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Autore: Noth    13/08/2011    3 recensioni
Ti prego, Albus, fingiamo ancora che sia tutto così semplice.
Finchè è ancora il presente.
OTTAVA CLASSIFICATA AL FIVE DAYS CONTEST E PREMIO CARATTERIZZAZIONE.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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p style="text-align: right; "> Ottava Classificata al contest "Five Days" di Erica Weasley <3 E Premio caratterizzazione.




 

Fingiamo ancora che sia tutto così semplice.






Tutto trovava un posto sotto quelle lenzuola vecchie e sgualcite.

Ogni respiro, ogni gemito, ogni carezza.

Anche le mani nodose di Albus lo avevano trovato: intrecciate alle mie, a quelle di Gellert Grindelwald.

Lui dormiva, il viso pacifico rivolto verso il soffitto ammuffito. Era così inoffensivo, così bello.

Ogni volta che lo guardavo il cuore minacciava di fracassarmi la gabbia toracica.

Respirava appena, il suo petto si alzava ed abbassava lentamente.

Sarebbe stato così facile ucciderlo, ora. Nessun’altro a parte lui avrebbe mai potuto fermarmi.

Ma non ce la avrei fatta, non in quel momento così assolutamente perfetto.

Le mie mani, ora, ricercavano disperatamente il suo viso, ma non per ferirlo, cercavano un contatto che mi facesse sentire meno solo.

Ero sempre stato solo prima di incontrare Albus Silente. Prima che lui mi prendesse per mano e mi guidasse fuori dalla mia prigione personale.

Il mio carattere solitario e da leader e le mie idee troppo radicali per chiunque, non avevano favorito la socializzazione. Ma a lui non era mai importato.

Era probabilmente l’unico rapporto che avevo mai avuto con un essere umano. Noi due ci incastravamo così alla perfezione da far credere troppo banale che il nostro incontro fosse solo una coincidenza.

Destino? Chissà.

E avrei mandato tutto a puttane. Era una cosa che mi veniva troppo bene fare.

A giorni me ne sarei andato via. Le mie idee erano troppo forti, troppo potenti e radicate per riuscire ad essere condivise con Albus.

Inoltre lui aveva quei due a carico, quell’Aberforth e quello scherzo della natura di sua sorella Ariana. Che spreco. Un cervello come quello del mio Albus occupato metà del tempo a controllare quei due buoni a nulla.

Per questo lo avrei abbandonato, andando avanti per la mia strada.

Ma ora... ora eravamo ancora insieme.

Eravamo ancora Albus e Gellert.

Eravamo ancora lì, l’uno accanto all’altro, ed il mio petto martellava ancora come un tamburo impazzito. Gli passai una mano sulla guancia e mi avvicinai al suo viso.

« Fingiamo ancora che sia tutto così semplice, Albus. Fingiamo ancora, solo per questa notte. »

E rimasi ad osservarlo, ad imprimere nel mio cuore questa sua immagine di lui che ancora mi amava.

Presto mi avrebbe detestato, molto presto.

Ma ora era ancora il presente.

Era ancora tutto perfetto.

E allora potevo amarlo incondizionatamente e farlo mio, almeno ancora un po’.

   
 
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