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Autore: Vitriolic Sheol    13/08/2011    1 recensioni
Tutti noi cerchiamo un porto sicuro nella tempesta... un amico, un amante, la nostra famiglia... ma cosa succede se è proprio la nostra famiglia la causa della tempesta? In una Tokyo terrorizzata dal fenomeno Kira, la vita di una giovane psicologa si intreccia a mille altre, trovando terrore, odio, amore, passione e gelosia.... prima long fic su Death Note, vi prego recensite!
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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CAPITOLO 20
Le maschere nude



È di un’intensità straziante il suo sentimento per Mello.

Di lui ama il volto corrucciato, dai tratti duri di un guerriero che non è mai stato bambino.
La voce minacciosa e sprezzante di un ragazzo abituato alla violenza, che mai si addolciva.
Il suo ghigno crudele, che sperava sempre di veder trasformare in un sorriso.
Le mani sottili e forti, avvezze da sempre alla durezza ma che si erano rivelate sorprendentemente
 dolci nel suo letto.

Lo ama in ogni suo gesto, in maniera quasi dolorosa.


E se ne dispera.



*


Si è insinuata nelle sue vene, nell’aria che respira, simile ad un’incurabile maledizione.
E lui ringhia contro questa avversaria più subdola dei precedenti, cerca scampo nel
 silenzioso abbraccio della solitudine, ma ormai è tardi.
La sua resistenza s’è infranta giorno dopo giorno, negli addii rimandati per godere ancora della sua vista, nella muta contemplazione dei suoi occhi, sempre testardamente fissi nei propri, nei sogni in cui lei è il soggetto quasi ogni notte.
Per quanto la mattina scappi prima del suo risveglio, è impossibile sfuggirle.
Perfino il cielo porta i suoi colori.



*


Mani che avrebbero potuto distruggerla ad ogni istante, come fosse fatta di vetro.
Una bocca sulla propria, esigente ed affamata come quella di un predatore.
Il corpo e l’animo segnati da un’intera vita di privazioni e tormenti,ma che si era mosso insolitamente gentile sopra di lei, un muro di muscoli compatti ed esili, roventi contro il suo seno.

Lei viveva nel ricordo di quella notte, per quei lontani momenti che aveva rubato al suo orgoglio di uomo.
S’era lasciata guidare nelle tenebre per condividere la sua stessa oscurità, il prezzo per l’estasi segreta tra le braccia di un criminale.

Eppure, quando si era svegliata sola al primo tocco dell’alba, non poté impedirsi di sorridere.

Un giorno, forse, sarebbe stata lei a trascinarlo nella luce.


*

Fin da quando ha memoria c’era sempre stato solo lui.
Non i genitori, non i suoi compagni.

Semplicemente Mello.

Ma qualcosa si era incrinato in questo perfetto universo di solitudine.

Quella donna aveva sfiorato le corde più remote della sua esistenza, le aveva fatte vibrare con una sconosciuta melodia, fatta di parole dure, di scontri e di un’ardente, violenta passione.
E nel ricordo di quando quella mattina l’aveva abbandonata alle prime luci dell’alba, non può impedirsi di chiedersi se un giorno il suo egoismo verrà sconfitto da questa strana sensazione e lui potrà finalmente rimanerle accanto.


*

Il suo principe non è azzurro, ma nero come le tenebre.
Non sussurra parole d’amore, ma porta riflessi nello sguardo le mille violenze a cui ha assistito, le azioni criminose di cui si è macchiato.
I suoi rari sorrisi erano sempre velati di minaccia, i lineamenti contratti perfino nella quiete.

Eppure lei non può impedirsi d’amarlo.

Aveva imparato ad interpretare le sue risposte enigmatiche, ad accettare le sue sparizioni; ad esplorare il suo animo un passo alla volta, senza fretta.

Ed aveva capito che le parole di cui tanto sentiva il bisogno non le avrebbe mai sentite, ma che le avrebbe sempre trovate occultate nei suoi occhi.


*

L’aveva inseguito a lungo nei lineamenti di Kira e di Near, prima di trovarlo in Lei, travestito da bellissimo angelo terrestre, pronto a sfidarlo senza tregua né quartiere.

I suoi sorrisi erano pugni crudeli, che non aveva mai imparato a schivare.
Il suo profumo una lama arroventata, che impietosa scavava nella sua pelle.
I suoi occhi un colpo sordo al volto, dopo il quale non sempre riusciva a rialzarsi.
Stava uccidendo il duro ch’era sempre stato, giorno dopo giorno.

Eppure c'erano momenti in cui questo pensiero perdeva d’importanza.
Momenti in cui un altro Mello emergeva per confonderlo.


E che con voce insinuante gli ricordava che quella sconfitta aveva il dolce sapore delle sue labbra.




***

Come ogni mercoledì, Caroline si trovava nello studio del dottor Kishimoto; seduta sul lettino del medico, scrutava il volto dell’uomo che nel contempo era concentrato sull’incavo del suo braccio destro.

KI= Signorina Hale,da quanto tempo ha questi “sfoghi”?

CA= Dalle ultime tre sedute del Trial se non mi ricordo male..

KI= Perché non me l’ha detto?

CA= Pensavo fosse un effetto collaterale del farmaco, comune a tutti i pazienti…

KI= Davvero? E lei la laurea in medicina l’ha presa stanotte?

CA= (SBUFFANDO) Mi dispiace… avrei dovuto dirglielo.

KI= Si, avrebbe dovuto! Questa reazione non è mai capitata a nessuno! (SCHIACCIANDOLE L’INCAVO DEL GOMITO) Le fa male qui?

Caroline non riuscì a trattenere un piccolo grido di dolore.

KI= Bene, lo prendo come un si…

Dopo aver detto questo, il medico si diresse verso un piccolo armadio dove armeggiò per circa cinque minuti, non osservato da Caroline; poi, veloce come un fulmine, afferrò l’arto destro della ragazza per piantarvi, nel centro dell’incavo una siringa da un ago decisamente più grosso del dovuto, con cui poi le iniettò un liquido ambrato.

CA= AAAAAARRRGGGHHHH!!!

KI= Si stenda sul lettino.

CA= (STENDENDOSI) MA E’ IMPAZZITO?!?! LEI E’ UN MACELLAIO!!!

KI= Che le serva da memento quando le verrà in mente di auto eleggersi a medico diagnosta.

Seppur distesa sul lettino, tenendosi il braccio destro con l’altra mano, Caroline non sembrava propriamente disposta a seppellire l’ascia di guerra.

CA= ARGH! MA CHE INTRUGLIO MI HA DATO?! BRUCIA COME L’INFERNO!!!!

KI= Le ho dato un mix di antibiotico e antisettico, servirà a calmarle il dolore ed a eliminare i possibili microbatteri che potrebbero essersi formati.

CA= E C’ERA BISOGNO DI INFILZARMI COME UNA BAMBOLINA VODOO?!?!?!

KI= Quando ha finito di agonizzare, può andarsene.

Dicendo questo il dottor Kishimoto uscì dalla stanza, mentre la ragazza ancora si contorceva dal dolore sul piccolo giaciglio delle visite. Dopo circa un quarto d’ora, il dolore si attenuò, tanto da poterle permettere di cercare il cellulare nella borsa, che aveva cominciato a squillare insistentemente.

Era Near.

CA= Si, pronto?

NE= Dove sei?

CA= In ospedale, sto per uscire.

NE= Appena esci vieni immediatamente qua, devo dirti una cosa.

CA= Dieci minuti e arrivo.

Il tempo di riavvolgersi le bende attorno al gomito, ed uscì dall’ufficio medico a razzo.

***


Fedele al suo pronostico, Caroline arrivò all’SPK; mentre Near era impegnato a costruire un altissimo grattacielo composto da dadi da gioco, Halle era davanti al tavolo dove Caroline aveva lasciato l’epigrafe e tutto il necessario per provare a tradurla… Gevanni e Rester erano come al solito impegnati tra computer e scartoffie varie.

CA= Eccomi Near… di cosa dovevi parlarmi?

NE= Caroline, i tuoi risultati nel tradurre l’epigrafe si sono rivelati un fallimento, dico bene?

CA= Si, è così… ho studiato latino solo al liceo e lo ricordo molto male… mi dispiace tanto…

NE= Non è grave, nessuno è capace di fare tutto… ma sono riuscito a trovare qualcuno che potrà aiutarvi a tradurla…

HA= Davvero? E  chi è??

NE= Si chiama Ezra Levi… è un rabbino ebreo, grande latinista.

CA= Dove possiamo trovarlo?

NE= Risiede a Venezia…

CA+HA= VENEZIA?!?!?!?

NE= …e dovrete andare là per avere il suo aiuto… è molto anziano.

CA= Tu vorresti dire che io e Halle dovremmo imbarcarci su un aereo diretto in Italia, per andare a Venezia da qualcuno che non sappiamo nemmeno che faccia abbia?!

NE= Anche tu inizialmente non sapevi che faccia io avessi, ma hai accettato lo stesso di lavorare per me..

CA= Con te Near… “CON” non “PER”!

HA= (A CAROLINE) Linne, pensaci bene, cosa ci costa? Cinque giorni in Italia, tutto spesato, in una delle città più belle al mondo…

CA= E va bene… quando partiamo?

NE= Stasera alle 20:00… vi consiglio di andare a casa a preparare le valige… e di farvi trovare puntuali al Terminal 8.

Le ragazze uscirono dal grattacielo, per ritrovarsi nel brulichio della città; cominciarono a scendere le scale.

HA= Andremo a Venezia, ancora non ci posso credere!! Le gondole, i canali, i palazzi maestosi… ehi, mi stai ascoltando?!?!


Ciò che aveva catturato l’attenzione di Caroline, fu una moto nera di grossa cilindrata, parcheggiata dall’altro lato della strada… lui era lì?
Una morsa la prese allo stomaco, quando si trovò a cercarlo con lo sguardo tra la folla; per un momento, un solo,flebile momento, sperò di vederlo, di incontrare quei magnifici zaffiri ancora una volta, per provare quel brivido in fondo allo stomaco che solo lui sapeva suscitarle.

Ma non lo vide.

CA= Uh? Eh, si… giusto…

HA= Di la verità, non hai sentito nemmeno una parola di quello che ho detto.

CA= E’ così evidente?

HA= Ultimamente capita spesso… coraggio, ora va a casa e prepara armi e bagagli… ci vediamo stasera all’aeroporto.

CA=  Ok… e scusa per prima.

HA= Non preoccuparti, stavo dicendo solo sciocchezze; a dopo!

Mentre si dirigeva verso la Gran Torino, ricominciò a rimuginare… forse aveva solo preso un abbaglio,chiunque in una città grande come Tokyo poteva possedere una moto nera… ma quella… quella risvegliava nella sua mente ricordi recenti, ma che le sembravano appartenenti ad un tempo lontano: una corsa folle per le vie della città per cercare Rachel, il loro incontro alla processione, un secondo viaggio verso casa sua dopo il funerale, dove lei estranea al mondo circostante, si era lasciata trasportare, aggrappata alla sua vita esile come un naufrago si aggrappa ad una tavola di legno.
Nel mettere in moto l’auto, avvertì dentro di se una strana sensazione; perché aveva sperato di vederlo? perché quel sentimento di delusione una volta scoperto essere la propria speranza fallace? Non lo vedeva da giorni, settimane, forse mesi… probabilmente doveva considerarlo definitivamente fuori dalla propria vita. Allora perché? Perché quel senso di vuoto dentro il cuore, quella delusione nel non vederlo apparire tra la gente?

Che ne fosse veramente innamorata?

Scacciando quel pensiero come se si fosse trattato di una mosca, fece manovra e si immise nella carreggiata.

***


“Guarda guarda chi arriva… chi non muore si rivede eh?

“Avrei preferito farmi ammazzare piuttosto che venire qui…”


“Un giorno o l’altro succederà,se ti ostini ad agire così…”

“L’ultima cosa che voglio è una ramanzina sulle buone maniere.”

“E l’ultima cosa che voglio io è aiutarti…”

“Non voglio aiuto…voglio solo una conferma.”

“Sentiamo…”

“E’ per quel motivo vero?”


“Si.”

“Stai rischiando; stai diventando troppo vulnerabile.”

“Non avevo scelta… sarebbe dovuto arrivare questo momento, prima o poi.”

“Ci saranno delle conseguenze, lo sai questo vero?”

“Ad ogni azione corrisponde una reazione.. è la legge sociale.”

“La legge sociale non è mai stato un tuo problema…”

“Ha cominciato ad esserlo.”
 
“Dirai tutta la verità se dovrai farlo?”

“Ovvio. Ormai non possiamo fare più niente…sta iniziando.”

“Iniziando? Ma di che cosa parli?!”

“La Terra ribolle… capirai presto. Abbiamo altro da dirci?”

“Quello che mi serviva l’ho già ottenuto…”

“Arrivederci allora…”

“Addio, piuttosto.”



***

Con una valigia di media grandezza color grigio antracite aperta sul letto, le ante dell’armadio spalancate, Caroline stava immobile davanti a quella, le braccia lungo i fianchi e lo sguardo fisso sul bagaglio.

RZ= Non credo che fissandola i vestiti comincino ad uscire dall’armadio stile “Topolino Apprendista Stregone” e vadano a mettersi lì dentro auto piegandosi.

La ragazza sollevò lentamente lo sguardo, voltando la testa verso destra e vedendo Ryuzaki, seduto sulla sua toilette a specchio.

CA= Stavo riflettendo…

RZ= Già…ultimamente accade spesso. Stai pensando a quello che potrebbe aspettarti la?

CA= Tu ne sai qualcosa?

RZ= Sinceramente non molto… ma ti consiglio di portare con te la scatola che Roger ti ha dato… forse ti sarà utile.

CA= Già…

RZ= Ma non è questo ciò che ti ombra…è qualcosa di più importante, almeno per te.

CA= Quando sono uscita dall’SPK… ho visto dall’altro lato della strada…

RZ=…una moto che sarebbe potuta essere quella di Mello.

CA= Esatto…

RZ= Ti manca molto, non è vero?

CA= Non so se possa definire “mancanza”… so solo che darei tutta me stessa per vederlo ancora una volta, anche per pochi istanti…

RZ= Ma tu ora hai Light…

CA= E’ per questo che mi sento così… non so cosa davvero voglio; con Light sento che potrei avere la relazione che tutte le ragazze sognano; lui mi affascina, è interessante, intelligente, attraente…

RZ=…ma Mello ha il mistero, il brivido dell’incognita, della sfuggevolezza… il gusto della sfida, il sapore della passione ed il richiamo della carne…

CA= Sono orribile…

Ryuzaki si avvicinò a lei, guardandola con occhi colmi di dolcezza fraterna.

RZ= Non è essere orribili… è essere confusi, sia nella mente che nel cuore.

CA= Ed è proprio questo che mi spaventa.

Senza rispondere Ryuzaki l’abbracciò; Caroline fu confortata da quel gesto, abbandonandosi sulla spalla del ragazzo, poggiandovi sopra la guancia. Dopo pochi minuti si sciolsero.

CA= (STUPITA) Tu… il tuo corpo… è perfettamente tangibile…

RZ= (SORRIDENDO) Te l’avevo già spiegato… io acquisto maggior corporeità man mano che la tua mente si convince sempre più che sono reale… che non sono un sogno.

CA= Hai un…profumo strano… buonissimo, ma anomalo.

RZ= Questo è il profumo della morte… l’aroma di un altro luogo, lontano da qui ed allo stesso tempo incredibilmente vicino.

CA= Che cosa si prova a morire?

RZ= E’ come addormentarsi… ti senti stanco,intorpidito… poi chiudi gli occhi e il buio ti avvolge, portando una meravigliosa sensazione di benessere.

CA= Mi dispiace…

RZ= A me no… ho finalmente trovato la pace.

CA= Allora perché sei tornato?

RZ= Dovevo aiutarti…

CA= Quindi nessuno ti ha mandato… sei venuto di tua spontanea volontà.

RZ= Si…

CA= Posso chiederti per quale motivo?

RZ= Un’altra volta te lo spiegherò… (SORRIDENDO) Ora vedi di preparare quella valigia…

***

Aereo TZ471, ore 22:41

Erano in volo da tre ore e 40 minuti, nella prima classe del grande aereo che Near aveva riservato loro. Halle, vicino a Caroline si era assopita, poggiando la testa sulla spalla dell’amica; era seduta nel sedile vicino al finestrino, lo sguardo immerso nei giochi candidi di nembi e cumulonembi, vedendo i profili di una terra che aveva appena imparato a conoscere allontanarsi, per portarla in un’altra a lei del tutto oscura.
Nelle sue orecchie, Mark Knopfler in “So far from the Clyde” cantava dolci sinfonie di una patria lasciata nella speranza di un futuro migliore, con la calda voce carica di struggimento e nostalgia; Caroline si ritrovò a pensare… aveva lasciato l’America, New York, la sua casa, il suo lavoro per ritrovarsi a Tokyo, rispondendo alla chiamata di uno sconosciuto ed accettando di lavorare ad un indagine che stava cominciando a rassomigliare ad un gioco al massacro, un giornaliero, logorante, terribile stillicidio di vite umane che nessuno sapeva come fermare.

Ma in quell’inferno, in quella libera caduta, aveva anche trovato e riscoperto l’amore… e poco male che fosse finito dopo solo un’unica notte, benché non l’avesse più rivisto (salvo poche, rare e pericolose occasioni) era convinta che tra lei e Mello scorresse un sottile filo d’unione, impercettibile agli altri e noto solo a loro, che prima o poi li avrebbe ricongiunti.

E poi Caroline era di natura fiduciosa, si ripeteva che se il filo non l’avesse riportata da Mello, pazienza, non è grave… ci si sarebbe sempre potuta impiccare con quel filo.


***


Un telefono squillava insistentemente da più di cinque minuti; consapevole del fatto che non avrebbe potuto sfuggirvi, il “ricercato” rispose:

“Chi parla?”

“Christabel. Sono io.”

A sentire il proprio nome, pronunciato con così tanta naturalezza, rimase impietrito per qualche secondo.

“ ******, sei tu?!”

“Si…”

“Che ti salta in mente a chiamarmi?! per di più qui!” Dopo quello che è successo non dovresti neanche ricordarti che esisto!”

“Mi serve il tuo aiuto… dobbiamo vederci e parlare.”

“Cosa?!”

“Ti prego, è urgente. Si tratta di ********”

“Temi sia in pericolo?”

“Lo sarà presto se non interveniamo.”

“ Da come me lo dici suppongo sia all’oscuro di tutto…”

“Ho giurato che non gliene avrei parlato…ma ora è inevitabile che sappia”

“Sei in città?”

“Arriverò tra *********. Dobbiamo vederci”

“Ci vedremo tre giorni dopo il tuo arrivo, al tempio scintoista del quartiere di Asakusa a mezzogiorno”

“Va bene. Ad allora.”

“Ci sarò.”



***

Aeroporto “Marco Polo” Venezia, Italia. Ore 08:27

CA= Halle… Halle,sveglia… HALLE!

Sotto i delicati, ma pur sempre scrolloni, di Caroline, la giovane donna si risvegliò.

HA= Mmmmh… che c’è?!

CA= C’è che sono le otto e mezza del mattino e che siamo arrivate. Su, è ora di scendere!

Scendendo dall’aereo e ritrovandosi nella smisurata pista d’atterraggio, vennero accolte da una ventata d’aria gelida, seppur fosse una giornata soleggiata.

HA= Brrr, cavolo che freddo!

CA= Beh, è dicembre anche per l’Italia…

HA= Sempre molto divertente.

Si diressero verso l’interno del terminal, dove attesero per dieci minuti l’arrivo dei loro bagagli; dopodiché uscirono dall’edificio, trovandosi in mezzo ad una masnada di persone, composta sia da manager al telefono che da turisti, italiani e non.

HA= Bene, e ora?

Prima di risponderle, Caroline cominciò a guardarsi intorno, allungando il collo per scorgere qualcuno che avesse l’aria di attenderle.

CA= Non ne ho idea… Near non ci ha detto nulla riguardo all’arrivo.

“Le signorine Hale e Lidner?”

Entrambe le ragazze trasalirono, spaventate da quella voce che arrivò alle loro spalle; in particolare Caroline era pronta a ricoprirne il proprietario di insulti mostruosi… ma quando mise a fuoco l’aspetto di chi aveva davanti, tutti i propositi bellici svanirono.
Accanto a loro, vi era un mastodontico nero sui 35-40 anni, sfiorante forse il metro e 90, dai profondi occhi d’ebano e dai corti capelli dello stesso colore; era vestito con pantaloni, camicia e scarpe nere ed era molto affascinante.

CA= Ehm… si, siamo noi. Io sono Caroline Hale e lei è Halle Lidner…

Nel voltarsi ad indicare l’amica, Caroline la scoprì imbambolata a fissare il moro come se si trovasse davanti ad un idolo di El Dorado.

HA= Oh… ah, ehm, si… molto piacere!

Istintivamente, Caroline alzò gli occhi al cielo, mentre l’uomo si aprì in un sorriso che si rivelò più bianco del marmo.

“Scusate per lo spavento… mi chiamo Eljiah. Non vi dispiaccia il colore della mia pelle, l’ho preso dal sole, mio buon vicino e parente prossimo…”

CA= In fatto di scelte, non sono guidata solamente dagli esigenti consigli dei miei occhi di donna… e voi, illustre principe, sareste non meno gradito ai miei occhi di tutti quelli che sono venuti per il mio affetto…. (SORRIDENDO) Shakespeare, “Il Mercante di Venezia”...ottima scelta, visto il luogo.

EL= (SORRIDENDO) Conoscete molto bene le opere del grande maestro…

CA= Mio padre ha fatto un egregio lavoro…
EL= Vi prego di seguirmi… il signore vi sta aspettando…

Detto ciò, il nero cominciò a scendere le scale; Caroline fece per seguirlo, quando voltandosi verso Halle, la scoprì ancora stralunata a guardare Eljiah. Sbuffando tra il divertito e l’incredulo, le andò davanti schioccandole le dita davanti al viso.

CA= Sveglia principessa, il tuo principe ti aspetta a Tokyo tra computer e quaderni assassini!

Halle parve rinsavire.

HA= Cosa? Ah, si si… Ehi, io amo Gevanni! Gli altri uomini non mi interessano!!

Ma si trovò a parlare al vento dal momento che l’amica stava scendendo le scale, allontanandosi da lei.

CA= (IRONICA) Si si certo… dicono tutti così! Muoviti lumachina!

Scendendo la scalinata a rotta di collo per non rimanere indietro, Halle ribatté:

HA= CAROLINE, PIANTALA IMMEDIATAMENTE O GIURO CHE PRIMA DI RIPRENDERE QUESTO AEREO TI BUTTO IN UN CANALE!!!

In tutta risposta, Caroline rise. Nel frattempo, Eljiah le aveva condotte su un molo, portandole davanti ad un piccolo battello su cui migliaia di turisti stavano già salendo.

EL= Signorine, vi presento il taxi veneziano per eccellenza… il vaporetto!

HA= E’ adorabile!

Caroline inclinò leggermente il busto verso destra,avvicinando il viso a quello dell’amica mantenendo lo sguardo sulla motonave.

CA= (PARLANDO PIANO) Halle è un vaporetto, non la carrozza-zucca di Cenerentola… e nella stiva c’è un motore, non i topini…

HA= Mamma mia come sei cinica… ma se non ti entusiasmi un po’ che gusto c’è a vivere?

EL= Ehm… signorine, dovremmo salire…. il vaporetto non aspetta più di tanto.

HA= Si, scusa… solo un piccolo battibecco tra due zitelle!

Seguirono così l’uomo, attraversando il piccolo pontile ed arrivando sulla prua del piroscafo; dopo due minuti di attesa il viaggio cominciò, itinerario dove sia Caroline che Halle stettero in piedi con il busto all’aria aperta,nonostante fosse  dicembre, per ammirare lo spettacolare paesaggio della laguna veneziana.

Dall’aeroporto, la linea di navigazione del vaporetto, andò a costeggiare l’isola di Murano con il campanile della chiesa che svettava fiero contro il cielo; Eljiah, da buon accompagnatore, si alzò in piedi per affiancarle; ponendosi tra le ragazze, indicò l’isola che stavano fiancheggiando anche se, a causa del rumore del vaporetto e del vento che portava via le parole, si ritrovò quasi costretto ad urlare per farsi capire, così come per le giovani donne.

EL= Quella è l’isola di Murano! Attorno a Venezia vi sono tantissime isole e isolotti, ma sono quasi  tutte disabitate… Burano, Torcello e Murano sono le tre più famose e completamente abitate!

CA= Murano non è l’isola dove viene lavorato il famoso vetro?!

EL= Esatto!! La sua notorietà risale al 1291, quando per paura degli incendi le fornaci furono trasferite da Venezia sull’isola!

HA= Sembra molto grossa per essere un semplice “satellite” di Venezia!!

EL= Murano è formata da cinque isolotti, e proprio come la città Madre è attraversata da un Canal Grande, le cui rive sono congiunte dal famoso ponte Vivarini!

Dopo essersi lasciate, a malincuore, Murano alle spalle, il vaporetto toccò le rive delle “Fondamenta Nuove” per poi raggiungere il Lido. Inutile specificare l’entusiasmo da turiste che stava prendendo sempre più Caroline e Halle.

EL= Questo è il Lido di Venezia! C’è ben poco da dire, tranne il fatto che ogni anno, tra agosto e settembre, la quiete di questo viene stravolta dall’ormai famosissimo Festival del Cinema!

HA= Mi piacerebbe assistervi almeno una volta nella vita!

Caroline, più che dal Lido che ora le stava salutando, sembrava affascinata da ciò che le si stava profilando davanti.

CA= Eljiah, dimmi che ci stiamo avvicinando ad una delle tante meraviglie di Venezia!

Il nero rise di cuore nel vedere l’entusiasmo di quello scricciolo diafano e dai capelli tagliati in modo così maschile.

EL= Esattamente signorina, questa è l’ultima tappa del vaporetto, San Zaccaria sulla Riva degli Schiavoni! Noi qui dobbiamo scendere!

Alla comunicazione di Eljiah, Halle e Caroline ritirarono il busto e tornarono sottocoperta per afferrare le borse, i bagagli e scendere dalla motonave.

HA= Mio dio, con tutta quell’aria mi sento la testa come un pallone!!!

CA= A chi lo dici!!

E risero. Una volta che il battello ebbe attraccato al pontile, le ragazze e l’uomo scesero, non prima di aver lasciato i bagagli ad uno zelante facchino che aveva il compito, su commissione di Eljiah, di portare le valige delle ragazze nella camera d’albergo a loro riservata; dopo solo pochi passi e una volta superato il Ponte della Paglia, attraverso una fiumana di altrettante persone con valige, zaini e quant’altro, arrivarono a…

CA= San Marco!

HA= Santo cielo, è semplicemente meravigliosa!

Si trovavano davanti alle due colonne della piazza, che costituivano l’accesso per chi proveniva dal mare; sulla destra, accanto a quello che Eljiah presentò come Palazzo Ducale, troneggiava in cima alla colonna il leone alato, simbolo di San Marco patrono e protettore della città. Sul lato sinistro invece, dalla Biblioteca Marciana si ritrovava la colonna con la statua di San Teodoro, il primo santo protettore cittadino.

EL= Venite… dobbiamo dirigerci al Ghetto, e la strada non è sicuramente breve!

Vedendo però che Caroline si stava dirigendo verso l’interno della piazza attraversando lo spiazzo tra le due colonne, la fermò.

EL= Ah-ah no, decisamente non è una buona idea passare lì in mezzo…

CA= Perché scusa?

EL= In passato lo spazio tra le colonne era riservato alle esecuzioni capitali, tanto che tuttora tra i veneziani persiste l’uso di non passare tra esse… si dice porti sfortuna!

CA= Paese che vai, usanze che trovi eh?

HA= Sei in Italia… fa come gli italiani no?

CA= Non si diceva “Vai a Roma e fa come i romani”?!

HA= Vabbè, come la fai lunga… il contesto è quello!

EL= (SORRIDENDO) Coraggio, andiamo…


Oltrepassando la splendida piazza San Marco, già affollata nonostante fossero appena le nove di mattina, il trio si incammino per una via denominata “Calle dell’orologio”.

CA= Eljiah, scusa ma mi spieghi perché le vie da voi si chiamano “calli”?

EL= Un tempo le vie di comunicazione a Venezia erano i canali, e per questo motivo le facciate nobili dei palazzi erano rivolte verso l’acqua; alla servitù era riservato un ingresso secondario, che si apriva nella zona interna, spesso ricavata dallo spazio tra una casa e l’altra, e per questo molto stretta e tortuosa… ma prego, ora dobbiamo svoltare a destra.

Seguendo l’indicazione di Eljiah, girarono nella direzione indicata per trovarsi in…

HA= Calle Merceria 2 Aprile?!

EL=In questa città i nomi delle calli e dei campi sono dati da delle caratteristiche che li contraddistinguono… negozi, minoranze etniche, modi di dire… i veneziani sono molto fantasiosi…

Chiacchierando con il moro e perdendosi ad osservare la sublime bellezza delle calli ed a sentire lo scorrere del tempo nelle pietre, non si accorsero del considerevole aumentare della folla, segnale d’allarme dell’arrivo di qualcosa di estremamente interessante, finché non si trovarono davanti ad una delle maggiori meraviglie del mondo…. il Ponte di Rialto. Eljiah prima di parlare, si divertì ad osservare per qualche secondo, le loro espressioni estasiate nell’osservare quel ponte in 12 arcate doppie e simmetriche, ospitanti negozi, gioiellerie e quant’altro.

EL= Signorine… Rialto.

CA= (SENZA STACCARE GLI OCCHI DAL PONTE) Si… l’avevo intuito…

HA= (COME CAROLINE) Sono senza parole…

EL= Per ora mi basta che lo attraversiate… :)

Obbedendo alle parole dell’uomo e rimanendo costantemente con il naso per aria allo scopo di ammirare lo splendore dell’architettura, ascoltarono le parole di Eljiah.

EL= Rialto, oltre ad attraversare il Canal Grande, è il primo ponte costruito in pietra ed è il maggiore; all’inizio si chiamava Ponte della Moneta, poiché costruito vicino all’antica Zecca cittadina e perché nei suoi locali erano concentrate le attività finanziarie dei banchieri…

Camminarono per un’altra buona mezz’ora, entrando nel sestiere di Santa Croce.

HA= Che cosa sarebbero i sestieri?

EL= Le città della terraferma sono divise in quartieri o rioni… Venezia è divisa in sei sestieri, che non sono altro che l’equivalente delle borgate.

Valicarono il sestiere di Santa Croce, passando per calli dai nomi come “Calle della Regina” o addirittura “Calle della Ruga Bella”; Attraversando poi l’altrettanto famoso Ponte degli Scalzi, giunsero ad un altro sestiere, denominato Cannaregio.

EL= Signorine, stiamo per entrare nel quartiere ebraico…

HA= Accidenti, certo che farsela a piedi è veramente dura, non mi sento più le gambe!

CA= Tokyo è tutta un’altra dimensione eh, pigrona?

HA= Perché, tu a New York ti davi al free-climbing e alle rapide? -_-“

Dopo Rio Terra di Spagna, il Ponte delle Guglie e Rio Terra San Leonardo, arrivarono finalmente al Campo del Ghetto Nuovo, fulcro ed enclave della cultura giudaica. Al centro della piazza, formata da un girotondo di case, un piccolo pozzo chiuso e poco lontano un casotto con dentro tre esponenti della forza militare italiana.

EL= Ed eccoci nel Ghetto…

CA= Posso chiederti perché ha questo nome?

EL= Il primo ghetto d’Europa, nacque nel 1516 proprio qui a Venezia, in seguito alle disposizioni del Governo della città, che voleva tutti gli ebrei confinati in un’unica zona. Il Senato scelse questo piccolo appezzamento nel sestiere di Cannaregio, dove sorgeva una vecchia fonderia… un “getto”; e da qui è poi nata la terminologia odierna per identificare gli insediamenti di ebrei.

HA= Questo posto ha qualcosa di magico… oltre lo spazio e il tempo…

EL= Oggi il ghetto ha perso molta della sua vitalità, la nostra comunità si riduce a circa 500 membri….nel 1938 erano circa 1500, ma la Seconda Guerra Mondiale ci ha privato di molti nostri fratelli…

CA= Deve essere stato orribile…

EL= Io sono stato fortunato… naturalmente non ho vissuto l’incubo della deportazione, ma ancora negli anni ’70 gli ebrei non erano granché ben visti…ma ecco, siamo arrivati.

Eljiah indicò una casa color terracotta davanti a loro, sviluppata su due piani e incastrata tra altre due dello stesso stampo. L’ingresso,costituito da un portone in legno scuro, era seminascosto da un piccolo portico; dopo aver suonato al campanello, si fece da parte ed aprì loro la porta.

EL= Prego, accomodatevi…

Dopo aver salito una scala lunga e stretta, si trovarono davanti ad un’altra porta lignea, dal tondo pomello in ottone. Caroline, la prima della fila, si ritrovò a cercare soccorso in Eljiah, titubante sul da farsi.

EL= Apra signorina, apra… il maestro la sta aspettando.

Caroline fece come il moro le aveva consigliato, ed aprì la porta: subito, un avvolgente ed intenso profumo d’incenso l’avvolse con il caldo colore delle luci; una volta entrata anche Halle, Eljiah richiuse la porta dietro di se.

EL= Vi prego di aspettare un secondo qua, vado ad annunciare al signore il vostro arrivo.

E sparì dopo aver finito di percorrere il corridoio ed aver svoltato a destra. Halle e Caroline incrociarono gli sguardi un poco esitanti, finché Eljiah non tornò da loro.

EL= Il signore è pronto a ricevervi… prego, seguitemi.

Ripeté il percorso fatto in precedenza e dopo aver attraversato un arco ricavato dalla pietra del muro, si affacciarono su uno studio. A Caroline, superando la prima impressione, quello studio parve estremamente familiare, come se in un’altra età ed in un altro momento vi fosse già stata: era piuttosto grande, dalle pareti dipinte color giallo ocra che conferivano ancor più calore di quanto già non rendesse il grande camino in pietra sul lato sinistro della stanza. Al centro della stanza, sopra due squisiti tappeti persiani, vi erano una scrivania colma di libri e due poltrone di cuoio rivolte verso il focolare; sul muro in fondo, vi erano due finestre a trifora mentre le restanti pareti erano coperte da due enormi librerie di legno scuro chiaramente d’antiquariato. Vi erano un sacco di ninnoli, candelabri ebraici a sette braccia in ottone, yad (ossia le classiche “mani” semitiche usate per la lettura della Torah, che non si può toccare) e centinaia, forse migliaia di libri, disseminati ovunque, dalle librerie al pavimento.

EL= Signor Levi… le ragazze sono qua.

Da una delle due poltrone, si alzò lentamente un uomo. Era estremamente anziano, seppur Caroline non avrebbe saputo stimare un’età precisa. Magro, alto sebbene un poco curvo, dai capelli canuti come la lunga barba, aveva grandi occhi castani dallo sguardo paterno, seminascosti da un paio di occhiali; era vestito con pantaloni e maglione nero ma indossava i classici paramenti giudei, la stola bianca di stoffa grezza poggiata sulle spalle, ricadente sul petto e la kepah sul capo, il piccolo cappello che caratterizzava gli ebrei. Si rivolse a loro con un sorriso gentile, porgendo una mano magra e nodosa che a Caroline parve appartenente ad un’altra epoca.

“Signorine, benvenute nella mia casa… il mio nome è Ezra Levi, rabbino della comunità ebraica di Venezia”

Subito, Halle afferrò la mano del vecchio allo scopo di presentarsi.

HA= (SORRIDENDO) Io sono Halle Lidner…molto piacere.

Se per lei tutto questo non aveva costituito nulla di più di una piacevole conoscenza, per Caroline fu come se un tornado di emozioni, sensazioni e frammenti di memoria l’avessero travolta… come era stato al suo ingresso nello studio, vedere davanti a se Ezra Levi suscitò in lei una strana inquietudine, non data dal sospetto e dalla diffidenza dei due individui che aveva conosciuto, ma provocata dalla sua mente e dal suo cuore, dalla sensazione di essere già appartenuta, in qualche modo, a quei luoghi. Quando il rabbino posò il morbido sguardo su di lei, si sentì come messa a nudo, come se quell’uomo anziano avesse percepito tutti i suoi pensieri.

Timidamente afferrò la mano che lui le stava porgendo, timorosa del fatto che se l’avesse stretta troppo, quella sarebbe andata in mille briciole; durante quel contatto, Ezra Levi non distolse un solo momento il suo sguardo dal viso di lei.

EZ= Sei cresciuta… e sei diventata bellissima, Nimue.

Caroline, come anche Halle, rimase attonita… perché l’aveva chiamata con quel nome?! La ragazza gli rispose con il tono più garbato di cui era capace.

CA= Mi dispiace, ci deve essere un errore… io mi chiamo Caroline…

A quelle parole, Eljiah rimasto dietro di loro, prese la parola; Caroline, istintivamente si voltò verso di lui.

EL= Ma, maestro… non sa nulla?!

A quelle parole così sibilline, Caroline guardò nuovamente il rabbino.

CA= Sapere? Cosa dovrei sapere di così importante?!

EZ= (AD ELJIAH) Dai tempo al tempo mio fedele amico, presto la nostra Nimue verrà a conoscenza di tutto quello che deve sapere… io stesso sapevo bene del proposito di tenerla all’oscuro di tutto, anche se onestamente non lo condividevo… (A CAROLINE) E tu, mia cara figliola, non spaventarti… ma in questi giorni, scoprirai chi veramente sei…
Caroline, agitata e impaurita, cercò lo sguardo di Halle che cercò, per quanto le fosse possibile, di portarle conforto.

HA= Linne non avere paura, andrà tutto bene… anche se io stessa sono confusa, sento che possiamo fidarci.

A quel discorso, Caroline, cercando di riacquistare un po’ di sicurezza, si rivolse al rabbino.

CA= Perché… mi ha chiamato… Nimue?

EZ= Prima che ti risponda, vieni e siedi con me davanti al fuoco…

Si accomodarono e mentre Halle si sedette sulla sedia della scrivania, Eljiah si pose in piedi dietro lo schienale della poltrona coramica su cui stava Ezra; prima di riparlare il rabbino incatenò nuovamente i suoi occhi a quelli di Caroline collocata esattamente davanti a lei.

EZ= Ti ho chiamato così… perché è questo il tuo vero nome. Il nome che la tua bisnonna, Rowena Maria Seyrig, aveva predetto per te al momento della tua nascita.

Caroline sentì il suo cuore perdere un battito.

***


Giappone, Tokyo. Ore 19.40


Gemiti, urla sconnesse, mugolii di piacere, respiri affannosi. La voce increspata di una donna che ha svincolato il proprio essere da ogni limite.

Lui che affonda, spinge, urta contro il corpo di lei. La guarda da quella posizione che non gli appartiene, mentre si concede senza ritegno. Ascolta la sua voce che lo chiama, lo invoca, lo incita a fare di più.

Lei gli permette quello che non ha mai consentito a nessuno. Lo autorizza a scegliere, gli da la possibilità di dirigere, di essere completamente libero di agire.

“La stai solo usando, illudendo…”

Lo so.

“Non ti importa?”

Non mi importa.



Lei è una donna. Soprattutto una donna. Solo una donna. Solo lei.

È una donna autoritaria e indipendente,che non avrebbe esitato a farla pagare ad un uomo qualunque. Una ragazza che aveva la stessa concezione degli uomini che per degli abiti comprati, usati e poi smessi.

Ma lui…

Lui aveva saputo colpirla, affascinarla nel suo mistero, conturbarla nella sua inquieta bellezza da poeta maledetto, da irrequieto bohemien.  

Proprio lui, che in quel preciso istante era a pochi centimetri dalla sua pelle, eppure sembrava lontano anni luce.

Lo stesso giovane uomo che era assente, con la mente intorpidita che non lasciava concentrarlo sulla persona nuda sotto il proprio corpo. Lei geme, ansima, tocca il Paradiso e non le importa nulla più, mentre il suo corpo ancora si contrae sotto gli effetti dell’acme del piacere. È finito tutto troppo in fretta. Adesso può solo chiudere gli occhi e aspettare che lui la raggiunga.

E quel momento arriva, sovrapponendo al volto della donna, un altro viso.

Alla donna non viene concesso neanche il tempo di rendersene conto, che si ritrova nuda, da sola, su un letto disfatto. Lui, che si era alzato fulmineo divincolandosi dalla stretta  di lei, adesso la osservava dal fondo del letto a due piazze, sudato, spossato, irriconoscibile...gli occhi persi nel vuoto.

Sembrava così diverso da quando l’aveva avvicinata, così sfrontato, impudente, sicuro di se e del magnetico fascino che suscitava.

Ultimamente c’era spazio solo per un nome nella testa di lui. Senza un motivo plausibile, senza una scusa credibile.

L’immagine della loro prima volta si era presentata ai suoi occhi prepotente, e non aveva potuto fare altro che abbandonarsi, lasciando che le proprie labbra pronunciassero il suo nome.

Caroline… Caroline Caroline Caroline…

Un nome ripetuto come una preghiera, un invocazione perpetrata come un mantra, una parola che sa di mancanza, un gemito che ha il velato messaggio del bisogno…
…un ricordo che ha la sfumatura della maledizione.

E l’evanescente sembianza di una dea cui Mello ha consacrato tutto se stesso.

Si alza, si riveste in fretta e senza neanche conoscere il nome della donna che è stata sua amante, se ne va sentendosi sporco, macchiato sia nel corpo che nell’animo, marchiato a fuoco sul petto con l’infamia delle sue azioni.


"Per  te, Caroline è tutto questo?”


Non lo so.


***


Italia, Venezia. Ore 11:00

CA= Il mio vero… nome?

EZ= La tua bisavola Rowena, la notte prima della tua nascita ebbe un sogno, in cui il nome “Nimue” risuonava completamente…e lo stesso accadde tre anni prima, alla nascita di Rachel.

CA= Rachel? Mia nonna aveva presagito un nome anche per lei!?

EZ= Aveva predetto un nome per entrambe voi…

CA= Qual’era il nome?

EZ= Morgana.

HA= Morgana e Nimue, secondo le leggende Arturiane, erano sorelle… in ordine, la maggiore e la minore… proprio come Rachel e Caroline.

EZ= I nomi predetti da Rowena, non furono casuali… per Rachel fu scelto il nome della grande veggente. Ed a te, prima che tu me lo chieda, fu destinato il nome di Nimue nel ricordo passato e nella certezza odierna che tu, grazie alla tua intelligenza ed al tuo animo forte, saresti stata destinata a compiere grandi cose.

CA= Nimue era una maga…io non ho nessuna magia dentro di me, ma la prego…non mi chiami più con quel nome, mi fa venire i brividi…

EZ= Nimue divenne una maga solo grazie alla sua fortezza d’animo ed alla sua tenacità… non occorre essere maghe per compiere memorabili imprese.

CA= Mia madre sapeva tutto questo?

EZ= Si…

CA= (IN TONO AFFLITTO) E non me ne ha mai parlato…

EZ= Non biasimare tua madre, l’ha fatto solo per proteggervi… per tenervi al sicuro da tutto questo e dalle vostre origini…

CA= Le nostre… origini?!

EZ= Tu sei ebrea Caroline… i Seyrig sono una delle maggiori famiglie ebree americane; ma anche tu come me, hai le radici qui, a Venezia… in questo ghetto.

Il cuore di Caroline si fermò nuovamente. Gli occhi di Halle sgranati per lo stupore.

CA= Io… ebrea?!

EZ= Pronuncia il tuo nome per esteso… con il tuo vero cognome…

CA= (CON VOCE INCERTA) Caroline Esther Magdalene Seyrig…

EZ= Pronuncia ora quello di tua sorella…

CA= (COME SOPRA) Rachel Sarah Maria Seyrig…

EZ= E per ultimo, il nome della figlia della sorella di tua madre…

CA= Audrey Rebecca Dunham…

EZ= Alla luce di questo?

Caroline sorrise sconsolata, mentre nella voce il tremolio dell’emozione andava crescendo.

CA= Tsk… i secondi ed i terzi nomi, sono tutti di origine ebrea… incredibile.

EZ= Questa è la prova che non ti sto mentendo… voglio farti vedere una cosa, a conferma della mia sincerità…

Si rivolse verso Eljiah, mormorandogli alcune parole in Yiddish incomprensibili alla ragazza; il nero scomparve, per poi tornare pochi secondi dopo, recante in mano un rettangolo abbastanza grosso.

EZ= (PRENDENDO IL RETTANGOLO DA ELJIAH E PORGENDOLO A LEI) Guarda questa foto…e dimmi quello che vedi.

Caroline afferrò l’oggetto con mani tremanti e l’osservò; dentro ad una cornice di legno scuro con piccoli profili d’oro, vi era una fotografia color seppia datata 1990. L’immagine riportava una foto di gruppo di circa venti individui tra uomini e donne, disposti su tre file ordinate… su suggerimento di Ezra, Caroline cominciò a scorrerne i volti.

Vide sua madre, fresca nella giovinezza dei 28 anni, sua nonna Christine, ancora attraente nonostante la cinquantina e la sua bisnonna Rowena, già molto anziana ed esattamente come Caroline la ricordava…riconobbe sia Ezra, allora settantaquattrenne ed Eljiah nella spensieratezza dei diciotto anni; ma vide anche volti mai conosciuti, sembianze mai ricordate: come ad esempio un alto individuo maschile che Caroline trovò vagamente familiare, ed una giovane e bella donna dai capelli castani, radiosa nel suo essere incinta, affiancata da un attraente giovane uomo dai folti capelli mori morbidamente arruffati che teneva il proprio braccio attorno alle spalle di lei.

Una foto di poche decine d’anni fa, ma che a Caroline sembrava raccontare avvenimenti lontani anni luce… volti conosciuti, volti della sua famiglia che le sembravano solo maschere ben assestate che non riusciva più a riconoscere. Sentì le lacrime cominciare a salirle agli occhi.

Senza alzare lo sguardo dalla foto incorniciata, si rivolse ad Ezra.

CA= La mia bisnonna…mia nonna… mia madre…  erano tutte qui, assieme a lei… perché nessuno mi ha mai detto niente?

EZ= Per proteggerti Caroline… solo per quello.

CA= (INDICANDO LA COPPIA CON LA DONNA INCINTA) Chi sono queste due persone?

EZ= Oh, sono morti circa un anno dopo che è stata scattata la fotografia… ma più di loro, dovresti ben conoscere la creatura che lei portava in grembo.

In maniera quasi involontaria, i pensieri di Caroline si indirizzarono a Mello… e dopo qualche secondo anche a Matt. Tuttavia, Ezra le diede subito la risposta.

EZ= Loro sono Julian e Selene River… i genitori di Near.

Fu come se il tempo si fosse fermato, in un cristallizzarsi di attimi e palpiti. Halle sbarrò gli occhi, portandosi una mano alla bocca spalancata; Caroline rimase semplicemente immobile come una statua di ghiaccio.

***


Verso cosa stava andando? Verso quale chimera stava correndo? Quale traballante illusione stava albergando nel suo cuore?

L’irrequietezza dominava la mente, l’ansia il suo cuore… la paura di fallire un’altra volta divorava le sue viscere. Ma doveva farlo, con lo stesso trasporto con cui un condannato esprime il suo ultimo desiderio… e forse la sua situazione era proprio quella.

Perché in una semplice parola, qualsiasi sarebbe stata, aveva rimesso le sorti della sua esistenza.

La maschera che indossava, cominciava ad incrinarsi.


***

Passò del tempo prima che una delle due ebbe il coraggio di parlare.

HA= I genitori… di Near?

EZ= Proprio così…

Quando Caroline provò a parlare, la sua voce suonò affaticata e tormentata.

CA= Come…sono morti?

EZ= Circa un anno dopo questa fotografia… ebbero appena il tempo di veder nascere il proprio bambino, quando un grande pericolo si abbatté sulla Terra; decisero così di lasciare il piccolo alla Wammy’s House, consegnandolo a Watari per poi partire… morirono tre giorni più tardi, uccisi da un Dio della Morte.

CA= Quindi il defunto Watari era a conoscenza di tutto…

EZ= Si…

CA= E deduco che anche l’odierno direttore dell’orfanotrofio, Roger Ruvie, sia ben informato…

EZ= Deduzione esatta signorina…

Caroline non riuscì a reprimere uno sbuffo ironico.

CA= La mia famiglia, o almeno la sua parte femminile, che ruolo aveva in questo gruppo di persone?

EZ= Prima di questo, è opportuno che io ti spieghi cos’è  questa compagine di uomini e donne…

CA= Ebbene?

EZ= Ebbene tu hai tra le mani l’unica foto che ritragga per intero la Confraternita della Croce Nera.

HA= Una Confraternita?!

EZ= Proprio così…  la Confraternita esiste dal 1219, fondata nella lontana Scozia da un monaco benedettino di nome Adelmo da Edimburgo; per secoli e secoli i suoi adepti hanno agito nell’ombra in nome della salvezza, tramandando testi e conoscenze che sono giunte fino a noi, che ora continuiamo l’opera.

CA= Di cosa vi… “occupate”?

EZ= Dal XIII secolo, con le nostre conoscenze, noi costituiamo l’ultimo baluardo nella difesa del bene… manteniamo l’equilibrio tra il mondo umano e quello ultraterreno; le nostre fila annoverano scienziati, storici, filosofi, matematici, fisici e chimici di grande intelletto e competenza… tutto ciò che riguarda la totalità del sapere, qui è raccolta in singoli uomini e singole donne…

CA= Quindi voi siete a conoscenza dell’esistenza degli Shinigami e del Death Note?

EZ= Gli Dei della Morte sono una nostra vecchia conoscenza… del Death Note siamo all’oscuro, ma ci sarà occasione di parlarmene…

CA= Non ha risposto alla mia domanda però…

EZ= Tua nonna Christine era una valente occultista… tua madre lavorò con noi come dottore in Letteratura e la tua bisnonna… beh, Rowena era una moderna Cassandra…

CA= Vuol dire una sensitiva?

EZ= Faceva sogni in cui riusciva a scorgere ciò che sarebbe accaduto in un prossimo futuro…

A quelle parole, Caroline cominciò a rimuginare tra se e se, abbassando la testa e posando i gomiti sulle ginocchia.

CA=(AD EZRA) Lei ha detto che per me, Rowena aveva predetto il nome di Nimue, in quanto sorella minore… ma per Rachel, che invece era la primogenita, era stato presagito il nome di Morgana, la leggendaria profetessa…

Le parole che seguirono, fu quasi impossibile capire se Caroline le pronunciò per se o per i presenti, tenendo sempre la testa semi china.

CA= Rachel aveva ereditato i doni di Rowena… i sogni che faceva erano profezie, anche se lei stessa non lo sapeva e se ne spaventava… probabilmente aveva delle visioni anche durante il giorno, che la terrorizzavano e che scatenavano quelle reazioni per cui fu creduta…

HA=…schizofrenica… e pazza.

Caroline alzò lentamente la testa, tornando eretta con il busto e fissando lo sguardo oltre i presenti… era quasi inquietante.

CA= Ora si spiega tutto, compresa l’aggressione a quel ragazzo… probabilmente lo aveva sognato e ne aveva avuto paura! Si spiega tutto…tutto… io lo sapevo che non era pazza, lo sapevo ma nessuno mi ha mai creduto… non era pazza, io lo sapevo…

HA= Caroline, ti prego non fare così, mi fai paura!

L’emozione sopraffece Caroline, che cominciò un silenzioso pianto, controllato, razionale nella sua sensibilità.

CA= (CON VOCE FLEBILE) Io lo sapevo… ero l’unica convinta che non fosse pazza, l’unica che credeva in lei… potevo portarla fuori da quel posto, potevo liberarla… ed ora è morta…

Halle, partecipe al dolore della sua più cara amica, si rese conto che Caroline non aveva ancora superato la dipartita della sorella; il rimorso per non aver potuto far niente per evitare la morte di Rachel, ancora la divorava. Quelle erano lacrime di imperizia, di frustrazione, lacrime di qualcuno che è stato cieco per troppo tempo. Halle sapeva che Caroline considerava propria la colpa della morte dell’amata sorella a causa del sonno che l’aveva colta, del risveglio troppo tardivo, di quella ricerca attraverso l’ospedale troppo prolungata… ed a causa di quelle mani che non avevano saputo afferrarla mentre si lanciava nel vuoto.

EZ= Non biasimarti figliola, non incolparti di qualcosa che nessuno avrebbe potuto impedire…

Asciugandosi le lacrime, e cercando di avere un tono vocale meno tremante, Caroline rispose.

CA= Tutti  la credevano pazza… io no… ero l’unica.

EZ= No… non eri l’unica.

CA= C-cosa?

EZ= Tutti noi sapevamo che Rachel non era folle… compresa tua madre.

Quelle parole furono per lei come una pugnalata in pieno volto. Halle credette di aver sentito male.

CA= Mia…madre sapeva che Rachel non era schizofrenica?!

EZ= Si…lo sapeva.

Le mani della ragazza, poggiate sulle ginocchia,  si strinsero talmente forte che le nocche sbiancarono.

CA= E l’ha fatta rinchiudere ugualmente?

EZ= Dovette farlo… altrimenti Morgana prima o poi avrebbe rivelato la nostra esistenza, gettando caos e scompiglio nel mondo.

CA= NON LA CHIAMI CON QUEL NOME!

Dalla disperazione, l’animo di Caroline passò alla rabbia, un’impetuosa, violenta rabbia verso tutti quei segreti taciuti per troppo tempo, per quella vita vissuta che ora le sembrava solo una patetica messinscena, un canovaccio mal assestato che una volta squarciato aveva ributtato fuori orrende verità, una rosa a coprire un abisso.

La ragazza si alzò in piedi di scatto, mentre Ezra rimase seduto ad osservarla imperturbabile.

CA= CHI DIAVOLO SIETE VOI?! CON CHE DIRITTO IRROMPETE NELLA MIA VITA DOPO VENTIDUE ANNI, STRAVOLGENDOMI L’ESISTENZA CON TREMENDE RIVELAZIONI SU DI ME, SU RACHEL, SU MIA MADRE?!?! CHE COSA VOLETE?!!!!

HA= (CON VOCE DOLCE) Linne, ti prego calmati…

EZ= La tua rabbia è comprensibile, ti capisco…

CA= CHE COSA VOLETE DA ME?!?!?!!!!!

EZ= Tu sei nata per compiere grandi imprese, ma non sei sola… hai un’amica ad aiutarti, noi, Near, tua madre…

CA= IO AVEVO UNA SORELLA!!!! ED E’ MORTA PERCHE’ A VOI PREMEVA PIU’ TENERE AL SICURO I VOSTRI LOSCHI TRAFFICI CHE SALVARE UNA VITA!! VOI, NON IO, CON MIA MADRE SIETE I COLPEVOLI DELLA SUA MORTE! VOI E LEI SIETE SOLO DEGLI ASSASSINI, ED IO NON VOGLIO AVERE NIENTE A CHE FARE CON TUTTO QUESTO!!

A quelle parole, Ezra parve infiammarsi come era stato per Caroline. Malgrado l’età avanzata, si levò in piedi altrettanto velocemente, erompendo con voce tonante.

EZ= NIMUE!!

CA= NON MI CHIAMI NIMUE!! IO SONO CAROLINE, E CONTINUERO AD ESSERLO FINCHE LA MORTE NON PRENDERA’ IL MIO CORPO DECREPITO! IO NON SONO QUELLA CHE VOLETE CHE SIA, NON LO SONO E MAI VORRO’ ESSERLO!! CERCATE ALTROVE COLEI CHE E’ DESTINATA A “GLORIOSE AZIONI”!!!

EZ= SCIOCCA RAGAZZINA, TU PARLI BLASFEMA DI COSE CHE NEMMENO CONOSCI! TI ERGI A NOSTRO GIUDICE, DANDOCI DEGLI ASSASSINI, MA TU?! COSA NASCONDI NEL TUO ANIMO?! IL FANTASMA DEL RIMORSO PER NON AVER FATTO NULLA PER RACHEL TI PERSEGUITA, L’INCERTEZZA DELL’ESSERTI LEGATA A CHI POTREBBE NASCONDERE UN SEGRETO ANCORA PIU’ TERRIBILE DEL NOSTRO TI ASSILLA… LA MORTE DI TUO PADRE E’ UNA COSA CHE NON RIESCI A SPIEGARTI…

CA= Zitto… non dica una parola di più!

EZ=…E PER ULTIMA, L’UMILIAZIONE DELL’ABBANDONO DA PARTE DELL’UNICA PERSONA DI CUI TI SEI VERAMENTE INNAMORATA, CHE TI HA USATA COME UNA COMUNE PROSTITUTA, SOLO PER IL SOLLAZZO DI UNA NOTTE…

CA= Faccia silenzio!

Ma Ezra, continuò a parlare, abbassando i toni in un timbro tranquillo, duro e caustico ancora più offensivo e provocatorio delle grida. Occhi color nocciola erano fissi in quelli azzurro-verdi di Caroline, in una muta, secondaria lotta dove l’una cercava di sbranare l’altro.

Dal canto suo, pur assistendo impietrita a quello scontro, Halle sapeva che,nello stato emotivo in cui Caroline in quel momento si trovava, non era decisamente una buona idea lanciarle vaghi riferimenti al suo rapporto con Mello; in quel momento l’amica le sembrava una pericolosa,silenziosa bestia capace di attaccare in qualsiasi momento.

EZ= Di tutte le cose che hai passato, forse è questa, quella che più ti fa arrabbiare. Lui ti ricorda te stessa, forte, decisa, padrona di se, determinata, irremovibile… credevi di aver trovato in lui tutto quello che avevi sempre desiderato, un uomo che sarebbe stato in grado di proteggerti da qualsiasi cosa, capace di amarti quasi con la stessa intensità con cui tu tuttora lo ami… ma la realtà si è rivelata fallace e lui ti ha abbandonato, dimostrando per te lo stesso interesse che si riserva per un oggetto o un animale…

CA= Le consiglio di fermarsi immediatamente.

EZ=…ed è proprio la consapevolezza dell’essere stata usata che ti fa infuriare, il sapere che per lui sei stata solo un oggetto, una pedina del suo gioco strategico per arrivare a ciò cui mirava… ha giovato della tua posizione, beneficiato della tua intelligenza, giocato con il tuo essere donna… ha usato il tuo corpo per il proprio piacere…

Halle sapeva che quello che Ezra diceva non era del tutto corrispondente a realtà, e persino lui sembrava saperlo… certo, Mello l’aveva abbandonata ma non certo per le cause che lui elencava… ma allora perché calcare tanto la mano, squarciando ancora di più quella piaga non richiusa nel cuore di Caroline?

CA= Zitto…stia zitto!

EZ=… ti sei sentita ingannata Nimue… ingannata e tradita nella tua anima, nell’essere catapultata nella dimensione di etera di basso rango… sei colma di rabbia, astio e veleno… desideri vendetta, ma sai che mai la potrai ottenere in quanto ami ancora disperatamente quel ragazzo; allora preferisci sprofondare nelle spire del cinismo, del disinteresse, legandoti ad un secondo uomo di cui sai poco e niente, dalla mente complessa come un labirinto e dall’animo nero come l’erebo, a cui hai taciuto il tuo essere malata di tubercolosi, per paura di un nuovo abbandono dal quale forse potresti non riprenderti.

CA= Lei parla di cose che non conosce.

EZ= Ed ora riversi tutto il veleno che il tuo animo ha accumulato in questi mesi, su di noi, che abbiamo costituito una valida valvola di sfogo,consentendoti anche di liberarti le spalle dal peso per la morte di Rachel, addossandolo a noi.

CA= FACCIA SILENZIO!!!

Ezra tacque, fissando Caroline ansimante e tremante dalla rabbia; la ragazza a quel punto non resse più, sprofondando nella poltrona e scoppiando in un pianto disperato; Halle le fu subito accanto, inginocchiandosi davanti a lei ed abbracciandola, lasciando che l’amica nascondesse il volto nella sua spalla.

HA= Va tutto bene tesoro, va tutto bene… calmati, io sono qui… (AD EZRA) C’era bisogno di dirle tutte quelle orribili cose?! Lei è un mostro!

EL= Maestro, non crede di aver esagerato?

EZ= Eljiah, signorina Lidner, credetemi a pronunciare quelle parole il mio cuore è gonfio di dolore quanto il suo nel sentirle… ma ho dovuto farlo, per ricordarle chi veramente è, per quale fine più alto è nata e per riportarle alla memoria il suo passato, quando,poco più di una bambina, Rowena la portò qui…

CA= (SINGHIOZZANDO) Rowena…mi portò…qui?

EZ= Nell’estate del 1993, la tua bisavola ti portò a Venezia con Rachel, da me… avevi solo sei anni, è comprensibile che tu non te lo ricorda… ma per tre mesi hai vissuto qui, giocando per le strade del ghetto con tua sorella sotto lo sguardo attento mio e di tutti i membri della confraternita, compresa tua madre e tua nonna Christine…

CA= Lo scopo?

EZ= Solo quello di proteggerti…(RIDACCHIANDO) anche se si rivelò estremamente difficile! Quanto Rachel era tranquilla, tu eri sempre in movimento, una vera e propria trottola… riuscivi a corrompere Eljiah per farti portare in giro per la città!

CA= (AD ELJIAH) Allora tu…quando mi hai visto all’aeroporto… mi hai riconosciuto subito…

EL= (SORRIDENDO) E’ difficile dimenticare il grillo che hai portato sulle spalle per un’estate intera…

HA= Non vorrei sembrarle inopportuna, ma Near ci ha mandato qui con un motivo preciso…

EZ= Tranquilla signorina, non l’ho dimenticato… (SORRIDENDO A CAROLINE) Coraggio figliola, asciuga quelle lacrime e mostrami ciò per cui siete venute…

Porse così la mano verso Caroline che, afferrandola, si alzò davanti a lui.

EZ= Perdonami se ti ho detto tutte quelle terribili cose… ma ho il dovere di ricordarti che non sei una ragazza come tutte le altre…

CA= Non importa… mi serviva da lezione, devo imparare che non sono invincibile.

Ezra l’abbracciò con fare paterno, accarezzandole la nuca… istintivamente, Caroline si strinse a lui.

EZ= Bentornata a casa bambina mia… prometto che non ti chiamerò più Nimue, se il nome ti disturba…

CA= Grazie…

Si sciolsero, e la ragazza andò a ripescare nella borsa una copia dell’epigrafe trovata nella catacomba; dopodiché la porse al rabbino.

EZ= Aaah…l’avete trovata alla fine…

HA= Sembra conoscerla bene…

EZ= Questa è la profezia dei Sette Tempi…

CA= Che cosa?

EZ= Quando l’avrò decifrata vi spiegherò tutto…ma mi ci vorranno tre giorni per tradurla.

CA= E noi nel contempo cosa faremo?

EZ= Potreste sempre fare un bel giro turistico di Venezia, visto che comunque dovrete restare qua… (GUARDANDO L’OROLOGIO SUL MURO) Anche se credo dovrete rimandarlo a domani, dato che sono già le sette di sera…

HA= Cosa?! Siamo state qui per otto ore?!

EZ= Andate pure ragazze… Eljiah vi porterà al vostro albergo.

Risparmiando alle stremate ragazze il viaggio di ritorno a piedi, il nero chiamò un “taxi” veneziano, che altro non era se non una popolare gondola; Caroline ed Halle si sedettero vicine, Eljiah davanti a loro.

UOMO= Dove posso portarvi signori?

Il moro si rivolse al tassista (gondoliere?capitano?) in perfetto italiano.

EL= Riva degli Schiavoni, Hotel Danieli…

UOMO= Subito signori!

La traversata si rivelò piacevole, nel tranquillo sciabordio dell’acqua e nel morbido ondeggiare dell’imbarcazione; le luci dell’imbrunire coloravano Venezia e il ghetto di delicate tonalità che andavano dall’arancio al rosa, conferendole una sfumatura più misterica e romantica, rispetto al brulichio continuo dei turisti diurni.

HA= Ehi… come stai?

CA= Sto bene… ancora un po’ scossa ma sto bene… tranquilla, ho solo bisogno di riposo.

HA= Sai che se hai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono…

CA= Lo so… e te ne ringrazio, sei l’unica persona che riesce a sopportarmi con tutte le mie stranezze…

HA= (AFFERRANDOLE LA MANO) Ehi… io già lo sapevo che eri una ragazza diversa dalle altre, non mi serviva tutto questo… J vieni qui… ti voglio bene.

Caroline rispondendo al sorriso dell’amica, si avvicinò con il busto a lei poggiando il capo sulla spalla della bionda, che dopo averle passato un braccio attorno agli omeri cominciò ad accarezzarle il capo.

CA= Anch’io ti voglio bene… grazie per tutto quello che fai per me.

Dopo altri venti minuti, raggiunsero la riva indicata da Eljiah e scesero dall’imbarcadero; uno splendido hotel in stile cinquecentesco si affacciava elegante sull’acqua, illuminato dalle piccole lampade esterne dell’entrata. Prima di entrare, mentre un elegante portiere teneva loro l’anta dell’ingresso aperta, si rivolsero al moro, rimasto sull’imbarcazione.

EL= Le vostre valige sono già nella camera assegnatavi, basterà dare alla reception i vostri nominativi.

CA= Grazie mille Eljiah…

EL= (SORRIDENDO) Di nulla… ma ora pensate a riposarvi, siete stremate! Soprattutto lei, signorina Seyrig…

CA= Ti prego Eljiah, dammi del tu! Mi hai portato a cavalluccio per un’estate intera quando avevo sei anni e sai, oltre al mio vero cognome, praticamente tutto di me!

EL= Va bene, signorin… ops, Caroline!

CA= (SORRIDENDO) Buonanotte Eljiah…

EL= Buonanotte Caroline… signorina Lidner…

HA= Ehi, la stessa cosa vale anche per me! Mi fate sentire una ultra ottuagenaria!!

Risero assieme e si congedarono definitivamente; dopodiché si decisero ad entrare nella hall dell’albergo, un vero e proprio trionfo di tutto quello che era stato lo splendore veneziano del Rinascimento, tra velluti, dipinti,arazzi,stucchi e mobili d’antiquariato.
Con un piccolo senso di inadeguatezza, si avvicinarono al bancone della reception, dove vennero accolte da un signore sui 50 anni, vestito in un protocollare vestito a giacca grigio antracite; quando parlò, si rivolse loro in un inglese corretto ma un po’ “maccheronico”.

UOMO= Benvenute all’hotel Danieli… le Eccellenze signorine Hale e Lidner suppongo…

Dal momento che Caroline pareva sul punto di scoppiare a ridere in faccia al poveretto, Halle pensò bene di prendere la parola per arginare i danni, non prima però di tirare un piccolo calcio all’amica da sotto il bancone.

HA= Ehm…O.o  Si, siamo noi… dovremmo avere una camera prenotata qui, a quanto ci hanno detto…

UOMO= (CONTROLLANDO IL REGISTRO) Oh, si si, certo! Avete la camera all’ultimo piano, la “Suite del Doge” madamigelle!

HA= Suite?! O.o
 
Caroline non poté esimersi dal pronunciare un commento ironico, trattenendo a stento le risate, camuffando il riso con un “improvviso attacco di tosse”.

CA= Addirittura la suite! Certo che ci trattano con i guanti, visto che rischiamo di finire ammazzate circa 24 ore su 24!

Alla faccia sconcertata del povero segretario, Halle mollò un secondo calcio all’amica ancora semi sghignazzante.

HA= Scusi,  ma non penso proprio di disporre della possibilità economica per pagare una suite…

UOMO= Oh, ma è gia tutto stato pagato! Camera,pernottamento,colazioni…. non c’è nulla a carico vostro!

HA= Sta dicendo sul serio?!

UOMO= Mai parole più soavi e veritiere uscirono dalla mia bocca nell’annunciare una tal lieta notizia! Per tutto il periodo che soggiornerete qua, nessun cavillo pecuniario turberà i vostri dolci sonni.

Halle guardò Caroline sconsolata: la ragazza, leggermente dietro a lei aveva incrociato le braccia sul ventre, coprendosi la bocca con una mano, nel vano tentativo di controllarsi.
Tentativo più che inutile, dal momento che sembrava un Tremolino impazzito! Onde evitare la pessima figura di essere buttate fuori a calci, decise di troncare la conversazione, cercando di rivolgersi al segretario con il sorriso più convincente di cui  era capace.

HA= Benissimo allora! Ora, io e la mia collega siamo veramente stremate e vorremmo tanto…

Prima che Halle potesse zittirla, Caroline prese la parola guardata con terrore dalla bionda.

CA=… appropinquarci nella nostra sontuosa alcova, allo scopo pria di nettarci e mondarci dalla sozzura quotidiana e poscia di ristorare le nostre molli e sfiancate membra nel giaciglio di piumaggi e seta!

Dopodiché si aprì in un sorrisone che riservò prima al segretario e poi all’amica, la quale nella sua testa cominciò ad elencare un numero di imprecazioni a molti zeri; l’uomo però parve entusiasta delle parole così forbite della ventiduenne.

UOMO= Il suo desiderio troverà presto realizzazione gentile donzella! Le porgo subito la chiave!

Mentre l’uomo si voltò per cercare nello scaffale la chiave giusta, Halle guardò Caroline, ancora con la ridarella: se lo sguardo della bionda avesse potuto parlare, avrebbe detto “ti uccido, ti ammazzo, ti disintegro, ti faccio a pezzettini..” eccetera eccetera…

UOMO= Ecco a voi madamigelle, consegno nelle vostre cortesi mani la chiave per accedere alla vostra camera… ultimo piano a sinistra, stanza numero 785!

HA= Oh, ehm… grazie! Buonanotte!

CA= (SGHIGNAZZANDO) Buonanotte!

UOMO= Che Morfeo culli i vostri animi in dolci sogni!

Si avviarono su per le sontuose scale lignee dell’hotel, mentre Caroline cercava ancora di darsi un’aria dignitosa, prima di scoppiare impunemente a ridere.

HA= (SOTTOVOCE) Ma dico, cosa ti passa per la testa?!

CA= (COME SOPRA) Ma l’hai visto?! Sembrava un pinguino che si è ingoiato “La Gerusalemme Liberata”!

HA= Anche se fosse, è stato molto carino e tu stavi per ridergli in faccia!

CA= (RIDENDO) Perché, tu no?! Guarda che non me ne sono persa una delle tue facce!

HA= (SORRIDENDO) Si, forse era un po’ enfatico…

CA= (RIDENDO) Un po’? Quello sembrava dovesse illustrarci la reggia di Versailles anziché dirci che stanza avevamo prenotata!

HA= Dai, andiamo in camera e scendiamo per la cena, ho una fame che non ci vedo!

CA= (IMITANDO IL TONO DEL SEGRETARIO) Mai notizia più lieta giunge alle mie orecchie, nell’apprendere che la dolce dama Halle esprime il desio di rifocillare il proprio organo stomacale di raffinate pietanze di italica fattura!

HA= (RIDENDO) Dai scema, che se mi fai aspettare ancora un po’ comincio a rosicchiarti!

Dopo essere salite in camera ed essersi date una rinfrescata, scesero nella sala ristorante, dove consumarono un ottimo pasto; infine tornarono nella loro stanza dove, alla fine dei preparativi, diedero la buonanotte alla città della Serenissima dal grande letto matrimoniale loro riservato.

***


Era lì… giunto alla destinazione che tanto agognava. Ancora insicuro sul da farsi, ancora incerto su cosa dire.

L’ansia si contorceva nelle sue viscere come un serpente intrappolato.

Nella speranza che la notte gli portasse consiglio, si addormentò.

***


Il sole caldo che faceva risplendere l’acqua di mille riflessi adamantini…


Le strade profumate d’incenso e di mandorle…


La nonna che arrivava a chiamarle…

I pampani dove Rachel vinceva sempre…


Lo scalpiccio di piedi infantili sul lastricato di masegni…



Lei e Rachel, bambine, sedute al tavolo tra la mamma ed altre persone….



Il preludio allo Shabbath…


Le luci calde e tremolanti dei candelieri a sette braccia…



E le preghiere in Yiddish, dove due nomi affioravano sempre…


Morgana e Nimue…

Nimue e Morgana…


Poi altre luci, altri soli…


Una corsa per recuperare una palla fatta con troppo slancio…



Uno sbilanciamento, una mancanza d’equilibrio…



Un tuffo nell’acqua gelida del canale…



Le voci della mamma e di Rachel, prima angosciate e poi divertite…



E le risate… tante risate…

Caroline…

Caroline…


Caroline!



***

Venezia, Italia. Secondo giorno, ore 09.02

“Caroline!”

La ragazza si svegliò di soprassalto; vicino a lei, seduta sul lato del letto, c’era Halle già completamente vestita e pettinata. Caroline socchiuse gli occhi colpiti dai primi raggi del sole e cominciò a stiracchiarsi.

HA= Ben svegliata bell’addormentata!

CA= Uhm… che ore sono?

HA= Esattamente le nove… oggi ci aspetta una fantastica visita della città! Ma non prima di aver fatto colazione!

CA= Mi sembra di capire che mi debba alzare…

HA= Esattamente! Coraggio bellezza, muovi quel culetto anoressico che ti ritrovi, fatti una doccia e renditi presentabile!

CA= Sissignora! Subito signora! Vado signora! :)

HA= Simpaticona… :)

Dopo essersi fatta la doccia ed indossato l’intimo (rigorosamente nero) Caroline uscì dal bagno allo scopo di vestirsi; nel frattempo Halle era uscita sul terrazzo della camera per godersi il panorama mattutino di Venezia… quando poi poggiò le reni sul parapetto in granito, si rivolse all’amica, che le stava dando la schiena; in quel momento si rese conto di quanto Caroline fosse realmente magra: le vertebre della spina dorsale emergevano dalla pelle come se fossero la successione delle note di uno xilofono, le ossa delle scapole erano talmente tese ed in rilievo che sembravano due piccoli monconi di ali.

HA= Dovresti ingrassare qualche chilo amica mia…da dietro sembri proprio un ragazzino…

CA= (SENZA NEANCHE GIRARSI) dovresti saperlo che non riesco ad impinguare…sono fatta così…

HA= Dall’inizio del Trial sei dimagrita ancora… prima eri 45 chili scarsi, ora quanto sei? Ti sei pesata?

CA= Sono sempre uguale Halle…

HA= Lo dici poco convinta…

CA= Possiamo parlare di qualcosa di più interessante del mio peso?! Comunque, sono pronta.

Halle rientrò nella stanza osservando l’amica, che per quella giornata aveva scelto jeans neri aderenti ed a vita bassa, una camicia bianca a maniche lunghe fatta a body e per questo dentro ai pantaloni, con sopra uno scaldacuore nero con l’annodatura sul seno; per completare, ballerine di vernice nera ai piedi e come unico ornamento un girocollo composto da un laccetto di raso nero avente per pendente un crocifisso in argento.

HA= Wow… veramente affascinante per una gita turistica!

CA= Senti da che pulpito! (OSSERVANDOLA) jeans aderenti dentro stivaletti di cuoio…maglioncino a V color avana…Ehi, ladruncola, quello è mio!

HA= Scusa, l’ho visto nella tua valigia e mi è piaciuto un sacco! :) E’ molto carino, perché non lo indossi mai?

CA= E’ un regalo di mia madre…

HA= Ops…scusa.

CA= (SORRIDENDO) Ma dai, non fa niente! Avanti, scendiamo a far colazione!

Una volta scese nella sala, vennero accompagnate da un cameriere al tavolo loro riservato, che poi prese la loro ordinazione: una grossa tazza di caffè nero e baicoli (tipici biscotti veneziani) per Caroline, the e brioche per Halle, che vennero loro prontamente portati in uno splendido servizio di porcellana bianca di chiara firma Villeroy, mentre la morbida voce baritonale di Andreas Scholl addolciva l’ora mattutina con “With Wand’ring steps”. Chiacchierando del più e del meno, Halle andò poi nell’argomento “pruriginoso”.

HA= Come ti senti dopo tutte quelle rivelazioni su di te e sulla tua famiglia?

Prima di rispondere, Caroline prese un sorso di caffè e poi poggiò la tazza sul piattino.

CA= Un po’ confusa…disorientata forse… ma sto metabolizzando; dopotutto sapevo che Rachel non era pazza come tutti volevano far credere…

HA= Non sei arrabbiata?

CA= Arrabbiata? No… forse un po’ delusa… hanno preferito tenermi all’oscuro di qualcosa che mi riguardava in prima persona, quasi fossi una stupida che non capisce le cose…

A quelle parole, Halle allungò una mano sul tavolo per posarla su quella di Caroline.

HA= Ehi, non dire così… tua madre e tua nonna l’hanno fatto per proteggerti… perché ti amavano, come ti amano tutt’ora… e tu non sei stupida; impulsiva si, cocciuta, con la litigata facile, orgogliosa, quello senz’altro…ma non certamente stupida. Hai un caratteraccio Caroline,non puoi negarlo… ma hai un’intelligenza da far invidia persino a Light Yagami. (LE SORRIDE)

Rispondendo al suo sorriso, Caroline strinse la mano dell’amica.

CA= Grazie…davvero.


“Oh, ma come siete adorabili!”

A quel pigolio carico di romanticismo, Caroline ed Halle ancora mano nella mano, si voltarono verso sinistra in perfetta sincronia: accanto al loro tavolo, probabilmente nell’azione di dirigersi verso il suo, vi era una signora di circa settant’anni vestita in modo molto elegante e ricercato, con tanto di cappellino e giacca in tartan con il collo interamente foderato di pelliccia, che le fissava in modo totalmente rapito.
Le due amiche, si scambiarono un’occhiata interrogativa.

“E’ raro vedere due ragazze di così straordinaria bellezza…”

CA= (IMBARAZZATA) Ehm…grazie.

L’anziana signora poi guardò nuovamente le mani delle giovani, ancora intrecciate, per poi rivolgersi nuovamente loro con un dolce sorriso.

“Oh, scusate, che maleducata, forse ho interrotto qualcosa di importante… arrivederci ragazze, auguri per la vostra luna di miele!”

Dopo quella sparata, che lasciò le due donne a bocca spalancate ed occhi sgranati, la signora si avviò al proprio tavolo. Stupefatte le ragazze riportarono i volti uno davanti all’altro… fissarono le loro mani unite, e con uno scatto le ritrassero.

Poi, dopo essersi guardate per qualche secondo in completo silenzio, scoppiarono a ridere. Caroline cercò di inframmezzare delle parole tra le risate, nel vano tentativo di pronunciare un discorso di senso compiuto.

CA= AH AH AH AH!!! Non…ci credo… AH AH ci ha scambiato… AH AH per due lesbiche… AH AH AH in viaggio di nozze! AH AH AH AH AH AH AH!!!!!

HA= AH AH Wow, quand’è che… AH AH AH ci siamo sposate?!

CA= Non lo AH AH AH so, ma giuro che… AH AH appena lo scopro te lo dico! AH AH AH AH!

HA= Sono sempre AH AH l’ultima a sapere  le cose!!

E giù altre risate.

***

Aveva sempre amato quel profumo… quell’aroma di selvaggio, di indomabile, così incline al suo temperamento, alla sua natura e che risvegliava in lui riflessioni intime e profonde. Era lì… il cielo l’aveva sempre protetto in quegli ultimi giorni, sperava che quel giorno non fosse troppo impegnato in altre faccende.

***

Ben decise ad esplorare le meraviglie della Serenissima, dopo aver fatto colazione le ragazze uscirono dall’hotel nella soleggiata mattina, rinfrescata ogni tanto da un venticello freddo. Ripassarono per la meravigliosa piazza San Marco, entrando anche nella Basilica ed ammirando le stupende costruzioni architettoniche accompagnate dai superbi affreschi, passando davanti a Palazzo Ducale, ricostruito dopo l’incendio del 1577; ripartirono poi alla volta di Rialto,che attraversarono in tutta tranquillità  osservando le vetrine dei negozi lì presenti.

Campo Sant’Angelo, Palazzo Contarini con la scala del “Bovolo” Palazzo Grassi, Cà d’Oro, Cà Pesaro, Palazzo Zenobio, Cà Foscari e molto altro fu quello che le ragazze ebbero modo di visitare, in un elenco che sarebbe troppo lungo e noioso da descrivere. Sta di fatto che, dopo tutta questa lunga escursione, le due donne ritornarono in piazza San Marco, ancora gremita di turisti.

HA= Uuuuuh, certo che i 400 e rotti ponti si fanno sentire! Ho le gambe praticamente a pezzi!

Rimasta in piedi, Caroline controllò l’orologio.

CA= Cavolo, sono già le 19 e 40!!! Siamo state talmente assorbite da questa città che non ci siamo nemmeno rese conto del tempo che passava!

HA= Ti prego, dimmi che non hai intenzione di fare il bis perché altrimenti mi ammutino!

CA= (RIDENDO) No martire, non ti preoccupare! Che ne dici di andare a cena e poi tornare in albergo passeggiando tranquillamente?

HA= Questa è l’unica idea sensata che hai avuto in tutta la giornata, si ci sto!

CA= Addirittura l’unica?

Mentre rispose a Caroline, la bionda enfatizzò il discorso enumerando sulla punta delle dita tutto ciò che pronunciava.

HA= Perché, secondo te fare il Ponte di Rialto otto volte, quattro all’andata e quattro al ritorno, inerpicarsi su per la scala di Palazzo Contarini, perdersi tra migliaia e migliaia di calli a mo di labirinto del Minotauro e fare ben due volte il percorso del Canal Grande,ti sembra normale?!

CA= Se non sei abituata a camminare non è colpa mia… comunque, fatti forza ancora per pochi passi, ti prometto che ci infiliamo nel primo ristorante a tiro!

Ed effettivamente Caroline mantenne fede alla parola data; dopo una squisita cena ed un altrettanto ben accolto caffè espresso, si rincamminarono alla volta dell’albergo, camminando tranquille nell’atmosfera serale della Laguna e chiacchierando del più e del meno… riattraversando il ponte della Paglia, Halle allungò il braccio verso destra.

HA= Guarda, oggi non l’abbiamo notato tant’eravamo prese dalla furia turistica!

CA= (SEGUENDO IL BRACCIO DI HALLE) E’ il Ponte dei Sospiri… che meraviglia…

HA= E’ bellissimo!

Per poterlo osservare meglio dal momento che,mettendo in comunicazione Palazzo Ducale e le Prigioni Nuove, non era accessibile al pubblico, si mossero verso il parapetto destro del ponte su cui si trovavano sporgendosi leggermente in avanti.

CA= E’ un’opera d’arte….

HA= Puoi ben dirlo…

Ad un tratto però, i loro pensieri furono interrotti da una voce alle loro spalle.

“Caroline…”


Le due donne, sebbene la voce avesse chiamato una solo di loro, si irrigidirono, voltandosi lentamente.

Quando la ragazza vide chi l’aveva chiamata, restò impietrita.

***


“Che bisogno aveva di rivelarle tutto?! Ora la sua vita è in pericolo!”

Il secondo interlocutore rispose con voce tranquilla.

“Calmati Christabel…ho dovuto farlo.”

“Mi sta prendendo in giro?!”

“La nostra Nimue è cresciuta… aveva il diritto di sapere.”

“Ha scoperto qualcosa riguardo a me?”

“No, non aver paura… la tua identità è al sicuro.”

“Spero per lei che non abbia rimpianti per ciò che ha fatto…se la ragazza dovesse morire, sarebbe solo colpa sua.”

“Nimue non morirà… e raramente mi sbaglio sulle persone.”

“Beh, direi che non abbiamo altro da dirci… Shalom.”

“Shalom anche a te.”


***

La voce le uscì come un filo sottile dalle labbra incerte, mentre fissava lo sguardo dell’individuo davanti a lei, illuminato solo dalla luce della luna e dai fiochi lampioni.

Si sentiva una stupida: il cuore le batteva all’impazzata, il respiro le mancava ed era affannato, le mani tremavano.

CA=… Mello…

ME= Ciao…


Era bello, bellissimo, ancora più bello di quanto si ricordasse, vestito di semplici jeans grigio scuro, camicia nera e giubbotto di pelle della stessa nuance. I capelli color dell’oro e quei grandi zaffiri che parevano scavarle dentro l’anima ogni volta che si posavano su di lei; una folata di vento li colpì, portandole alle nari il profumo maschile che tanto aveva desiderato di risentire almeno una volta.

CA= (GIRANDOSI VERSO HALLE) Tu ne sapevi qualcosa?

Ma l’espressione stupefatta dell’amica, accompagnata da un timido segno di diniego con la testa, le furono sufficienti per capire che anche lei non si aspettava una cosa simile.

ME= No… Halle non ne sapeva niente, solo Matt ne era al corrente.

Una seconda figura, ai piedi del ponte, si affacciò.

MA= Ciao Caroline… quanto tempo…

CA= Ciao Matt… (A MELLO) Che cosa sei venuto a fare a Venezia?

ME= Sono venuto per te… per dirti una cosa che mi tengo dentro da un mese ormai.

CA= Tu mi hai seguito fino a Venezia… solo per dirmi una cosa?

ME= Si…

CA= (SARCASTICA) Incredibile…

ME= E’ importante…

CA= Non voglio ascoltarti.

Fece per andarsene, ma il ragazzo l’afferrò delicato per il polso.

ME= Caroline, ti prego…

CA= Non voglio ascoltarti!

ME= Ascoltami, te ne prego!

CA= Io non sono esistita per te in questi due mesi, ora tu non esisti per me!!!

La stretta attorno al suo polso si fece più forte, portandola ad una vicinanza estremamente pericolosa a quel divino viso maschile. Quando Mello parlò, il suo tono più che ad una richiesta rassomigliò ad una supplica.

La sua maschera di durezza, stava cominciando a rivelare il vuoto che vi era dietro.

ME= Caroline, ti supplico, ascoltami! So che ti ho fatto del male e mi sento un verme per questo… ti chiedo solo di dare ascolto a quello che devo dirti, perché  è veramente importante! E ti giuro che, qualunque sarà la tua risposta, io l’accetterò.

CA= Parla… ti ascolto.

E così, sotto gli occhi stupiti di Halle, quelli incoraggianti di Matt e soprattutto sotto lo sguardo addolorato del suo angelo, Mello cominciò a parlare con voce morbida, vellutata e per la prima volta… dolce.

ME= Non potrò darti sicurezze, né tranquillità… non avremo una casa magnifica con 5 o 6 bambini al seguito, non potrò prometterti stabilità. Saremo sempre in pericolo, sul filo del rasoio… dovremo fuggire, nasconderci, forse uccidere. Lacrime, fuoco, sangue e violenza ci perseguiteranno e la Morte sarà una nostra compagna costante…
Ma anche se non potrò offrirti tutto quello che una donna desidera, posso darti la mia anima, il mio cuore e la mia testa, darti un amore assoluto e disperato, ardente come la fiamma più viva. Diventa mia, mia soltanto e soprattutto mia per sempre…

Non potrò proteggerti dalla morte Caroline, e non potrò amarti in eterno…
…ma potrò morire al posto tuo ed amarti fino ad un attimo prima della fine dell’eternità.

Ho parlato solo per mitigare la durezza del tuo cuore nei miei confronti… sta a te la scelta ora.


Nell’ascoltare quelle parole, le lacrime avevano cominciato a solcare le guance di Caroline; allo stesso modo, pur senza piangere, Halle era rimasta profondamente colpita e commossa nell’udire quell’accorata preghiera di un ragazzo follemente innamorato dell’amica; quasi per caso incrociò lo sguardo di Matt, che come Mello sembrava in preda all’ansia più nera.

CA= Parole ardenti… che toccano le corde più recondite del cuore, che farebbero sciogliere anche l’animo della donna più algida ed al quale sarebbe folle rimanere insensibili. Ma quello che io mi chiedo è: quanto sono veritiere queste parole? in quale percentuale sono dettate dal vero amore e non da un mero sentimento di possessione dettato dalla gelosia e dalla prevaricazione nei confronti dell’uomo che ora mi sta accanto? Mi hai abbandonato, mi hai fatto vedere i lati peggiori del tuo essere allo scopo di allontanarmi sempre di più da te… e mi hai fatto male, mi hai fatto soffrire come nessun’altro uomo aveva mai fatto prima.
Io non so cosa fare Mello, non so come comportarmi,cosa dire,come agire. Tu sai tutto di me,ma io? Io cosa so di te veramente? So a quali pensieri ed a quali sentimenti il tuo cuore da asilo? Cosa so del tuo passato, della tua vera storia? Niente… io amavo una persona,l’amavo con tutta me stessa…ma adesso ho l’impressione di aver amato le tenebre. Perché tu a me ti sei presentato così Mello… una voragine nera e profonda che mi ha risucchiato al suo interno in un gioco perverso dove non si distingue più chi è preda e chi predatore… per quanto il mio cuore gridi di accettare e stringerti il più forte possibile a me, la mia mente mi ricorda tutto ciò che è accaduto e che potrebbe riaccadere in qualsiasi momento.

No, non posso essere tua Mello. Perdonami.

Lo stupore di Halle, seppur in parte previsto dalla conoscenza della sofferenza provata dall’amica ed il dispiacere ben leggibile negli occhi di Matt, non furono niente in confronto al dolore di Caroline ed al sentimento negli occhi di Mello, che chiuse gli occhi, ispirò profondamente, per poi riaprirli accarezzando Caroline con uno sguardo di assoluta dolcezza, privo di rabbia o rancore ma solo colmo di triste rassegnazione.

ME= Avrei dovuto prevedere una risposta di questo genere… e non posso biasimarti, nei tuoi panni avrei ragionato allo stesso modo; ma dovevo tentare e non ho rimorsi per averlo fatto… perché non c’è niente di più bello che affrontare sfide per amore.

Detto questo, avvicinò la mano femminile alla propria bocca, in un baciamano pieno di struggente ed addolorata dolcezza; dopodiché la guardò intensamente negli occhi.

ME= E’ stato bello rivederti. Addio Caroline, ti prometto che non ti disturberò più… con questa notte uscirò definitivamente dalla tua vita, finché anche il mio ricordo svanirà dalla tua mente…buona fortuna, per tutto.

Si congedò così da lei, voltandosi e scendendo dal ponte, sparendo nel buio di una calle accompagnato da Matt; non vide però che gli occhi di Caroline non l’avevano abbandonato per un solo istante.

Solo quando lo vide sparire, si portò una mano alla bocca abbandonandosi ad uno dei pianti più disperati ed angosciati della sua vita; Halle, fulminea, fu subito da lei per abbracciarla.

HA= Va bene così tesoro, va bene così se è quello che credi giusto… Si, piangi, sfogati, tira fuori tutto quello che hai dentro… oh, amica mia… l’amore a volte è più doloroso della morte.

Caroline quella notte, capì quanto fosse effimero tutto ciò di cui in quei mesi si era convinta: il superamento dell’abbandono, l’attrazione per Light, il non amare più Mello.
Quella notte, tutto ciò che aveva costruito in una determinata e continua opera di auto convincimento, andò in fumo.


La maschera, dai colori sbavati per via delle lacrime, scivolò via dal suo volto frantumandosi in mille pezzi.



***


Quod amante iniuria talis cogit amare magis,
sed bene velle minus

Catullo, Carmina 72










 

  
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