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Autore: Fox_Girl    13/08/2011    0 recensioni
La vita di tutti i giorni può nascondere misteri imprevedibili che nessuno avrebbe mai immaginato. E' così per Andrea, un ragazzo come altri che scopre un grande segreto. Per questo decide di tornare a Praga dai suoi nonni. Questa volta, però, il motivo che lo porta lì è molto diverso e ci sarà un'affascinante amica ad accampagnarlo
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ore 18:15.
Le hostess della seconda classe con cui Andrea era abituato a viaggiare avevano appena servito da bere ai passeggeri. Mancava ancora un’ora all’atterraggio. Il ragazzo guardava le nuvole e rifletteva. Non avrebbe mai creduto di possedere tanto coraggio da tornare a Praga da nonno Tomas e nonna Ida. Non quell’estate, non in quelle circostanze. A Roma non aveva lasciato molto, oltre cenere e macerie derivate dal sisma che aveva scosso la sua vita con onde longitudinali capaci di propagarsi in ogni parte di lui ad una velocità impressionante. Adesso stava osservando il panorama: vedeva le pianure sconfinate, verdi e gialle; vedeva il cielo insolitamente sereno e anche la sua infanzia, i palazzi colorati e i dolci dei chioschetti. Ora, però, vedeva l’aeroporto. Era il momento dell’arrivo.
 
Al ritiro-bagagli c’era molta confusione e, sbrigate le formalità, Andrea aveva preso un taxi per dirigersi a Praga 4 a casa dei nonni. La piccola villa dove aveva trascorso i Natali da bambino sembrava diversa e non meno diversa era stata la reazione dei padroni di casa. Nonno Tomas era tornato presto ad una lettura solitaria mentre la nonna l’aveva costernato di domande, mantenendo un comportamento ambiguo.
-Non credevo che ti avremmo avuto con noi quest’Estate, aveva esordito lei, tua madre non aveva accennato ai tuoi progetti
-Veramente i miei progetti sono molto cambiati, era stata la risposta di Andrea, ora vado a sistemarmi in camera mia.
Durante la cena era aleggiato un notevole imbarazzo come se nonni e nipote non si conoscessero affatto. Al termine, era stato il capo famiglia a rompere il ghiaccio.
-So che gli ultimi mesi non sono stati facili per te. Non fraintendere le mie parole, ti vogliamo bene e siamo lieti del tuo arrivo. Però, forse, un periodo di riposo sarebbe stato più adatto
-Nonno, non sono qui per le escursioni in montagna come quando avevo nove anni. C’è molto di più stavolta.
Ida era sbiancata. Amava quel suo unico nipote più di ogni altra cosa, ma era cosciente del fatto che non fosse più un bambino. I suoi genitori avevano perso ogni controllo su di lui e lei temeva che fosse unicamente interessato alla vita notturna di Praga. Certamente le discoteche non erano il luogo migliore per un ragazzo che aveva trascorso gli ultimi mesi della sua vita in un ospedale.
-Tomas, sono sicura che Andrea sia consapevole che, data la particolare condizione da cui è reduce, alcuni vizi non può permetterseli. Non è così? Disse la nonna, accarezzandogli i capelli neri e lucenti che spiccavano ancora di più rispetto alla carnagione rosea del suo viso. Lui neanche rispose e andò direttamente nella sua stanza, dove rimase fino al mattino successivo.
 
Ore 9:15
Andrea uscì di casa, lasciando due anziani pieni interrogativi ad attendere il suo ritorno. Aveva voglia di una bella colazione, ma, appena scese dal bus, non potè non notare una scena preoccupante: un cane di grossa taglia aveva assalito una ragazza. Il padrone del pastore tedesco aveva perso il controllo della bestia e, senza riflettere neanche un istante, Andrea afferrò il guinzaglio con forza, riuscendo a domare l’animale. Subito dopo inveì contro il signore baffuto a cui apparteneva Liam, così si chiamava il cane, e, dopo che la folla che aveva assistito all’accaduto si era dispersa, si assicurò che la ragazza stesse bene. Senz’altro aveva ricevuto una bella scarica di adrenalina, però si era ricomposta presto. Aveva lunghi capelli castani, occhi scuri e il colore della sua pelle era quasi pallido. In pochi minuti Andrea aveva scoperto che la signorina, Emma, era bolognese e si trovava a Praga per via degli affari del padre. Lei avrebbe preferito rimanere in Italia per andare al mare in Liguria con le amiche. Era simpatia e sicura di se perciò Andrea sfoderò la sua sagacia e le disse
-Che ne diresti di andare a fare colazione? Ho l’impressione che tu abbia una certa bravura nell’attirare i pericoli.
“e anche i ragazzi carini” pensò lei e sbottò che non era affatto vero, ma che accettava volentieri l’invito.
 
Ore 11:30
Andrea ed Emma avevano già preso una certa confidenza e fra loro si era da subito instaurata quella che i romantici chiamano alchimia. Agli occhi di lei, Andrea appariva come una sorta di uomo di ghiaccio, forte, eppure nei suo occhi cangianti si leggeva solo vulnerabilità. Nell’arco di un’ora lei gli aveva già raccontato molto della sua vita mentre lui era più riservato e non lasciava trasparire il reale motivo del suo viaggio nella Repubblica Ceca.
-Da bambino ci venivo una o due volte l’anno, le aveva detto, da qualche tempo i miei nonni non gradiscono troppo la mia presenza. Hanno paura che combini qualche disastro e, considerando i miei precedenti, non hanno tutti i torti.
Con un’intonazione maliziosa lei ribattè
-Uhm… Vuol dire che sei un tipo pericoloso, cos’hai fatto?
-Qualche sbronza con amici che non definirei tali, problemi a scuola per un’innocente occupazione, liti feroci con mio padre e poi cos’altro… Direi che il guaio peggiore l’ho fatto a febbraio. Sono finito in un burrone con l’auto dei miei
-E come mai sei qui adesso?
- Questo lo vedrai tu stessa. Hai programmi per domani?
Emma non sapeva che dire e la sicurezza che, di norma, esibiva davanti a chiunque era venuta meno. In fine, era stato Andrea a sentenziare che si sarebbero rivisti a Ponte Carlo il giorno seguente alle 10:00 esatte.
-Domani ti darò cinque motivi per amare Praga, concluse lui salutandola.
Mentre tornava a casa il ragazzo si era reso conto di quanto fosse presto. Non aveva nemmeno pensato all’idea di fumare o di aspettare l’alba in un locale notturno. Forse aveva ragione sua madre, stava cambiando davvero e questo continuo meditare lo aveva accompagnato anche sotto le coperte. Le notti ceche di Agosto potevano essere molto fredde e lui era solito a coprirsi fin sopra la testa, non tanto per reale necessità, ma più per fomentare l’auto-convincimento che fosse capace di cavarsela da solo, senza bisogno di nessuno. Tuttavia, in quella notte di Febbraio non era stato così e dopo, senza colui che gli aveva donato una parte di se, la sua vita non sarebbe più stata uguale. E, in ogni caso, uguale a prima non lo era.
 
Ore 09:30
Andrea era in anticipo schiacciante e, da lontano, Emma lo guardava, celata dai passanti.
Maglietta nera, jeans, conversi e occhiali. Semplice, ma perfetto. Era ancora presto e non il motivo di tanta puntualità dunque gli era andata incontro con un gran sorriso. Lui le diede un bacio sulla guancia, più intimo di quello che ci si scambia fra conoscenti.
-Bene, la nostra giornata inizia ora! Preparati a vedere il meglio di Praga piccola.
 
 Prima tappa: Mala Strana.
Questa località si trovava su uno dei sette colli grazie ai quali la capitale ceca è conosciuta come la Roma dell’Est
-Ogni volta che venivamo qui mia madre diceva che era un po’ come l nostra città. Ad eccezione della tranquillità, ascolta che silenzio, disse Andrea, guardando le bellezze del quartiere Minore. Poco dopo Emma ammise di essere soddisfatta dalla prima visita.
Seconda tappa: Quartiere Ebraico.
Si trattava di una delle zone della città più suggestive e meglio conservate. Il motivo di tanta cura era racchiuso dal fatto che il folle progetto di Hitler prevedesse un museo della specie estinta con sede a Praga. I giovani erano rimasti affascinati soprattutto dal cimitero antico e Andrea aveva raccontato della tradizione di lasciare un foglietto di fronte ad una delle numerose lapidi. Ogni persona avrebbe potuto esprimere così un desiderio che il defunto a cui apparteneva la sepoltura avrebbe dovuto avverare. L’improbabile Cicerone con la Kippah in cui si era trasformato non si lasciava sfuggire nulla.
Terza tappa: Mongolfiera Panoramica.
Questa volta Andrea aveva costretto Emma a fare molta strada prima di giungere davanti ad un pub particolare, però la ragazza non capiva ancora il senso di quella visita. Lui le svelò il mistero, indicandole ciò che si ergeva sulle loro teste. C’era una grande mongolfiera bianca, quasi color ghiaccio. Al posto della tradizionale cesta destinato ai passeggeri vi erano due sedili, simili a quelli delle montagne russe
-Prego signorina, si accomodi. Erano state queste le parole di Andrea, anche se perplesso per via dello sguardo sorpreso e lievemente spaventato dell’amica. Quest0ultima aveva tentato di spiegare la sua avversione per le altezze, era come se un drago si impadronisse di lei tanto da rifiutare l’insistente invito a salire con uno schiaffo. Nonostante ciò, lui non si era perso d’animo e l’aveva rassicurata.
-Non hai avuto così paura nemmeno quando ti ho conosciuta e quel cane stava per sbranarti e adesso sei terrorizzata. Guarda, quello è un cavo molto resistente e impedisce alla mongolfiera di allontanarsi troppo. La struttura è stabile e… ci sono io. Se sei spaventata puoi stringermi la mano.
Emma non aveva mai preso un aereo in vita sua, aveva addirittura costretto la madre a raggiungere Praga via terra e, in quel momento, un ragazzo che conosceva da due giorni l’aveva convinta ad affrontare il suo demone. Dopo pochi minuti, entrambi ammiravano la città ai loro piedi come la più splendida delle meraviglie. Lei aveva sentito le famose farfalle nello stomaco di cui molti hanno già avuto esperienza. Era come se loro stessero comunicando senza parole, attraverso un linguaggio criptato comprensibile a pochi. Purtroppo, l’idillio venne distrutto dall’imminente discesa a terra e da una provvidenziale risata che evitò ogni imbarazzo.
Quarta tappa: Giro in battello.
Era calata la sera e la cena dei ragazzi sarebbe avvenuta a bordo della Lux, una piccola nave-ristorante che avrebbe navigato tra le acque del Moldava. Dopo la partenza, Emma aveva chiesto ad Andrea per quale motivo avesse insistito tanto per salire proprio su quella specifica nave.
-Ricordi quando ti ho parlato del mio incidente? Disse lui e lei annuì. Poi continuò
-Ho perso un rene e, sebbene si viva bene anche con uno, il mio era mal formato e non avrebbe potuto garantirmi possibilità di vita. Qui c’è la persona che mi ha donato un organo vitale.
Questa rivelazione aveva destato un grande stupore in Emma che, incuriosita, non aveva potuto evitare di domandare chi fosse. Andrea aveva indicato con lo sguardo un giovane uomo in lontananza.
-Lui è mio fratello, il figlio di mia madre.
Stavolta l’insicurezza l’aveva colto e non si sentita più tranquillo come prima. Cosa gli avrebbe detto? Non era che uno sconosciuto per lui. Forse era meglio tornarsene in Italia e dimenticare tutto. Emma, però, non aveva la minima intenzione di vederlo in quello stato di apatia per un altro minuto.
-Non ho idea di come siano andati i fatti, ma so una cosa. Quello è tuo fratello e ti ha dato un rene. Significa che se sei vivo è grazie a lui. Che aspetti?! Va da lui!
Quelle parole erano state per Andrea l’acqua gelida che l’aveva svegliato e, prima di andare incontro ad un fratello di cui aveva sempre ignorato l’esistenza, Emma gli sussurrò
-se sei spaventato… Ci sono io.
Il tempo sembrava essersi congelato come nelle scene dei film. Davanti a lui c’era Edoardo, il figlio di sua madre, il fratello invisibile, il suo salvatore. Lo stava fissando e se n’era reso conto.
-What can I do for you? Gli aveva detto, ignaro di chi fosse.
-Io… Io sono Andrea.
Avevano seguito alcuni attimi di silenzio fino a quando il giovane aveva chiesto se il suo cognome fosse Rinaldi.
-Si, sono io. E vorrei parlare con te.
Senza tanti giri di parole Andrea gli aveva mostrato la lettera dalla quale era venuto a conoscenza della sua esistenza.
 
Caro Edoardo,
dopo tutti questi anni non riesco ancora a perdere l’abitudine di scriverti. Ho commesso degli sbagli, ho provato ad esserci sempre per te, anche da distanti. E sei stato tu ad essere presente nei momenti peggiori. Ora Andrea sta bene. Sembra anche diverso, più maturo. E’ ancora vivo solo per merito tuo e mi addolora sapere che non vi conoscerete mai. Ti ho escluso dalla mia vita senza volerlo. Ma tu hai saputo perdonarmi. Tuo padre sarebbe orgoglioso di un figlio come te. Gli somigli sempre di più. Verro presto a trovarti. Sono curiosa di vedere la tua Lux, il tuo primo sogno che si avvera. Sappi che non potrei essere più fiera di te, figlio mio. A presto
 
La stanza era dominata da un agghiacciante silenzio e il primo a parlare fu Andrea.
-Mia madre… Nostra madre… non sa che ho trovato questa lettera. Ho fatto delle indagini fino a risalire a te  e ora voglio sapere tutto!
Edoardo aveva compreso che il segreto della sua vita non poteva continuare ad essere nascosto, era arrivato il momento di togliere una macchina che non aveva mai portato.
-Quando nostra madre aveva 17 anni fu mandata in Italia, a Milano, per proseguire i suoi studi. Tutti credevano che avrebbe avuto un brillante futuro nel campo dell’informatica e sarebbe stato così, ma conobbe mio padre. La loro storia andò avanti per molto tempo. Purtroppo, dopo tre anni, lui morì travolto da automobile. La guida pericolosa di un alcolizzato distrusse tutti i loro progetti per il futuro. Dopo un mese, lei scoprì di essere incinta. Così abbandonò gli studi e sparì senza dare spiegazioni. Alla fine, decise di farmi crescere a Praga in un centro specializzato in casi del genere.
-Non dirmi che nessuno ha mai saputo di te
-Nessuno, nemmeno i suoi genitori. Sembra assurdo, ma è così. Mamma lavorava in giro per il mondo e mi mandava abbastanza denaro per farmi vivere da principe. Però non c’era mai. Veniva per venti giorni tre volte all’anno. Dopo il matrimonio con tuo padre, quando decise di non portarmi con se, non l’ho più voluta vedere. Lei ha provato in tutti i modi a non perdere i contatti e molto spesso mi ha sorpreso con visite improvvise. Quando sono venuto a sapere dell’incidente di suo figlio ho deciso di dare un contributo. Nonostante tutto lei è mia madre e tu mio fratello.
-Mi hai dato un rene! Per te non sono altro che un estraneo! Aveva detto Andrea senza fiato.
-Un estraneo che, per metà, ha il mio stesso corredo genetico, ribattè Edoardo.
I due continuarono a parlare ancora. Si erano conosciuti e finalmente Edoardo avrebbe avuto una madre e un fratello alla luce del sole. Non c’erano stati abbracci o lacrime, soltanto una stretta id mano che sanciva la nascita di un nuovo legame e la fine di una vita nell’ombra.
 
Nel frattempo Emma era impaziente di vedere Andrea, Al suo arrivo, lui le fece un breve resoconto di quanto era accaduto. La loro serata era quasi al termine quando lei disse
-Sai, non scorderò mai questa vacanza. Hai vinto, mi hai dato cinque motivi per amare Praga!
-Ah si?! E sarebbero? Chiese lui.
-Il fascino silenzioso di Mala Strana, il cimitero ebraico e il mistero che lo avvolge. Il mondo visto da una mongolfiera. E la bellezza del Moldava nella notte.
-Se non erro questi sono quattro motivi
-Ce n’è ancora un altro. E’ questo.
Il rumore dell’acqua, delle chiacchiere della gente. Tutto si dissolse. Andrea udì soltanto il respiro di Emma creare una sinfonia magica con le sue labbra. “Che conclusione scontata” penseranno in molti. Eppure, come ha già detto Leopardi, bisogna trovare il piccolo nel grande e il grande nel piccolo. Il piccolo in un semplice bacio fra due ragazzi che il caso aveva voluto s’incontrassero e il grande in un legame di sangue che, circostanze drammatiche , hanno voluto fosse scoperto.
   
  
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