensava che fosse mentalmente menomato, ma non fino a quel punto. Avrebbe fatto meglio ad andare a consultarsi con qualcuno, oh sì- lo guardò stolidamente sfrecciare via e sbattendo le ciglia girò i tacchi, dirigendosi in Infermeria.

Sirius, le lacrime e il moccio che gli colavano lente tra le labbra –strano, sono salate!-, si rifugiò nel bagno del Secondo Piano. Mirtilla Malcontenta gli lanciò uno sguardo disinteressato, non riconoscendolo per l’affascinante sex-symbol del castello quale era per via della maschera di muco, e continuò a svolazzare nell’aria indolentemente.

Da parte sua, Black si rincantucciò in un cubicolo e prese a tirare su con il naso. Remmino bello non l’avrebbe mai perdonato, l’insulto che gli aveva rivolto era troppo pesante perché potesse passarci su e dimenticare. Ecco, grazie al suo stupido orgoglio aveva rovinato l’amore che c’era tra loro. Uffa! Però anche lui era stato veramente cattivo, ecco. Nessuno si merita di sentirsi chiamare “brutto cattivo” –anche solo pensarlo gli dava i brividi, da tanto era offensivo-, ma…

Rimase lì per qualche ora, incredulo che i bulli non lo avessero già trovato e riempito di frecciatine crudeli. Tuttavia, dopo altre ere –Mirtilla Malcontenta lo aveva guardato con pena e se n’era andata- sentì la porta aprirsi e il profumo meraviglioso di Remmino invadergli le narici –che si era pulito con un po’ di carta igienica, yep.

Remmino si fece avanti nel cubicolo e lo guardò, caritatevole. S’inginocchiò accanto a lui, ricordando che Dumbledore gli aveva suggerito di approcciarsi al malato con delicatezza e di portarlo pian piano da lui, e gli sorrise.

«Avanti, Sirius, che ne diresti di uscire?» sussurrò piano, tendendogli cautamente una mano «Il Preside mi ha assicurato che i bulli non ti faranno del male, perché li ha tutti espulsi»

Sul viso di Black si aprì un sorriso rinfrancato ed egli afferrò la mano di Remmino con gratitudine. Lo aveva perdonato! Allora è vero che l’amore va oltre ogni litigio! Si alzarono insieme e Sirius si strinse piano a Remmino bello, che lo lasciò fare.

«Vieni, Sirius» lo invitò gentilmente, conducendolo verso l’ufficio di Dumbledore «Non temere»

Sirius annuì e lo seguì senza remore. Però a mezza via si bloccò e guardò Remmino, concentrato. «Non dicevi sul serio, prima, vero?» fece, accigliato «Sul fatto che io-»

Remmino bello lo interruppe con un gesto della mano. «Massì, tutto dimenticato, okay?» fece, rassicurante «Adesso ti porto in un posto dove nessuno ti potrà più fare del male»

Lo diresse garbatamente sempre più vicino all’ufficio del Preside, carezzandogli piano il braccio, ma Sirius, che continuava a tirare su con il naso, gli fece così pena che decise di affrontarlo a pieno petto. Si bloccò nel corridoio e lo fronteggiò, allacciando gli occhi ai suoi –ancora lacrimosi ed imploranti.

«Sirius» cominciò, titubante «Devo confessarti che non sono stato del tutto sincero con te. Abbiamo chiamato il San Mungo e speriamo che lì guariscano il trauma cranico che hai subito nell’impatto con il muro. Quando io ti ho detto che-» la sua voce s’incrinò e lasciò in sospeso la frase, guardando Sirius come per soppesarlo.

Black sgranò gli occhi. «Allora era tutto vero! Sei veramente un BRUTTO CATTIVO!» tirò un sospiro tremolante e poi corse via. Il suo Remmino bello l’aveva tradito! Non poteva crederci. Tornare a nascondersi in bagno sarebbe stato troppo prevedibile; per questo decise di tornarci. Non per il fatto che sicuramente Dumbledore l’avrebbe brillantemente escluso dai luoghi di ricerca, anzi, l’idea non l’aveva nemmeno sfiorato. Piuttosto, Mirtilla Malcontenta l’avrebbe capito.

Rintanati nel suo cubicolo, lui e Mirtilla si scambiarono lacrimose perle di saggezza come “nessuno mi vuole” e “a nessuno importa di me” e si lagnarono un po’, compiangendo se stessi. Mirtilla non l’avrebbe mai ammesso, ma pensava di compiangere quel povero ragazzo sfigato persino un po’ più di quanto compiangeva se stessa.

Dopo tre ore di singhiozzi e lacrime e sospiri e lagne e disperazione, afflizione e depressione, il gruppo di ricerca riuscì a scovare Black, ad infliggergli una Pastoia Total Body e a portarlo al San Mungo. I medimaghi dissero loro che il trauma era lieve, e che in men che non si dica la sanità mentale del ragazzo sarebbe tornata a posto. Tuttavia comunicarono a Dumbledore, in gran segreto, che talvolta gli sarebbe “mancato qualche venerdì”. Niente di preoccupante, in ogni modo, solo manie di grandezza, modestia rasoterra, istinti ninfomani, qualche ossessione e niente più. Poca roba, insomma.



***



«Remmino bello» cinguettò Black, stringendo a sé il compagno «Non è che potresti chiarirmi uno o due punti fondamentali che mi sono sfuggiti?»

Remmino, rassegnato, incassò la testa tra le spalle e aspettò pazientemente che la domanda gli fosse rivolta.

«Senti, cos’è che mi ha fatto andare così fuori di testa tanto da farmi buttare contro il muro della Sala Comune e procurarmi un dannato trauma cranico?» Sirius si strinse nelle spalle, ghignando «Purtroppo ho dimenticato gran parte degli avvenimenti, dopo che mi avete malamente immobilizzato e costretto ad essere ricoverato»

Lupin ignorò la frecciatina con nonchalance e sospirò. «Non sei ancora pronto a saperlo, Sirius. Ritenterò tra qualche anno, forse, in una camera foderata di cuscini e priva d’ogni oggetto che possa risultare anche lontanamente contundente»

Black scrollò nuovamente le spalle e decise che andava bene così. Orecchio non sente, cuore non duole, giusto? Più o meno.

Tuttavia, dal buco del Ritratto della Signora Grassa sbucò Potterino Potter, baldanzosamente.

«Ciao Remmie, ciao Cane Pazzo!» rise, allungandosi sulla poltrona di fronte alla loro e scrutandoli con interesse «Allora, come va con quella storia della ramazza piccola di Sirius, Moony?»

Remus sbarrò gli occhi, mentre le sinapsi di Black si collegavano e l’idea si figurava nella sua mente.

«Ramazza?» ripeté flebilmente, guardando Remus con ansia «Ramazza?»

Lupin si spalmò una mano in faccia, rassegnato: al San Mungo presto l’avrebbero chiamato per nome. Non c’è uno senza due, no? …Circa.



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Ordunque, siori e siore; mi appello al vostro parere. Certo è che, in quanto alla ramazza piccola di Black, ci sono sicuramente alcuni dubbi basilari... *fischietta* Datemela per buona, anche 'sta volta, sono tutti gli effetti della suddetta caffeina che mi rendono così in vena di demenzialità, senza la D maiuscola perchè non se lo meritano. Alors, adesso è proprio il caso che io sparisca. NON vi farà piacere sapere che sto giusto per postare una Snitchstar (Sirius/James), e che ne approfitto per farne la pubblicità.
Au revoir, in ogni caso

P.S. In caso, vorrei far notare che ho felicemente riciclato il titolo del famoso "The importance of being Earnest" di Wilde, mio amato autore. Spero mi perdonerà per averlo usato in questo scempio *ride*
   
 
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